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Autore: Kaimy_11    02/02/2015    2 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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27. Rivale

 

 

 

Ovviamente non erano riusciti a chiudere occhio.

Soltanto dopo qualche ora che si erano stesi nel tentativo di trovare qualche momento di riposo, Eric si era alzato dicendo che era ora di andare.

Ora di andare.

Nella mente di Aria un nero sconfinato avvolgeva immagini spaventose ed angoscianti.

Entrambi si rivestirono, si diedero il cambio per rinfrescarsi in bagno e, mentre Eric impiegava più tempo del normale per allacciarsi la giacca nera degli Intrepidi, Aria avvolgeva i suoi capelli in una treccia laterale.

Ciocca dopo ciocca, la ragazza era sempre più silenziosa, così Eric la guardò mentre si intrecciava i capelli e le si avvicinò.

-Vedrai,- Le disse mettendole una mano sul viso. -quando tutto questo sarà finito, torneremo tutti qui e potrai scegliere la tua carriera!-

Aria avvolse l’elastico nero alle fine della treccia, l’abbandonò sulla sua spalla destra e sollevò i suoi occhi cupi e malinconici sul ragazzo. –Cosa ti da la sicurezza che andrà tutto bene?-

-Gli Eruditi ci hanno garantito che i nostri uomini non correranno alcun rischio, gli Abneganti sono innocui!- rispose, spavaldo.

-E quando tutti si saranno svegliati? Saranno piuttosto arrabbiati, o direi infuriati!-

-Forse, ma a quel punto ci sarà un nuovo governo e loro dovranno farsene una ragione e obbedire alle nuove regole. Dovranno accettare di aver contribuito, anche se contro la loro volontà, ad un sistema governativo diverso.- Fece un sorriso arrogante e sicuro. –E credimi, a molti di loro il nuovo sistema piacerà.-

Aria pensò che forse Eric poteva avere ragione, magari sapere che finalmente la loro fazione sarebbe stata determinante per il funzionamento dell’intera città, avrebbe convinto diversi Intrepidi che il piano a cui avevano aderito era qualcosa di giusto.

-Se lo dici tu!-

-E poi potrai scegliere la tua carriera, così vedrai veramente cosa vuol dire vivere fra gli Intrepidi!- le fece un sorriso malizioso, ma la guardò serio, vestendo ancora una volta i panni del maestro.

-Sempre che mi lascino il lavoro che mi piace!- abbassò gli occhi.

-Uriah vuole lavorare al centro di controllo come suo fratello, ne sono sicuro. E Peter- fece una pausa per riprendersi dal fastidioso sapore amaro che gli aveva lasciato in bocca quel nome. - sappiamo benissimo cosa sceglierà!-

-Mi stai dicendo che potrei riuscire a prendere uno dei due lavori di cui abbiamo parlato? Magari proprio quello all’area logistica?- Sorrise speranzosa.

Eric sogghignò. -Perché no? Lynn punterà di sicuro su qualcosa di più fisico, agli allenamenti l’ho sentita parlare del servizio di sorveglianza. Ma non ho idea di cosa sceglierà quella Tris.-

Tris era un mistero, era capace di far parlare di sé pur rimanendo riservata e sempre apparentemente fragile. Forse il lavoro di supervisore all’area logistica poteva fare per lei, anche se Aria sperava con tutta sé stesse che fosse meno ambiziosa e che scegliesse altro.

Increspò le lebbra in un sorriso tirato per Eric, poter sperare in un futuro tranquillo anche dopo la battaglia che stava per avvenire, le dava serenità.

Ma il dolore e la paura non passavano, accompagnati da un insopportabile senso di colpa.

Chiuse gli occhi e vide gente ferita, Divergenti trascinati via dall’acqua dello strapiombo e Abneganti che lottavano finendo in un mare di sangue.

Vide la folla di Intrepidi risvegliarsi senza preavviso e scagliarsi contro i capifazione che avevano permesso quell’attacco.

Vide Eric a terra, e sussultò.

Quando aprendo gli occhi se lo trovò davanti, riprese a respirare.

Eric le accarezzò ancora una guancia, la guardò attentamente e parve cogliere ogni suo tormento. Altrimenti non l’avrebbe stratta a sé in uno dei suoi abbracci rudi eppure caldi.

-Tornerò presto vedrai, non ti accorgerai di nulla!- la rassicurò.

Si scostò da lei, si risistemò il colletto della giacca e fece per uscire, mentre Aria si spostava verso il letto.

Ma poi bussarono alla porta.

-Eric?- Era la voce di Max. –Sbrigati! È lì con te la ragazza?-

I due si scambiarono uno sguardo allarmato.

Aria era interdetta, perché la cercavano?

Eric, come era prevedibile, era già sul punto di perdere la pazienza. Se di mezzo c’era lei, non permetteva a niente e nessuno di toccarla. Aveva stabilito che avrebbe aspettato in camera sua, non aveva senso che Max chiedesse di lei.

Con i muscoli del corpo tesi e lo sguardo ferino, Eric fece segno ad Aria di nascondersi dietro l’angolo dove c’era il bagno, e aprì la porta della camera trovandosi davanti l’altro capofazione.

-Siamo in ritardo.- Iniziò l’uomo. –Immagino che sia qui quella ragazza, la nata Erudita. Avresti potuto dirci che non era un’ iniziata qualunque, anziché tenere l’informazione per te. Ti ricordo che sei uno di noi, è tuo dovere dirci tutto quello che ti viene comunicato dagli Eruditi.- Il suo tono era severo.

Eric rimase in silenzio, assottigliò lo sguardo cercando di capire cosa stava realmente accadendo.

-La tua ragazza è richiesta.- Proseguì Max, in un misto di ironia e fastidio. -Fortuna che Finn mi ha detto che era con te e che gli Eruditi avrebbero chiesto di lei.-

Aria, con la schiena contro il muro, scosse la testa senza essere vista poiché non capiva. Aveva inventato con Finn quella scusa, dicendo che sarebbe stata la scorta personale di sua sorella Amber, ma non era vero. Lo aveva detto solo per convincerlo e salvarsi, ma rimaneva comunque un’ enorme bugia.

Probabilmente aveva combinato un guaio, perché lui ci aveva creduto, e avrebbero rischiato di essere scoperti.

Poi intervenne Eric. –Chi la cerca?-

-Jeanine e i suoi uomini sono arrivati, e la prima cosa che ha fatto quella ragazzina bionda, è stato pretendere che le portassero sua sorella!-

Fu allora che Aria capì.

Aveva presupposto che, se realmente sua sorella avesse preso parte a quella follia, avrebbe avuto bisogno di protezione. Così aveva inventato la scusa della guardia personale, pur sapendo che nessun accordo era stato preso a riguardo.

Ma, fortuna voleva, che avesse visto giusto.

Amber era nel gruppo di Eruditi che avrebbero controllato la simulazione a distanza e, da come aveva scoperto, conosceva i dettagli del piano da molto prima di lei.

L’ultima volta che l’aveva incontrata, nei sotterranei della residenza, sua sorella aveva cercato di metterla in guardia e di dirle cosa stava accadendo.

Amber sapeva che gli Intrepidi sarebbero stati controllati con una simulazione, per questo aveva detto ad Aria che sarebbe stata usata come un burattino.

Forse, se aveva cercato di avvertila, voleva dire che stava cercando di proteggerla.

Se avesse chiesto di lei come sua scorta personale, l’avrebbe risparmiata a tutto quell’orrore.

Non c’erano dubbi, la richiesta di Max si basava su fatti reali, e non solo sull’informazione che aveva ricevuto da Finn.

Sua sorella aveva realmente chiesto di lei.

Avevano avuto la stessa idea, solo che Aria aveva dovuto usarla prima per difendersi da Finn, ma alla fine anche Amber aveva fatto la sua parte.

Anche senza mettersi d’accordo, erano riuscite ad escogitare lo stesso sistema.

Sorrise e scosse la testa, era pur sempre la sua gemella.

Uscì dall’angolo in cui era nascosta e avanzò verso Eric, coperta tuttavia dalla porta semi aperta, e gli fece un cenno.

Lui la guardò dubbioso per un attimo, con un misto di rabbia e timore negli occhi, ma alla fine aprì del tutto la porta rendendo la ragazza visibile anche a Max.

Mentre Aria incrociava lo sguardo dell’uomo, intimorita, lui non si stupì minimante di scoprire che era lì.

-Bene!- esclamò il capofazione più anziano, squadrandola da capo a piede con un’espressione poco convinta. –Adesso che ci siamo tutti, possiamo andare!-

Max si avviò spedito verso il corridoio, lasciando i due indietro, cosicché Eric ebbe il tempo di chiudere a chiave la porta della sua camera mentre lanciava un’occhiata minacciosa ed interrogativa ad Aria.

La ragazza colse il messaggio, probabilmente Eric credeva che fosse impazzita o che la sua mossa fosse troppo rischiosa.

-Mia sorella ha davvero chiesto di me! Avevo detto che lo avrebbe fatto solo per convincere Finn, ma alla fine lei lo ha fatto veramente.-

Vide lo sguardo profondo con cui Eric la studiò in silenzio, e gli mise una mano sul braccio. –Fidati di me!-

Con un respirò profondo, il ragazzo sollevò il mento e serrò la mascella, iniziando a camminare e superando la ragazza, che lo seguì. 

Camminarono fianco a fianco lungo i corridoi bui e innaturalmente deserti, salirono il complicato intreccio di sentieri che portava al punto più alto della residenza e si lasciarono guidare da Max. Arrivarono ad un passaggio appartato, spento e minaccioso, che dava su una porta blindata a scorrimento. Giusto per aumentare quell’atmosfera sinistra, la porta era sorvegliata da due guardie e aveva un pesante maniglione al centro, all’apparenza difficilissimo da far scorrere.

Ma le due guardie non erano sole, con loro c’era un altro uomo e due ragazzi.

-Siete arrivati!- Disse l’uomo dai capelli grigi, voltandosi. -Robert accompagnerà i due novellini al reparto armamenti.-

Aria ebbe un sussulto che riuscì a controllare solo grazie alla presenza di Eric al suo fianco, quando, nella penombra, si accorse che l’uomo che aveva parlato era Finn.

Robert era il ragazzo più alto vicino alle guardie, nonché il ragazzino dai capelli rasati che il capofazione si portava sempre dietro.

Ma, l’altro ragazzo, era Peter.

Lo vide avanzare sotto la luce al neon, con i capelli neri lucidi e lo sguardo fiero ed arrogante che tanto si divertiva ad esibire e, se alla vista di Finn Aria aveva trattenuto un gemito, alla vista di Peter assottigliò lo sguardo e strinse i pugni.

-Faremo in fretta.- Disse seriamente Robert. –Vuoi due, seguitemi.-

Lo aveva sentito parlare pochissime volte ma, accorgendosi che si riferiva a lei e a Peter, Aria pensò che non avrebbe potuto presentarsi con una frase peggiore.

Le stava chiedendo di divedersi da Eric per seguirlo insieme a Peter. Non c’era niente di peggio.

Alzò gli occhi verso Eric, aspettando il suo permesso, peccato che, come era prevedibile, lui fosse stato assalito dalla rabbia.

Non abbassò lo sguardo verso di lei, aveva gli occhi carichi d’odio puntati su Peter, la mascella serrata e le vene del collo pulsanti.

Fece una smorfia e, sempre serrando i denti, anche un lieve e rigido cenno con la testa.

Aria si accorse che non la stava guardando, forse per non far trapelare il loro legame e per non far capire che eseguiva solo i suoi ordini e non quelli di Finn, ma capì che le stava dicendo di fare come le era stato detto.

Ovviamente lui non era d’accordo.

Si allontanò facendo un respiro profondo, aspettò che Robert e Peter la precedessero e poi tentò di guardare un’ ultima volta Eric prima di incamminarsi. Ma lui restò con lo sguardo fisso davanti a sé. Aveva assunto l’atteggiamento composto e fiero che lo etichettava come il capofazione più spietato.

La ragazza seguì Peter lungo un sentiero latere, scesero anche delle scale, ma lei non guardava realmente dove andava, stava solo cercando di non pensare e di non crollare a pezzi. Doveva andare tutto per il meglio, doveva farlo per Eric e non poteva permettersi errori.

Quando Robert fece scorrere una pesante porta e fece scattare un interruttore, la stanza davanti a loro si illuminò a giorno facendo risplendere le molteplici armi raggruppate all’interno.

Aria fece un passo avanti, completamente a bocca aperta, era ovvio che il reparto armamenti degli Intrepidi fosse ben fornito, ma non poteva credere ai suoi occhi.

La luce era accecante, le pareti erano ricoperte di pistole e fucili, sulle mensole c’erano coltelli di tutti i tipi, tavoli ricoperti di caricatori e proiettili per le pistole meno avanzate. C’erano bersagli di ricambio, bastoni di metallo, e altre armi da lancio che aveva visto solo nei libri.

Quello era il deposito di tutte le armi della città, non c’era un posto più fornito.

Per un attimo la sensazione di essere a casa, di essere libera, tornò a vibrarle sulla pelle mentre avanzava. Ricordò la loro missione, intuendo che spettava anche lei tentare di fare avere alla sua nuova fazione un posto nel consiglio.

Poi immaginò corpi Abneganti che cadevano al suolo, e gli sguardi vuoti dei suoi compagni sotto simulazione. Pensò a Jeanine a capo della città, a Eric che obbediva agli ordini e uccideva i Divergenti, e le si serrò lo stomaco.

Dovette imporsi di respirare con calma, ma avvertì ugualmente una fitta al petto.

-Prendete tutto quello che potete, vi aspetto fuori!- Disse Robert, spostandosi oltre la porta.

Ancora incantata per la vista di tutte quelle pistole, e al tempo stesso disgustata, Aria rimase immobile a guardare Peter che si riforniva di armi con gesti veloci e precisi.

Era carico di adrenalina, un vero guerriero pronto ad andare in guerra. Forse per lui quello che stava accadendo era un divertimento, o forse era troppo impegnato a vantarsi per essere stato scelto e risparmiato alla simulazione.

-Come mai non sei nel mondo dei sogni insieme agli altri, cervellona?-

Sentendolo parlare, Aria sentì la rabbia scuoterla.

-Che stupido, è ovvio il perché…- Peter sogghignò caricando una pisola.

Capì che alludeva alla sua relazione con Eric, in fondo era evidente che pensasse che fosse stato lui a tenerla fuori dalla simulazione. In fin dei conti era la verità, ma l’allusione maligna la fece infuriare maggiormente.

-Mia sorella guida la simulazione e ha chiesto di me, devo proteggerla!- specificò, sputando fuori le parole con risentimento.

-Capisco…-

-E tu che ci fai qui?-

Peter si finse offeso, poi fece un sorriso tutto denti. –Perché si sono accorti di me e hanno capito che sono più utile da cosciente, naturalmente!-

Aria scosse la testa, mentre un pensiero le si insinuava nella mente. –Mi stai dicendo che fra tutti quelli che c’erano, hanno individuato proprio te? Devi esserti fatto notare, magari da Finn!-

Colto il messaggio, il sorriso di Peter si spense, trasformandosi in una risata amara. –Non sminuirmi così!-

-Quindi non sei qui per aver fatto la spia?-

Due occhi neri si puntarono su di lei. -In parte è così, Finn mi tiene molto in considerazione dopo quella storia…-

Per un attimo la ragazza desiderò prendere una qualsiasi di quelle armi e usarla contro di lui, ma poi un ricordo fugace e avvolto dal dolore le fece cambiare idea. –Perché hai cercato di aiutarmi?-

Gli angoli della bocca di Peter guizzarono verso il basso e il suo sguardo si incupì, Aria lo vide perfino deglutire.

Stavano entrambi pensando a quando Finn era arrivato ad interrompere il loro scontro in palestra e aveva annunciato di voler punire lei.

Peter avrebbe potuto gioire, e invece aveva sfidato Finn chiedendogli perché aveva deciso di prendersela solo con Aria.

-Volevo che si arrabbiasse con il tuo amico Eric per aver infranto le regole, magari avrebbero creduto che eri arrivata quarta in classifica grazie a lui.-

Aria incurvò le sopracciglia. –D’accordo, ma perché?-

-Perché voglio diventare un capofazione, cervellona!- Le disse avanzando verso di lei con una pisola in mano. –Ma per esserlo qualcuno deve cedermi il suo posto, e lo sanno tutti che l’ultimo arrivato è quello più a rischio!-

-Volevi soffiargli il posto, che vigliacco!-

Peter parve non ascoltarla e le arrivò davanti con un sorriso strano. –E poi perché dovevo essere io a farti a pezzi, non Finn!-

Le pose la pistola dal lato dell’impugnatura ed Aria guardò l’arma senza capire.

-Sei la mia rivale numero uno, volevo essere io a metterti in ginocchio. Tu sei mia!- 

Non si scompose alle parole dal ragazzo, ma solo perché ne era rimasta sconvolta.

Capiva perfettamente cosa voleva dire, era l’esclusiva dal nemico che voleva, nessuno doveva mettersi in mezzo e ostacolare la loro personale guerra. Voleva essere lui a batterla ma, fino a quel momento, chiunque avesse cercato di farle del male rappresentava il nemico comune.

O avversari diretti, oppure alleati.

Pensando però che Peter l’aveva definita sua e che voleva l’esclusiva su di lei, non poté fare a meno di pensare ad Eric. Anche lui aveva detto chiaramente che era sua e che avrebbe avuto l’esclusiva di lei, anche se si riferiva ad altro.

Prese la pistola che Peter le porgeva, senza riuscire a fare a meno di ridere.

-Che c’è? Sei impazzita?- Le chiese lui, con una smorfia.

Aria scosse la testa. –Lascia perdere.- Nascose la pistola nella tasca dei pantaloni. –Comunque ti ricordo che hai vinto tu!-

-Come?-

-Noi abbiamo combattuto e tu hai vinto regolarmente!-

Peter scosse la testa a si avvicinò al reparto coltelli. -Ma non siamo pari!-

-Che vuoi dire?- chiese, seguendolo.

-Tu mi hai colpito quella volta davanti scuola, ed io ti ho battuto in palestra. Così saremo stati pari!- prese un coltello piuttosto affilato e se lo nascose nello stivale. –Ma è stato per colpa mia se Finn ti ha aggredita, quindi sono in debito con te se voglio pareggiare i conti!-

-Ci tieni così tanto ai tuoi conti da pareggiare?- incrociò le braccia al petto.

-È un cosa personale!- Scandì, porgendole un coltello.

Rimase a guardare la lama per un attimo, poi prese il coltello e si piegò in avanti per nasconderlo a sua volta dentro uno stivale. -Se vuoi ti prendo a pugni!-

Peter fece un sorrisetto cattivo. -Non ci sperare troppo. Per sentirmi meno in debito con te cercherò di evitare che qualcuno ti spacchi quella testolina da Erudita che ti ritrovi!-

Aria lo ignorò e si riempì le tasche di caricatori per la sua pistola.

-Se non te ne fossi accorta, è una cosa seria questa!- precisò Peter, osservandola di nascosto.

-Bada alla tua di testa, Peter!- Gli rispose, incamminandosi verso la porta. –Non si sa mai che mi venga voglia di spaccartela. La mia, invece, è più che al sicuro!-

 

Mancavano meno di due mesi alla cerimonia della scelta, e la felicità di Aria era incrinata.

Se lei era serena e decisa, la sua famiglia, al contrario, faceva di tutto per ostacolarla e per farle cambiare idea.

Avevano provato con le minacce, ricordandole che se cambiava fazione poteva scordarsi di aver avuto una famiglia. Avevano provato con i sensi di colpa, non rivolgendole la parola per giorni interni e, da bravi Eruditi, non si erano certo fermati alle soluzioni più banali.

Le avevano provate tutte, sua madre le aveva perfino fatto fare una risonanza al cervello.

Ma suo padre aveva scelto di giocarsi anche l’ultima carta.

Quel giorno erano in macchina, il ricercatore fidato di Jeanine era uno dei pochi a possedere un’ auto propria, e aveva deciso di portare a scuola la figlia per guadagnarsi un attimo da solo con lei. Amber era andata a piedi.

Ma Aria avrebbe preferito andare lei al suo posto, e lasciare la sorella con il padre in auto perché era impossibile sopportare le prediche del genitore. Le aveva detto di riflettere, di usare la logica, di non lasciarsi prendere da alcuni istinti inferiori che non potevano guidare la sua vita.

-Aria, non puoi almeno pensarci? Sei così intelligenti, potresti diventare una ricercatrice come me…-

Quando la macchina si era fermata davanti scuola e l’uomo aveva parlato, Aria si era girata verso di lui ad occhi spalancati e con il cuore palpitante.

Per la prima volta le aveva parlato con dolcezza, compressivo. Ma la cosa sconvolgente che aveva lasciato la ragazza senza fiato, era stato il nome con cui l’aveva chiamata.

Non Ariana, come la sua famiglia si ostinava a scandire, ma Aria, come piaceva a lei.

Se il padre, per una volta, aveva esaudito il suo desiderio e la chiamava come desiderava lei, forse c’era speranza. Forse l’avrebbe ascoltata a capita.

-Ma Papà, io voglio essere davvero un’ Intrepida, non puoi provare a capirmi?- Gli chiese guardandolo negli occhi, con dolcezza.

Ma la mascella di suo padre era scattata con severità e il suo sguardo si era indurito.

Si era irrigidito e aveva guardato con cattiveria la figlia. –Vattene a scuola Ariana, con te parlare è inutile.-

Il suo cuore si era spezzato, aveva scosso la testa e serrato i pugni, tremante. –Me ne andrò, tenetevi Amber, tanto lei fa sempre come volete voi!-

Era scesa dall’auto di corsa, aveva sbattuto la portella ed era corsa su per le scale fino alla grande porta di vetri della scuola.

Mentre saliva i gradini, ancora sconvolta e a testa bassa, si era a mala pena accorta dei vari ragazzi radunati dentro l’atrio oltre i vetri.

Vide solo il ragazzino Candido con i capelli neri lucidi, che avanzava con un sorriso spavaldo verso di lei.

-Cosa c’è, cervellona? Hai litigato con il paparino?-

Alla sue parole aveva alzato la testa per guardarlo, era Peter, il ragazzo che si divertiva ad essere cattivo e spietato con tutti. Sicuramente aveva visto il modo in cui era scesa dalla macchina e magari l’aveva vista anche parlare con suo padre.

Colta la sua risata arrogante, era salita di un gradino e lo aveva colpito con forza con un pugno al centro del viso.

Una folla di scolari si era radunata oltre i vetri in cima alle scale, e il naso di Peter aveva sanguinato dopo i suoi lamenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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