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Autore: Nami93_Calypso    04/02/2015    4 recensioni
Dal testo:
"Grazie Dadan. Grazie per aver cresciuto e sostenuto l’uomo che ora si trova qui al mio fianco, l’uomo che ci ha guidato e continua a guidarci in questo meraviglioso viaggio.
Addio."
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara | Coppie: Rufy/Nami
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia l'ho scritta qualche tempo fa in onore di un mio amico e della sua mamma.
-Dio ama chi dona con gioia-





-Ancora niente?- mi domanda Robin accostandosi a me insieme a Zoro, Sanji e Usop.
-No- accompagno la mia risposta con un sospiro di frustrazione senza spostarmi di un millimetro dalla mia postazione: i gomiti appoggiati al parapetto della Sunny, il viso sorretto dalle mani e gli occhi puntati sulla schiena di Rufy seduto sull’erba a un centinaio di metri di distanza.
È da ore che se ne sta lì fermo immobile, ormai è il tramonto, e noi non sappiamo cosa fare, come comportarci. Se dire o fare qualcosa oppure rimanere in attesa.
E pensare che ‘sta mattina non ci saremmo mai aspettati che la giornata avrebbe preso questa piega.
Quando era arrivato il gabbiano con il giornale aveva portato con sé anche una lettera. Dopo aver raccolto la posta e aver visto che era indirizzata al capitano l’ho subito avvertito: non avevo fatto nemmeno in tempo a raggiungerlo che lui mi è balzato accanto raggiante come non mai. Sperava di ricevere notizie da qualche amico lontano magari Bibi o Jimbei o Rayleigh che non sentivamo da tempo.
Ma man mano che leggeva la sua espressione si faceva da gioiosa e spensierata a triste e sofferente.
Io e Chopper, che eravamo vicini a lui in quel momento, non abbiamo osato domandargli nulla.
Alla fine della lettera, scuro in volto, col cappello calato sul viso e il corpo scosso da tremiti ha semplicemente stropicciato la lettera facendola cadere sul manto erboso del ponte e datoci un unico e chiaro ordine: “fermiamoci alla prima isola”.
Si era poi rintanato sulla polena senza dire niente a nessuno.
Incapace di trattenermi avevo raccolto il pezzo di carta e, dopo averlo lisciato con cura, presi a leggerlo decisa a scoprire il motivo dello strano comportamento di Rufy.
Mentre realizzavo a pieno cosa stavo leggendo non potei trattenere le lacrime portando una mano a coprirmi la bocca.
Era una lettera di Dogura, uno degli uomini facenti parte del gruppo di banditi che lo avevano allevato; gli aveva scritto per avvertirlo che Dadan, la donna che aveva cresciuto lui e i suoi fratelli prima di prendere il mare, era morta. Era malata già da molti mesi ma non lo avevano mai avvertito prima perché lei non voleva disturbarlo e interferire con la sua grande avventura.
Con il cuore stretto in una morsa avevo fatto l’unica cosa che al momento mi sembrava giusta e possibile: eseguire il suo ordine.
Avevo avvertito Franky sulla rotta da seguire e con il massimo tatto e discrezione avevo avvertito gli altri di quanto accaduto.
Nessuno di noi sapeva come comportarsi in quella situazione, il mutismo non è una cosa da Rufy. Io e Sanji avevamo provato ad avvicinarci a lui ma senza successo. Era come se non ci sentisse né ci vedesse.
Una volta giunti sull’isola deserta è semplicemente sceso dalla nave senza dire una parola e, dopo essersi addentrato nell’entroterra di pochi metri, è rimasto fermo immobile per ore.
-Forse dovremmo andare a parlargli- suggerisce Usop scuro in volto anche lui con lo sguardo fisso sul capitano.
Studiando la sua espressione non posso fare a meno di ritrovarmi concorde con il suo stato d’animo: molti di noi su questa nave hanno perso un genitore, una madre, biologica o adottiva che fosse.
Ma sembra che il destino si sia accanito su Rufy. Sin da piccolo era cresciuto con il peso del lutto sulle spalle convinto che suo fratello Sabo fosse morto.
E quando gli era toccato perdere anche Ace aveva sostenuto il colpo a stento. A quanto ci ha detto Rayleigh dobbiamo ritenerci fortunati ad avere ancora un capitano saldo nel corpo e nello spirito. Anche lui aveva temuto che quel qualcosa che si era rotto in lui avrebbe portato cambiamenti irreparabili e insopportabili.
E ora gli veniva sottratta anche la donna che lo aveva cresciuto. Nessuno di noi poteva sapere e comprendere a pieno cosa stesse provando.
-Secondo me dovremmo lasciargli i suoi spazi- sentenzia Zoro appoggiato con la schiena alla balaustra e le braccia incrociate al petto.
Certo, questo è il modo in cui lui, uomo orgoglioso, elaborerebbe un lutto. Ma non sono sicura che questo sia il modo migliore anche per lui.
-Credo che di spazio gliene abbiamo già lasciato abbastanza, per tutto il giorno- Sanji dice la sua accendendosi l’ennesima sigaretta col capo leggermente rivolto verso il basso e la mano libera dall’accendino a coprire la fiamma per ripararla dal vento.
-Hai ragione- dico sollevandomi in posizione eretta e poggiando le mani a palmi aperti sulla superfice in legno –Vado da lui-
Determinata scendo dalla nave e mi incammino verso Rufy. Non so da dove nasca tanta determinazione dato che non so assolutamente cosa dirgli e come comportarmi: mi farò guidare dall’istinto.
A pochi passi da lui mi fermo.
Un leggera brezza fresca fa frusciare i fili d’erba e provoca alcuni brividi sulla pelle nuda delle mie gambe e delle mie braccia.
-Rufy…- provo a chiamarlo, ma non ottengo risposta.
Silenzio.
Con pochi passi annullo la distanza che ci separa e mi siedo al suo fianco.
Ora riesco a vedere qualcosa che prima mi era impossibile individuare perché nascosta dal suo corpo. Un piccolo cumulo di terra con in mezzo piantato un paletto di legno ricoperto da qualche fiore.
Ha voluto fermarsi per erigere una tomba in suo onore.
Ancora mi cela il suo volto.
Con una mano sfioro delicatamente il suo avambraccio e appoggio la testa sulla sua spalla.
-Mi dispiace- sussurro semplicemente.
Dopo altri minuti di silenzio e immobilità finalmente si volta verso di me.
Io risollevo il volto e ciò che vedo mi sconvolge. Nonostante abbia gli occhi lucidi e gonfi di pianto… Sorride! Un sorriso tenero che non solo cerca di celare dolore e amarezza ma che trasmette anche sincera commozione e accettazione.
-Mi mancherà- dice con voce un po’ roca.
-Per quanto Sabo, Ace ed io l’abbiamo fatta disperare con tutti i nostri dispetti e fughe e nonostante l’abbiamo fatta preoccupare oltre ogni umana sopportazione lei non ci ha mai abbandonati, non ci ha mai voltato le spalle, non ci ha mai considerati delle cause perse. Era fantastica- quando pronuncia le ultime due parole il suo sorriso si allarga ancor di più.
Commossa passo le braccia attorno al suo collo stringendolo a me e posandogli un bacio sulla guancia.
Il modo maturo e sereno con cui sta gestendo la cosa mi sorprende e mi colpisce. Probabilmente la perdita del fratello lo ha cambiato profondamente mutando anche il suo modo di relazionarsi alla morte.
-Scusatemi se vi ho fatto aspettare, avevo bisogno di tempo per dirle addio- mormora dandomi un bacio sui capelli.
-Ora possiamo andare- aggiunge alzandosi in piedi e porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi.
Mentre ci incamminiamo verso la Sunny mano nella mano l’ultimo raggio di sole sparisce dietro la linea dell’orizzonte.
Prima di salire sulla nave ci voltiamo un’ultima volta ad osservare la tomba.
Grazie Dadan. Grazie per aver cresciuto e sostenuto l’uomo che ora si trova qui al mio fianco, l’uomo che ci ha guidato e continua a guidarci in questo meraviglioso viaggio.
Addio.
 
   
 
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