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Autore: ENS 2    03/02/2015    1 recensioni
Denerim è una città capace di attrarre il meglio ed il peggio del Ferelden. Soprattutto il peggio. Alistair e Morrigan, durante una pausa imposta dalla Custode, si ritroveranno a seguire un templare piuttosto affabile a caccia dei peggiori pericoli della città.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alistair Therin, Morrigan, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Un Racconto di Denerim
 
Nella loro ardua impresa per salvare il Ferelden, ed il mondo intero, dal Flagello, l’elfa facilmente eccitabile che era il loro capo aveva deciso di svoltare a destra sulla strada per Orzammar e procedere dritto per l’intero paese, incurante della guerra civile. Arrivato il gruppo alla capitale Denerim, praticamente dall’altra parte del paese, Syria aveva preso tre camere in taverna e dichiarato che avevano bisogno di una pausa. Alistair aveva provato a lamentarsi, a farle notare che c’era un Flagello, ma lei l’aveva mandato a quel paese, se l’era limonato un po’ ed era corsa al mercato.
Per questo motivo al momento Alistair era stravaccato nella stanza sua, di Syria e del cane, rosicchiando un pezzo di formaggio con la bestia che gli stava rendendo insensibili le gambe standoci sopra. Sogghignò al pensiero degli, quell’arpia di Morrigan costretta  a sopportare Leliana, Sten nella stessa stanza di quell’elfo che meno di una settimana prima aveva tentato di ucciderli, Zevran.
Lui invece aveva Syria, il cane ed il formaggio.
Stava quasi per appisolarsi quando sentì bussare alla porta. Dopo aver faticosamente tolto l’animale dalle gambe ed aver passato quasi un minuto sul pavimento incapace di camminare, Alistair riuscì ad alzarsi ed andò ad aprire: non credette ai suoi occhi.
“Alistair, quanto tempo!” disse Robert, un suo vecchio amico di quando era una recluta dei templari.
Si scambiarono un virile ed affettuoso abbraccio da templari ed Alistair gli chiese: “Robert, che ci fai qui?”
Quello sorrise: “Ser Robert, prego.”
“Complimenti!” Ma improvvisamente arretrò sospettosamente. “Aspetta, come sai che sono qui?”
“Tranquillo, amico. Tutte le storie di Teyrn Loghain non mi convincono. Ti avevo visto qui fuori ed ho deciso di venire a salutarti. Sono felice di sapere che sei sopravvissuto ad Ostagar!”
Alistair s’incupì. “Purtroppo troppi non ce l’hanno fatta. Sono qui anche per loro.”
“Dici bene. Teyrn Loghain non resterà impunito, amico mio.” Sorrise. “Si vede che voi Custodi Grigi siete dei paladini, quell’altra, l’elfa, è tutto il giorno che aiuta il sergente Kylon a mantenere l’ordine!”
“Cosa?”
“Sì, dovresti vederla, prima sono passato per una strada e c’era lei al fianco delle guardie cittadine, a combattere criminali!” Sembrava molto preso dalle sue lodi.
L’altro tentò di nascondere la sua espressione spaesata. E rassegnata.
“Comunque, amico mio” gli mise le mani sulle spalle e lo guardò negli occhi serio “purtroppo non sono qui solo per rincontrare un vecchio amico, ma anche per chiedergli un favore.”
Ovvio. Ormai Alistair e Syria erano diventati le balie del regno.
Gli occhi di Ser Robert si velarono di inquietudine, rendendo Alistair attento: “A Denerim sono rimasti quasi solo templari in pensione, offuscati dal Lyrium. Quei pochi capaci si contano sulle dita di una mano ed hanno già rifiutato di aiutarmi.” Scosse la testa. “Scioccamente, penso. Non credono al mio giudizio. Sono troppo inesperto, dicono, e con il Flagello e la ricostruzione della Torre del Circolo hanno tutti qualcosa da fare: la verità è che siamo rimasti in pochi. Ho trovato il cadavere di un cavaliere in un vicolo, addosso aveva una nota che parlava di un’enorme congrega di maghi del sangue nascosta in città.”
Alistair impallidì lievemente. “In città intendi lontano, nelle Selve a migliaia di passi da qui, vero?”
“In città intendo in città, Alistair. Quella nota confermava molti indizi precedenti raccolti negli ultimi mesi, e mi ha permesso di identificare la loro posizione. Intendo assaltarli, e ti chiedo aiuto.
“Il cadavere di un cavaliere? Non un templare?”
“No, di un cavaliere.”
“Perché non un templare?”
“Non ne ho idea. Perché te lo chiedi?”
“Potrebbe essere importante.”
“Non credo.”
Entrò nel corridoio Morrigan e vide scioccata i due uomini vicini, che si toccavano, fissandosi negli occhi. “Non ne voglio sapere” e tornò in camera sua.
 
“Alistair, piantatela di guardarvi attorno così. La vostra ombra non sta per mordervi” disse acidamente Morrigan.
“Ehi, sto solo controllando che nessuno sbuchi dalle ombre per infilarci un pugnale tra le costole. I vicoli di questa città non sono per niente sicuri.”
Morrigan sbuffò.
“Quando un tizio incappucciato sbucherà dalle ombre non farò nulla per evitare che v’infili un pugnale tra le costole… Ehi, non avete risposto! Ho vinto io!”
La strega stava per dire qualcosa ma ser Robert chiese il silenzio.
I due uomini erano in armatura completa, pronti a sguainare le spade, Morrigan aveva il bastone magico in mano. Robert si sporse dall’angolo della strada e diede un’occhiata al covo dei maghi del sangue. “C’è una guardia sulla porta. Lady Morrigan, si prepari.”
“E’ una maga, eh. Un’eretica” gli fece notare Alistair.
“Lo immaginavo dal bastone ed i vestiti pittoreschi.”
“Saranno anche i miei vestiti, ma pittoreschi è l’ultima parola che userei per chiamarli.”
Robert diede una profonda occhiata al corpo della strega. Disse imbarazzato: “Ehm, certo, pittoreschi non… Comunque!” chiuse il discorso. “Morrigan, intralciate la guardia, mentre io la carico.”
Ser Robert sbucò da dietro l’angolo e scattò verso la guardia in silenzio, l’unico rumore quello dell’armatura. La guardia, una donna che si stava grattando distrattamente il mento, vide il templare corazzato che le correva incontro a spada sguainata e restò immobile, scioccata. Ripresa la concentrazione si mie in posizione difensiva quando Morrigan le scagliò contro un incantesimo di confusione. Quella si spaventò per le luci dell’incantesimo ma rimase salda. Arrivato a lei Robert le vibrò un fendente, venne parato, il templare le si buttò contro di peso con tutta l’armatura e la schiacciò contro il muro. Le diede una testata sui denti con l’elmo, facendoli saltare in uno spruzzo di sangue. Le afferrò il polso della mano armata bloccandole l’arma e le mise la spada sulla gola, e la sgozzò.
Ser Robert si voltò verso Morrigan mentre si puliva il sangue dall’elmo con un fazzoletto: “Il vostro incantesimo è stato inefficacie.”
“Morrigan si mise sulla difensiva: “La sua mente era abbastanza forte da resistere.”
“La prossima volta provate qualcosa di più sicuro, se l’entropia non è il vostro campo.”
“Ouch, questo faceva male” sorrise Alistair.
 
Entrarono nell’edificio, e persero l’effetto sorpresa: dopo l’atrio si trovarono in una grossa sala comune piena di armigeri e due maghi, che stavano mangiando. I due gruppi si guardarono per alcuni attimi, perplessi. Soprattutto il simbolo dei templari sull’armatura di Robert.
Erano sette, in totale. I due maghi potevano essere pericolosi, non per Robert che era resistente alla magia, ma Alistair non aveva mai assunto Lyrium ed i suoi poteri da templare stavano svanendo. Anche la maga era sensibile come qualsiasi essere umano normale: si erano già accordati che lui si sarebbe occupato dei maghi.
Robert scattò verso un mago, quello con meno guerrieri vicini. L’altro era dall’atra parte della stanza, questo complicava tutto. Morrigan lanciò un incantesimo di gelo su due guerrieri mentre Alistair si frapponeva tra la strega ed uno che aveva pensato di assalirla. Uno dei guerrieri fece lo stesso con Robert: deviò il colpo d’ascia, parò il secondo, scostò l’arma del nemico dallo scudo e glielo sbatté in faccia. Rotolò sotto un torrente di fuoco evocato dal mago che stava assalendo, ma era spaventato: Robert gli lanciò contro un dissolvi magia che divorò il fuoco magico e lo lasciò privo di potere per alcuni secondi, piantò la punta d’acciaio dello stivale nello stinco del guerriero e quello cadde a terra azzoppato. Incurante di lui il templare raggiunse il mago terrorizzato che agitava le mani nell’aria, inutilmente. Robert aveva calcolato la durata del suo incantesimo, alzò lo scudo sul viso esattamente quando il mago riuscì ad evocare un altro fiume di fuoco. Gli vibrò una stoccata da sopra lo scudo, piantandogli la spada in mezzo agli occhi, in profondità. Due andati. Sulle spalle sentì un colpo di spada: si girò di scatto con lo scudo proteso. Colpì violentemente il cranio del nuovo nemico con il bordo dello scudo d’acciaio. Robert sentì il rumore della calotta cranica incrinarsi e spezzarsi mentre gli occhi del nemico impazzivano. Tre.
Morrigan ed Alistair erano stato altrettanto abili: mentre due guerrieri tentavano di resistere al ghiaccio e l’altro veniva affrontato da Alistair, il secondo mago lanciò su uno dei guerrieri intralciati un incantesimo di potenziamento. Morrigan, libera di fare quello che voleva, lo colpì con un fulmine mentre era scoperto. Poi lanciò un altro incantesimo di freddo sui due guerrieri semicongelati, fulminò quello che Alistair stava affrontando e finirono gli ultimi due.
“Non erano molto coordinati” disse Robert, puntando la spada alla gola di quello azzoppato, ancora vivo e cosciente. “Quanti siete?”
Quello era riverso sul pavimento, il naso rotto e sanguinante. Guardò Robert negli occhi attraverso la feritoia del suo elmo, a fatica: “Non…” ebbe un sussulto di dolore, smise di tenersi la gamba rotta. “Eravamo solo mercenari.”
“Per dei maghi del sangue.”
“Il conio era buono.” Sorrise con la bocca piena di sangue.
“Che coraggio” disse Morrigan. “Su, uccidilo e facciamola finita. Non abbiamo bisogno di sapere quanti sono, l’edificio è piccolo ma non ci ha sentiti nessuno, devono essere pochi.”
Robert seguì il suo consiglio.
 
Trovarono poche stanze, la maggior parte erano camere da letto ed un magazzino. Qui ser Robert si mise ad esaminare con attenzione.
Alistair e Morrigan stavano quasi iniziando ad annoiarsi, quando il templare disse: “Qui non c’è nulla, tranne ingredienti alchemici e rifornimenti generali. Dobbiamo ancora controllare il laboratorio, lo studio del capo e la sala delle evocazioni.”
“E’ così che fate voi templari?” chiese curiosa, a suo malgrado, Morrigan.
“Sì, se c’è da ispezionare qualche edificio. Altrimenti giriamo come dei disadattati per la foresta chiedendoci se il frinire che avevamo sentito poco fa potesse essere il ruggito di un demone.”
I due ridacchiarono, Alistair finse di vomitare.
Ispezionando il resto dell’edificio sentirono attraverso una porta  una cantilena.
“Abbassate la voce. Ci siamo, sono nel bel mezzo di un rituale” disse Robert piano.
“Mi sembra di conoscerlo, questo rituale” disse pensoso Alistair.
“Sì, anche a me sembra familiare…”
“Stanno guarendo qualcuno” li informò Morrigan.
Alistair sorrise: “Ammetto che il mio primo assalto ad un covo di maghi del sangue me l’ero immaginato più evocativo. Magari stavano facendo qualche rituale malvagio, o che so, si trasformavano in demoni orribili. Sono deluso.”
“Sentiamo il tuo dolore” gli disse seccata la strega.
“Alistair, il trasformarsi in demoni orribili è un rituale.” Morrigan lo guardò male. “Che c’è?”
“Maestro, sento delle voci da dietro la porta” disse una voce melodiosa.
“Sì, Vanessa, le sento anch’io. Karol, controlla!”
“Oh Andraste!” ebbe il tempo di dire Robert.
I due uomini si tolsero dalla porta e Morrigan la buttò giù con una palla di fuoco che attraversò la stanza e fortuitamente puntò proprio sul mago che aveva ordinato a Karol di controllare, un vecchio vestito raffinatamente, il maestro dei maghi del sangue. Ma eresse una potente barriera con un gesto e protesse lui e la sua apprendista. La deflagrazione di fuoco inghiottì mezza stanza, ustionando i quattro guerrieri privi di difese che non avevano avuto i tempo di capire cosa stesse succedendo.
Tra le loro urla il vecchi mago disse disgustato: “Mercenari. Si sono già bevuti tutta la paga”
I due maghi erano chini su un tavolo, centrale alla fine della stanza. Sembrava quasi una chiesa, ma le macchie mal lavate di sangue non lasciavano dubbi sull’attività che vi si svolgeva. Sul tavolo, l’altare, era posata una persona ferita. Il vecchio mago del sangue e la sua apprendista  unirono i bastoni e scagliarono contro l’entrata un dardo elettrico ruggente di potere. Robert entrò nella stanza e fece scudo ai suoi compagni, alzando lo scudo ed incassando l’incantesimo senza esitazione. Il dardo s’infranse in una morsa elettrica all’impatto con il suo scudo, in parte lo trapassò e squassò il suo corpo lottando con il Lyrium nelle sue vene che gli donava resistenza alla magia. Crollò a terra in silenzio, come combatteva.
La maga chiamata Vanessa non ebbe il tempo di emettere suono che una punta di ghiaccio le trapassò la giugulare. Crollò scioccata al suolo gorgogliando sangue. Morrigan aveva un’espressione arrabbiata. Anche Alistair era furioso e scattò verso il mago rimasto, spada sguainata verso il suo cuore. Il vecchio mago puntò di nuovo il bastone, neppure un’emozione per la morte della sua studente, ed evocò una saetta sottile e precisa. Lo scudo di Alistair la ricevette senza neppure che l’uomo si fermasse: Morrigan l’aveva benedetto con un incantesimo di resistenza magica.
Ad Alistair mancavano pochi passi al mago, quello, gli occhi ridotti a due fessure, si lanciava contro uno scudo per reggere la carica, che uno dei guerrieri ustionati gli afferrò da terra la caviglia. “Ti ho preso, bastardo” ghignò con la faccia sfigurata dalle ustioni.
La presa era forte quanto lo slancio: Alistair perse l’equilibrio e crollò proprio dinnanzi al mago, che rideva alla vista dello spettacolo. Il suo scudo arcano si dissolse al contatto con il fulmine scagliato da Morrigan, ma rimase illeso. Puntò il bastone, la punta ritorta e rinforzata poteva quasi sfiorare l’elmo di Alistair: aveva tutto il tempo per colpirlo.
Il bastone cadde, la forza nelle mani che stringevano la presa persa. Il mago si guardò attorno e vide il templare che credeva di aver ucciso in piedi, in tensione. Nel petto aveva conficcata una daga: ser Robert gliel’aveva lanciata. Il vecchio diede il suo ultimo sguardo a lui, uno sguardo d’odio che il templare a stento parve notare. Facevano parte del mestiere. E morì.
 
Erano tornati alla locanda, dopo aver finito di ispezionare i posto. Le ferite di ser Robert non erano lievi, ma Morrigan per quel poco che ne sapeva era riuscita ad occuparsene. I templari reggono bene le ferite di natura magica.
Alistair stava bevendo birra in sala comune, da solo. Morrigan era tornata in camera sua senza dire una parola, nonostante l’avventura che avevano condiviso. Stranamente non aveva neppure chiesto qualcosa in cambio, Alistair era certo che l’avrebbe fatto. Anche Robert era andato nelle stanze, evidentemente ne aveva presa una per riposarsi. Faceva bene.
Entrò di corsa Syria, ad occhio era evidente che aveva appena finito di pulirsi dal sangue. “Alistair!” corse al suo tavolo e gli fece una faccia arrabbiata. Fingeva, Alistair sorrise sotto i baffi. Disse velocemente: “Mi hai lasciata tutto il giorno con Leliana! Leliana! Non c’era neanche Morrigan, chissà dove diamine era andata!” Si zittì all’improvviso e mise su una faccia controllata: arrivò anche la diretta interessata, Leliana, nelle stesse condizioni di Syria. Sorrise loro e li salutò, andandosene in stanza. Syria le sorrise di rimando. Appena uscita dalla stanza, riprese a lamentarsi: “E siamo state tutto il giorno ad ammazzare banditi con le guardie, Denerim è un casino peggio di quando ci vivevo io. Ma ovviamente non è stato epico come potrebbe sembrare, perché c’era lei! Si lamentava di continuo di tutto il sangue e pregava sempre per i poveri stronzi che ammazzavamo. Una volta mi ha chiesto di fermarmi e siamo state dieci minuti inginocchiate davanti un sasso! Cioè, lo è stata lei. E poi ha anche tentato di convincermi che dovrei provare questa pettinatura da ricconi orlesiani in cui prendi un uccello e te lo metti…!”
“AHH!!” un urlo la interruppe. Era Leliana. “Cé un uomo nudo in camera!” Aggiunse dopo poco: “Un bel pezzo d’uomo, anche!”
 
  
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