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Autore: deilastump    30/01/2015    0 recensioni
sembrava che la vita di Adelaide fosse destinata ad essere un totale disastro. sembrava che tutte le sue sofferenze fossero destinate ad aumentare, ad essere più, come se fosse stata buttata giù da una rupe ripida e infinita.
e sembrava che avesse toccato il fondo quando sua mamma si risposò, con la famiglia O'Brien. ad Adelaide sembrava che quel ragazzo cosi intrigante e strano, Dylan, fosse la sua rovina finale,
ma non sapeva che, invece, sarebbe stato il suo angelo, colui che riuscì a salvarla da quella vita che sembrava star andando d'inferno.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dylan O'Brien
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno.
Now.

La dolce voce dell'infermiera mi sveglia, riportandomi alla scomoda e spaventosa realtà del momento. La guardo confusa, spaventata, ansiosa, forse. Un insieme di emozioni che mi turbano nella testa come un vortice che non ha intenzione di fermarsi, o di diminuire, per lo meno.

"c-come sta?" chiedo, insicura. Insicura sulla risposta, perchè, lo so, se risponde quello che tanto temo, io non ce la farei. Sarebbe troppo, troppo per una ragazza di soli 26 anni. Non può lasciarmi così, per uno stupido capriccio da parte mia, per una stupida fortuna del momento.
Non può.

"sta bene. Vieni, puoi entrare". Mi apre la porta della stanza 36, e sempre con il sorriso falsamente rassicurante, aspetta che sia entrata per chiudermi la porta alle spalle. Stringo il grande peluche a forma di orso color panna tra le braccia, mentre sento la porta chiudersi dietro di me.
Poi mi guardo attorno. Tutto bianco, il letto, il pavimento, le pareti, i macchinari. Quel bianco tipico dell'ospedale, che, pur essendo bianco, sembra così sporco, di tutte le malattie, le morti che hanno impregnato le pareti delle stanze. E le tapparelle abbassate rendono il tutto ancora più triste. Non è neanc'ora giorno, e in una notte sono successe così tante cose. Troppe cose.
C'è un silenzio tombale, qua dentro, ma l'unico rumore rassicurante che accompagna la mia dipserzione momentanea, è il suono che provoca l'elettrocardiogramma. La mia sicurezza, che testimonia il suo battito regolare.

Sento un'altra lacrima dolorosa solcarmi il viso per l'ennesima volta, e quando tiro su con il naso, Dylan apre gli occhi.

"ehi" sussurra, con quel tono impastato tipico delle persone che stanno per morire. è questo che mi preoccupa, che lui possa morire da un momento all'altro, ma il suo battito è regolare. Quando sorride, e quando mi ha visto, il suo battito ha subito qualche leggera accelerazione, che mi ha portato ad avvicinarmi al letto, con il suo peluche tra le braccia.
"sei ancora qua?" chiede, quasi sorpreso.

"non me na sarei andata". Mi siedo sulla sedia accanto al letto, con il peluche che mi copre mezzo viso. Involontariamente, altre lacrime escono senza controllo dai miei occhi.

"Deila - quasi ride, mentre pronuncia il mio nome - non piangere": Gli prendo la mano, appoggiata delicata sulla superficie bianca e liscia del lenzuolo, prima che lui possa farlo. "non c'è bisogno di piangere":

"guarda cosa ti ho fatto" sussurro, realizzando più di prima quanto sia dolorosa quella situazione anche per me. Era colpa mia se era stato investito da una macchina, è colpa mia se siamo qua, in ospedale, ed è colpa mia se rischia di perdere la sensibilità del braccio sinistro.
è sempre colpa mia.

"ehi - sussurra di nuovo, sorridendo - tu non vedrai mai quella che mi hai fatto". Tossisce, ma smette subito, a causa di un dolore che lo fa gemere minimamente. E un'altra lacrima segna la mia guancia. "quello che mi hai fatto è dentro".
Vorrei tanto essere come lui. Vorrei sapere sorridere sempre, qualcunque vada, e rassicurare sempre tutti, anche se quella da consolare sarei io. Vorrei essere favolosa come lui, ma siamo completamente diversi, ed è forse per questo che ci troviamo così bene. Perchè io ho bisogno di essere consolata. E lui ha bisogno di qualcuno da consolare.
Ma da oggi i ruoli sono invertiti.

"basta, D. Non cercare di difendermi tirando fuori uno di quei disocrsi che di solito ti procurano un bacio - ride, sussurrando -, perché è colpa mia se adesso sei qua. Non cercare di consolarmi, adesso né mai. Tocca a me, adesso"

"la mia consolazione più grande se t..."

"SSH". Sorride, rilassando i muscoli del collo. Sprofonda leggermente la testa nei cuscini, mentre chiude gli occhi. "hai sonno?"

"non voglo dormire"

"perché?"

"voglio stare con te". Sorrido, mentre avvicino la sedia al letto. Appiattisco i cuscini il più possibile, per riuscire ad accargli i capelli.

"sono qua" sussurro, dopo un po'. Quando gli accarezzo una guancia, sfiorandola appena con le punte delle dita, l'elettrocardiogramma registra un aumento di battiti. Rido, mentre Dylan sorride imbarazzato.
"dicevi che non ti faceva nessun effetto quanto ti fioravo la guancia". Muove leggermente le spalle, spostandosi leggermente verso di me, come incitandomi a continuare. "beccato" sussurro, quando un sorriso pacifico gli compare sulle labbra rotte.

"resti qua?" chiede, dopo un po'.

"certo"

"hai visto il peluche?"

"ce l'ho tra le braccia adesso"

"hai visto la sua collana?".
Allontano la mano dal suo viso, mentre giro il peluche verso di me. Un sottile filo verde è legato intorno al suo collo. Seguo il percorso del cordoncino con le dit, fino ad incontrare qualcosa di duro. Rigiro il peluche, e vedo un anello legato ad esso. Un anello semplice, con un piccolo diamante incastonato al centro.
Dylan mi stava guardando, e la mia espressione l'ha fatto scoppiare a ridere d'istinto.

"hai detto che avresti detto di sì". Sorrido, piango, e penso a ciò che era successo. Ero rimasta delusa dal fatto che, quella sera, lui non mi avesse fatto la proposta, nona vesse portato l'anello. Al suo posto, aveva portato questo peluche, pregandomi di prenderlo con me. Ma io sono stata così stupida da arrabbiarmi, e buttarlo in mezzo alla strada. Nel tentativo di recuperarlo, una macchina è andata a sbattere contro Dylan.

"facciamo così - cerco di dire, ma le lacrime di rimorso e stupidità mi impediscono di parlare normalmente, quindi singhiozzo - se tu esci di qua in perfetta saluta e con la piena sensibilità del tuo corpo, io rispondo". Sorride, entre richiude gli occhi.

"ma intanto rimani qua, vero?"

"fino a quando sarà necessario".
   
 
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