Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: StarFighter    02/02/2015    10 recensioni
Un anno di Frozen. Un anno di intossicanti fanfiction e superbe fanart, che hanno scatenato le nostre fantasie. Un anno per decidere quale coppia shippare e se fosse giusto o meno shipparla. Un anno di questo fandom pieno di talento.
E quale modo migliore di festeggiare quest'anno d'intensa attività creativa, se non scrivendo qualcosa sulla mia otp preferita?
Per chi mi conosce, sa che quei due idioti di Anna e Kristoff (Kristanna per gli amici) mi sono entrati dentro e ad un anno di distanza, non sembrano intenzionati a voler togliere ancora le tende dalla mia mente. Per questo, carissime/i adepte/i Kristanna (per quei pochi rimasti) beccatevi questa carrellata di one-shot ispirate ad headcanon trovati in giro per la rete, che vanno dal fluff allo steam(che sarebbe un qualcosina in meno dello smut, per chi bazzica ff.net).
Detto questo, vi auguro buona lettura!
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Capitolo 1- First Impressions: “Ora chiudi la bocca e dormi, principessa. L’alba è vicina, ci aspetta una lunga e faticosa marcia e non ho intenzione di trascinarti incosciente su per la montagna.”
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Kristoff, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nb: questo capitolo è per Laura, alias weepingangel, e sangallo. Perché? Perché non mi è mai capitato di non rispondere alle recensioni, soprattutto se lasciate da persone carine come loro; ed invece è successo, per una valanga di motivi che non sto qui a spiegare, e quindi volevo farmi perdonare per la mia mancanza e farvi sapere che i vostri commenti, i vostri feedback, sono la cosa più gradita che possa ricevere. Grazie! Quindi spero che questo chap vi piaccia :)

                                                                                          

                                    -Still beating-

 

«Kristoff!»

L’urlo riecheggiò nell’immobilità della notte, inghiottito subito dopo dall’oscurità della grande stanza. Anna si svegliò di soprassalto, alzandosi a sedere, con il fiato corto e il cuore in gola. Uno strano senso di pesantezza le premeva sul petto e la nebbia del sonno le offuscava la mente.

Dove sono?

Si guardò attorno, scorgendo i contorni della sua camera da letto: le colonnine del baldacchino, il boudoir con tutte le sue chincaglierie, le braci morenti del camino e la finestra che dava sul regno.

«Era solo un sogno. Solo un sogno» si calmò, portandosi una mano al petto. Eppure, per quanto cercasse di frenare l’agitazione, non poteva fare a meno di rivedere le immagini di quell’incubo orrendo. Brividi la scuotevano forte, facendola tremare incessantemente.

Tutto taceva, ma nelle sue orecchie riusciva ancora a sentire l’eco della voce spezzata di Elsa, che cercava di rincuorarla.

Shh, andrà tutto bene.

Un singhiozzo inaspettato le sfuggì dalle labbra, sorprendendola. Si coprì la bocca con una mano, e le dita incontrarono l’umida traccia lasciata dalle lacrime.  Quel sogno l’aveva davvero sconvolta.

Starò via per pochi giorni, le aveva detto Kristoff, e aveva mantenuto la promessa. Era tornato nel primo pomeriggio di quel giorno appena trascorso. Ma l’ansia accumulata nei tre giorni in cui era stato lontano, l’aveva avviluppata nelle sue spire, appena era calata la notte e si era ritrovata a sognare di quella morte che poteva attendere Kristoff, ogni qualvolta si inoltrava sulle montagne.

Sapeva che lui era sano e salvo, a qualche corridoio di distanza, ma il cuore non smetteva di batterle all’impazzata e le lacrime continuavano la loro inesorabile caduta verso le candide lenzuola.

Doveva vederlo. Convincere il suo cuore che lui era vivo e respirava ancora.

Con movimenti meccanici si scoprì e si diresse a passo spedito verso la porta, aprendola sull’oscurità del corridoio. Aveva percorso quella strada innumerevoli volte negli ultimi mesi e, una volta davanti la porta della camera da letto di Kristoff, si era sempre fermata, con la mano chiusa in un pugno, sospesa a mezz’aria, pronta a bussare. Era sempre tornata indietro, stringendosi le braccia al petto, per scacciare il freddo. Era sconveniente entrare nella camera di un uomo nel pieno della notte: e se qualcuno l’avesse vista?

Tuttavia, quella notte il corridoio sembrava più scuro e inquietante delle altre notti, e Anna si voltò più di una volta indietro, per scorgere se qualcuno la stesse seguendo. A passo svelto, quasi correndo, si ritrovò davanti alla porta, con il fiato corto. Le ombre della notte sembravano allungarsi minacciose verso di lei.

Bussò, senza esitare. E un istante dopo la porta si spalancò, rivelando il volto stravolto di Kristoff.

«A-anna, che ci fai qui?» le chiese studiandola da capo a piedi.

La principessa guardò ancora una volta il corridoio deserto, poi di nuovo lui. «Ho avuto un incubo» sussurrò  a bassa voce, abbassando la testa imbarazzata.

«Hans?» le chiese Kristoff, sollevandole il mento.

Anna fece cenno di no con la testa: quanto doveva sembrare stupida ed infantile, ai suoi occhi?

«Elsa?» chiese ancora, lasciandole una carezza leggere sulla guancia umida.

«N-no» rispose, sull’orlo di un baratro oscuro. Perché non riusciva a scacciare via quel peso che le gravava sul cuore? Lui era lì, davanti a lei, vivo, assonnato e con uno sguardo vagamente preoccupato.

«P-posso entrare?» chiese esitante. Voleva solo gettarsi tra le sue braccia e non lasciarlo andare mai più. Ma fare una cosa del genere, in piena notte e nel bel mezzo di un corridoio, trasgrediva più di una regola del galateo.

«Anna…» fece una pausa «non credo sia il caso, se qualcuno…».

«Ti prego» lo interruppe, quasi implorandolo.

Kristoff esitò indeciso, ma qualcosa sul viso esangue di Anna, fece tremare il suo cuore, facendolo cedere.

«Vieni» la accolse.

Con gesti lenti chiuse la porta dietro di loro, rimanendo in silenzio, aspettando che fosse Anna a parlare per prima. L’incubo che l’aveva svegliata e l’aveva lasciata in quello stato, doveva essere qualcosa di più del semplice sogno ricorrente di Hans che la lasciava morire. Quando lei glielo aveva raccontato la prima volta, con il viso pallido e gli occhi cerchiati da ombre scure, gli era venuta una voglia matta di imbarcarsi sulla prima nave diretta nelle Isole del Sud, per andare a prendere a calci quel mentecatto che l’aveva fatta soffrire. Per di più, il fatto che il principe affollasse ancora i sogni di Anna, lo rendeva triste e vagamente geloso, e più di una volta si era chiesto se la principessa avesse mai sognato lui, invece.

Lui di certo la sognava quasi ogni notte, e non sempre i suoi erano sogni piacevoli.

La principessa continuava a stare in silenzio, con le braccia strette attorno al busto, e lo sguardo perso nelle intricate trame del tappeto ai suoi piedi. Il labbro inferiore stretto nella morsa dei suoi incisivi piccoli e candidi.

«Anna» la chiamò piano.

La voce di Kristoff che pronunciava il suo nome, spezzò qualcosa dentro di lei, quel muro di coraggio che aveva tirato su per non cedere davanti ai suoi occhi. Un singulto le sfuggì dalle labbra e gli occhi le si riempirono di nuove lacrime, calde e salate, lasciate libere di procedere nella loro folle corsa, giù per le guance ceree.

Kristoff rimase per un secondo immobile, interdetto da quella reazione. Poi colmò la distanza tra loro e la strinse a sé, per consolarla, per fermare il tremore che la scuoteva impercettibilmente, per placare il cuore che le correva come un forsennato nel petto. Si limitò a lasciarle leggere carezze tra i capelli, a cullarla sussurrandole piccole sciocchezze, senza mai chiedere il motivo di quel pianto.

Anna teneva i pugni serrati nella stoffa della sua maglia, con il capo piegato contro il suo petto e gli occhi serrati, mentre l’implacabile tempesta di sensazioni ed emozioni, devastava il suo animo, lasciandola più debole ad ogni nuovo singhiozzo, ad ogni nuova lacrima versata. Le braccia di Kristoff erano l’unica cosa che le impediva di scivolare in terra e raggomitolarsi su se stessa.

Dopo un tempo che ad entrambi era sembrato infinito, il pianto si  placò, lasciandoli in assoluto silenzio, stretti l’uno all’altra, in piedi nel mezzo della stanza, immersi in una semi oscurità quasi gradita.

«Eri morto».

«Cosa?» quelle parole l’avevano colto di sorpresa, non tanto per il loro significato, quanto per la potenza con cui avevano squarciato il velo di quiete che li avvolgeva.

«Ho sognato te» fece una pausa, traendo un respiro tremante «Eri morto, Kristoff. Freddo e immobile. E nessun atto di vero amore avrebbe potuto riportarti da me».

Lasciò andare la sua maglia e gli avvolse le braccia attorno alla vita, premendosi di più contro di lui, inspirando forte il suo caratteristico odore penetrante, camuffato dal profumo del sapone che aveva imparato ad usare da un po’ di tempo a quella parte. Con non poca fatica, era riuscita a fargli apprezzare la comodità di un buon bagno caldo, una volta ogni tanto.

E mentre la sua mente rimuginava sulle sue discutibili pratiche igieniche, si sentì sollevare da terra. Un braccio le sosteneva la schiena e l’altro le gambe.

«Al diavolo il galateo» lo sentì mormorare, mentre si avvicinava al letto disfatto.

Un risolino divertito le sfuggì dalle labbra, mentre lui la poggiava dolcemente tra i morbidi cuscini di piume, e le si sedeva accanto.

Una mano corse ad asciugarle le ultime lacrime, cristallizzate agli angoli degli occhi come due gemme preziose, mentre l’altra si strinse alla sua, poggiata sul suo ventre piatto.

Anna lo fissò intensamente negli occhi, annegando in quel colore familiare così simile al cioccolato, beandosi della sua vicinanza.

«Mio dio, eri…congelato» sbottò in una risatina isterica «e il tuo cuore non batteva più» sussurrò giocherellando con le loro dita intrecciate. «Era così reale, Kristoff. E ti ho odiato per un momento, perché mi avevi lasciata indietro, senza di te. E c’era Elsa che cercava di confortarmi, dicendomi che sarebbe andato tutto bene, ma come poteva andare bene se tu non c’eri e…».

E poi le dita di Kristoff si strinsero lievi sul suo polso, conducendo il palmo aperto della sua mano sul suo petto, nel punto esatto dove si trovava il suo cuore: «Senti, batte ancora».

Anna rimase immobile con gli occhi puntati sulle loro mani sovrapposte, presa dal ritmo del cuore di Kristoff, lento e costante. Invece il suo cuore continuava a correre, ma per un motivo diverso stavolta. Batteva così forte che temeva che il ragazzo se ne sarebbe accorto.

«Ora capisci come mi sono sentito io, quella volta sul fiordo» ridacchiò sommessamente, scostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio, con l’altra mano: «Continuo a rivederti nei miei sogni, ancora ed ancora, bloccata nel ghiaccio, con gli occhi spalancati sul nulla. E anche se sono cosciente che si tratta solo di un sogno, non posso fare altro che sentirmi perso e distrutto, ogni volta».

Anna allungò una mano, accarezzandogli la guancia ruvida. «Ma io sono qui, e a meno che non decidessi di buttarmi in mare, dalla sommità del fiordo, non può accadermi niente di spiacevole: non rischio di rimanere congelata ancora una volta» sbottò sorridendo «Invece, tu rischi continuamente la tua vita e io non so mai se tornerai da me, vivo e con tutti gli arti al loro posto».

«Promettimi che farai attenzione, alla prossima spedizione» lo supplicò, stringendo convulsamente la sua mano.

«Sono sempre attento».

«Kristoff!»

«Va bene, lo prometto. E  giuro che tornerò sempre da te, qualunque cosa accada. Puoi starne certa, ma tu smettila di preoccuparti» la rassicurò «Ti starò attorno ancora per un bel po’».

«Lo spero proprio» ridacchiò lei, alzandosi a sedere e posandogli un bacio all’angolo della bocca.

«A meno che tu non voglia il contrario, in quel caso toglierò il disturbo» la stuzzicò.

«Mai! È meglio che te lo ficchi in testa, non ti chiederò mai di lasciarmi. Ma se ti stancherai di me, non ti costringerò a restare…in quel caso capirò».

«Mai, lo giuro» le fece il verso «Non potrei mai averne abbastanza di te, furia scatenata».

«È proprio quello che volevo sentire» sentenziò felice, tirandolo a sé e poggiando il capo proprio dove un momento prima c’erano le loro mani unite.

«Cosa fai?» le chiese, cercando di placare i battiti alterati del suo cuore, reso pazzo dalla loro vicinanza.

«Mi assicuro che la mia musica preferita non smetta mai di suonare».

 

 

 

 

NdA: salve a tutti! Dopo secoli di reclusione da efp e dal mondo in generale, eccomi che rientro in carreggiata con questa nuova shot, che è il seguito della precedente…si, la morte del caro Kris era solo un sogno. Contente? Io si XD Non sono particolarmente contenta del risultato, ma dovevo pubblicare qualcosa al più presto, altrimenti avrei preso la triste decisione di cancellare tutto. L’headcanon dal quale ho preso spunto, vedeva Kristoff come protagonista, cioè era lui ad avere un incubo sulla morte di Anna, ma siccome era una cosa che avevo già trattato altrove ho pensato di ribaltare le parti. Inoltre il titolo mi è stato ispirato dalla fanart qui sopra…la trovo adorabile!

In questo periodo sono moooolto impegnata con gli esami e quindi prima della settimana prossima non riuscirò ad aggiornare nulla, ma da metà febbraio vedrò di aggiornare almeno una delle mie long e di portare avanti con successo questa raccolta. Spero vi faccia piacere ;)

Fatevi sentire ragazze, perché mi mancate tanto e niente, non mi resta che salutarvi con una valanga di caldi abbracci e di augurarvi (anche se con più di un mese di ritardo) uno splendido 2015, ricco di successi e felicità ^.^

ps: ho da poco aperto un blog/account(?) su Tumblr e piange davvero tanto, perchè è solo soletto, senza followers :) Se vi va andate a darci un' occhiata, è principalmente Frozen/Kristanna centrico e se vi va seguitemi ;) questo è il link http://wheremydreamsliethereyoullfindme.tumblr.com

                       
   
 
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