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Autore: evelyn80    04/02/2015    1 recensioni
[Affari a quattro ruote]
[Liberamente ispirata a varie puntate delle stagioni 9, 10 e 11]
Evelyn possiede una dote straordinaria: è in grado di comunicare con la mente con tutti i mezzi di trasporto e principalmente con le auto. Questa sua capacità non passa certo inosservata e Mike le chiederà di unirsi a lui ed Edd nella loro "missione di recupero" di vecchie auto. Lei accetterà, non senza riserve, e non tarderà ad innamorarsi dello spilungone.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Spazio autrice:
Buon pomeriggio! Eccomi con il secondo capitolo della storia! Da qui in avanti, a parte un paio di eccezioni, ogni capitolo seguirà per intero la trama di una puntata, in questo caso la 5° puntata della decima stagione. Non ho seguito l'ordine cronologico in cui sono state trasmesse, mi sono semplicemente lasciata ispirare da quelle che mi sono piaciute di più e che più si addicevano alla mia storia, e dove i loro "siparietti comici" sono stati, a mio avviso, più divertenti, come in questo caso. Capisco che forse questa storia può non interessare, ma continuo a chiedervi di farmi la carità di lasciarmi un commento, mi accontento anche di un "mi piace", oppure di un "puah, che schifo!". :-)
Grazie!
Evelyn

Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo. 



Capitolo due

 

Qualche giorno dopo Evelyn e Mike partirono per la loro destinazione: un piccolo paesino nell’estremo Sud-Ovest dell’Inghilterra, formato da tante piccole casine, tutte con il loro giardino. L’auto che stavano cercando era posteggiata in uno dei vialetti, con il proprietario – un ometto magro con corti baffetti ed un basco di lana sulla testa – appoggiato contro mentre li attendeva.

Mike si presentò e si mise a parlare con lui, mentre Evelyn si dedicò esclusivamente alla macchina.

"Buongiorno! Io mi chiamo Evelyn. Potrei sapere il tuo nome?"

La vettura rimase per un attimo in silenzio, sondando la sua mente, poi rispose, con una vocetta acuta:

"E’ la prima volta che mi capita di incontrare qualcuno che riesce a comunicare con me!"

"Non sei la prima che me lo dice."

"Mi chiamo Mary Ann, piacere di conoscerti!"

"Il piacere è tutto mio! Siamo qui perché il mio accompagnatore vorrebbe acquistarti."

"Si, quella specie di spazzolino da denti del mio padrone vuole vendermi. Si è stufato…" disse, sarcastica, sbuffando seccamente: "Spero proprio che il tuo amico sia più simpatico di lui!"

"In realtà con noi rimarresti poco, solo il tempo di rimetterti in sesto, e poi saresti venduta nuovamente."

"Ah! Speriamo non ad un altro idiota…" commentò l’auto, ed Evelyn non riuscì a trattenere una risatina, che fece voltare entrambi gli uomini dalla sua parte.

Dopo le informazioni di rito, il proprietario dette il permesso di fare un giro di prova, ed i due salirono sulla Morris. Mike mise in moto ed Evelyn si accinse a fare il suo controllo: posò le mani sul cruscotto, chiese permesso, e cominciò ad esaminare la vettura, rovesciando la testa all’indietro e chiudendo gli occhi.

L’uomo ogni tanto le lanciava uno sguardo preoccupato, arrivando persino a fermarsi sul ciglio della strada quando la vide agitarsi particolarmente.

"Tutto bene?" le chiese, preoccupato, quando lei finalmente tornò ad aprire gli occhi.

"Si… hai ragione, fa un po’ effetto, non è vero?"

L’uomo annuì, mordendosi le labbra, leggermente a disagio.

"E non hai ancora visto nulla… comunque, questo è quello che devi sapere. Il problema principale è il telaio di legno: sta marcendo in diversi punti e credo che sarebbe opportuno sostituirlo completamente e metterne uno nuovo. Poi c’è bisogno di diversi lavoretti al motore."

"Non credo che per Edd sarà un problema. Adoro quest’auto. La compro!"

Una volta tornati dal proprietario ed aver firmato le carte e programmato il ritiro dell’auto, i due tornarono all’officina, dopo diverse ore di viaggio. Fu comunque abbastanza piacevole, per Evelyn: Mike credeva ciecamente nelle sue facoltà, e si divertì un mondo chiedendole di raccontargli aneddoti particolari, che lei narrò volentieri.

 

* * *

 

Dopo due giorni la Due Cavalli fu venduta al miglior acquirente e Mike intraprese di nuovo il viaggio fino in Cornovaglia per andare a prendere la Morris Traveller. Evelyn attese il suo arrivo fuori dell’officina, per darle il benvenuto:

"Ciao Mary Ann! Bene arrivata! E’ andato bene il tragitto?"

"Buongiorno Evelyn! Tutto bene, grazie! Il tuo amico guida molto meglio di quello scopettone del mio vecchio proprietario. Oh…ma che splendida visione…"

Mentre le due parlavano, Edd aveva aperto il portellone del garage: convinta che l’auto si stesse riferendo all’officina, Evelyn le disse che poteva stare tranquilla, e che era sicurissima che si sarebbe trovata bene:

"Le attrezzature sono tutte della migliore qualità. Vedrai, quando uscirai da qui sarai come nuova!"

"Ma io non mi riferivo agli attrezzi… mi riferivo a lui!" E, poiché non aveva dita per indicare, le proiettò nella mente l’immagine del meccanico piegato a novanta gradi, nell’atto di raccogliere qualcosa da terra. Evelyn sussultò: non aveva ancora mai notato quanto fosse rotondo il suo sedere.

Scosse la testa per scacciare la visione, e gli venne da sorridere:

"Ti piace Edward?"

"E’ così che si chiama? Oh… Edward…" sospirò la Morris, in un tono così buffo che la ragazza non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Il suono fece voltare il meccanico verso di lei: la fissò per un attimo, stranito, poi scosse la testa.

"Ora devo andare, ma ti lascio in buone mani."

"E che mani: grandi… forti… mmmh, non vedo l’ora che me le metta addosso!"

"Mary Ann!" esclamò Evelyn, scandalizzata. Tentò di stemperare il suo disagio con una risata, ma non ci riuscì. Si rese conto, con disappunto, che lei stava cominciando a fare gli stessi pensieri arditi della vettura, e la cosa non le andava giù.

"Ci vediamo più tardi. Ciao!"

"Ciao Evelyn…" le rispose la Morris con voce sognante.

* * *

 

Edd sapeva perfettamente che il telaio di legno dell’auto andava sostituito, perciò per prima cosa si mise a smontare i pannelli di lamiera della parte posteriore della vettura, per poi passare alla struttura lignea vera e propria. Quando Evelyn tornò all’officina, due ore dopo essersene andata, per poco non le prese un accidente.

Il meccanico era sdraiato sul fianco sinistro all’interno del bagagliaio della Morris – i cui sedili posteriori erano stati piegati in avanti – come un antico romano su di un triclinio. Stava svitando viti dai pannelli, ed aveva lo sguardo attento e concentrato sul suo lavoro. Per un attimo rimase a guardarlo senza parole, incantata da quella visione, prima di riuscire a schiarirsi la voce ed a chiedergli se avesse avuto bisogno di una mano.

"No, grazie: faccio da solo" le rispose, senza degnarla di uno sguardo.

Incapace di muoversi, Evelyn rimase inchiodata a fissarlo: le sue mani grandi coperte dai guanti in lattice arancione che stringevano dolcemente il cacciavite, i suoi capelli morbidi che gli spiovevano in ciocche disordinate sulla fronte, le sue labbra piene leggermente contratte per lo sforzo di tenere le braccia stese di lato in una posizione innaturale, le sue spalle larghe e muscolose, il suo torso imponente ricoperto da una semplice maglietta blu scuro, le sue lunghe gambe – la sinistra lievemente piegata, la destra stesa – fasciate nei jeans. Come attratto da una calamita, il suo sguardo si concentrò sulla parte centrale di quel corpo disteso: sull’inguine del meccanico e sull’inconfondibile rigonfiamento che caratterizza quella parte anatomica maschile.

Deglutì a vuoto, sentendo che stava per perdere il controllo e senza rendersi conto che l’uomo si era interrotto ed ora la stava fissando a sua volta:

"Ehi! Si può sapere che hai da guardare?!"

La ragazza trasalì, tornando immediatamente presente a se stessa:

"Niente, niente…" e paonazza in volto si allontanò, andandosi a chiudere nell’ufficio di Mike, che in quel momento era vuoto.

"Evelyn? Mi sbaglio o lo stavi spogliando con gli occhi?" le chiese maliziosa la Morris, sogghignando.

"No, Mary Ann, non ti sbagli."

"Allora non sono solo io ad immaginarmelo con niente indosso" sogghignò ancora l’auto.

"No… anche se in realtà io non vorrei farlo."

"Ah… beata te che sei una donna e puoi farti trapanare da lui! Io devo accontentarmi solo del tocco delle sue mani… e che tocco!"

"Trapanare?! Ma che razza di termini usi? E poi io non sono mica sua moglie!"

"Bè? E cosa vuol dire? Anche se non sei sposata con lui, può trapanarti lo stesso… o no?"

"Si, direi di si… oh, ma cosa cavolo mi fai dire? Io lo odio, punto e basta!"

"Si, si, come no…"

Quando Mike arrivò all’officina, trovò la ragazza ancora seduta sul sedile da rally che gli fungeva da poltroncina, con lo sguardo perso nel vuoto. La invitò a fargli compagnia mentre andava da un falegname specializzato in telai per auto a farsene fare uno nuovo per la Morris e lei accettò, lieta di mettere un bel po’ di chilometri tra lei ed il meccanico.

 

* * *

 

La volta successiva in cui Evelyn tornò nell’officina, dopo una notte agitata passata a sognare Edd e le sue grandi mani, il motore della Traveller era sul banco da lavoro.

"Hai visto?" la accolse la macchina senza mezzi termini: "Edward mi ha letteralmente strappato il cuore!"

"Già…"

"E’ una strana sensazione, sai? E’ la prima volta che vedo il mio motore! Lo ha lavato con l’idropulitrice, fuori, ed ora, se ho ben capito, lo vuole mettere in moto sul banco da lavoro per vedere da dove perde olio! Non vedo l’ora di vederlo partire!"

La ragazza si avvicinò al meccanico, che al suo ingresso non si era nemmeno degnato di salutarla:

"Vuoi accendere il motore fuori dalla macchina?"

"Si, perché?" le rispose senza neanche voltarsi. Poi, quando finalmente si degnò di elaborare il significato della frase appena pronunciata dalla giovane donna, si girò verso di lei puntandosi le mani sui fianchi:

"E tu come fai a saperlo?"

"Me l’ha detto lei" gli rispose semplicemente Evelyn, indicando la Morris Traveller.

Edd fissò per un attimo l’automobile, poi scosse la testa, ma non aggiunse altro.

"Ancora non mi credi, vero?"

"No! Mi è praticamente impossibile farlo!"

Lei sospirò e si appoggiò alla macchina, incapace di evitare di osservarlo attentamente mentre lavorava: il suo viso attento e concentrato, le sue mani abili ed esperte. Lo vide collegare gli ultimi cavi elettrici; poi, con un semplice tocco di un morsetto sulla batteria, fece scoccare una scintilla che avviò il motore. Tirò un paio di volte il cavo dell’acceleratore per sgasare, poi girò intorno al blocco e cominciò a fissarlo da vicino, alla ricerca della perdita. Evelyn non riusciva a distogliere gli occhi da lui, e si sorprese a pensare che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poter essere stretta dalle sue lunghe braccia.

"Ah ah ah… ti ho colto con le mani nel sacco!" ridacchiò la vettura, leggendo nei suoi pensieri.

"Non posso avere nemmeno un po’ di privacy?" si risentì lei, incrociando le braccia e chinando lo sguardo verso la Morris.

"E dai, non te la prendere… lo so come ti senti, perché è la stessa cosa che provo anch’io. Dammi retta: tu che puoi, non lasciarti sfuggire l’occasione!"

"Dici bene, tu… ma, come hai potuto sentire tu stessa, lui non mi crede e non lo farà mai."

"Cambierà opinione, vedrai…" le disse sorniona l’auto, ma la ragazza scosse la testa: questa volta era lei ad essere incredula.

 

* * *

 

Dopo un altro paio di giorni, Edward portò a termine le riparazioni. Prima di mettere la vettura sul mercato, come ormai loro consuetudine, i due uomini la portarono a fare un ultimo giro di prova. Evelyn fu per un attimo tentata di rifiutare l’invito di Mike, ma per non dare soddisfazione al meccanico strinse i pugni ed accettò. Il commerciante guidò per un bel pezzo dirigendosi verso l’aperta campagna, discutendo con il suo socio sulle migliorie apportate alla Morris e decidendo quale fosse il prezzo di vendita adatto. Tutto d’un tratto lasciò la strada e si inoltrò tra due collinette erbose, fermandosi di fianco ad un vecchio tavolo da picnic in legno scrostato. Edd scese subito: aprì il portabagagli e ne trasse un grosso cesto di vimini, che appoggiò sulla panca di corredo al tavolino. Tirò fuori una coperta in tela scozzese verde e blu e si mise ad apparecchiare, tirando fuori dal canestro una marea di vettovaglie in piatti di porcellana.

"Cos’è, la borsa di Mary Poppins?" si chiese Evelyn, facendo ridacchiare la Traveller. Anche Mike stava guardando il suo socio con aria stupita: lui si era portato solo un paio di miseri tramezzini al tonno, avvolti nel cellophane e chiusi in una vaschettina di plastica.

"Ehi… ma quanta roba si è portato?" esclamò, fissandolo dal parabrezza: "Io ho solo due panini!"

"Ed io allora che non ho portato niente da mangiare?" chiese risentita la ragazza: "Almeno potevate dirmelo, che volevate mangiare fuori! Forse non sarò proprio simpatica, ma almeno un briciolo di educazione, che diamine!" bofonchiò, incrociando le braccia sul petto.

Il commerciante si voltò a guardarla con aria stupita:

"Ma… io credevo che Edd te lo avesse detto, che avevo pensato ad un picnic. Certo non così in grande stile…" commentò, osservando l’amico che tentava inutilmente di accendere una candela infilata in tanto di candelabro in argento.

"Bè, visto che lui ha portato tutto quel ben di Dio, direi di approfittarne!" e, ributtando il tramezzino nel suo misero contenitore, Mike scese dall’auto e raggiunse il meccanico, imitato da Evelyn, il cui stomaco stava cominciando a brontolare alla vista di tutte quelle leccornie.

L’uomo più anziano tentò di arraffare un pasticcino, ma la sua mano venne prontamente schiaffeggiata. La ragazza non ebbe maggior successo: stava quasi per raggiungere il vassoio con l’insalata di pollo quando il grosso piatto ovale le fu sfilato da sotto il naso.

"Mangiatevi la vostra, di roba! Non ho faticato così tanto per poi vedermi soffiar tutto!"

"E dai, Edd… hai portato tanto cibo da sfamare un reggimento!" lo implorò Mike, ed il meccanico si intenerì e gli allungò il vassoio con il pollo, che stringeva ancora in mano.

"Tu no!" esclamò invece, scostando il piatto, quando vide che anche la ragazza stava di nuovo allungando le dita.

Evelyn ci rimase male: anche se non avrebbe voluto, sentì subito le lacrime salire a pizzicarle gli occhi, e per non farsi veder piangere dagli altri due voltò loro la schiena e si rifugiò in macchina, chiudendosi dentro la Morris. Era la prima volta che le succedeva una cosa del genere: non aveva mai pianto per un uomo, prima di allora.

"Perché mi tratta così male!" esclamò nella sua mente, a beneficio della sola auto.

"Credo che lo faccia solo perché ha paura" commentò quella.

"Paura?! E di che cosa?"

"Di te. Delle tue facoltà, forse. E forse, anche di se stesso."

Vide Mike osservarla con sguardo mesto, e si voltò dall’altra parte, appoggiando la testa al divanetto e chiudendo gli occhi.

"Perché l’hai trattata così male? E’ una nostra ospite, e lo sai benissimo! Non le hai detto di portarsi da mangiare; non hai voluto darle un po’ delle tue vettovaglie; le rispondi sempre a tono! Ma si può sapere perché ce l’hai tanto con lei?" chiese il commerciante, inviperito con il suo socio, fissandolo con sguardo serio. Contrariamente alle sue aspettative, l’amico sospirò e chinò gli occhi:

"Non lo so… io… non so perché, ma quando c’è lei mi sento a disagio."

Fece saettare per un attimo lo sguardo nella sua direzione: aveva visto i suoi occhi diventare lucidi quando le aveva negato il vassoio ed in cuor suo si sarebbe preso a schiaffi. Non voleva farle del male, ma era più forte di lui. Non riusciva a non esserle ostile.

"Non è che per caso hai paura di lei?" gli chiese Mike, inarcando leggermente un sopracciglio.

"Paura?! Oh, Mike, non dire sciocchezze!" rispose il meccanico, ma senza avere il coraggio di guardarlo in faccia. Cominciava a temere che il suo socio avesse ragione: aveva paura, si, ma non solo di lei e dei suoi "poteri". Aveva paura anche di se stesso, perché nel profondo del suo cuore sentiva che c’era qualcosa, come una forza irresistibile, che lo spingeva verso quella misteriosa ragazza. Fissò per un attimo la sua grossa fede di oro bianco, che spiccava come un faro sul suo lungo anulare sinistro, simbolo del suo perfetto matrimonio: lui era innamoratissimo di sua moglie e mai e poi mai si sarebbe sognato di tradirla in alcun modo, ma… Alzò di nuovo lo sguardo: Evelyn aveva appoggiato la testa al divanetto ed aveva chiuso gli occhi, quasi come se avesse voluto dormire. Per un attimo le sue lunghe gambe si rifiutarono di muoversi, ma con un enorme sforzo di volontà si costrinse a raggiungere la macchina ed a bussare al finestrino.

La ragazza aprì gli occhi di malavoglia e si volse per vedere quale dei due uomini la stava disturbando. Rimase molto colpita quando si rese conto che si trattava di Edd. Senza attendere ulteriormente, lo spilungone aprì lo sportello:

"Scusami per come mi sono comportato prima: sono stato proprio un maleducato. Mi farebbe molto piacere se… se tu volessi favorire" e con un gesto ampio della mano indicò la tavola imbandita alle sue spalle.

La ragazza lo fissò per un attimo, stupita dal repentino voltafaccia, poi si riscosse, scese e lo seguì. Il meccanico gli porse un piatto colmo di cibo, che lei prese con l’acquolina che gli saliva in bocca.

 

 

* * *

 

 

Ed arrivò l’ultimo giorno di permanenza della Traveller nell’officina: quel pomeriggio Mike aveva preso appuntamento con alcuni possibili acquirenti. Quando Evelyn raggiunse il garage, in tarda mattinata, per salutarla, l’automobile la sorprese con una strana richiesta:

"Posso chiederti un favore?"

"Certo! Tutto quello che vuoi!"

"Vorrei poter parlare con Edd, per ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per me! Puoi farmi da catalizzatore?"

La ragazza rimase interdetta:

"Temo… temo di non poterlo fare."

"Perché no? Con le tue capacità credo proprio che tu possa riuscirci!"

"Io non intendevo quello… volevo dire che non so se lo spilungone vorrà prestarsi all’esperimento. Lo sai che lui non crede in me."

"Si. Ed è proprio per questo che l’altro giorno ti ho detto che si ricrederà. Allora, vogliamo farlo?"

"D’accordo, proverò a convincerlo…" "Edd?" alzò la voce per chiamare il meccanico, che stava facendo un po’ d’ordine nel garage. Quello sollevò a malapena lo sguardo, mugolando in risposta.

"La Morris mi ha chiesto di farle un favore."

Il meccanico si fermò, appoggiandosi alla scopa con cui stava pulendo il pavimento e guardandola con sufficienza.

"Si, lo so che non mi credi, ma è la verità: vuole ringraziarti per tutto quello che hai fatto per lei."

Con un sospiro l’uomo appoggiò la scopa al muro, poi si avvicinò alla macchina:

"E va bene… cosa dovrei fare?"

"Niente di particolare: basta che tu appoggi le mani sulla carrozzeria. Forse se ti metti seduto sarai più comodo" aggiunse la ragazza, squadrandolo dal basso. Lui per tutta risposta prese uno sgabello a rotelle, lo mise davanti al muso della Morris e si sedette.

"Io devo mettermi qui" Evelyn indicò il piccolo spazio tra lo sgabello ed il muso della vettura: "Dovrò fare da catalizzatore: amplificherò i pensieri dell’auto e li trasmetterò a te, e per farlo dovrò mettere le mani sulle tue. Sei d’accordo?"

Lui si strinse nelle spalle e si fece di una trentina di centimetri più indietro, per permetterle di mettersi seduta a gambe incrociate sul pavimento, di fronte a lui; poi poggiò i palmi sopra il cofano verde della Traveller.

"Allarga le dita: così darai maggiore superficie di aderenza."

Il meccanico sospirò un’altra volta rumorosamente con il naso, ma obbedì. La ragazza posò le sue mani, piccole e tozze, su quelle enormi dell’uomo, che per un attimo soltanto si meravigliò di quanto fossero fredde, a differenza delle sue che erano sempre caldissime. Poi Evelyn gli chiese di chiudere gli occhi e lui obbedì ancora, respirando profondamente. Le narici gli si riempirono del dolce profumo dei capelli di lei ed un leggero brivido gli corse giù per la spina dorsale, ma non ebbe tempo di pensare ad altro. Una voce femminile, allegra e squillante, gli riempì le orecchie:

"Ciao Edward!"

Spalancò gli occhi e si volse all’indietro, verso l’ingresso dell’officina: doveva essere entrato qualcuno, nel frattempo! Ma lo spazio alle sue spalle era inesorabilmente vuoto.

La Morris ridacchiò:

"Non serve che ti guardi intorno! Io sono proprio qui, davanti ai tuoi occhi!"

Edd tornò a guardare la vettura parcheggiata davanti a lui, sgranando gli occhi, senza riuscire a trattenere un’imprecazione. La Traveller rise ancora, mentre Evelyn rimase completamente impassibile, come in una specie di trance: riusciva perfettamente a sentire il loro dialogo, ma durante una fase di catalizzazione non poteva muoversi.

"Si, si, sono proprio io! Lo so che ti può sembrare strano, ma è proprio così! Mi chiamo Mary Ann, e come ti ha già detto Evelyn, volevo ringraziarti per esserti preso cura di me!"

"Io… io non so che dire…"

"Prova a parlare con la mente" gli suggerì l’auto: "Non è difficile! Chiudi gli occhi."

"Con la mente…?" chiese, obbedendole e richiudendo le palpebre.

"Esattamente! Proprio come stai facendo adesso!"

Il meccanico era talmente sconvolto che per un istante rimase senza parole; ci pensò la Morris a riempire il silenzio:

"Adesso credi nelle facoltà di Evelyn?"

"Riesce a sentirci?"

"Certo: i nostri pensieri passano attraverso di lei, che li amplifica per permetterci di percepirli."

"Ah… bè, allora ti devo le mie scuse, Evelyn… oh Cristo è tutto così assurdo!"

"Non può risponderti adesso, la sua essenza è vincolata alla nostra. Io però non volevo solo ringraziarti: volevo anche dirti un’altra cosa."

"Dimmi…" le disse, incerto, ancora sconvolto per quanto stava accadendo.

"Lo sai che sei proprio un bell’uomo? Mi sei piaciuto subito, dal primo momento che ti ho visto! Chiedi a lei, se non mi credi! Non sai che brividi mi hanno dato, le tue mani sulla mia carrozzeria!"

Edd arrossì fino alla radice dei capelli. Sentì le guance prendergli fuoco: era la prima volta che una donna gli faceva una dichiarazione così esplicita, essere umano o automobile che fosse. Nemmeno sua moglie, Imogen, era stata così diretta: si erano sempre frequentati ed avevano finito per mettersi assieme, tutto lì. Nessuna manifestazione plateale! Non si era mai considerato "bello". Non con quell’altezza così spropositata, da farlo sembrare quasi uno spaventapasseri. Tutt’al più, un tipo… e forse, solo grazie a quel ciuffo di capelli bianchi di cui la natura gli aveva fatto dono.

"Io… non so cosa dire. E’ la prima volta che una donna mi dice una cosa del genere. Ti ringrazio. Non credevo di avere un’ammiratrice, in officina."

"Oh, non credo di essere la sola…" gli rispose l’auto, con il tono di chi la sapeva lunga, ma senza aggiungere altro.

Dopo un attimo di silenzio il meccanico riprese:

"Bè… se vogliamo considerare mia moglie come un’ammiratrice, allora si, ne ho due."

"Ma ora bando alle ciance…" lo interruppe la Morris: "Dobbiamo sbrigarci con la nostra conversazione: sai, la catalizzazione consuma un sacco di energie! Non finirò mai di ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me! Spero di incontrarti di nuovo, un giorno!"

"Lo spero anch’io, sinceramente."

"Ora può bastare Evelyn, puoi interrompere il contatto!"

Come risvegliandosi da un lungo sonno, la ragazza fece scivolare lentamente via le mani da quelle del meccanico, che rimasero posate ancora per qualche secondo sulla carrozzeria. Stava per toglierle a sua volta quando gli arrivò di nuovo la voce della macchina, anche se adesso era fioca e debole, come se provenisse da molto lontano:

"La connessione durerà ancora qualche secondo. Io non mi riferivo a tua moglie, prima, quando ho accennato ad un’altra ammiratrice, ma a lei…" e davanti ai suoi occhi chiusi si formò un’immagine incredibilmente nitida del viso di Evelyn assorto nella contemplazione di qualcosa, che piano piano sbiadì, lasciando solo il nero assoluto.

A quel punto Edward aprì gli occhi e tolse le mani: la ragazza era ancora seduta a gambe incrociate davanti a lui, con le punte delle dita a massaggiarsi le tempie.

"Cavoli! E’ stata più dura di quel che pensavo… allora, piaciuta l’esperienza?" gli chiese, voltandosi a guardarlo e sorridendogli dal basso.

"Si. Io… scusami se non ti ho creduto."

"Ti ho sentito, prima. Accetto le tue scuse" e gli porse la mano, come a suggellare una nuova amicizia. L’uomo gliela strinse delicatamente, tornando con la mente alle ultime parole ed all’immagine che l’auto gli aveva proiettato: allora anche Evelyn era attratta da lui? E lui, cosa provava verso quella ragazza incredibile?


 

  
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