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Autore: DalamarF16    03/02/2015    4 recensioni
Questa storia è il seguito di: "La Recluta". Mentre Steve e Natasha sono impegnati nelle vicende di Captain America The Winter Soldier, Clint è alle prese con il recupero della vista, sempre accompagnato dal fidato Tommy. Il ritorno di tutti i miei personaggi de La Recluta, con l'aggiunta dei nuovi arrivati: Sam Wilson e Bucky, e non è escluso l'arrivo di Coulson. Come procedevano le vite degli altri avengers durante TWS? E come cambieranno le loro vite dopo la caduta dello SHIELD?
ATTENZIONE: Ho messo l'avvertimento spoiler per precauzione, potrei mettere riferimenti alla prima stagione di agents of SHIELD
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America
Note: Cross-over, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers: Rinascita.'
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PERSONAL SPACE: Rieccomi!! Scusate il ritardo, ma per colpa dello studio non ho molto tempo per scrivere, quindi gli aggiornamenti, almeno fino a Marzo, saranno un po' saltuari, anche se cercherò di pubblicare più o meno un capitolo a settimana o giù di lì, dopo gli esami giuro che mi regolarizzo!!!
Come al solito, grazie mille a tutti quelli che hanno letto, e a chi mi ha recensito. Sono contentissima che tanti abbiate deciso di seguirmi nel proseguo delle avventure di questi scapestrati!!! Vi lascio al capitolo, e ci vediamo in fondo!

trust me

SOLO 48 ORE

I've combed this town from top to bottom
I try to get around but my legs are broken
Every time I miss it 'cos I ain't got a ticket

Clash - 48 Hours

Solo 48 ore.
Da eroe era passato a fuggitivo, era stato arrestato, liberato, aveva dato il via a una rivolta contro lo SHIELD, l'HYDRA o chiunque ormai governasse davvero l'andamento degli Stati Uniti e del mondo intero.
Fury era morto davanti ai suoi occhi, e poi era riapparso, malconcio ma vivo, per unirsi alla sua lotta.
Quarantotto ore prima si trovava in un ospedale, con nel pugno una chiavetta che gli aveva rivelato la vera natura dello SHIELD, e aveva guardato morire il Direttore davanti ai propri occhi. Ora quello steso su un letto era lui, vivo per non si sapeva bene quale miracolo.
Quarantotto ore prima, il Soldato d'Inverno era solo un nuovo, potente nemico da combattere, da abbattere per vendicare l'uccisione di Fury.
Quarantotto ore prima, James “Bucky” Barnes era solo un lontano ricordo che gli faceva stringere il cuore.
Quarantotto ore prima era un agente dello SHIELD, ora era un agente del nulla.
Quarantotto ore prima, non riusciva a guardare negli occhi la Vedova Nera senza sentirsi tradito, il che forse era l'unica cosa buona che quei maledettissimi due giorni avevano portato con loro. Era tornato a fidarsi di Natasha a tal punto da affidarle la propria vita.

Quarantotto ore sembravano una vita intera, ora che aveva tempo di ripensarci a mente fredda. Erano successe troppe cose, e troppe erano ancora sopite sotto la coltre di antidolorifici e calmanti che stavano aiutando il suo corpo a recuperare dall'ultimo scontro con Bucky e la successiva caduta.
Ancora non si spiegava come aveva fatto a sopravvivere all'impatto, né come fosse ritornato a riva.
Ricordava ben poco da quando era svenuto subito dopo l'impatto con l'acqua, anzi praticamente non ricordava niente.
Una parte di sé sperava, si illudeva, che le sue parole avessero fatto breccia nella coltre di gelo che era stata impiantata nel cervello di Bucky, fossero arrivate al cuore, scongelandoglielo e restituendogli attimi di vita che l'avevano indotto a salvarlo dalla morte certa.
Non osava esprimere quel pensiero ad alta voce, né con Sam, né con Natasha: non gli avrebbero mai creduto, argomentando con logiche affermazioni ogni sua congettura. Avrebbero avuto ragione, e lui non era pronto a perdere quel filo di illusione che gli diceva che Bucky esisteva ancora, da qualche parte, che quello non era solo il suo corpo rattoppato e rinforzato.
Quarantotto ore prima, la sua vicina di casa era solo un'infermiera del reparto malattie infettive.
Quarantotto ore prima, stava cercando di farsi una vita negli anni 2000.
Adesso doveva ricominciare. Di nuovo.
Da solo.
Di nuovo.

***

Quarantotto ore.
Da quel messaggio di Natasha erano passate solo quarantotto ore.

48 ore prima.

“Non presentarti al turno domani, vai da Clint e preparati a scappare. Non fare domande e non fidarti di nessuno”.
Tommy aveva ricevuto quell'SMS sul cellulare solo al termine del suo turno allo SHIELD. Sapeva che c'erano state delle agitazioni al Triskelion, e che Steve era coinvolto in un qualche modo che non riusciva nemmeno a concepire. Sapeva anche che dovunque fosse ora, Steve era con Natasha e che le cose per loro non andavano bene.
Aveva letto il messaggio appena uscito dallo spogliatoio e si era affrettato a rientrarci per raccogliere il cambio di vestiti che vi teneva, in modo da non dover ripassare per l'appartamento.
Due agenti erano entrati proprio mentre richiudeva lo zainetto. All'inizio aveva fatto finta di niente, non era raro che altri entrassero a quell'ora: il turno era finito da poco e c'era sempre qualche ritardatario. I due erano agenti veterani, più o meno dell'età di Clint, anche se non allo stesso livello dell'arciere.
Tommy si limitò a ignorarli, pur tenedoli d'occhio. Dalla missione negli Emirati tutti sapevano del suo legame con Steve, anche perchè era uno dei suoi supervisori, e se Capitan America era nei guai, non ci avrebbero messo molto a venire da lui.
E infatti lo bloccarono prima che potesse mettere un piede fuori dal locale
-Thomas Artowood?-
Tommy non rispose subito. Per un secondo sondò le possibilità che aveva.
Rispondere era un'opzione valida fino a un certo punto. Se l'avessero per caso preso prigioniero sarebbe stato solo l'ennesima merce di scambio per catturarlo.
Scappare all'istante era impossibile. Anche se fosse stato abbastanza forte, agile e fotunato da uscirne sano e salvo, a quel punto sarebbe stato un fuggitivo al pari di Steve, e avrebbe dato l'ennesima prova della colpevolezza di Steve.
Prendere tempo. Ecco l'alternativa corretta.
-Sì, sono io-
-Devi venire con noi, l'agente Hill vuole parlarti-
Giusto. La Hill. Di lei poteva fidarsi, giusto?
L'eco delle parole di Natasha gli risuonò nelle orecchie: non fidarti di nessuno.
Fury era dato per morto; qualcuno lo aveva tradito e gli aveva teso una trappola. Qualcosa fece scattare una molla in testa a Tommy. No. Non poteva fidarsi nemmeno della Hill, tuttavia, al momento non aveva scelta.
-Va bene-
I due lo scortarono fuori, accompagnandolo come due carcerieri.
-Conosco la strada- cercò di dire
-Abbiamo istruzioni precise-
Tommy annuì in silenzio, il cervello che lavorava freneticamente alla ricerca di una qualunque idea. Sentiva i palmi delle mani sudati, li apriva e chiudeva in continuazione.
Stai calmo. Fa un respiro profondo e calmati. Solo così sarai lucido a sufficienza da agire. Non pensare troppo. Affronta quello che accade istante per istante.
Gli insegnamenti di Natasha agirono sul suo cervello per un riflesso condizionato, e all'improvviso si ritrovò calmo, pronto ad affrontare qualunque cosa la Hill avesse in serbo per lui.
Alla fine aveva scoperto che di Maria Hill poteva fidarsi. Gli aveva dato una busta contenenti passaporti e documenti falsi per lui e per Occhio di Falco, e gli aveva affidato la missione più delicata della sua vita: recuperare Clint e riuscire a fuggire prima che l'intero sistema crollasse.
Era importante che non si facessero trovare: Clint era uno dei bersagli primari del progetto Insight modificato dall'Hydra. Dovevano diventare invisibili.
E da buon agente, Tommy non si era tirato indietro, ma l'aveva fatto secondo gli insegnamenti della Vedova Nera: fai qualcosa di sospetto senza fare niente di sospetto.
Appena uscito dal quartier generale dello SHIELD a New York, si era diretto come al solito all'appartamento che condivideva con i due Vendicatori.
Come faceva dopo ogni turno pomeridiano, si fermò a cenare in una piccola trattoria. La ragazza al bancone gli sorrise, cordiale come sempre. Era una bella ragazza, forse della sua età visto che lavorava solo in orari pomeridiani o comunque post-scolastici. Aveva i capelli lunghi e castani, con le punte rosso fiamma. Era anche intelligente e non era raro che si fermasse con lui a chiacchierare se arrivava alla fine del suo turno
-Il solito?-
-Sì, ti ringrazio. E mi fai anche un paio di pezzi di torta di mele da portar via-
-Appuntamento galante?-
-Eh? No, no figurati- Tommy si trovò all'improvviso in imbarazzo. Per un qualche motivo gli dava fastidio che quella ragazza, Julie, pensasse che comprava la torta per un'altra. Ma che gli stata succedendo? Aveva fretta e aveva una missione importante da compiere, non aveva tempo di chiacchierare.
Fai qualcosa di sospetto senza fare niente di sospetto.
Appunto.
-Sono per Clint, sai, il mio coinquilino- Fantastico. Così sembrava gay. -Cioè, è come un fratello per me, e ultimamente ha avuto un grave problema agli occhi. Ora è tornato a vedere e volevo festeggiare con lui-
-Il biondino dici?-
-Sì, esatto. Proprio lui-
-Sono contenta che stia meglio. Quindi, adesso sarai più libero?-
Oh. Oh.
-Per la verità, tra due giorni mi trasferiscono alla sede di Chicago- Bugia volante in arrivo.
-Ah- Tommy percepiva la delusione della voce della ragazza, ma non poteva dirle che probabilmente nel giro di due ore sarebbe stato un fuggitivo ricercato da...beh in effetti non lo sapeva nemmeno lui. -Come mai?-
-Non sono più una recluta; ormai sono un agente effettivo e non posso restare dove ho fatto l'addestramento, per evitare che i miei supervisori facciano favoritismi-
-Capisco...allora... non ci rivedremo... più?-
-Cercherò di tornare ogni volta che posso, promesso- Almeno questo era vero, forse.
-Va bene..ti...ti lascio mangiare allora, io...devo andare-
Tommy agì d'istinto e le diede un lieve bacio sulla guancia. Grazie di avermi sfamato. Julie sorrise  e scrisse qualcosa sul taccuino delle ordinazioni, poi gli porse quello che aveva scritto.  -Chiamami quando torni in città-
Tommy sorrise, davvero felice, e per un attimo ignorò la spada di Damocle sulle loro teste.
-Contaci. Ciao-
Finì di mangiare con calma, poi tornò all'appartamento e dopo una doccia si mise a letto.

48 ore dopo.

-Sei pronto, Tommy?-
-Pronto-
Se il ragazzino perdeva tempo a pensarci, gli sembrava impossibile che solo due giorni prima si trovava in una tavola calda di New York a parlare con una ragazza.
Da allora avevano girato tre stati, cambiato altrettante identità e raccontato più balle di quante ne aveva probabilmente dette in tutta la sua vita.
Lui e Clint, con i loro capelli biondi e i loro occhi azzurri, passavano facilmente per fratelli, così come confermavano i documenti falsi preparati per loro da Maria Hill.
In quel momento i due si trovavano in un piccolo paesino italiano in provincia di una delle città più antiche d'Italia, Ravenna, e stranamente non erano in fuga, almeno non per il momento.
La penisola (o almeno quella parte) sembrava ignara di quello che era successo a Washington il giorno prima, così avevano modo di fare i turisti almeno per qualche ora.
Tommy chiuse lo zaino e lo gettò sul letto, preferendo prendere con sé soltanto un marsupio nero con dentro cellulare e macchina fotografica.
Ovviamente non mancavano le armi: pistola ben nascosta in una fondina sotto un'ampia felpa e coltelli alle caviglie, nascosti sotto i jeans.
Clint indossava una camicia scura sopra una t-shirt, e portava arco e frecce di ultima generazione in uno zaino il primo, e in un orologio da polso.
Prima di lasciarli partire, Tony aveva consegnato le nuove armi a occhio di falco: l'arco si richiudeva su sé stesso in una scatola poco più grande e pesante di un libro tascabile, mentre le frecce sfruttavano un meccanismo simile a quello del manico di un ombrello portatile per ridursi a bastoncini abbastanza piccoli da essere nascosti in un orologio.
-Colazione e autobus?-
-Ok....uhm...- Tommy consultò la carta d'identità dell'amico per verificare il nome -Samuel-
-Forza Ryan-
-Ma come diavolo fai a ricordarti sempre le nostre identità? Io sbaglio una volta sì e l'altra pure!-
Clint si sedette accanto a lui.
-Ehi. Io sono più esperto-
-E infatti non ci hai costretti a fuggire da Seattle, né da Tijuana-
Le precedenti fughe erano state infatti colpa di Tommy. In entrambi i casi aveva scordato l'identità sua e di Occhio di Falco, ed erano stati scoperti e costretti a fuggire. Per questo la loro terza destinazione era stato un paese ben lontano dagli Stati Uniti: la speranza era quella di capitare in un posto lontano da centri di potere dove nessuno aveva mai sentito parlare dello SHIELD o dell'Hydra, in modo che anche se si fossero sbagliati di nuovo, avrebbero avuto un ampio margine di manovra per non far precipitare la situazione.
-Tommy. E' tutto ok. La Hill ti ha dato un compito che nessuno con la tua esperienza avrebbe svolto così bene. Lo so che Natasha e io lo facciamo sembrare facile, cambiare identità come i calzini, ma non è così, te lo assicuro. Ce la farai, col tempo. Adesso non pensarci, ok?-
Tommy annuì poco convinto e gli passò gli occhiali da sole. Gli occhi di Clint erano perfettamente guariti, ma era necessario che l'arciere si prendesse cura della propria vista proteggendosi sempre con degli occhiali in giornale soleggiate come quelle. Le probabilità che con la luce solare i cristallini sostituiti si danneggiassero erano minime, ma Stark aveva consigliato prudenza, e Clint obbediva.
Dopo una colazione abbondante a base di brioche (5 o 6 a testa) e cappuccino, i due presero il primo autobus che li avrebbe portati dal paesino di mare dove si trovavano fino alla stazione della città romagnola. Da lì al centro storico una passeggiata avrebbe evitato loro di incartarsi nell'intrico di sensi unici che faceva uscire pazzo chiunque non fosse pratico della zona, come avevano avuto modo di capire la sera prima, quando il taxi che li aveva portati dall'aeroporto di Bologna a Ravenna, si era alla fine dovuto arrendere a chiedere indicazioni per smettere di girare in tondo attorno al centro della città senza trovare una via d'uscita. Il tutto ovviamente tra le risate malamente nascoste dei clienti, che dopo la fuga roccambolesca dal Messico sentivano la necessità di trovare divertente qualunque altro intoppo li ostacolasse.
Passavano i giorni, dopo la distruzione dell'Hydra e dello SHIELD. La notizia aveva sconvolto il mondo: l'esistenza di un'organizzazione segreta che vantava tra i suoi militari un superuomo che sembrava uscito direttamente dai fumetti, un'assassina russa e chissà cos'altro, aveva lasciato interdetti tutti. Fortunatamente per loro, gli speciali televisivi, con le interviste ai diretti protagonisti della vicenda, non mancavano, e Tommy e Clint (Sam e Ryan) non facevano fatica ad avere notizie sui loro amici.
Natasha era sotto i riflettori, accusata di tutti i propri crimini anziché ringraziata per aver salvato (di nuovo) il mondo da un'organizzazione filo-nazista.
“Sì, potreste, ma non lo farete. Saprete dove trovarmi”
Clint non potè fare a meno di scuotere la testa e sorridere. Natasha era sempre la solita, fredda, glaciale, implacabile nel suo dire la verità senza nascondersi dietro false ipocrisie, nel mettere di fronte all'impossibilità di replicare chi aveva di fronte senza costringerlo ad arrampicarsi su degli specchi insaponati.

-Che ne sarà di lei, adesso?-
Tommy aspettò a porgli la domanda fino a quando non furono al sicuro nella stanza dell'appartamento che avevano preso in affitto pochi giorni dopo essere arrivati nella città. Lì nessuno conosceva il volto di Clint, lui non aveva più fatto casino con le loro identità e di conseguenza ormai erano abbastanza al sicuro da potersi fermare fino a quando non si sarebbero calmate le acque e avessero capito cosa fare della loro vita ora che non erano più agenti dello SHIELD.
-Natasha ha molte risorse- lo rassicurò l'amico -Ha gente che le deve favori praticamente in ogni parte del mondo e Dio solo sa quante identità ancora intatte da giocarsi. Si inventerà qualcosa-
-Non la rivedremo mai più, quindi?-
-Non per ora, ma  di sicuro si farà viva appena possibile, ne sono certo. Deve solo lasciar sgonfiare tutta questa faccenda per potersi muovere senza mettere tutti in pericolo-
-E Steve?-
-Steve? Con il suo curriculum nessuno lo accuserà di nulla, a parte la distruzione di qualche bene del governo dal valore di svariati miliardi di dollari, si intende. Se hai come nome di battaglia Capitan America la scampi in qualche modo-
Tommy annuì e si stese sul proprio letto.
-Pensi...che possa chiamare la mia famiglia? Saranno preoccupati-
Clint aspettò un attimo prima di rispondergli, e questo fece salire l'ansia dentro di lui. Il mondo non sapeva chi era, ma se l'Hydra era davvero entrata nei piani alti dello SHIELD sicuramente erano a conoscenza del suo legame con alcuni dei Vendicatori. Avrebbe messo in pericolo la sua famiglia se li avesse contattati? O erano già stati presi come ostaggio per uno scambio?
-Aspetterei ancora qualche giorno, se fossi in te. Però puoi mandargli un messaggio da un numero usa e getta, in modo da non essere rintracciabile-
Tommy (Ryan) annuì e prese uno dei telefoni vergini che avevano comprato negli States prima di partire e compose un SMS per la propria famiglia, e anche uno per Julie, per rassicurarli sulle sue condizioni senza dare dettagli su dove fosse.

***

Era la prima volta che aveva il tempo di fermarsi a pensare a quelle fatidiche quarantotto ore che avevano completamente disintegrato quel po' di vita che era riuscita a costruirsi da quando aveva accettato di entrare nello SHIELD.
Tutto il percorso che aveva fatto, trasformandosi da macchina della morte a essere umano, gli sforzi di Clint di aiutarla ad adattarsi alla sua nuova vita, tutto ciò che di buono aveva fatto in quegli anni era stato spazzato via quando aveva reso pubblici tutti i dati di tutti gli agenti dell'organizzazione segreta.
Tra quei dati c'erano anche le cose buone, ovviamente, ma come aveva sentito dire da uno di quei film del cavolo di Clint, una buona azione non basta a perdonare una persona, ma ne basta una malvagia per condannarla, o qualcosa di simile.
E le sue esecuzioni superavano di gran lunga le volte che aveva salvato il mondo, quindi ovviamente l'immagine che era uscita era quella di una spietata assassina, quindi era stata costretta a fuggire.
Pierce gliel'aveva predetto, e lei se ne era fregata in nome di quello che era giusto, in nome del suo proposito di cancellare la famosa “macchia rossa sul registro”. E ora ne pagava le conseguenze.
Era stata prelevata fuori dall'ospedale dove avevano ricoverato Capitan America dopo averlo recuperato dal fiume e portata a quello che una volta era il triskelion. Lì aveva dovuto rispondere delle sue azioni davanti a
Dopo aver salutato Fury, Sam e Steve era volata a Cuba, dove un vecchio amico che le doveva un grossissimo favore le aveva procurato l'ennesima identità fittizia.
In quel momento si trovava a Vienna, e passeggiava tra le vie del centro. Era entrata allo Stefan Dom, la bellissima cattedrale posta nel centro della città, ed era salita sul suo tetto, ovviamente intrufolandosi al di fuori dell'orario di visita. Giocherellava distrattamente con le punte dei capelli, tinti di un biondo che sembrava naturale, molto simile al suo colore originario, mentre stesa a terra guardava il cielo godendosi quel momento di solitudine e relax.
Non l'avrebbe mai ammesso a voce alta, ma le mancava rientrare in casa e rimanere esasperata dal disordine cronico di Tommy e Clint. Ogni santa volta trovava il frigo in uno stato di civiltà indipendente, si aspettava un giorno o l'altro di venire arruolata nella guardia personale del re del Latte, che di solito rimaneva a scadere per un tempo sufficiente lungo da permettere all'evoluzione di fare il suo corso e da sviluppare una civiltà organizzata e tecnologicamente avanzata. Non aveva trovato altra spiegazione quando aveva trovato nel frigo il cellulare di Clint.
I suoi pensieri andarono per un momento a Tommy. L'avrebbero catturato e interrogato? Era riuscito a fuggire con Clint dopo aver letto il suo messaggio?
Non era riuscita a scoprirlo, ma il fatto che mai nessuno avesse fatto il suo nome la rassicurava non poco. Probabilmente era al sicuro.
Guardò per l'ennesima volta il telefono spento nella sua borsa da viaggio. Era la sua linea sicura con Clint. Sapeva che se l'avesse acceso avrebbe trovato sicuramente qualche avviso di chiamata, ma anche che era ancora troppo presto per sentire l'amico. No. Doveva resistere.

***

Natasha era fuggita, Clint e Tommy anche. Alla balla della morte di Fury non aveva creduto nemmeno per un secondo. Maria Hill era venuta a chiedergli lavoro come capo della sicurezza.
Tra tutti loro, probabilmente Tony Stark era quello che se l'era cavata con il minore dei danni.
Sebbene tutti sapessero che fosse IronMan e che aveva collaborato con Capitan America alla battaglia di New York, non esisteva un fascicolo SHIELD su di lui, se non quello di ex fornitore di armi per equipaggiare le truppe, così come ogni altro reparto militare degli Stati Uniti; di conseguenza non era stato toccato dalla divulgazione dei segreti degli agenti, se non per quello che era già risaputo da anni.
Aveva potuto continuare il corso della propria vita senza stravolgerla, e anzi aveva aiutato quanti aveva potuto assumendo nel campo della sicurezza privata per sé stesso o per altri imprenditori di successo chiunque fosse venuto a chiedergli un lavoro.
Nel suo cuore, era però in angoscia: che ne sarebbe stato dei suoi amici? Sarebbe stata necessaria un'altra disgrazia perchè potessero riabilitarsi?
Non la sapeva, ma nel frattempo si era dato un'altra missione.
Si mise al PC e aprì uno dei fascicoli dell'Hydra, che si era procurato in forma integrale per vie non esattamente legali.
Il Soldato D'Inverno.
Iron Man aveva una nuova missione: trovare l'assassino dei suoi genitori e fargli pagare il conto più salato della sua vita. Con gli interessi.

***

Quarantotto ore prima era un'arma.
Quarantotto ore prima era il Soldato d'Inverno, e Steve Rogers, aka Capitan America era la sua missione.
Quarantotto ore prima ucciderlo era la sua sola missione.
“Sarò con te fino alla fine”.
Si trovava nello Smithsonian Museum a Washington, le armi e il braccio metallico nascosto sotto jeans e felpa, i capelli e il volto oscurati dalla visiera di un berretto scuro.
“Ti chiami James Barnes”
Le parole di Rogers gli risuonavano nella mente, insieme alle immagini confuse che tormentavano il suo sonno.
Immagini confuse di feste, di guerra, di battaglie. Di una caduta in un precipizio.
Flash che si rincorrevano nei suoi sogni, facendolo svegliare di soprassalto, sudato e tremante.
L'emicrania lo tormentava da quando aveva preso la decisione, arrivata da chissà quale angolo recondito della propria mente, di salvare la vita a quel soldato nemico che doveva uccidere.
Davanti a lui, un video in pessima risoluzione documentava le gesta di Capitan America e degli Howling Commandos, a caccia di nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Una foto di sé stesso in divisa lo guardava con un sorriso storto sul viso, uno sguardo ammaliante e sincero.
“James Barnes era il migliore amico di Steve Rogers” stava dicendo la voce narrante del museo.
Il migliore amico di Steve Rogers.
Un altro flash lo colpì come una freccia, spaccandogli in due il cranio dal dolore.
Un'immagine soltanto, statica come una fotografia. Un mingherlino biondo e asmatico che sognava di difendere il proprio paese in guerra.
Non appena fu in grado di rimettersi dritto senza che il mondo girasse attorno a lui, uscì all'aria aperta a grandi passi.
Chi era davvero?
Cosa avrebbe fatto adesso?
Il mondo riprese a girare e il Soldato d'Inverno si accasciò all'ombra di un albero.

PERSONAL SPACE: rieccomi! Alla fine ho preferito saltare agli istanti immediatamente successivi al finale del film, io non volevo, ma la storia ha deciso così! Niente, dal prossimo capitolo saremo ufficialmente dentro la storia! Iron Man troverà il soldato d'inverno? E Steve e Sam? Dove porterà la loro fuga Natasha, Clint e Tommy? Lo scoprirete seguendomi! Alla prossima!!!
   
 
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