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Autore: Knuckster    02/02/2015    6 recensioni
Evento Argus. Il fenomeno che ha sradicato dal suolo di Mobius un'intera civilizzazione, che ha intrappolato il Clan di Nocturnus nei meandri di Twilight Cage, che ha sconvolto il mondo come lo si conosceva in maniera del tutto imprevista. Ma è davvero solo questo? Sonic the Hedgehog e i suoi compagni, per la prima volta, si ritrovano ad affrontare forze universali ed eterne molto più grandi di loro. Un gruppo di membri eletti di un pericoloso Cenacolo sta preparando il terreno per l'arrivo della misteriosa entità Argus... ed una cosa è sicura: dopo il suo avvento, nulla sarà più come prima.
Sonic e il suo gruppo hanno davvero quello che ci vuole per fermare questa nuova immortale minaccia?
01/03/2019 - STORIA COMPLETATA. A partire da adesso, ci sarà una revisione completa, capitolo per capitolo, con correzioni al contenuto e al layout, riassunte volta per volta in note a piè pagina. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno seguito questa storia gigantesca per tutti questi cinque anni!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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SONIC THE HEDGEHOG: LEGACY OF ARGUS

TEAM DARK

Rapsodia di fuoco freddo (Quarta parte)

    Drake respirava affannosamente, premendosi una mano sul petto, ma non riuscendo a sentire il suo battito cardiaco smorzato dall’armatura che indossava. Shadow era ancora cauto e guardingo, deciso a non smettere di tenerlo d’occhio per paura che potesse trattarsi di una specie di trucco… in cui non aveva intenzione di cascare.
    - Riuscivo a vederti e a sentirti - disse il lupo all’improvviso - Ma non riuscivo a fermarmi -
    Il riccio nero lo squadrò da capo a piedi, come incerto se credere o meno a quelle parole. L’aria di Drake, però, appariva davvero confusa e disorientata, oltre a trasmettere una stranamente inconfutabile sincerità. Quando si sentì sufficientemente sicuro, Shadow gli tese la mano per aiutarlo a rialzarsi, senza proferire parola, cosa che Drake apprezzò, accettando l’offerta e sorridendo con fare d’intesa.
    - Ma che scenetta commovente - commentò Mr. Trick, apparentemente non turbato dagli ultimi sviluppi - Non mi intenerivo così tanto dal giorno della prima parola di Sponky -
    - La festa è finita, buffone! - esclamò Shadow, puntandogli il dito contro.
    - Stai scherzando? Non sono ancora neanche iniziati i fuochi d’artificio! -
    Il riccio nero sorrise lievemente.
    - A quello posso pensarci io -
    Allungò una mano verso la ricetrasmittente che portava al polso e la attivò, portandola verso la bocca per parlare.
    - Omega, radi questo posto al suolo! -
    Quella che sembrò essere una frazione di secondo dopo, un enorme boato si udì in lontananza e un’improvvisa scossa fece tremare le pareti. Anche se i muri erano sufficientemente robusti, arrivava fino in quella stanza il rumore di una folla di persone spaventata, tra urla e voci preoccupate. Al carnevale confuso che si avvertiva all’esterno, si unì anche il suono ripetitivo di un fucile mitragliatore che faceva fuoco all’impazzata.
    Per quella che, forse, era la primissima volta dacché lo conosceva, Shadow individuò una piega di preoccupazione mista a rabbia nel volto di Jacob Garrett. La sua imperturbabile apparenza ricevette un notevole scossone, tanto che il riccio nero poté giurare di averlo visto arricciare la bocca in un’espressione di ira disgustata.
    - Ben giocato, Carbonella - disse, quasi in un sussurro ulteriormente ammortizzato dal vetro che lo separava dal nemico.
    Senza aggiungere altro, raggiunse il lato opposto del soppalco e si dileguò più rapidamente di quanto si sarebbe potuto ritenere possibile, sparendo completamente alla vista. Shadow fece per inseguirlo, ma Drake gli posò una mano sulla spalla per bloccarlo.
    - Non vale la pena perdere tempo con lui - spiegò, in tono serio - Bisogna recuperare la statuetta e levare le tende da qui il più velocemente possibile -
    Shadow ebbe un attimo di esitazione, ma neanche la sua rabbiosa impulsività poteva sconfiggere il buonsenso di quella affermazione. Si voltò verso il lupo, con aria pronta e determinata, e fece un cenno di assenso con il capo.
    - Tu cerca di trovare quella maledetta statua. Io andrò a cercare Rouge e Rey. Ci rivediamo all’ingresso tra cinque minuti -
    Dunque il riccio si avviò a passi veloci verso la porta.
    - Dopo quello che è successo ti affidi a me per questo compito? - domandò Drake.
    - Confido nel tuo istinto di sopravvivenza, perché se provi a fregarmi non ti rimarrà neanche un osso intatto -
    Il lupo sorrise.
    - Mi sembra giusto... e a proposito… grazie! -

    Quel minuscolo sgabuzzino per le scope che, in quel momento, era occupato da due spaventatissime ragazze era l’unico luogo all’interno dell’edificio assediato immerso in un assurdo silenzio. Il solo suono che fendeva l’aria era il respiro affannoso di Rouge e Rey, innervosite e terrorizzate dalla trappola sulla quale erano sedute quanto dalla tremenda tensione che avvertivano in ogni fibra del loro corpo. Ad ogni loro piccolo movimento, sentivano il cuore balzare in gola, paralizzate all’idea che sarebbe potuto bastare anche solo un minuscolo passo falso per saltare in aria.
    - Non è la situazione migliore in cui trovarsi, questo è certo - commentò Rouge, nel tentativo di allentare la tensione.
    Rey rise nervosamente, apprezzando il gesto, ma senza riuscire a distogliere il pensiero da quello a cui rischiavano di andare incontro. Spostò le gambe quanto più leggermente possibile e, in un moto di paura istintivo, si aggrappò con le mani al bordo della sedia.
    - Se non altro stiamo comode - notò, provando ad alimentare la conversazione in modo da aiutarsi a ragionare più lucidamente.
    - Sono abituata a soffici poltrone - ribatté Rouge - Non a sedie spezza-schiena da quattro soldi -
    Quindi, fece scivolare lentamente le dita lungo il legno e sotto la sedia, spingendole pian piano sempre più in avanti. I suoi polpastrelli sfiorarono una superficie metallica che, studiandola con cautela al tatto, si rivelò essere una specie di meccanismo dalla forma squadrata.
    - Credo si tratti di un semplice innesco a molla - spiegò - L’esplosivo è proprio sotto di noi. Se il nostro peso viene meno, si azionerà immediatamente. Non avremmo neanche il tempo di uscire da qui -
    - Questo sì che mi solleva l’umore - commentò Rey, sarcasticamente.
    Avvertì un’ondata di gelo impadronirsi delle sue dita e si rese conto che, inavvertitamente, aveva congelato una piccola porzione del legno a cui era aggrappata. Sulle prime, quando se ne accorse, ritrasse immediatamente la mano per evitare di fare danni imprevisti. Dopodiché, le balenò subito in mente un ricordo del suo passato: un giorno in cui, per essere stata presa alla sprovvista, aveva liberato il suo potere criogenico e aveva trasformato la panchina su cui era seduta in un blocco di ghiaccio nel giro di pochi secondi. Era stato quell’incidente a rivelare la sua abilità segreta alla gente del suo villaggio e, se all’epoca si era rivelato un evento che l’avrebbe condannata ad essere guardata con paura e diffidenza, in quell’occasione avrebbe potuto dimostrarsi molto più prezioso di quanto si immaginasse.
    - Hai detto che l’innesco della bomba è a molla, vero? - chiese, trepidante - Quindi sarebbe sufficiente bloccarlo in qualche modo -
    - Esatto, dolcezza - confermò Rouge - Ma ferme in questa posizione possiamo fare ben poco -
    - Forse invece sì. Incrocia le dita. Avrò bisogno di molta concentrazione -
    Rey prese un profondo respiro e si aggrappò nuovamente al bordo della sua sedia. Si irrigidì subito e, con enorme cura e attenzione, cominciò a rilasciare il suo potere in lente e fredde ondate. L’aura di ghiaccio si estese sinuosamente lungo tutta la superficie su cui era seduta, estendendosi a macchia d’olio lungo tutto lo schienale e poi verso le quattro gambe in legno. Il gelo pungente dello strato di ghiaccio la invase quasi subito nelle parti del suo corpo che ne erano a contatto. Per maggiore sicurezza, produsse un ulteriore strato per essere sicura che i meccanismi della bomba e lo spazio sotto di lei fossero completamente bloccati.
    - Così dovrebbe andare - mormorò, notevolmente tesa - Ora devo solo provare ad alzarmi. Se non dovesse funzionare, mi dispiace di… -
    Rouge la interruppe con uno “shh” severo. Rey afferrò al volo che cosa voleva dire e, ignorando il sudore freddo sulla sua fronte, si preparò ad alzarsi di scatto. Nella sua mente si era già prefissato lo scenario inquietante in cui un enorme boato scoppiava sotto di lei, così forte da assordarla totalmente, almeno nella breve frazione di secondo in cui le sue orecchie sarebbero rimaste attaccate alla testa. Aveva gli occhi chiusi ermeticamente e avvertiva solo e soltanto il battito del suo cuore, simile ad un tamburo impazzito.
    Contrariamente alle sue fantasticherie pessimiste, nulla accadde. Si ritrovò in piedi e tutta intera di fronte alla sedia congelata e dovette aspettare qualche istante prima di realizzare che ce l’aveva fatta. Cominciò a ridacchiare incontrollabilmente, anche quando si chinò di fronte alla sedia di Rouge, nonostante avesse bisogno di concentrazione per effettuare la stessa operazione che aveva fatto sulla sua. Tempo di un minuto e anche il pipistrello poté alzarsi, anche se preferì farlo lentamente e con cautela.
    - Sei stata geniale! - si congratulò, con un ampio sorriso - Adesso facciamo in fretta. Anche Shadow potrebbe essere in pericolo -
    Le due ragazze si fiondarono verso la porta e non fecero in tempo a spalancarla che furono quasi travolte da un gruppetto di persone che stava correndo all’impazzata lungo il corridoio. Si trattava di alcuni Scorpex in uniforme, così impegnati a darsi alla fuga da non averle neanche notate. Fu in quel momento che si accorsero della confusione che proveniva dall’interno dell’edificio: urla, tonfi, spari e qualche piccola esplosione che faceva vibrare i muri per qualche istante.
    - Sembra sia scoppiato il finimondo! - commentò Rouge, visibilmente preoccupata.
    Scivolarono con prudenza attraverso il corridoio, sbirciando dietro l’angolo prima di avventurarsi oltre ogni curva. La palazzina non era molto grande, quindi non ci avrebbero messo molto a ritrovare i loro compagni, sempre di non imbattersi in qualche altro imprevisto.
    Avevano appena svoltato in un atrio che dava sulle scale che portavano al piano di sotto, quando per un pelo non si scontrarono con qualcuno che stava risalendo a tutta velocità il corridoio dal lato opposto.
    - Mi hai quasi fatto venire un colpo! - sbottò Rouge, rivolta a Shadow - Ho avuto abbastanza tentati infarti per oggi! -
    - State bene? - domandò il riccio, con fare sbrigativo - Quel pazzo vi ha fatto qualcosa? -
    - Niente che non potessimo gestire - rispose Rey, incoraggiante - A te cosa è successo? -
    - Vi spiegherò dopo. Omega sta mettendo a ferro e fuoco il palazzo al piano di sotto e Drake sta recuperando la statuetta. Dobbiamo raggiungerli all’ingresso -
    - Stiamo parlando dello stesso Drake che ci ha attirati qui dentro? - incalzò Rouge, con irritazione.
    - Non è come sembra. Vi spiegherò tutto dopo, ho detto. Ora muoviamoci -
    Convinte da un ennesimo potente scossone che la situazione era critica, Rouge e Rey annuirono all’unisono e seguirono Shadow lungo le scale che portavano al pianoterra. Un nugolo di Scorpex erano abbarbicati dietro a delle barricate di fortuna, tipo scrivanie e librerie rovesciate, ed erano intenti a contenere l’avanzata di un inarrestabile Omega, il quale faceva fuoco senza ritegno contro tutto quello che aveva di fronte e con tutto il suo completo arsenale da battaglia.
    Shadow, tra le urla e le detonazioni, riusciva comunque a sentire distintamente quello che il robot stava dicendo con la sua voce meccanica e fredda. Non ci voleva un genio per capire che, nonostante il suo tono fosse ovviamente piatto e monotono, stava facendo ciò che più, per un robot, si avvicinava al cantare.
Bang bang into the room, bang bang all over you” continuava a scandire, passo dopo passo.
    Per metà divertito e per metà perplesso da quello spettacolo, Shadow decise di non indugiare oltre e approfittò della sua posizione per prendere alle spalle quanti più Scorpex possibile. Ne stesse uno con colpo alla nuca e immobilizzò altri due scagliando due Chaos Spear ben piazzati. L’elettricità dei colpi li atterrò all’istante, lasciando cadere le armi da fuoco con le quali stavano giocando a mezzogiorno di fuoco con Omega. Rouge e Rey si occuparono di mettere in fretta al tappeto anche gli altri.
    - Quelli valgono comunque come miei - commentò Omega, in un robotico tentativo di risultare offeso.
    Una porta si spalancò di colpo e altri nemici invasero la hall dell’ingresso, brandendo le loro armi con ferocia evidente. Proprio mentre il gruppo stava scattando all’attacco, i malcapitati furono investiti da un getto di fiamme proveniente dall’altro capo del corridoio e furono costretti a disperdersi e darsi alla fuga. Si trattava, ovviamente, di Drake, appena sopraggiunto, con un sorriso soddisfatto dovuto all’idolo in pietra che trasportava sotto braccio.
    - E’ ora di darsela a gambe prima che arrivi la polizia - sentenziò, dunque, Shadow.
    Galvanizzati dall’adrenalina che ancora pulsava loro in corpo e dalla schiacciante vittoria, i cinque si catapultarono verso l’uscita e misero quanta più distanza possibile tra loro e quella palazzina in mattoni rossi, facendosi inghiottire dalla notte rischiarata, per l’occasione, da una splendida luna piena.

    Il mattino successivo, più precisamente alle prime luci dell’alba, se qualcuno si fosse per caso trovato sul sentiero in terra battuta che conduceva ad El Sonriso, avrebbe potuto scorgere un singolare gruppetto che si allontanava a passo di piacevole passeggiata dalla città. Capitanato da un riccio nero dall’aria accigliata, ma che sorrideva segretamente sotto i baffi, consisteva di una ragazza pipistrello e una tigre bianca che parlottavano concitatamente e ogni tanto ridevano di gusto, per essere poi chiuso da un lupo in armatura, composto ed eretto in una perfetta posa statuaria, e da un possente robot che procedeva a passo pesante in una specie di marcia militare.
    Non avevano dormito molto la sera precedente (almeno chi tra loro possedeva un organismo che aveva bisogno di riposo), forse perché troppo eccitati per l’avventura che avevano da poco vissuto. Sfoggiata come testimonianza inequivocabile del loro successo, in un improvvisato zainetto di tela sulle spalle del lupo, faceva capolino il volto di un idolo votivo scolpito su una statuetta in pietra. Si era cementificato un bizzarro rapporto tra di loro, di quelli che nascono spontaneamente quando si riesce insieme a sfuggire ad una situazione di pressante pericolo o a completare una missione particolarmente rischiosa. Eppure, per quanto adesso si trovassero tutti a loro agio nel godere della compagnia reciproca, sapevano anche che, per alcuni di loro, era arrivato il momento dell’addio.
    Raggiunsero un bivio nel quale il sentiero costeggiato dalla flora tropicale si biforcava. Si fermarono all’unisono, come se qualcuno avesse intimato loro lo stop e Rey, la tigre bianca, si voltò in modo da fronteggiare tutti quanti. Aveva un’espressione serena, ma allo stesso tempo anche abbastanza malinconica, probabilmente perché sapeva che quel bivio metteva in pratica ciò che stava per accadere, cioè il fatto che le loro strade si stavano per dividere.
    - Io devo andare da questa parte - disse, indicando la strada alla sua sinistra - Se procedete lungo la strada opposta, arriverete sulla costa. Il porto è impossibile da non vedere -
    - Prenderemo la prima motonave in partenza, sperando di non dover aspettare molto - concluse Rouge.
    Seguì un breve silenzio, dettato dall’indecisione su cosa sarebbe stato più opportuno dire in una circostanza come quella. Fu Shadow a farsi avanti per primo, ad andare incontro a Rey e a tenderle la mano con aria burbera, ma con atteggiamento rispettoso e amichevole. La ragazza la prese subito e la strinse con leggerezza.
    - Grazie del tuo aiuto, Rey. E buona fortuna per il tuo viaggio -
    - Buona fortuna anche a voi. Spero che riusciate a salvare la vita al vostro amico -
    Dopodiché, si avvicinò Rouge, con la quale Rey condivise un leggero abbraccio. Drake venne dopo, stringendole a sua volta la mano in un misto singolare di calore vellutato di lui e di un freddo pungente di lei.
    - Quello che sei in grado di fare è sbalorditivo - le disse, in un mezzo sussurro - Cerca di usare sempre le tue abilità per fare la cosa più giusta. Non lasciare che il potere ti controlli -
    Rey sollevò un sopracciglio di fronte a quel bizzarro consiglio, misto ad un avvertimento, ma ribatté comunque con un sorriso educato e nulla più. Quando fu il turno di Omega, la ragazza strinse, con un leggero timore, la sua mano metallica.
    - Terminare combattimento nella prossima occasione - disse, meccanicamente - Devo ancora dimostrare di saper bruciare meglio di quanto sai congelare -
    - Ehm… non vedo l’ora -
    Quindi Rey si avviò per la sua strada, voltandosi un’ultima volta per abbracciare con lo sguardo quello strano gruppetto di individui che, magari, poteva anche chiamare amici.
    - Arrivederci, ragazzi! -

    Lungo la strada che li portava verso la costa meridionale di Adabat, c’era qualcos’altro di cui discutere, un argomento che non era ancora stato toccato perché era passato come sottointeso stando a ciò che era accaduto la sera precedente. Shadow, però, era intenzionato a vederci chiaro, per cui non si fece scrupoli ad intervenire e a rivolgersi a Drake, tentando di suonare abbastanza intimidatorio.
    - Cosa hai intenzione di fare non appena saremo arrivati? - domandò, a bruciapelo.
    Drake continuò a camminare, senza mostrare segni di disagio, anche se in realtà aveva un tumulto confuso nello stomaco che gli impediva di rispondere chiaramente.
    - Non lo so - disse, infine - Per il momento bisogna concentrarsi sul salvare la pelle di Sonic. Dopo si vedrà -
    - Se hai intenzione di tornare a fare comunella con quelli del Cenacolo, sappi che non avrai vita facile. Dopo quello che hanno fatto a Sonic, non permetterò che la passino liscia… e tu con loro, se prenderai questa decisione -
    - Quando scopriranno che vi ho aiutato, dubito sarebbero disposti ad accogliermi a braccia aperte. Ma sarà qualcosa di cui mi occuperò io e vi terrò fuori dai guai, come è giusto che sia -
    La conversazione non procedette oltre, perché furono attirati spontaneamente da qualcosa che non era al proprio posto. I pesanti passi metallici di Omega si erano di colpo fermati, senza apparente motivo. Se ne erano accorti non appena avevano, involontariamente, messo già parecchia distanza da lui. Quando si voltarono, notarono che il robot si era inspiegabilmente arrestato. Era curvato in avanti e i suoi occhi bionici non emanavano più la luce rossa a cui erano abituati.
    Prima che i tre suoi compagni potessero sincerarsi delle sue condizioni, qualcosa piombò dall’alto e li costrinse con forza ad inginocchiarsi. Era caduta su di loro una larga rete, simile a quelle che si usano per la pesca a strascico, ai cui lembi erano piazzati degli uncini ricurvi che si piantarono saldamente al terreno. La rete era fatta di solido metallo, quindi per quanti sforzi stesser compiendo non riuscivano in nessun modo a strapparla. Drake, allora, cominciò a sollevare la schiena e a cercare di sradicarla da terra, con tutta la forza che possedeva. Rouge e Shadow presero subito ad aiutarlo, ma gli uncini non si spostavano neanche di un millimetro.
    - Guarda guarda quanti bei pesciolini abbiamo catturato, Sponky! - esclamò una voce inquietantemente familiare - Cosa ne dici? Li friggiamo impanati o li facciamo al forno? -
    Mister Trick era spuntato dal nulla, in compagnia del suo inseparabile peluche e di un drappello di almeno una decina di Scorpex.
    - Ancora tu? - sbraitò Shadow, digrignando i denti e continuando a divincolarsi - Cosa hai fatto ad Omega? -
    La iena si chinò, in modo da trovarsi faccia a faccia con il riccio furioso, ricambiando il suo sguardo con un’occhiata di puro divertimento maniacale.
    - Non farti calare le braghe dalla preoccupazione, sta solo schiacciando un pisolino. Ho in mente un gioco molto più divertente per voi piccoli dibattenti pesciolini disertori -
    Infilò una mano in una delle mille tasche di cui sembrava essere dotata la sua giacca e tirò fuori un oggetto sferico che aveva la forma del volto di un criceto versione cartone animato. Portava un piccolo cilindro in cima alla testa disegnata e al posto dei denti, sul suo enorme sorriso, c’era un timer a caratteri rossi lampeggianti. Trick caricò quello che aveva tutta l’aria di essere un ordigno con una carica a molla posta sul retro e lo appoggiò con cura accanto alla rete. Il conto alla rovescia di due minuti iniziò subito a scorrere.
    - Un piccolo regalo d’addio, con i simpatici omaggi di Sponky e dell’illustre sottoscritto - disse, in tono solenne, ma canzonatorio - Tornate presto a trovarci: tutti interi oppure un pezzo qui e un pezzo lì, come preferite -
    E dopo aver mandato un bacio volante e salutato con la mano, si allontanò rapidamente, seguito fedelmente dai suoi scagnozzi. Le rabbiose minacce di Shadow erano troppo distanti perché lui potesse sentirle e, francamente, neanche erano di suo interesse. Era molto più interessato a quel paio di mutande gialle con i disegni di fragole che aveva visto nella vetrina di un negozio in centro e su cui aveva messo gli occhi da parecchio.
    Si lasciò alle spalle la paura e l’agitazione dei suoi, cosiddetti, pesciolini in rete, con la stessa facilità con cui si scaccia una mosca e continuò per la sua strada fino a sparire alla vista. La sua tranquillità giocosa era in netto contrasto con il terrore dipinto negli occhi di Shadow, Rouge e Drake. Il conteggio procedeva rapidamente e a nulla valevano i loro tentativi di divincolarsi, di spingere e di tirare per riuscire a venire fuori da quella trappola semplice e mortale.
    - Provo a fondere il metallo - propose affannosamente Drake, afferrando subito i filamenti della rete e concentrando quanto più calore potesse nelle sue mani.
    Non osò aggiungere che, probabilmente, non avrebbe mai fatto in tempo, specie perché mancavano pochi secondi. Shadow e Rouge continuavano a tirare con la forza della disperazione, ma gli uncini che tenevano i lembi della rete ancorati al terreno proprio non volevano saperne di venir fuori. Anche se una parte di loro era convinta che non potesse finire in quel modo, un’altra ancora si rendeva perfettamente conto che ormai mancavano solo dieci secondi e che non c’era uno straccio di via d’uscita. Non ebbero neanche il tempo di razionalizzare i loro pensieri confusi e terrorizzati, ma si limitarono a chiudere gli occhi e a prepararsi al peggio.
    Prima sentirono un segnale acustico simile a quelli che annuncia il forno quando la cottura è terminata, poi udirono una risata acuta e stridente. Quando, con il cuore in gola e le mani tremanti, decisero di riaprire gli occhi, notarono che dalla cima della bomba era spuntata una bambolina di pezza con un gonnellino hawaiano che dondolava a destra e a sinistra, imitando una specie di danza sinuosa, a tempo con quella odiosa risata di scherno che proveniva dai meccanismi interni.
    Drake, che nel frattempo non aveva smesso di provare a squagliare il metallo della rete, riuscì ad aprire un varco sufficientemente ampio perché potessero passarci tutti. Rimasero per un minuto buono in silenzio, come ipnotizzati da quell’assurdo spettacolo, mentre attendevano che i loro respiri si regolarizzassero.
    - Che razza di scherzo è questo? - sbraitò Drake, afferrando quello che credevano fosse un ordigno, con l’impellente impulso di gettarlo via.
    - Non credo di aver mai avuto così tanta paura in vita mia - confessò Rouge, tenendosi la mano sul petto.
    Shadow non ebbe nulla da dire. Si avvicinò ad Omega e, ispezionandolo con cura, staccò un corpo metallico estraneo che era appiccicato a ventosa sulla sua nuca ed era al termine dell’asta di una freccia senza punta. Il robot si rizzò quasi subito, come se quel dischetto gli avesse temporaneamente paralizzato i circuiti. Shadow lo gettò al suolo e lo schiacciò col piede, sfogando in quel semplice gesto tutta la sua frustrazione accumulata.
    - Andiamocene da qui! - sentenziò, senza aggiungere altro.
    Qualche ora dopo, sarebbe stato raggiunto da Rouge, decisamente più calma, sul ponte della motonave sulla quale si erano tutti e quattro imbarcati. Il riccio nero osservava il cielo, appoggiato alla ringhiera, immerso in un silenzio indecifrabile. La ragazza gli sarebbe arrivata accanto e avrebbe aspettato un po’ prima di mettere a voce i suoi pensieri.
    - Perché pensi l’abbia fatto? - chiese.
    - Per spaventarci - replicò subito - Perché si diverte a giocare con le vite degli altri. Perché per lui è tutto un grande e stupido gioco senza senso. Non gli è mai interessato che fossimo riusciti a fuggire e non penso neanche che gli importi della sorte della statuetta o di quella di Sonic. Vuole soltanto soddisfare il suo divertimento malato -
    - Credi che lo incontreremo ancora? Potrebbe darci molti problemi in futuro -
    - Non lo credo, ne sono sicuro. Ma la prossima volta, sarò io a decidere quando e dove… e, soprattutto, non sopravvivrà per raccontarlo -

La missione del Team Dark si è conclusa con un successo, in qualche modo, tinto di amaro. Prima di andare avanti, però, diamo un'occhiata al passato di uno dei protagonisti di questa disavventura... per meglio capire quale potrà essere il suo futuro!

06/02/2015
Sonic Origins: Custode della fiamma

REY è un personaggio originale creato da Sheireen.
Potete trovarla su DeviantArt o su Sonic Legacy

I miei ringraziamenti vanno a Sheireen per avermi concesso l'utilizzo del suo personaggio e, soprattutto, per essere sempre stata una delle mie lettrici più fedeli.
Visto? Promessa mantenuta, anche se dopo quattro anni!
   
 
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