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Autore: elisbpl    01/02/2015    3 recensioni
New Jersey, Gennaio 2016.
L'idea sembrava morta, ma non lo è. L'idea è folle. L'idea è viva, sembra più viva che mai.
Ma come ha potuto un'idea così potente scorrere, andare via, trasportata dalla corrente? Semplice: non l'ha mai fatto. L'idea sa nuotare. E' stata brava a nascondersi in attesa di una nuova era. L'idea sopravvive.
E loro torneranno.
Sembri viva, idea.
Che ne dici?
___
[dalla storia:
"-Non scappare via. Non farlo più.
-Non lo farò. Giuro su ciò che vuoi che domani sarò ancora qui.
-Mi fido.
-L’hai sempre fatto.
-Lo so."
___
Sospirò e deglutì prima di parlare, questa volta a bassa voce, il tono tra il triste e il rassegnato: - Quindi, cosa vuoi fare, Gee?
Il cantante accennò un sorriso e parlò sicuro, le mani ancora sulle sue guance, guardandolo sempre fisso negli occhi: - Voglio rimettere insieme i My Chemical Romance.
Gerard si rese conto che in quella situazione e in quella posizione, le opzioni riguardo ciò che Frank avrebbe potuto fare dopo la sua affermazione erano due: o annullava la distanza e lo baciava, o annullava la distanza e gli dava una testata in bocca.
Più probabile la testata.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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~Capitolo 6.
“Life is but a dream for the dead,
And well I, I won’t go down by myself,
But I’ll go down with my friends”.


 

Frank teneva le mani salde sul volante mentre guidava verso casa Toro, ma non riusciva a prestare quanta attenzione avrebbe dovuto alla strada. Gerard, seduto accanto a lui in auto, sembrava un bambino al quale è stato detto che la prossima tappa sarà il negozio di caramelle: quasi si metteva a saltellare sul sedile, e non aveva smesso di sorridere neanche per un secondo.
Il chitarrista teneva il viso rivolto verso la strada, ma lo sguardo e i pensieri su di lui. Non aveva mai visto Gerard così. L’espressione di morte che aveva visto nei suoi occhi solo la notte prima sembrava non essere mai esistita, e sarebbe potuta benissimo essere tutta un frutto della mente di Frank, suggestionata dall’incubo che aveva fatto poco prima, ma lui conosceva Gerard e sapeva quanto lunatico fosse, e soprattutto quanto pochissimo bastasse a rovinargli l’umore. Poteva essere passato del tempo, poteva essere cambiato, ma fisso nella sua memoria restava sempre lo stesso Gerard Way, il ragazzino che da emo depresso era passato a giocare a fare la diva, ma si era sempre nascosto dietro del sarcasmo da quattro soldi e tanta, tanta stronzaggine. Il Gerard Way che, nonostante tutto, Frank aveva imparato ad amare. E da lì era stata quasi sempre una bella situazione di merda perché, pur volendo, non era mai riuscito a smettere.
Non avevano ripreso l’argomento, prima, e questa cosa stava cominciando a mandare il chitarrista fuori di testa. Gerard gli aveva fatto una cazzo di dichiarazione oppure no? E lui, coglione, tra una parola e l’altra, gli aveva davvero detto che lo amava? Porca puttana, si erano frequentati per quasi tre anni nel periodo in cui non erano altro che ragazzini stupidi in preda agli ormoni, e, lì che potevano, non si erano mai arrischiati a dire cose del genere. Non si erano mai spinti a dire niente che riguardasse i sentimenti, in realtà, e probabilmente era questo il motivo per il quale Frank era stato così male quando si era reso conto di amarlo davvero, troppo tardi.
Ma che cazzo gli aveva detto la testa quando aveva deciso di chiamare Jamia per la prima volta, quel giorno? Spesso Frank pensava a come sarebbe potuta andare se non l’avesse fatto. Se Gerard non avesse smesso di parlargli e non avesse conosciuto Lynz, se nessuno dei due si fosse sposato. Be’, non sapeva come se la passava l’altro con la moglie, ma tra lui e Jamia ormai era un vero e proprio disastro. Stavano ancora insieme solo per Miles e le gemelle, e su questo avevano anche concordato. Jamia diceva che Frank era troppo assente. Che il lavoro lo prendeva, sì, ma che anche quando era a casa era come se non ci fosse: che per lei non c’era mai. E come biasimarla se s’incazzava? Lui non l’aveva mai amata, pur avendoci provato. E, oh, Frank ci aveva provato tantissimo, ci aveva provato per anni, ma non ci era mai riuscito. Niente. Le uniche creature che Frank Iero era riuscito ad amare più di Gerard Way, erano i suoi figli, e Jamia lo sapeva. E avevano cominciato a litigare ogni giorno da quando lei aveva deciso di arrendersi perché, nonostante fossero anni che neanche si vedevano, Frank ancora continuava a sussurrare il nome di Gerard nel sonno.
Un clacson lo riscosse dai suoi pensieri e fu costretto a sterzare così bruscamente che Gerard (col cazzo che metteva la cintura di sicurezza o anche solo che stesse seduto composto) gli finì addosso. Si fermò subito, dopo l’incrocio che aveva attraversato senza guardare, gli occhi sbarrati e Gerard che lo guardava ancora a pochi centimetri dal suo viso.
- Sai, vorrei arrivarci vivo a casa di Ray. Ho una band da riformare.
- Mh. Sì. Scusa - Frank deglutì, mezzo sconvolto per l’incidente sfiorato e anche l’improvvisa vicinanza dell’altro, poi alzò lo sguardo e si rese conto che, senza pensarci, aveva guidato fino al quartiere dove abitava Ray - Siamo arrivati, comunque.
- Mmh - Gerard annuì, ma non si mosse da quella strana posizione acquisita dalla brusca sterzata - E hai intenzione di parcheggiare qui in mezzo alla strada oppure di accostare, come le persone normali?
- Ma io non sono una persona normale…
- Frankie - il cantante gli fece un sorrisetto quando usò per la prima volta dopo così tanto tempo quel ridicolo nomignolo e a Frank si strinse il cuore - Questo lo so benissimo. L’ho sempre saputo. Ma, in questo frangente, per “persone normali” intendevo “persone che non vogliono la loro automobile sequestrata da uno schifoso carro attrezzi del New Jersey”. Chiaro?
- Ah. Sì, uhm - Frank arrossì lievemente (dannazione, a trentaquattro anni ancora stava ad arrossire quando faceva una mezza figura di merda?) e, con ancora Gerard addosso, ripartì, per parcheggiare l’auto di fronte casa di Ray - Hai intenzione di restare così per sempre o…?
- Preferirei una posizione più comoda ma sì, potrei starti addosso anche tutta la vita - il cantante gli fece un sorrisone.
- Gerard… - Frank lo disse come un lamento e lui probabilmente capì, perché lo guardò come a chiedergli scusa e si spostò.
- Mi sei mancato così tanto che vorrei comportarmi come se non fosse mai successo niente, ma mi rendo conto che non è possibile. Davvero, scusami… - si rimise al suo posto e guardò oltre il vetro del finestrino, probabilmente cercando di individuare la casa di Ray.
- Gee, non… Non devi chiedermi scusa - Frank spense il motore della macchina ma non accennò neanche a scendere: voleva mettere in chiaro le cose una volta per tutte, non riusciva più ad aspettare. Se dovevano autoinvitarsi a casa del loro amico, potevano farlo anche dieci minuti più tardi. - Lo so che può sembrare assurdo, perché anche il tuo ragionamento un po’ lo è, ma lo capisco. Ti capisco. Anche io vorrei che fosse possibile fare così. E forse… Insomma, potrebbe esserlo. Potremmo farlo. Siamo stati stupidi, ma eravamo dei ragazzini, sono passati più di dieci anni e direi che entrambi siamo cresciuti e ormai abbiamo capito cosa vogliamo. No?
Il cantante annuì piano guardandosi le mani che teneva in grembo, improvvisamente di nuovo timido di fronte alla presa di posizione di Frank, che prese un profondo respiro e girò completamente il busto verso di lui quando riprese a parlare.
- Io… Io sono disposto a ricominciare. A ricominciare daccapo, con il gruppo, con te, con la mia intera vita praticamente, e non ti chiedo certezze in cambio. Sono disposto a fare un fottuto salto nel vuoto, ancora una volta, per te. Ora abbiamo il passato dalla nostra parte, abbiamo l’esperienza, sappiamo in cosa abbiamo sbagliato e potremmo rimediare agli errori futuri più facilmente… Possiamo trovare il modo di sistemare i problemi che ci sono ora, fare questo salto e ripartire a vivere, felici per una cazzo di volta. Io sono disposto a saltare. Io sono pronto a saltare, Gee - e mentre lo diceva si rese conto che era davvero così, che non aspettava altro per tornare a respirare, e si sentì, per la prima volta dopo anni, di nuovo pronto a vivere, di nuovo così fottutamente vivo. Allungò una mano e la portò sotto al mento di Gerard ad alzargli il viso per poter guardare quegli occhi così fottutamente verdi e per mostrargli con i propri quanta verità ci fosse in tutto ciò che stava dicendo: - Ma ho bisogno che tu non mi lasci, Gee. Ho bisogno che tu non mi lasci più, perché, se mi lasci questa volta, io crollo. E se crollo quando tu non ci sei, non ho nessuno a riportarmi in superficie. Ma io sono pronto a saltare, Gee - ripeté, e riuscì a scorgere un guizzo tra il verde degli occhi del cantante fissi nei suoi - E tu?
Gerard sembrava aver assorbito completamente tutte le sue parole. Lo stava guardando con un’espressione che diceva tutto, ed era un’espressione che Frank conosceva abbastanza bene. Certo, non bene quanto avrebbe voluto, ma abbastanza, e il chitarrista sentiva in tutto il corpo la sensazione meravigliosa, il presentimento che sarebbe riuscito a conoscerla ancora meglio, sicuramente meglio. E presto, anche.
- Salti tu salto io? - il cantante se ne uscì con un sorrisino e quella ridicola citazione che però in quel momento, dopo il suo discorso, Frank dovette ammetterlo, ci stava fottutamente bene.
- Lo sai che se tu sei Jack alla fine muori, vero?
- Lo sai che se tu sei Rose potresti spostare il tuo grosso culo e farmi spazio su quel cazzo di pezzo di legno sul quale io ti ho fatto salire, vero?
- A costo di farci affondare entrambi.
- Ma io non voglio morire…
- E che sarà mai la morte? Abbiamo superato di peggio.
- Frank, ho letto della mia morte più volte di quanto avrei voluto. Tu non hai idea di quanto siano sadiche le autrici di fan fiction. E perciò ti dico: cazzo, la morte è una merda!
Frank non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere, contagiando subito anche Gerard.
Era questa, quella che un giorno sarebbe potuta essere felicità? Parlare con Gerard di cazzate e finire entrambi a ridere come due cretini? Possibile. Guardarlo negli occhi che finalmente erano vivi e vederlo sorridere grazie a lui? Probabile. Vedere le labbra di lui che si avvicinavano alle sue per poi poggiarvisi sopra, e sospirare in un nuovo e bellissimo bacio? Oh, sì.

- Bussa tu.
- Il cazzo! Tu hai sciolto la band, tu vuoi riformarla, tu bussi.
- Sei un fottuto bambino, Frank, che cazzo ti costa bussare a una cazzo di porta?
- Ma stai facendo tutto da solo, perché dovrei bussare io?
- Frank, bussa a questa dannata porta!
- No!
- Frank!
- Gerard!
- Bussa!
- Ma perché cazzo devo farlo io? Vaffanculo, oh!
- Oh, davvero, non credevo fossi così infantile. Bussa a questa cazzo di porta, Frank!
- Anche se io busso parli tu, lo sai?
- … Mh.
- Gerard.
- Sì, sì, okay! Ora bussa a questa cazzo di porta!
Ma Frank non fece in tempo a compiere il gesto per il quale quasi si prendevano a capelli, perché la porta si aprì da sola, e una figura femminile che già conoscevano lanciò loro un’occhiata perplessa.
- Frank, Gerard... quanto tempo… Posso aiutarvi in qualche modo? - Christa, la dolcissima moglie di Ray, si era appoggiata allo stipite della porta e li stava squadrando con una strana espressione sul viso.
Gerard boccheggiò e Frank gli lanciò un’occhiata assassina prima di prendere parola, gesticolando esageratamente: - Ehm, ciao Christa, come stai? Noi, ehm, siamo passati per parlare con Ray… È in casa, per caso?
Sentì Gerard trattenere un risolino idiota probabilmente dovuto allo stupido gioco di parole che gli era uscito a causa della sua incapacità di parlare decentemente sotto pressione, e gli tirò una gomitata.
Christa si mordicchiò un labbro mentre li guardava sovrappensiero, poi sospirò e si fece da parte: - È nel suo studio, entrate. Però, ragazzi, vi chiedo un favore: io non so perché siete qui e non voglio impicciarmi nei vostri affari, ma vi chiedo di non digli niente di avventato o che possa farlo star male. Magari può sembrare che se la sia passata meglio di voi, ma vi assicuro che non è così. Anche lui si è ripreso da poco, e non avete idea di quanto mi abbia fatto preoccupare…
- Ehi, Christa, non preoccuparti - Gerard (che a quanto pare aveva ritrovato la facoltà di parola, e Frank voleva ucciderlo per averlo costretto all’ennesima figura di merda della sua vita) si fece avanti e le poggiò una mano sulla spalla - L’ultima cosa al mondo che vogliamo è fare del male a Ray. Lo sappiamo benissimo che è la persona migliore che si possa incontrare nell'arco di una vita intera.
Sorrisero tutti e tre per la verità appena pronunciata dal cantante, poi lei annuì e li lasciò entrare in casa, indicando l’ultima porta a sinistra del corridoio come quella dove si trovava il chitarrista.
Questa volta Gerard bussò senza esitazione e, quando la porta dello studio si aprì, l’urlo eccitato del capellone si sentì in tutta la casa.
- STRONZI! - aveva gridato felice e li aveva stretti entrambi in un abbraccio stritolatore - Che diavolo ci fate qui? Insieme, poi!
Frank e Gerard si guardarono e sospirarono quasi contemporaneamente, rendendosi conto di quante cose avrebbero dovuto spiegare, e che Ray era solo il primo di una lunga serie di persone. Poi entrarono nello studio e si misero comodi, e cominciarono a parlare.

  
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