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Autore: deilastump    03/02/2015    0 recensioni
sembrava che la vita di Adelaide fosse destinata ad essere un totale disastro. sembrava che tutte le sue sofferenze fossero destinate ad aumentare, ad essere più, come se fosse stata buttata giù da una rupe ripida e infinita.
e sembrava che avesse toccato il fondo quando sua mamma si risposò, con la famiglia O'Brien. ad Adelaide sembrava che quel ragazzo cosi intrigante e strano, Dylan, fosse la sua rovina finale,
ma non sapeva che, invece, sarebbe stato il suo angelo, colui che riuscì a salvarla da quella vita che sembrava star andando d'inferno.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dylan O'Brien
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storsi la bocca in una smorfia di dolore, quando mia mamma, per sistemarmi la massa di capelli mossi in una crocchia ordinata, spinse troppo forte e troppo dentro una forcina.

"scusa, tesoro" ripeté, come tutte le altre volte che mi provocò quel dolore momentaneo.
Era ridicolo, tutto ridicolo. Essere costretta a partecipare al matrimonio che, anche dopo il mi consiglio negativo, accettò comunque di celebrare.
Mi guardai allo specchio, ma prima che l'occhio cadesse su di me, scrutai un attimo la mamma.Era bella, con quel vestito bianco, non troppo vistoso, o brillante. Era di seta bianca, con un corpetto dell'aderenza giusta, finemente decorato con disegni arabeschi.I capelli, che erano mossi come i miei, le cadevano dolci lungo le spalle, e quel sottile strato di trucco le rendeva il viso giustamente luminoso.Era bella, se sulle labbra non ci fosse impressa la sua tristezza. E sapevo che quella tristezza era a causa mia.Avrei voluto fare qualsiasi cosa, per rivedere su quelle labbra un sorriso smagliante, come faceva prima. Ma non potevo farci niente. Mi aveva tolto l'unica cosa che mi importava davvero, e mi stava costringendo a vivere una vitta fatta a posta per lei, non per me. E sapeva che io non ci stavo, in quella vita, ma non le importava, perché voleva che io fossi la figlia perfetta.
Odiava come ero diventata, ed aveva accusato papà. Aveva dato tutte le colpe  a lui, parlando come se adesso non fossi niente per lei.
Abbassai lo sguardo su di me,  e mi guardai allo specchio. Mi chiesi mille volte perché, al posto dei miei soliti jeans strappati e una maglia qualsiasi, indossassi un vestito che arrivava a mala pena fino a metà coscia, che non aveva spalline. Non era nel mio stile, e quando mi avevano presentato di tacchi a spillo bianchi, me ne andai dal negozio, scocciata. Mia mamma rimase là dentro, e prese solo il vestito. Ecco perché quel giorno mi presentai  con le mie solite All Stars nere, basse e logore come sempre. Ero ancora io, anche se non sembrava. I miei capelli erano ordinati, il viso, con tutte le sue imperfezioni, era mascherato, talmente camuffato da essere perfetto, e le mie labbra erano così rosse, e così piene, che mi sembrano essere venuta fuori da una rivista di moda.Io non ero quel genere di persona, e mi trovavo talmente male, così, che avevo voglia di strapparmi quel vestito di dosso e lavarmi la faccia.

"Ho fatto" sussurrò la mamma, dopo un po'. Alzai di nuovo lo sguardo, e confrontai i nostri volti. Erano simili, ma completamente diversi.
Mi guardavo, e vedevo mio papà in me, e nell'espressione sofferente della mamma.
Poi, mi venne in mente.

"ah, ti avviso. Ho invitato papà e Chris al matrimonio". La sua espressione, prima superficialmente pacifica, cambiò lentamente, arrivando al tradimento.

"cosa." sussurrò, come se una pugnalata al cuore fosse meno dolorosa.

"insomma, questo è un grande passo per te, e volevo che le persone che ti amano di più al mondo partecipassero, visto che tu ti eri dimenticata di invitarle" risposi, cercando di evitare in tutti i modi il suo sguardo. Lei mi si pose davanti, e le sue guance si facevano sempre più rosse, mentre i suoi occhi erano sempre più lucidi.

"come hai osato"

"è la mia famiglia"

"Adelaide ti decidi a capirlo? Questa, ormai, è al tua famiglia. Questa, questa che stiamo per creare con il matrimonio sarà la tua famiglia d'ora in poi. Non quella che vuoi tu" parlava a voce progressivamente più alta, e il suo tono era così arrabbiate che sembrava volesse sputarmi in faccia e prendermi a calci.

"immaginavo questa reazione con papà" risposi, marcando la parola papà, " ma anche con Chris? Tuo figlio? Mio fratello?"

"DYLAN ORA è TUO FRATELLO" gridò. Non la sentivo gridare così da quando Chris era finito sotto una auto davanti ai suoi occhi. Ha gridato così forte, quel giorno, che attirò l'attenzione di tutti.

In quel momento, la porta si aprì, e Dylan sporse la testa. Forse aveva sentito il suo nome e voleva sapere che succedeva.

"avete bisogno di qualcosa? State bene?" chiese lui, con un tono gentile. Roteai gli occhi al cielo, mentre ripensavo a tutte le volte che feci finta di non vederlo, a scuola, ed educazione fisica. Ora non potevo più fingere. E non vedevo una soluzione a questo.

"no, tesoro, siamo a posto. Grazie comunque". Era incredibile come la mamma riuscisse a controllare le sue emozioni. Appena prima stava per scoppiare, e un attimo dopo era calma, sorridente.Dylan sorrise, ed uscì.
"Chris, in confronto, non è niente" sussurrò, ritornando al discorso precedente.
La guardai negli occhi, mentre parlavo.

"giuro, un'altra parola così contro papà o Chris, e mi trasferisco. Dylan non sarà mai come Chris. Non sarà mai mio fratello. Lo stesso vale per Oliver e papà". Così, uscii, mentre cercavo di non piangere.
   
 
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