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Autore: Tempie90    02/02/2015    2 recensioni
AU tradotta dal sito di FF fanfiction.net, è un'esperimento che abbiamo deciso di fare io e anitagaia.
La storia parla di una Beckett ancora novellina facente parte della Vice squad del 12° distretto, ovviamente le modalità in cui conosce Castle sono altre! XD
Speriamo vi piaccia e abbiate la pazienza di leggere i nostri aggiornamenti!
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Salve a tutte, dopo mesi e mesi siamo tornate(più o meno) XD
Chiedo scusa per aver lasciato in sospeso questa storia e aver costretto Anita a fare altrettanto ma ho avuto qualche problema....
Comunque adesso sono/siamo qua e speriamo di pubblicare i capitoli regolarmente e riuscire a finirla finalmente! =)
In ogni caso speriamo che non vi siate stancate di noi e di questa storia che a me continua a piacere =) Siamo fiduciose!
Auguriamo una buona lettura a chi continuerà a seguirci!
A presto!

 

                                     Capitolo 20


Avrebbe dovuto spaventarsi per il modo in cui si lasciò andare tra le sue braccia, dimenticando le parole di Alexis che le avevano trafitto il cuore pochi minuti prima.
L’avevano spaventata.
Ma circondata dalle sue braccia, la guancia poggiata contro il colletto della sua camicia, il suo familiare odore che la circondava, nulla sembrava davvero avere importanza. Non riusciva ad allontanarsi o a richiamare alla mente nessuna delle parole pungenti che aveva preparato per lui.
La sua pelle era calda sotto il palmo della mano, il battito sulla giugulare una pausa tranquilla e Kate non sentiva il bisogno di ritirarsi o parlare o fare qualsiasi altra cosa.
Voleva solo restare così.
Dopo un attimo sentì la bocca di Castle sul suo orecchio, non un bacio ma una carezza, una serie di tocchi mentre tracciava l’attaccatura dei suoi capelli e si fermava alla sua tempia. Voleva lasciarla senza fiato e lei strinse le labbra provando a resistere; lui la aiutò inconsapevolmente allontanandosi facendo un piccolo passo indietro.
“Allora, um, non per distruggere l’atmosfera o qualcosa del genere…” Disse con la voce roca, “ Ma dov’è esattamente mia madre?”
Si lasciò sfuggire una risata per la domanda inaspettata e vide nei suoi occhi l’effetto che quel suono ebbe su di lui. L’eccitazione scura dei suoi occhi, tutta la tenerezza e la curiosità sparita in un istante.
Tale potere aveva!
Fu difficile concentrarsi e rispondere alla domanda. “Al piano di sopra, ha portato Alexis a letto poco prima che tu arrivassi.”
Lui rivolse lo sguardo verso le scale pensieroso.
“Quindi, o Alexis ha chiesto una favola oppure vuole lasciarci da soli, il che sarebbe sorprendentemente dolce ed altruista da parte sua. Opto per la prima opzione.”
“In realtà..” Disse Kate, mordendosi il labbro. “Io avrei votato per l’altra. Alexis  sembrava pronta ad andare a letto quando lei gliel’ha ordinato.”
E vide di nuovo in lui quello  sguardo di sorpresa mista a…desiderio? Si, lo era. Non gelosia, non proprio, ma quasi.
Non si era resa conto che lui potesse essere irritato per essersi perso il primo incontro tra lei ed Alexis, naturalmente, avrebbe voluto trovarsi in mezzo, per sapere come sarebbe andata. Sicuramente avrebbe voluto assistere in prima persona.
Si rammaricò per averlo involontariamente tagliato fuori e si spinse sulle punte per baciarlo dolcemente. “ Vai al piano di sopra a vedere se Alexis è ancora sveglia e parla con tua madre.” Mormorò.
Gli diede un colpetto col naso e sorrise quando vide i suoi occhi ancora chiusi.
“ Io ti aspetto in camera tua.”
Castle grugnì. “Crudele Beckett. Non puoi dire cose del genere e poi aspettarti che io mi comporti bene…”
“Forse non mi aspetto che tu lo faccia…” Lo prese in giro agganciando un dito sotto la sua cintura.
Le rubò un altro bacio, questa volta più profondo e implacabile, il contatto con i suoi denti e la pressione della sua lingua la lasciarono stordita quando lui si raddrizzò.
“Farai meglio a non toglierti l’uniforme finchè non sarò tornato, Kate.” L’avvertì con i suoi occhi scuri. “Perché voglio essere io quello che te la toglierà!”
Oh merda.
E lui diceva a lei crudele??
 
Attese nel suo studio, l’anticipazione più dolce nel pensare che solo una porta la divideva tra lei e ciò che voleva. Il letto di Castle, la sua bocca, il suo… Beh si, ok.
Rilasciò un lungo respiro tremante e cercò di fare un passo indietro per recuperare un po’ della sua determinazione per parlare. Sapeva che ne avevano bisogno, sapeva di dover…Forse chiedere scusa ma…
Si, Kate doveva scusarsi.
Aveva fatto a lui quello che Royce aveva fatto con lei: dire di sapere ciò che era meglio per lui, prendendo una decisione unilaterale, quando avrebbe dovuto avere anche lui voce in capitolo. E le dispiaceva.
Era stata già insicura su loro due e trovandolo a ficcare il naso nel caso di sua madre, era stato troppo, più di quanto potesse gestire, più di quanto lei era disposta a fare.
Tuttavia…
Non avrebbe dovuto cacciarlo come invece aveva fatto. Si rese conto in quel momento, con chiarezza che la spaventata la forza con cui lui le aveva detto avrei potuto amarti quando tutto quello che lei aveva continuato a fare era stato insultarlo e affermare che erano distruttivi l’uno per l’altra.
Kate si premette una mano alla bocca appoggiandosi alla sua scrivania, le dita della mano sinistra a stringere il bordo del legno.
Non era sicura di cosa aveva fatto per meritare quel tipo di fede, quella luce testarda che brillava nei suoi occhi quella notte.
Ma forse stava leggendo troppo sopra le righe. Dopotutto era stato ad un appuntamento stasera, no? Un appuntamento con la sua editrice, sì, e che aveva detto che era stato un disastro ma…
Era comunque un appuntamento.
Kate si staccò dalla scrivania e fece qualche passo fermandosi davanti gli scaffali della sua libreria cercando di distrarsi passando le proprie dita sulle copertine dei libri. Aveva una serie di romanzi polizieschi, ovviamente, ma c’erano anche classici come Shakespeare, Alice nel paese delle meraviglie, e cose del tutto inaspettate come una vecchia edizione di Canterbury Tales.
Richard Castle era pieno di sorprese.
Lasciò il proprio labbro dalla morsa dei denti e prese una decisione. Non poteva arrabbiarsi con lui per l’appuntamento, non proprio, non quando lei lo aveva respinto e detto che non sarebbero stati mai insieme. Dopo avergli detto che non poteva dargli più di quello che avevano in quel momento.
Ma avrebbe chiesto di Gina e cosa aveva significato per lui quell’appuntamento. Perché aveva bisogno di sapere. Sarebbe stato più facile fidarsi di lui e lasciar perdere…
“Ehi” Disse una voce dolcemente, interrompendo i suoi pensieri e facendola quasi balzare in aria. La sua testa ruotò bruscamente, i suoi occhi trovarono quelli di Castle che la scrutavano dalla porta.
“Ehi” Rispose lei, il cuore martellante nel petto. Non sapeva se fosse per il suo arrivo improvviso o la sua vicinanza.
“Alexis era già addormentata.” Le disse senza che lei dicesse nulla. “Mia madre dormirà qui stanotte, nella stanza degli ospiti.”
Oh. Non era sicura di cosa dire.
“Stai bene?” Chiese avvicinandosi. La luce delicata dello studio giocò con il suo viso rendendolo più attraente. Lei lo guardò ascoltando il sussurro di necessità del suo cuore, il modo in cui il suo corpo chiedeva di lui, impaziente.
“Si.” Disse schiarendosi la gola. “Stavo solo…pensando.”
I suoi occhi la fissarono, un blu profondo, intenso che lei dovette ricordare di respirare. “ Buono o cattivo?”
Aveva quell’aspetto trasandato, come se non si radesse da un paio di giorni, i capelli arruffati che chiamavano le sue mani su di sé. Kate distolse lo sguardo, il desiderio di baciarlo così forte. 
Doveva parlare finchè le era ancora possibile.
“Perché… sei andato a quell’appuntamento?”
Lo sentì espirare stancamente portandosi le dita agli occhi. Imbarazzato.
“Perché Gina…ha fatto tutto lei e io ero… troppo debole per dire no, credo. E’ il mio editore e quando non si comporta da arpia (Il che, devo ammetterlo, succede molto raramente) beh non è male, riusciamo a comunicare. E…” Esitò. “ Cercavo qualcuno con cui parlare.”
“Di cosa?” Chiese Kate cercando i suoi occhi. La curiosità a sostituire la gelosia.
“La mia, um… Il mio nuovo progetto per un libro.” Rispose con voce sempre più bassa.
Lei inarcò un sopracciglio ma lui evitava costantemente il suo sguardo.
Perché aveva un brutto presentimento?
“Nuovo libro, Castle?”
“Si.” Alitò fuori sempre più a disagio. “Io…Stavo per dirtelo Kate.”
“Dirmi cosa?”
Finalmente sollevò di nuovo la testa e i suoi occhi erano un miscuglio di eccitazione e scuse.
“E’ su di te.” Disse in fretta, le parole come se si scontrarono l’una contro l’altra. “Il libro. E’ su di te.”
Whoa. Che cosa?
Lei lo guardò a bocca aperta e lui si affrettò a spiegare. “ Voglio dire, non è che qualcuno sa effettivamente che sei tu. Non sto usando il tuo nome o qualsiasi altra cosa, e tutte le conoscenze che ho di te, tutto quello cui tu acconsentirai di condividere con me del tuo lavoro, io lo rilavorerò e rimodellerò fino a che sia abbastanza differente..”
“Cosa?” Mormorò stordita senza capirne il senso. Tutto ciò che avrebbe condiviso con lui?
“Vedi, il mio personaggio, Nikki, si è un nome abbastanza strano lo so,lei vuole diventare un poliziotto ma diventerà una giovane detective della Omicidi che combatterà in un mondo di uomini aspettando di avere la possibilità di risolvere il caso di suo padre…”
Beckett alzò una mano e lui si fermò concedendole qualche istante di silenzio per pensare.
“Stai scrivendo un libro su di me?” Chiese più a se stessa che a lui. Ridicolo.
“Si.” Le rispose e lei potè vedere il movimento della sua gola mentre ingoiava, lo sguardo nervoso.
“Perché?” Chiese. La sua incredulità troppo grande per non essere notata.
Ma Castle sembrava felice della domanda. Sembrava quasi raggiante, il suo corpo proteso verso di lei.
“Perché sei affascinante, Kate. Perché non sono più riuscito a smettere di pensarti fin dal primo momento che ti ho vista, il tuo lavoro, tutto ciò che comporta. Non riesco ad averne abbastanza. Ho bisogno di sapere, di scrivere. Non posso farne a meno. Non mi sentivo così da tanto tempo. Non hai idea…”
“Ma.. Che mi dici di Storm?” Obiettò lei tra il lusingato e il preoccupato per il suo entusiasmo. “Voglio dire, lui e Clara..”
Rick agitò la mano come se non gliene potesse importare di meno. “ Non mi interesso di Storm da tanto tempo ormai. E’ diventato noioso, devo spremere le meningi per tirar fuori i capitoli. Mentre tu…Kate, tu mi ispiri così tanto che dimentico di mangiare, non voglio nemmeno dormire. Voglio solo scrivere. Ho bisogno di tirar fuori la storia, di scriverla nel modo giusto…”
Si fermò non perché fosse a corto di parole, ma perché ce ne erano molte ancora da poter dire. Il suo viso acceso, gli occhi scintillanti, la bocca semiaperta e.. Merda non poteva resistergli.
“Mostramelo!” Disse, la voce flebile, roca.
“Che cosa?” Chiese lui mentre si riprendeva dallo stordimento.
“Mostramelo” Ripeté facendo un piccolo passo verso di lui, anche se ciò significava alzare il mento per rimanere incatenata con i suoi occhi. “Mostrami quello che hai scritto. La mia storia.”
Lui, arrossì? Era arrossito. Oh Dio, era adorabile. “Ah, Kate non è…Non è corretto, niente, non ho nemmeno riletto il capitolo...”
“Castle. Mostramelo!”
Aveva bisogno di vederlo. Non ci avrebbe creduto finchè non lo avrebbe visto con i suoi occhi.
Castle doveva aver visto la determinazione d’acciaio nel suo volto, perché sospirò e scrollò le spalle. “Non è pronto.” La avvertì mentre girava intorno alla scrivania e accendeva il computer. “Non è probabilmente leggibile, insomma non avevo previsto che qualcuno lo volesse leggere ora…”
“Castle.” Lo interruppe posando una mano sulla sua schiena mentre si avvicinava alla scrivania. “Non importa. Ho bisogno di vederlo!”
Non disse altro, il lento ronzio del computer riempì il silenzio tra di loro e Kate si ritrovò lo sguardo fisso sullo schermo, il suo battito cardiaco impazzito.
La sua storia.
Castle stava scrivendo un libro su di lei.
Oh cavolo!
 
 
Fu terribile.
Stare in piedi, lì, mentre lei leggeva il suo primo capitolo, il viso così serio e assorto che non riusciva a capire cose ne pensasse. Una tortura.
Rick pazientò e pazientò finchè decise di andare in cucina per prepararsi un drink.
Quando tornò lei era ancora lì, concentrata a leggere senza nemmeno alzare li occhi su di lui e il suo bicchiere di whisky. Aveva una mano sulla bocca, entrambi i gomiti sulla scrivania, le dita della mano sinistra a giocare con una ciocca di capelli. Sembrava completamente presa.
Lo schermo le gettava una pallida luce sul viso rendendo i suoi occhi di un verde luminoso, incorniciati dalle sue ciglia scure. Rick bevve un sorso di whisky mentre la osservava, i suoi nervi cullati dalla sua bellezza. La forte linea della mascella, gli zigomi alti, la sensuale linea della bocca…
Il solo guardarla gli fece contrarre le dita per il bisogno di toccarla.
Abbassò gli occhi sulla lunga distesa del suo collo, la sua pelle delicata metà in ombra, il pulsare impercettibile della sua vena. Voleva premere le sue labbra proprio lì, sentirla rabbrividire.
E poi improvvisamente i suoi occhi erano nei suoi, luminosi e intensi.
Oh, sapeva esattamente quello che stava pensando.
Il suo volto si oscurò per un attimo ma lei lo spinse indietro, tornando al computer come se avesse bisogno di un supporto, la bocca atteggiata a qualcosa che sembrava un sorriso.
“Castle.”
“Si?”
Oh, wow, il nervosismo era tornato. Sentiva il suo stomaco rivoltarsi, dei cavalli al galoppo, l’aria bloccata nei polmoni.
“E’ stupendo!” Gli disse, guardando di nuovo lo schermo, come se non riuscisse a staccare completamente lo sguardo. “Si tratta, wow. E’ veramente buono. E’…Non so come dirlo ma è…”
Lui trattenne il respiro, un’eccitazione nel petto. Le si avvicinò con cautela trovando una mensola su cui poggiare il suo whisky.
“Davvero?”
“Si!” Insistette lei con una mano premuta sul petto come se stesse fisicamente cercando di contenere il suo cuore. “Voglio dire, non è ancora perfetto..” Non potè fare a meno di farfugliare. “ E non sono neanche sicura di dove porti la storia per cui il primo capitolo suona un po’ strano ma…”
Prima che potesse dire un’altra parola, si era già alzata dalla sedia, attraversando il poco spazio tra loro, e gli stava premendo la bocca con la sua. Arricciò le dita al suo collo, il suo corpo ansioso contro il suo. Lui si arrese gioiosamente, aprì le labbra per lei, le avvolse le braccia attorno alla vita sottile.
Kate lo baciò con una passione che gli fece ribollire il sangue nelle vene. Premette le anche contro le sue e le infilò un ginocchio tra le gambe. Sentì le sue unghia sulla nuca, un delizioso bruciore che lo spronò a continuare.
“Allora..” Ansimò tra i baci, andando indietro verso la stanza da letto. “ ti sta bene?”
Lei ringhiò una risposta che sembrava un sì e dovette accontentarsi di quello perché poi aprì la bocca sul suo collo, i denti a morderglielo e lui non riuscì più a pensare.
Poteva solo sentire il fiato sul suo orecchio.
Il suo cuore battere contro il suo petto, un ritmo costante che lo spinse ancora più in alto, più veloce e oh…
Avrebbe scritto un centinaio di libri su di lei se questa era la reazione a un solo capitolo.
  
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