Salve...
Questa
storia è stata concepita grazie a un’improvvisa
ondata di ispirazione che mi ha
colto ieri notte.
Ora
questo, a mio parere, è ciò che provava Sirius
nei confronti di Harry.
Ovviamente
è una mia libera interpretazione, che immagino molti
appoggerete o almeno spero.
Ovviamente in questo mio scritto sono sarcastica. Quindi non prendete troppo sul serio le mie affermazioni. In fondo la categoria è pur sempre demenziale. Grazie.
Buona
Lettura.
Una
candida civetta picchiettò alla finestra di una casetta
situata nel quartiere
di Privet Drive.
Un
ragazzo spettinato e con una cicatrice posta al centro della fronte,
svegliato
da quel continuo beccare sul vetro, andò ad accoglierla
ancora in pigiama e con
un’aria piuttosto assonnata.
Lasciò
entrare il volatile, che oltre a depositargli
un bel ricordino sul braccio, gli consegnò una lettera
destinata, così diceva
l’iscrizione sul davanti, “ A un cretino”.
Senza
pensarci, probabilmente identificandosi con quell’attributo,
il ragazzo strappò
la
busta e cominciò a leggere la lettera che gli era stata
appena recapitata.
Il
testo era, pressappoco, questo:
“
Caro
Harry, o meglio secondo il soprannome, che ti ho affibbiato
a tua insaputa per tutti questi anni, sgorbio.
Allora,
sgorbietto caro, ti
starai chiedendo come io, Sirius Black, nonché
sfortunatamente tuo padrino, sia
in grado di inviarti questa lettera, dato che sono, come dire, defunto.
Bene,
caro pitecantropo, so
già che in questo momento starai concependo spiegazioni come
rapimenti alieni,
sortilegi di Voldemort o magari immagini che tutto sia avvenuto a causa
di un improvviso
capovolgimento della realtà causato dal tuo peggior timore.,
cioè la cancellazione
di quel programma televisivo babbano che ami e segui quotidianamente.
Se non
erro il titolo è “ I
Teletabis”, vero?
Be’
ad ogni modo non provare
ad affaticare quella zucca cicatrizzata che ti ritrovi sul collo,
perché la
ragione per cui ti scrivo è ben lontana da ogni tua
immaginazione.
Ma
bando a questi inutili
sproloqui, arriviamo al dunque.
Devi
sapere , o indegno
erede di James Potter, che io non sono deceduto.
Esatto,
e levati
quell’espressione da pesce lesso, che immagino tu abbia
assunto, da
quell’orrendo grugno, che tu osi definire “
faccia”.
Hai
capito perfettamente. Sono
ancora vivo e vegeto. Devi infatti sapere, Harry, che in
realtà io non mi sono
mai neanche lontanamente avvicinato al pericolo di morte.
A
questo punto immagino che
tu ti stia domandando come tutto ciò sia possibile.
Bene, a
questo quesito ti
risponderò ponendotene un altro : “ Ma hai creduto
realmente creduto che io sia
morto per una tenda?”
Ora non
per criticare, ma
sarebbe stato davvero patetico. Io , l’ultimo esponente
maschile della nobile e
antichissima casata dei Black, sarei mai potuto morire a causa di un
pezzo di
tessuto ondeggiante.
Ma per
favore!
Solo tu
saresti davvero
stato in grado di inciampare e farti uccidere da un oggetto inanimato.
Con mio
incredibile
rammarico questo non è ancora accaduto, nonostante io speri
in qualche miracolo
uno di questi giorni.
Ad ogni
modo la mia morte
non è mai accaduta. Tutto ciò che hai visto nel
ministero poco più di un anno
fa è stato solo frutto di una mia geniale macchinazione, con
lo scopo di
liberarmi di te.
Già
Harry, perché devi
proprio sapere, ora che sono venuto allo scoperto, che io ti odio.
Ma non
è un semplice sano
sentimento di disprezzo. No, è un odio profondo e anche
piuttosto radicato
verso la tua persona.
Infatti
sinceramente io non
ti sopporto.
Ho
vissuto i peggiori due
anni della mia esistenza dal momento del tuo incontro. Inizialmente
credevo che
non sarebbe stato particolarmente difficile prendermi cura del figlio
del mio
adorato migliore amico James, per cui, preciso, non provo alcuna
attrazione sessuale..
Immaginavo
che tu fossi
perlomeno in parte somigliante a tuo padre, soprattutto per le tue
fattezze
fisiche assai simili alle sue.
Lo
ammetto, e con grande
dispiacere. Mi sono illuso.
Infatti
man mano, col
passare del tempo, mi sono reso conto di quanto somigliassi in
realtà a un
tremendo, scusa l’espressione volgare,
“rompicoglioni”.
Le tue
lagne nel cuore della
notte, i tuoi continui tentativi di suicidio, che hai spacciato
prontamente come
aggressioni di Voldemort, le tue crisi isteriche ormonali, per non
parlare dei
continui interrogativi ovvi e idiota che mi ponevi ogni due o tre
secondi, mi
hanno quasi portato all’esaurimento nervoso.
Così
proprio sei mesi prima
del mio presunto decesso, ho compreso, dopo la tua ultima lettera
scritta in un
inglese pressappoco incomprensibile, che era decisamente ora di
escogitare un
piano che mi fornisse una via di fuga.
Il mio
obbiettivo era quello
di evitare per sempre un qualunque contatto con te.
Ma
ovviamente questo sarebbe
stato impossibile da raggiungere se ti avessi dato la
possibilità di
rintracciarmi o comunque di credere nella mia esistenza.
Avevo
già tentato durante i
primi due anni, dopo la tua conoscenza, di allontanarmi dalla Gran
Bretagna.
In
questo modo speravo che
tu con un po’ di tempo mi avresti inevitabilmente dimenticato
e io sarei
tornato a una vita felice e spensierata.
Ma
anche stavolta le mie
speranze erano vane. Infatti più passava il tempo e maggiore
era il numero
delle lettere che ricevevo da parte tua.
Non
riuscivo più a
sopportare questa situazione.
Ormai i
tuoi problemi e i
tuoi errori ortografici mi perseguitavano persino nel sonno.
Lo
definirei osceno,
decisamente osceno. E ancora peggio non riuscivo a trovare un modo per
mettere
fine alle mie pene.
Ma io,
grazie al mio
intelletto sovrasviluppato, sono riuscito a progettare un piano sublime.
Infatti
un pomeriggio,
mentre mi dibattevo con il mio caro compagno di viaggio Fierobecco
sulla crisi
della borsa magica e sulle possibili conseguenze sullo stile di vita
del mago
medio, ho avuto un’illuminazione: io, per riuscire a
sbarazzarmi di te, dovevo
morire. O almeno fingere di farlo.
Così
ritornai a Londra e
convinsi Silente a riconcedermi un posto all’interno
dell’ordine della fenice,
tutto giustificato dal grande desiderio di proteggerti dalla
malvagità di
Voldemort.
Così
riuscii ad ottenere un
rifugio sicuro dal ministero della magia, che nel frattempo continuava
a
cercare di rintracciarmi e di risbattermi ad Azkaban.
Del
resto Silente è sempre
stato un ingenuo e non ha mai minimamente sospettato delle mie vere
intenzioni.
Poi i
mezzi, che ho usato
per persuaderlo, sono un segreto.
Ti
basti sapere che il mio
fascino unito al risaputo debole per i giovanotti di
bell’aspetto da parte del
preside mi ha consentito di rientrare a far parte della cerchia del
vecchio
senza problemi.
Quella
cariatide, come
sapevo, non mi avrebbe dato alcun problema, prevedibile e gay
com’è.
Comunque
a quel punto ho
elaborato un piano che mi ha permesso di spacciarmi per morto ai tuoi
occhi.
Non ho
dovuto pensare
neanche a qualcosa di troppo complesso, dato che nel tuo caso non avevo
bisogno
di grandi stratagemmi per ingannarti.
Del
resto sei, come qualcuno
direbbe volgarmente, stupido.
Così
la sera in cui sono
venuto a sapere della tua incursione al ministero, sono corso
là e nella
baraonda della battaglia mi sono nascosto dietro la tenda, lasciandoti
credere
che fossi stato risucchiato dall’arco ricoperto dal velo.
Ovviamente
tutti si sono
accorti del mio banale trucchetto tranne te, che come se nulla fosse
hai continuato
a farti la manicure mentre tutti rischiavano la vita per salvarti il
sedere.
Ma
siccome tu non ti sei
posto troppi interrogativi, come avevo previsto, nessuno ha ritenuto
necessario
metterti al corrente del mio diabolico piano.
Be’,
credo di aver concluso
con la mia spiegazione.
Non mi
trattengo più di
tanto, piattola, perché scriverti e ricontattarti per
un’altra volta è già una
tortura.
Sappi
però, prima che mi
congeda, che ti ho svelato tutto ciò solo a causa della mia
sete di gloria.
Infatti, prima di sparire definitivamente dalla tua vita ( non ti
sarà infatti
possibile rintracciarmi dato che questa lettera si
autodistruggerà alla fine
della lettura), volevo rivelarti come con grande perizia e allo stesso
tempo
semplicità sono riuscito a liberarmi del più
tedioso adolescente dell’universo.
E
ciò tu.
A mai
più rivederci, sgorbio
della malora.
Baci
acidi, Sirius Black.”
Per
un attimo il ragazzo moro fissò la lettera ad occhi sgranati.
Poi
dopo poco meno di un secondo la gettò via nel cestino, prima
che esplodesse con
un sonoro “Boom”.
Riappoggiò
la testa sul cuscino sgualcito e a bassa voce sospirò
“ Fred e George… Quando
smetteranno di fare ‘sti scherzi…”.
Dopo
pochi secondi era già caduto tra le braccia di Morfeo e
ronfava sonoramente,
mentre Edvige si gustava il suo topo, meritata ricompensa per la
lettera
portata a destinazione.
Sirius
non venne più in contatto con Harry James Potter e visse i
suoi successivi
centosei anni in pace e severità in compagnia di una
bellissima top model alta
Grazie
per aver letto la mia storia e ringrazio particolarmente tutti coloro
che hanno
lasciato una recensione nelle mie precedenti storie.
Ci
rivedremo alla mia prossima ondata di ispirazione.
Mangiate
Granier.
Molti
non capiranno quest’ultima frase, ma non mi importa.
Dovevo
scriverla.
Ciao
e se ne avete voglia e pazienza, lasciate una recensione.