Capitolo 3
Elisabeth
continuava a camminare avanti e indietro per il salotto. Ogni pochi
secondi si
fermava e alzava la mano in cui teneva il cellulare per fissare il
display, per
poi mordersi un labbro e riprendere il proprio peregrinare.
Era in ansia.
E
sapeva di star esagerando, ma questo non riusciva certo a
tranquillizzarla.
Riusciva solo non a ricordarle il motivo scatenante della sua ansia.
Perché
Yuuki
non era ancora tornato? Era quasi sera! Non era la prima volta che si
tratteneva più del previsto con i Maestri della Luce o che
rimaneva a cenare
con loro, ma ogni altra volta le mandava un messaggio per non farla
preoccupare.
D’accordo,
non
era né sua madre, né sua sorella. E decisamente
Yuuki non era certo un bambino
bisognoso di protezione. Ma cinque anni prima avevano cercato di
ucciderlo!
Poteva ben essere giustificata di essere un po’ preoccupata,
no?
E se gli fosse
successo qualcosa? Se lui e gli altri Maestri della Luce fossero stati
scoperti? Se qualcuno avesse cercato di far loro del male? Se li
avessero
rapiti o peggio uccisi?
La ragazza si
prese la testa tra le mani e si sedette spossata su una delle poltrone
attorno
al tavolino. Le sembrava di impazzire. Alzò appena lo
sguardo verso il
cellulare che aveva quasi gettato sul tavolino e lo fissò
minacciosa.
Squilla.
Neppure
dipendesse da quell’ammasso di circuiti.
Fu in quel
momento che Kojiro entrò nella stanza portando con
sé un vassoio che posò
delicatamente vicino al cellulare della ragazza. All’uomo non
servì molto per
mettere insieme i pezzi e fare due più due.
“Ancora
nessuna
notizia da Yuuki?”
Elisabeth
scosse la testa e rimase in silenzio. Pochi secondi dopo era di nuovo
in piedi,
incapace di restare ferma. Si voltò verso il maggiordomo
torcendosi le mani.
“No!
E io ho
sempre più paura che gli sia successo qualcosa! Kojiro,
secondo te perché non
ha ancora chiamato?”
Infatuarsi di
Yuuki pochi anni prima non era stata una mossa intelligente. Anche se
le era
passata, la sua preoccupazione per lui era cresciuta in modo
esponenziale.
Mancava solo che cominciasse a fargli il terzo grado! Doveva
decisamente
calmarsi.
Kojiro sorrise
comprensivo.
“Vedrà
che
semplicemente non si sarà accorto dell’ora.
Dopotutto, mi sembra molto positivo
il fatto che si trovi così bene con i propri
amici.”
Elisabeth
cercò
di sorridere: Yuuki non era da solo e i quattro Maestri della Luce
insieme di
sicuro sarebbero stati attenti.
“Penso
che tu
abbia ragione.”
Il maggiordomo
accolse quelle parole con un leggero inchino e si avviò
verso la porta.
“Vi
farò
avvertire non appena la cena sarà pronta.”
La ragazza
annuì distrattamente e pochi secondi dopo si
ritrovò di nuovo sola. Decise di
chiamarlo un ultima volta e poi accettare la possibilità che
Yuuki si fosse
solo dimenticato di avvisarla. Quasi non si sorprese quando il
cellulare suonò
a vuoto. Sospirando rassegnata, tornò a sedersi sulla
poltrona e chiuse gli
occhi.
Improvvisamente
qualcosa sfiorò la sua guancia. Elisabeth provò
ad ignorarla, ma alla fine la
curiosità ebbe la meglio. Dopotutto era anche la
curiosità che la supportava
nei suoi studi di archeologia.
Con gli occhi
appena socchiusi, notò una vaga luminosità verde
vicino al cellulare. Gli aprì
di scatto e quello che vide la lasciò letteralmente a bocca
aperta. C’era una
piccola farfalla che volteggiava davanti a lei ed era essa la fonte del
chiarore.
Elisabeth
sgranò gli occhi e rimase immobile. Se lo raccontava a
qualcuno, la prendevano
per matta. Forse era veramente esaurita: tra gli esami di archeologia,
la
preoccupazione per Yuuki…
Ignara del
turbamento della ragazza, la farfalla si diresse leggera verso la
finestra.
Quasi attratta, Elisabeth si alzò e la seguì. Si
stava veramente convincendo di
essere pazza. Arrivata alla finestra, osservò la farfalla
volteggiare per
qualche istante per poi tornare verso di lei.
“I
Maestri
della Luce hanno risposto alla chiamata.”
Per la
sorpresa, Elisabeth arretrò di qualche passo
all’interno della stanza. Chi
aveva parlato? Era sola in quella stanza e da che mondo e mondo le
farfalle non
parlavano. Il suo stupore non fece che aumentare quando la farfalla si
dissolse
in verdi scintille.
E
all’improvviso ricordò. Yuuki e gli altri Maestri
della Luce ne avevano parlato
un paio di volte. Quella sembrava proprio una delle farfalle di uno dei
sei
mondi di Gran RoRo, quello di Smeraldo. Ma quindi quelle parole
significavano
che…
Strinse le
labbra, allo stesso tempo rassicurata e dispiaciuta. Una piccola parte
di lei
aveva sempre sperato, un giorno, di poter vedere Gran RoRo. Non poteva
dire che
non era così. Ma non era neppure sicura di poter essere in
grado di lasciarsi
alle spalle la sua vita, per gettarsi ad occhi chiusi in un mondo
sconosciuto.
Ammirava per questo Yuuki e gli altri.
E, oltretutto,
Yuuki le sarebbe mancato. Ormai era abituata ai loro duelli, alla sua
presenza,
alle chiacchiere prima di andare a dormire.
Un sorriso
tirato si aprì sulle sue labbra ed Elisabeth si
avvicinò alla finestra per
chiuderla. Fissò incerta l’esterno prima di
parlare.
“Buona
fortuna,
Maestri della Luce. Buona fortuna, Yuuki.”
A quel punto,
tirò la tenda e si diresse verso la porta. Doveva adattarsi
alla nuova routine:
qualcosa le diceva che per un po’, Yuuki non sarebbe tornato.
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Chiuse gli
occhi per placare il senso di vertigini. La testa pulsava ferocemente.
Pareti bianche.
Fiamme. Una mano che stringeva la sua. “Il passaggio
è di qua. Presto!”
“I
sensori a lungo raggio stanno rilevando il picco di
energia. Sto procedendo a rilevare la posizione.”
Degli uomini
vestiti di blu. Un’esplosione. Un’altra corsa,
un’altra mano che stringeva la
sua.
“I
motori sono
pronti. Resto in attesa delle coordinate.”
Di nuovo
quegli
occhi carichi d’odio. Vento e un’energia che
continuava a crescere. Sei simboli
colorati. Di nuovo quella mano che stringeva la sua.
“Speriamo
non
riescano a individuarci.”
Finalmente il
mal di testa stava passando. Ancora pochi minuti e si sarebbe sentita
meglio.
Inspirò: doveva farcela.
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Aprirono gli
occhi. Le prime cose che videro davanti a loro erano alberi. Solo
lontano,
oltre ad essi, s’intravedevano alcuni rilievi montuosi color
rosso-marrone. A
Hideto ricordavano alcuni dei luoghi che aveva visto in Australia o nel
Gran
Canyon.
Istintivamente,
tutti assieme, alzarono lo sguardo verso l’alto e, tra le
chiome verdi, videro
un immenso cielo azzurro percorso da bianche nuvole. Un cielo luminoso
anche se
privo di sole.
Abbassarono lo
sguardo in silenzio, lasciando che i loro occhi vagassero da un punto
all’altro
di quel luogo. Il riconoscimento e la consapevolezza di quello che era
successo
stavano lentamente crescendo dentro di loro. Ogni dubbio spazzato via
dalla
realtà che li circondava: erano tornati a Gran RoRo.
Al Guerriero
Blu quei luoghi erano fin troppo familiari. Il bosco, il deserto
roccioso… per
giorni li aveva percorsi durante il loro primo viaggio. Quando, solo e
desideroso di mostrarsi forte, aveva viaggiato insieme a quella banda
di
ladruncoli. Per fortuna poi aveva incontrato Dan e Clarky e da
lì le cose erano
pian piano cambiate.
Al ragazzo si
formò un groppo in gola. Non doveva continuare a pensare ai
due amici o tutto
sarebbe stato più difficile. Scacciati quei pensieri, il
Guerriero Blu si voltò
sorridente verso gli amici.
“Non
vorrei
sbagliarmi, ma questo posto…”
Gli occhi blu
di Hideto incrociarono quelli entusiasti di Kenzo e quelli leggermente
lucidi
di Mai. I tre ragazzi si abbracciarono di slancio e un attimo dopo
coinvolsero
un ancora riluttante Yuuki. Anche se sapevano che il Guerriero Bianco
non amava
gesti così plateali di affetto, quel momento era importante.
Dopo tutto quello
avevano affrontato in quegli anni, erano finalmente di nuovo a Gran
RoRo.
Non
s’illudevano
che sarebbe stato facile, ma potevano sperare di riuscire a tornare a
dire la
loro nel modo migliore che conoscevano: Battle Spirits.
Separandosi, i
loro sguardi tornarono a vagare attorno a loro in cerca di un punto di
riferimento qualsiasi.
“Siamo
senza
dubbio in una delle aree del Regno di Rubino.”
Kenzo
annuì
alle parole di Yuuki, continuando a fissare un po’ sconsolato
il sentiero
appena tracciato sotto i loro piedi: sembrava partire dal nulla e
finire nel
niente. Decisamente non passavano molte persone da quelle parti. Non
che ci
fosse molto da sorprendersi, da quello che avevano scoperto nel loro
precedente
viaggio, il Regno di Rubino era il meno popolato e i villaggi si
concentravano
soprattutto nelle vicinanze dei corsi d’acqua.
Mai si
sistemò
meglio la borsa sulla spalla. “Adesso che si fa?”
Hideto si
dondolò sui piedi senza saper bene cosa rispondere. Fu
allora che notò qualcosa
tra gli alberi. Scrutando con più attenzione in quella
direzione si rese conto
che era una casa. Puntò un dito verso di essa per mostrarlo
agli altri.
“Lì
c’è
qualcosa!”
La sua voce
richiamò l’attenzione degli altri. Avvicinandosi
al punto indicato, si resero
conto che la casa era in realtà una baracca pericolante e
che molti alberi
erano stati divelti o erano anneriti. Parte della parete rocciosa
retrostante
ai resti della casa mostrava chiari segni di una frana. Il che riusciva
a
spiegare in parte lo stato pietoso dell’abitazione. I vetri
erano completamenti
rotti, una parte del tetto era crollata sotto il peso delle macerie e
una buona
parte delle assi era annerita dalle fiamme. L’unica cosa
certa era che quella
casa era abbandonata da un sacco di tempo. Hideto si fermò
su quella che doveva
essere l’entrata e si rese conto che l’interno era,
se possibile, in peggiori
condizioni dell’esterno. Vetri rotti, pezzi di metallo e
legni anneriti mischiati
a terra e frammenti di roccia ricoprivano il pavimento ancora
sovrastato da
quello che, con molta fantasia, si poteva supporre essere
ciò che restava del
tetto e del piano superiore.
Voltandosi per
tornare dagli amici si rese conto che Kenzo aveva trovato una specie di
insegna, semi sepolta dalla terra e dall’erba. Anche Mai si
era avvicinato al
ragazzino e lo stava aiutando a pulire. Un’espressione
sorpresa si dipinse sul
volto della ragazza qualche istante dopo.
“Ma
questo era
uno dei ritrovi per duellanti di Battle Spirits!”
Kenzo, imitato
da Hideto e Yuuki, alzò lo sguardo sui legni sconnessi e
anneriti.
“Era
uno dei
Banchi delle Carte. Ma perché l’hanno lasciata
andare in rovina in questo
modo?”
Fissando
ciò
che restava delle pareti di legno della casa, Yuuki cominciò
a ricordare. Lui
conosceva quel luogo. Anche se ora era in quello stato, lui
c’era stato un
tempo.
L’oste
alzò lo
sguardo, curioso di sapere chi si avventurasse per i boschi in
prossimità del
tramonto. Tra i soldati del Re e i briganti non era certo un rischio
che molti
prendevano alla leggera. La persona, che si rivelò essere un
ragazzo, si
avvicinò al bancone. Da com’era vestito, si vedeva
che doveva essere qualcuno d’importante.
“Che
cosa posso
fare per voi?”
Il ragazzo non
rispose subito, ma posò una carta sul bancone spingendola
verso di lui. L’uomo
la prese con cautela e non appena la vide un’espressione
stupita si dipinse sul
suo volto: Yggdrasill, Cavaliere d’Acciaio. Era una carta
piuttosto rara, era
difficile che qualcuno in quelle zone le maneggiasse con
così tanta
disinvoltura. Dopotutto, per avere delle carte nuove e rare bisognava
andare
nei centri abitanti più grandi o viaggiare in altri Regni:
due casi in cui
pochi abitanti del Regno ricadevano. Tornò a voltarsi verso
il ragazzo, rimasto
immobile e silenzioso per tutto il tempo.
“Carta
interessante. Cosa dovrei farmene?”
Il ragazzo lo
fissò per un istante, prima di voltarsi verso la porta.
Fatti pochi passi,
tornò a guardarlo.
“Dovete
consegnarla ad un ragazzo che passerà da qui. È
il Guerriero Rosso.
Dategliela.”
L’uomo
fece una
fatica enorme per non guardarlo come se fosse pazzo. I Maestri della
Luce erano
solo una leggenda. Aveva saputo da alcuni avventori delle storie sul
Maestro
della Luce venuto a Gran RoRo qualche decina di anni prima, ma non ci
aveva mai
creduto sul serio. Almeno finché non aveva conosciuto
Magisa. La Maga gli aveva
riempito la testa di vecchie leggende e gli aveva più volte
confermato
l’esistenza dei Guerrieri. A quanto sembrava i suddetti
bazzicavano in altri
Regni: lui, in tutti i suoi anni di vita, ne aveva mai incrociato
nessuno. Poco
male, al massimo poteva rivendere la carta e ottenere un bel
gruzzoletto.
“Come
dovrei
riconoscerlo? E cosa gli dico se mi chiede chi gliel’ha
lasciata?”
Il ragazzo
sorrise impercettibilmente.
“Lo
riconoscerete, fidatevi. Voi dategliela e basta, il resto non
è un problema che
vi riguarda.”
Uscì
senza
aggiungere altro. Una volta fuori dalla locanda, il ragazzo si diresse
con
passo rapido ma misurato verso una radura poco distante, incurante
delle
tenebre che si stavano allungando tra gli alberi.
Lì,
ad
attenderlo, c’era una ragazza di qualche anno più
giovane di lui. Sedeva
tranquilla su un tronco, i lunghi capelli raccolti in due trecce e il
bordo
dell’abito scuro sfioravano l’erba ai suoi piedi.
Non appena il ragazzo fece la
sua comparsa, la giovane si alzò sorridendo.
“Yuuki,
fratello mio.”
Con pochi
passi
la affiancò. “Tutto sta procedendo secondo i
nostri piani, Kajitsu. Ora non
resta che attendere il suo arrivo.”
Il ragazzo
alzò
lo sguardo verso il bosco e sembrò accorgersi solo in quel
momento delle ombre
sempre più veloci del crepuscolo. Tornando a voltarsi verso
la sorella, i
tratti del suo volto si addolcirono.
“Si
è fatto
tardi. Torniamo a casa, sorellina.”
La ragazza
annuì e gli sorrise. Un attimo dopo, i due furono avvolti da
uno sciame di
farfalle verdi e scomparvero senza lasciare alcuna traccia della loro
presenza.
In quel luogo
Kajitsu aveva mandato una delle sue
farfalle per condurre Dan da loro. Yuuki si voltò verso la
direzione in cui s’intravedeva
ancora il deserto: poco lontano da lì, lui e Dan si erano
affrontati nel loro
primo duello. Un sorriso nostalgico piegò le sue labbra: il
primo di una lunga
serie. Vittorie e sconfitte erano state così tante da quel
giorno che non erano
più riusciti a tenerne il conto. Dan era stato il primo vero
amico che avesse
mai avuto.
Comunque,
pensò tornando a guardare i resti
dell’edificio, i danni erano almeno in parte di origine
dolosa. Gli portavano
alla mente fin troppi ricordi della sua precedente vita di dignitario
del Re
del Mondo Altrove.
Kenzo
posò a terra l’insegna e si guardò
attorno
sconfortato.
“Quanto
mi piacerebbe che ci fosse qualcuno da queste
parti. Avrei un sacco di domande da fare.”
Hideto
incrociò le braccia e ridacchiò. “Beh,
io nelle
vicinanze non vedo nessuno. Ma se hai imparato a parlare con le
piante…”
Il ragazzino
sbuffò e guardò l’amico di traverso.
Prima che potesse dire qualcosa, Yuuki interruppe le sue recriminazioni.
“Conosco
questa zona. Dovremo camminare per un po’
prima di trovare qualche luogo abitato.”
Mai
sospirò e l’idea sembrò non essere ben
vista
neppure dagli altri due ragazzi. Non avendo, però, molte
altre scelte, i
quattro decisero di incamminarsi verso l’interno del bosco
per cercare di
raggiungere un sentiero qualunque. Dovevano pur cominciare da qualche
parte per
racimolare qualche notizia sulla situazione di Gran RoRo. Speravano
proprio che
Magisa avesse avuto una buona ragione per non farsi vedere: avrebbe
almeno
potuto accoglierli in qualche modo.
Per lunghi
minuti, camminarono in silenzio. Nessuno di
loro avrebbe saputo che cosa dire: erano ancora troppo emozionati di
essere
finalmente tornati e, all’opposto, cominciavano a sentirsi un
po’ in colpa per
non aver pensato neppure un istante alle loro famiglie. Ma, come la
prima volta,
era successo tutto troppo velocemente per dare loro il tempo di pensare
a tutte
le conseguenze. L’unica speranza era che riuscissero a
capirli.
Improvvisamente,
sentirono uno strano rumore nell’aria.
I quattro si fermarono e si guardarono attorno, senza riuscir a
individuare la
direzione da cui proveniva. Pochi secondi dopo, il rumore si fece
più forte e
allora lo riconobbero: ero il rumore di un’astronave.
Fecero appena
in tempo ad alzare lo sguardo verso il
cielo visibile tra gli alberi: un’astronave passò
sopra di loro, alzando
polvere e foglie con lo spostamento d’aria provocato
dall’alta velocità.
Mai
sgranò gli occhi e si sentì mancare il respiro.
L’avrebbe riconosciuta tra mille: la sua astronave, la sua
bellissima
Limoviole. Una volta che li ebbe superati, l’astronave
sembrò rallentare. Curvò
di lato non molto distante da loro, abbassandosi oltre gli alberi. E
bastarono
quei pochi secondi perché anche gli altri si rendessero
conto di quello che Mai
aveva già capito. La cromatura viola brillò per
un istante e poi scomparve
oltre gli alberi.
Mai fu la
prima a muoversi. “Andiamo, laggiù ci deve
essere una radura!”
L’entusiasmo
della ragazza contagiò anche i suoi tre
compagni che si affrettarono a seguirla. Hideto fu il primo ad
affiancarla.
“Sicura
che non possa essere una trappola?”
La Guerriero
Viola non rispose subito. Quel pensiero
aveva attraversato anche la sua mente. Ma, soffermarsi su di esso,
l’avrebbe
costretta a presupporre che a Serjou fosse successo qualcosa: era
inconcepibile
per lei. Non anche Serjou, non dopo aver dovuto dire addio a Dan e
salutato,
forse per sempre, Clarky.
“Lo
so.”
La ragazza
s’inumidì le labbra prima di proseguire.
“Ma non possiamo neppure escludere che la Limoviole sia stata
mandata da
Magisa.”
Kenzo e Hideto
intuirono il bisogno di Mai di sperare
che sull’astronave ci fosse Serjou: anche loro ci speravano.
Yuuki indicò la
direzione con una mano.
“Trappola
o meno, credo che lo scopriremo presto.”
Con il cuore
in gola e mille domande che tornavano ad
affollarsi nelle loro menti, i quattro quasi contarono i minuti che
trascorsero
prima che la radura fosse visibile tra gli alberi. A quel punto non ci
fu più
nessun dubbio che quella fosse la Limoviole, l’astronave su
cui avevano
viaggiato durante la loro prima avventura.
Una volta allo
scoperto dagli alberi, i ragazzi si fermarono.
Non sapevano ben cosa fare a quel punto. Attendere di vedere chi fosse
sull’astronave o avanzare? Durante gli istanti di
indecisione, Mai non poté
evitare di far vagare lo sguardo sul mezzo. Nel vedere gli evidenti
graffi
sulle fiancate e quelli che sembravano danni di armi da fuoco, la
ragazza
aggrottò le sopracciglia: che cosa diamine era successo? Chi
si era permesso di
maltrattare in quel modo la sua bellissima astronave?
Fu in quel
momento che si sentì il portellone esterno
abbassarsi. In realtà i motori non erano stati completamenti
spenti, dando
l’impressione che la Limoviole fosse pronta ad allontanarsi
al primo cenno di
pericolo.
Pochi secondi
di attesa e due persone apparvero. La
prima fece comparire un sorriso di sollievo sulle labbra di Mai: era
Serjou
che, a pochi metri da loro, si esibì in un perfetto inchino.
“Maestri
della Luce, sono onorato di potervi
incontrare nuovamente.”
La ragazza non
riuscì a trattenersi e percorse lo
spazio che li separava per gettargli le braccia al collo, dimentica per
il
momento dei precedenti istinti omicidi nei confronti di chi avesse
danneggiato
la sua astronave. Serjou sembrò colto leggermente alla
sprovvista dal suo
gesto, cosa che fece sorridere gli altri tre ragazzi, ma alla fine
ricambiò.
Mai, quando si
staccò da lui, era raggiante. “Serjou,
non sai quanto sono felice di vederti!”
L’espressione
del granroriano rimase composta e le
labbra si piegarono appena in un sorriso.
“Sono
lieto anch’io di vederla Lady Viole e costatare
che siete sempre più splendida.”
Mentre Mai
sorrideva, Serjou si voltò verso gli altri
tre Maestri.
“Ovviamente
sono lieto di rivedere anche voi. È
difficile trovare persone altrettanto speciali.”
“Lo
spero bene!” Osservò divertito Hideto.
“Ragazzi,
non si salutano più i vecchi amici?”
A quella voce,
i quattro Maestri della Luce si
ricordarono che Serjou non era sceso da solo e l’attenzione
si concentrò sul
secondo passeggero della Limoviole.
Era alto,
questo era sicuro. Superava di un buon palmo
lo stesso Yuuki, che era il più alto tra loro quattro. E
aveva un fisico
piuttosto robusto. Ed era di sicuro un abitante del villaggio Gurii, il
villaggio di Zungurii. Pelle ambrata, capelli castani, lo stesso stile
di
vestiario.
Senza contare
che la voce era sembrata familiare a
ciascuno di loro. Come anche il volto, osservò Kenzo. Ma chi
poteva essere?
Il
granroriano, chiunque fosse, alla fine sbuffò
spazientito e sembrò guardarli come se non si fossero
accorti di qualcosa di
estremamente ovvio.
“Ok,
sono cresciuto, ma sono sempre io ragazzi!
Zungurii, non vi ricordate?”
Il silenzio
accolse quelle parole. Per lunghi istanti
i quattro ragazzi, compreso Yuuki, lo fissarono piuttosto scioccati. Il
primo a
riprendersi fu il Guerriero Bianco che conosceva un po’
meglio la peculiarità
del tempo su Gran RoRo: forse avrebbe dovuto ricordare agli altri che
non
avevano avuto nessuna certezza che anche lì fossero
trascorsi gli stessi anni
della Terra. Gli altri tre, invece, non riuscirono a trattenersi.
“Zungurii?!?”
In
realtà, l’uomo protagonista del loro stupore, si
rivelò piuttosto soddisfatto della loro reazione. Forse si
era reso conto anche
lui che i Maestri della Luce non sembravano aver ancora afferrato il
concetto
di tempo su Gran RoRo.
Hideto,
ripresosi, scoppiò a ridere. “Cresciuto?
Stentavamo a riconoscerti… la prossima volta dillo
subito!”
Anche Zungurii
scoppiò a ridere. Mai, invece, si voltò
verso Serjou.
“È
stata Magisa a mandarvi, vero? Quando potremo
incontrarla?”
Serjou,
notando gli sguardi carichi di aspettative di
tutti e quattro gli umani, dovette sforzarsi per rispondere loro. Ma
era meglio
sapessero la verità dall’inizio. Zungurii lo
guardò, evidentemente grato che
fosse lui a prendersi quel compito.
“Sì,
in un certo senso è stata Maga Magisa a mandarci
qui. Purtroppo, però, Lady Viole non so dirle quando potrete
incontrarla. Ci
sono molte cose che dovete sapere.”
Il tono grave
dell’abitante del Regno di Ametista fece
scattare degli allarmi nelle teste dei quattro Maestri della Luce.
Avrebbero
dovuto aspettarsi dei problemi, ma… Magisa? Se era successo
qualcosa a lei che
possedeva il Nucleo Progenitore! Che cosa dovevano aspettarsi?
Kenzo
deglutì. “Che cos’è successo
Serjou?”
Il granroriano
si voltò verso il ragazzino. “Ogni
vostra domanda avrà la sua risposta, ma non è
questo il luogo adatto. M.A.I.A
aspetta solo che risaliamo per riattivare i motori.”
Mai
alzò un sopracciglio. “Maia?”
Serjou
inclinò il capo di lato. “Esatto, Lady Viole. Multipurpose
Advanced Intelligence Android…
M.A.I.A.”
Al solo
sentire quelle parole, gli occhi di Kenzo si
illuminarono e voltò così bruscamente la testa
verso Serjou che Hideto si
sorprese che il collo dell’amico non si fosse spezzato.
“Sulla
Limoviole c’è un’intelligenza
artificiale?”
Serjou
tornò ad annuire. “È l’ultimo
miglioramento che
abbiamo apportato alla Limoviole. È in grado di gestire in
modo remoto tutti i
sistemi dell’astronave, controllando in tempo reale i
parametri e i possibile danni.”
La Guerriero
Viola ridusse gli occhi a due fessure.
Con le braccia incrociate e il piede che batteva per terra, riusciva
davvero a
incutere timore.
“Non
mi sembra funzioni bene, allora. Immagino le cose
o le fiancate assomigliano ad un colabrodo?”
Serjou rimase
impassibile mentre Zungurii si esibì in
una risatina nervosa. Se anche avevano sperato che Mai non se ne
accorgesse…
“Diciamo
che non abbiamo avuto il tempo per sistemare
quei danni… Gran RoRo non è più il
luogo sicuri che avete lasciato anni fa.
Rimanere troppo a lungo in un unico posto può essere molto
pericoloso.”
Hideto si
voltò verso di lui, iniziando ad avere
sempre più chiaro il fatto che la situazione di Gran RoRo
non fosse per nulla
rose e fiori: anzi, si stava delineando un quadro sempre più
fosco.
“Immagino
sia una delle tante cose su cui dovete
metterci al corrente. E immagino pure che questo non sia il posto
più adatto,
giusto?”
Quasi a sottolineare che il
gruppo stava perdendo
tempo, un sottile ronzio si fece più vicino e, con enorme
sorpresa dei Maestri
della Luce, si parò loro davanti quello o forse quella che
Serjou aveva
chiamato M.A.I.A. Era un piccolo robot non molto più grande
di un pallone ma di
forma più ovale e schiacciata. La sua superficie aveva un
colore viola metallizzato
su cui risaltavano le parti argentate e nere che costituivano
probabilmente
parte dei suoi sensori esterni. Uno stretto display occupava parte di
quella
che apparentemente era la parte anteriore e su di esso si vedevano
quelli che
sembravano degli occhi: stilizzati come due macchie verde acqua ma pur
sempre
due occhi. In effetti, il robot sembrava aver assunto
un’espressione piuttosto
infastidita.
“I
sensori a lungo raggio
hanno individuato la presenza di un’astronave in
avvicinamento.”
Per essere un
robot, la sua voce era risultata fin
troppo irritata. Kenzo, che in quegli anni si era fatto un
po’ più alto, si
lanciò in avanti e afferrò il robot tra le mani
ignorando completamente quale
potesse essere l’umore
dell’androide.
La sua espressione era quella di un bambino la notte di Natale.
“Fantastico!
Non ho mai visto una simile tecnologia! Sulla
Terra si stanno cercando di fare simili androidi, ma siamo ancora ad
anni luce
di distanza!”
Il Guerriero
Verde, così preso dalla contemplazione
dal traguardo tecnico-scientifico che M.A.I.A. costituiva per lui, non
si rese
conto del sempre più crescente fastidio della stessa
unità. Emessi diversi
suoni di avvertimento e bip sempre più concitati,
l’espressione sul display
divenne arrabbiata e un improvviso flash di luce intensissimo (quello
che poi
lo stesso Kenzo avrebbe determinato come una torcia incorporata)
abbagliò il
ragazzo che lasciò la presa di colpo con un grido. Tutto
questo prima che uno
degli altri avesse il tempo di intervenire.
Mentre lui
cercava di riacquistare la vista, Serjou
osservò imperturbabile i voli indispettiti
dell’unità artificiale che
continuava ad emettere piccoli suoni ad intermittenza, sempre la stessa
espressione furiosa sul display.
“Forse
avrei dovuto avvisarvi che M.A.I.A. è
un’unità
piuttosto… suscettibile.”
Hideto, che
stava cercando di capire se Kenzo avesse
subito un qualche danno, lo fissò sconcertato.
“Magari
avresti potuto.”
Serjou si
limitò ad inclinare leggermente il capo. “La
prossima volta non mancherò.”
Nel frattempo,
Kenzo era riuscito a riaprire gli occhi
e, non appena fu in grado di vedere il mondo attorno a lui, si
voltò piuttosto
arrabbiato verso il robot.
“Come
cavolo ti è saltato in mente!”
M.A.I.A. per nulla inquietata
dal tono minaccioso, gli
si parò davanti a pochi centimetri dal viso.
“Non
sono un
giocattolo ragazzino!”
Kenzo,
sforzandosi di ignorare il perfetto
funzionamento del suo sintetizzatore vocale, si mostrò
sempre più offeso dal
fatto di essere chiamato ragazzino da quello che, in fin dei conti, era
un
ammasso di circuiti pre-programmato da qualcuno.
“Sono
un Maestro della Luce per tua informazione… mucchio
di circuiti bruciacchiati!”
Fu la goccia
che fece traboccare il vaso. L’ultima
cosa che il ragazzo vide fu l’ombra del robot fiondarsi ad
alta velocità verso
di lui, accompagnato da un indistinguibile insieme di suoni. Poi nero e
le voci
degli amici che lo chiamavano preoccupati.
Hideto e Mai
si erano inginocchiati subito al fianco
di Kenzo che, fortunatamente, a parte un bel bernoccolo non avrebbe
avuto altre
conseguenze, a parere del Guerriero Blu, se non quella di un bel mal di
testa e
un più forte risentimento verso M.A.I.A. …
ovviamente una volta ripresosi dal
K.O. Incredibile come un robottino così piccolo potesse
essere così letale.
Il suddetto robottino,
intanto, sembrò aver sbollito
completamente la sua rabbia perché, con espressione
tranquilla proiettata sul
display, tornò a voltarsi verso Serjou.
“L’astronave
è
sempre più vicina. Richiesta conferma per manovra di
allontanamento.”
Zungurii,
lanciando qualche occhiata perplessa verso
gli amici, sorrise imbarazzato.
“Saliamo?”
Yuuki
annuì seguito a ruota da Mai e Hideto che
stavano aiutando Kenzo a rimettersi in piedi. Il ragazzo
iniziò a borbottare
lamenti sottovoce massaggiandosi la fronte, senza aver ancora chiaro
che cosa fosse
successo.
Il gruppo si
diresse velocemente verso la pedana
mentre M.A.I.A sfrecciò verso l’interno,
probabilmente diretta ad attivare i
sistemi e i motori per la partenza. Mentre salivano, rallentati
dall’ancora
confuso Kenzo, Serjou riprese la parola.
“In
realtà c’è un’altra cosa che
dovreste sapere…”
Kenzo,
continuando a massaggiarsi la fronte, si esibì
in un lamento sofferente.
“Se
è una sorpresa come il robot, non credo di volerla
vedere… non sopporterei un altro colpo
così.”
Zungurii
ridacchiò, per poi riassumere un’espressione
seria quando il Guerriero Verde gli lanciò uno sguardo
omicida.
“Non
credo che lei cercherà di lanciarti qualcosa
addosso…”
Mentre il
granroriano parlava, il gruppo entrò
nell’ampia sala che occupava il resto di quel piano della
Limoviole. La stanza
non sembrava aver risentito come l’esterno di una mancata
manutenzione e ad un
primo sguardo sembrava identica all’ultima volta che
l’avevano vista. L’unica
differenza era che, in piedi, vicino ad uno dei divani, c’era
una ragazza,
alzatasi di scatto non appena li aveva sentiti entrare. Fu per questo
motivo
che nessuno di loro ebbe bisogno di chiedere delucidazioni su chi fosse
la lei in questione.
Era una
ragazza sottile, i capelli verdi le sfioravano
appena le spalle e due ciocche più lunghe incorniciavano il
viso dove
risplendevano due grandi occhi scuri. Il corto abito nero con
decorazioni
bianche e verdi risaltava contro il lilla dei divani e le pareti beige.
Sembrava
nervosa o perlomeno era quella l’impressione
che traspariva dai suoi occhi. Un sorriso appena accennato si
aprì sulle sue
labbra. Per lunghi istanti nessuno di loro disse nulla,
finché i motori che si
attivavano e le impercettibili vibrazioni della Limoviole fecero loro
capire
che si erano messi in moto. Serjou scivolò al posto di
guida, liberando
M.A.I.A. dal compito di controllare il pilota automatico.
Per tutto il
tempo, la ragazza non aveva smesso di
fissarli, sembrava quasi studiarli. Ma non aprì bocca. Alla
fine, fu Mai a
farsi avanti sorridente. Hideto era ancora alle prese con Kenzo,
piuttosto
scocciato per quanto successo. Yuuki, invece, non aveva staccato gli
occhi
dalla ragazza, incapace di spiegare la strana sensazione che aveva
provato
quando l’aveva vista.
“Piacere
di conoscerti. Io sono Mai.”
“Lo
so.”
La sconosciuta
sorrise incoraggiante all’espressione leggermente
perplessa di Mai.
“Mi
hanno parlato moltissimo di voi... Serjou e
Zungurii. Di tutti voi.”
E, in effetti,
non era propriamente una bugia. Solo
non era tutta la verità. Ma finché non trovava un
modo per spiegare loro la
realtà, non poteva fare altrimenti. Era ancora tutto
così confuso nella sua
mente, non era sicura neppure di esser in grado di convincere se
stessa,
figurarsi i Maestri della Luce. Che cosa potevi dire a delle persone
che sai di non aver mai incontrato
nella tua
vita, ma di cui ti ricordi? Persone
con cui non hai mai parlato, ma con cui senti
di aver passato dei momenti insieme? Soprattutto come?
“Quindi
sai chi siamo, giusto?” Osservò Hideto mentre
accompagnava Kenzo a sedersi su uno dei divani.
La ragazza si
limitò ad annuire. Kenzo, ancora con la
mano sulla fronte, girò la testa per riuscire a guardarla.
“Beh,
a quanto pare rimani solo tu da presentarti.”
La ragazza
deglutì e Zungurii sembrò accorgersi del
suo disagio perché accennò con il capo ai divani.
“Perché
non ci mettiamo tutti comodi? Il viaggio
potrebbe durare un po’ e abbiamo un sacco di cose da
raccontarvi.”
La granroriana
rivolse uno sguardo grato verso
Zungurii e si diresse subito verso il divano non ancora occupato da
nessuno.
Mai e Yuuki la imitarono e si sedettero accanto a Kenzo e Hideto.
Zungurii
invece si sedette sullo stesso divano della ragazza. La quale,
consapevole di
non poter rimandare ancora, stava torturando con le mani la stoffa
della gonna.
Dopo pochi istanti, però, inspirò e
tornò ad alzare lo sguardo verso i Maestri
della Luce.
“Mi
chiamo Aileen Dealan. Sono nata in un villaggio
del Regno di Smeraldo.”
Mai sorrise.
“Piacere di conoscerti. È molto che
viaggi con Serjou e Zungurii?”
“Qualche
anno.” Fu la laconica risposta di Aileen.
Hideto,
lasciato vagare per un istante lo sguardo
oltre le vetrate attraverso cui si vedeva sfrecciare veloce il deserto,
si
voltò verso la granroriana. Decisamente su Gran RoRo era
trascorso molto più
tempo che sulla Terra.
“Esattamente
quanto tempo è passato dal giorno in cui
ce ne siamo andati?”
Zungurii ci
rifletté un attimo prima di rispondere a
quella domanda che interessava molto a tutti e quattro i Maestri della
Luce.
Era un dettaglio che avrebbe influito molto sulla loro percezione della
situazione di Gran RoRo… forse spiegando il motivo per cui
c’era di nuovo
qualcosa che minacciava i sei Regni.
“Oh,
non moltissimo. Ventiquattro anni… più o
meno.”
Kenzo
sbattè le palpebre sorpreso. “Ventiquattro anni?!?
Wow… cioè, è un sacco di tempo! Per
noi sono passati solo sei anni.”
Il granroriano
sorrise divertito. “In realtà per noi
non è proprio così tanto tempo…
sapete, la vita su Gran Roro ha una durata un
po’ diversa da quella di voi umani.”
Quelle
semplice parole ebbero il potere di riportare
Mai, Hideto e Kenzo a una delle scoperte più eclatanti che
avevano fatto nel
futuro. Anche Yuuki, messo al corrente anni prima, partecipò
allo scambio di
sguardi. Se ne erano quasi dimenticati in quegli anni, lontani da Gran
RoRo.
Ora, però, sapevano che era un dettaglio che non avevano il
diritto di
nascondere. Ma il solo pensiero di dire ai loro amici una
verità così
sconcertante… beh, giustificava i messaggi che si
scambiavano in quel muto
colloquio: glielo diciamo o non glielo
diciamo?
“Maestri
della Luce…”
L’attenzione
dei quatto venne distolta dalla questione
che si era loro presentata e tornò a concentrarsi su Aileen.
Lo sguardo della
ragazza non mostrava più, almeno all’apparenza, il
nervosismo di prima. Ma
dalla postura del suo corpo si vedeva che non doveva essere stato
facile per
lei trovare il coraggio di dire qualsiasi cosa dovesse comunicare loro.
La
schiena e le spalle erano rigide e le mani, adagiate in grembo,
continuavano a
stringere la stoffa della gonna.
Ottenuta la
loro attenzione, Aileen deglutì e lanciò
una veloce occhiata a Zungurii che le sorrise cercando di sembrare
incoraggiante. Tornando a voltarsi verso i Maestri della Luce non
riuscì a
evitare di soffermarsi un istante di più sul Guerriero
Bianco. Sapeva di
conoscere tutti, ma i ricordi che aveva di lui erano molto
più netti ed era
quello che sentiva verso di lui che la confondeva maggiormente.
Emozioni che
non era stata lei a provare ma che, nonostante tutto, sentiva
assurdamente sue.
Resasi conto che Yuuki la stava scrutando, Aileen distolse lo sguardo
fissando
un punto imprecisato alle spalle dei Maestri della Luce.
Perché
doveva essere così difficile?
“Prima
non sono stata sincera… non completamente
almeno.”
L’unica
reazione dei Maestri della Luce fu quella di
esibirsi in espressioni più o meno perplesse. Non che si
aspettasse che
capissero subito da soli. Al loro posto non era sicura che avrebbe
creduto alle
proprie parole.
“Io
so chi siete voi, ma non solo grazie ai racconti
di Serjou e Zungurii. Io so chi siete perché…
perché io vi conosco.”
La
consapevolezza si fece largo sul volto di Yuuki che
quasi trattenne il respiro. Non poteva essere… allora quella
sensazione che
aveva provato quando l’aveva vista… no…
Aileen si rese
conto che il Guerriero Bianco aveva già
capito e per quel motivo non riuscì a tenere lo sguardo
sollevato, abbassandolo
sulle proprie mani che aveva tolto dalla stoffa della gonna e che ora
torceva
lentamente.
“In
realtà è ancora tutto molto confuso… i
ricordi, le
sensazioni… faccio fatica qualche volta a capire che cosa ho
vissuto veramente
io e cosa invece è solo un flash-back…
cioè, so di aver veramente vissuto e
provato io tutto quello che ricordo. Solo… solo a volte non
sono certa di
quello che ho vissuto realmente in questa… vita.”
Aileen
rialzò gli occhi scuri verso i Maestri della
Luce, desiderando con tutto il cuore che capissero. Aveva fatto fatica
a
pronunciare l’ultima parola: la realtà che aveva
iniziato a comprendere in
quegli anni, il passato che aveva pian piano ricordato era troppo
grande per
essere spiegato a parole. Mai, Hideto e Kenzo sembravano star
metabolizzando il
discorso confuso della granroriana. Solo Yuuki aveva già
capito, anzi aveva
soltanto avuto conferma del primo istinto provato.
La
guardò e dovette sforzarsi per non distogliere lo
sguardo. Il volto della ragazza si mischiava con i tratti di un altro
volto, un
volto dai lineamenti più acerbi. Gli occhi scuri si
schiarivano e assumevano
una sfumatura rosata. I capelli si allungavano. Era come vivere
contemporaneamente il peggior incubo e il più bel sogno
della propria vita. Non
sapeva neppure lui che costa provava in quel momento. Paura e senso di
colpa,
perché davanti ai suoi occhi sfrecciavano gli eventi di sei
anni prima. Desiderio
di andare il più lontano possibile da lei, per non rischiare
di farla soffrire
di nuovo, di non essere un’altra volta incapace di
proteggerla. E una gioia
immensa, inattesa, insperata… perché lei era di
nuovo lì, davanti a lui.
Avrebbe voluto abbracciarla, sentirla vicina come in quel sogno che lo
aveva
risvegliato dal coma.
Ma poi la
consapevolezza che lì davanti a lui ci fosse
Aileen Dealan, una ragazza che lui di fatto non conosceva, che doveva
ancora
venire a patti con ciò che la sua mente cercava di farle
ricordare, tornava a
dominare.
Una promessa
fatta in un’altra vita era sufficiente a
dargli il diritto di entrare nella vita di Aileen Dealan e magari
rischiare di
rovinargliela come in passato? Aveva sempre cercato di darle una vita
serena,
ma aveva sempre fallito. Il destino non gli aveva mai permesso di darle
una
vita lontana da guerra, dolore, disperazione.
Noi staremo
sempre insieme…
Promettimi
solo
che mi verrai a cercare, anche nella generazione futura. Dammi la tua
parola,
ti prego Yuuki.
Lo
farò, te lo
giuro. Ti ritroverò e staremo insieme.
Noi supereremo
il tempo e ci rincontreremo sicuramente…
Era questo che
senza volere le sue parole avevano
voluto significare? Era possibile che il destino stesse cercando di
dare loro
una seconda opportunità? Non era mai riuscito a credere che
potesse succedere
in quella stessa vita.
E lui non
sapeva come comportarsi, non sapeva quale
decisione prendere.
E la sua
mente, intanto, continuava a mescolare il
viso di Aileen con quello della sua amata sorella… e con il
volto che per primo
si era impresso nel suo cuore. E il suo nome affiorò sulle
sue labbra prima che
potesse rendersene conto.
“Kajitsu…”
Non avrebbe
voluto farlo, la ragazza davanti a loro
non rispondeva a quel nome e, per questo, non appena si rese conto di
cosa
aveva sussurrato, si alzò in piedi dirigendosi verso le
vetrate della
Limoviole. Il suo movimento fu seguito dagli occhi di tutti gli altri
Maestri
della Luce e anche da quelli della giovane granroriana, confusa
dall’improvvisa
tristezza che quel gesto le aveva fatto provare.
Ci vollero
alcuni secondi agli altri tre Maestri della
Luce per collegare quel nome alle parole sentite poco prima. E quando
finalmente lo compresero, si voltarono come automi verso Aileen. Non
era
possibile. Eppure era così semplice. Dopotutto, non era la
prima volta che si
confrontavano con questa realtà.
Aileen
Dealan era Kajitsu
Momose. No. Non era
lei. In Aileen rivivevano le emozioni e i ricordi di
Kajitsu… e riviveva anche
ciò che era stata l’ultima sfortunata Principessa
del Regno di Smeraldo. Ma
fino a dove arrivava la linea che separava una coscienza
dall’altra?
Era la stessa
domanda che si erano posti anche nel
futuro il giorno in cui aveva scoperto la verità su Zolder
e, poi, su Flora.
Lì, però, era passata in secondo piano di fronte
al fatto che Zolder era molto
diverso da Yuuki e Flora non ricordava nulla del suo passato. Quella
scoperta
li aveva sorpresi, ma era appunto il futuro, il 2650,
un’altra epoca. E per
quanto la morte della piccola Principessa Farfalla, causata
dall’ormai
incontrollabile sete di potere del Re del Mondo Altrove, fosse stata un
duro
colpo per tutti e avessero sperato che le cose fossero andate in un
altro modo…
nessuno di loro si sarebbe aspettato di dover affrontare una simile
situazione
nella loro vita presente. E doverlo fare li lasciava leggermente
spiazzati.
Aileen intanto
aspettava e, ogni minuto che passava,
riusciva sempre meno a nascondere l’ansia e la paura che i
Maestri della Luce
non l’avrebbero accettata. O, peggio, che avrebbero visto in
lei solo ciò che
era stata. Lei non voleva essere l’eco della Principessa
Farfalla. I ricordi e
le sensazioni avrebbero sempre fatto parte di lei, ma lei voleva essere
Aileen
Dealan. Sarebbero riusciti ad accettarlo anche i Maestri della Luce?
L’atmosfera
si stava facendo sempre più tesa. Zungurii
avrebbe voluto fare qualcosa per aiutare tutti i suoi amici, ma sapeva
che
doveva essere ognuno di loro da solo a confrontarsi con quella
rivelazione.
Neppure per lui era stato facile, se ne ricordava bene. Ma forse lui, o
Serjou,
avevano avuto più tempo per rendersi conto di quello che
significa e di trovare
un modo per affrontarlo. Dopotutto, quando aveva conosciuto Aileen, la
ragazza
era ancora alla ricerca della spiegazione da dare ai suoi sogni, alle
sue
visioni e sensazioni. Era stato un lento cammino che in un certo senso
avevano
percorso insieme.
Kenzo dovette
risistemarsi gli occhiali che gli erano
scivolati dal naso. Ora il suo mal di testa stava raggiungendo dei
picchi
insopportabili e solo per merito di quell’insopportabile
irascibile unità. Il
loro arrivo a Gran RoRo si stava rivelando una sfilza di sorprese, una
dopo
l’altra. Almeno nel futuro, le sorprese avevano avuto il
buongusto di arrivare
poco per volta.
“Quindi
tu… tu hai i ricordi della nostra Kajitsu?”
Aileen strinse
le labbra e annuì. Mai, nonostante non
si fosse ancora ripresa del tutto dallo shock, si rese conto di quello
che
doveva essere il dubbio che stava dilaniando la granroriana. Ci era
passata
anche lei. Per anni aveva nascosto una parte di lei, inconsciamente
desiderosa
di dimostrare a chi la circondava di essere forte e di essere sempre
all’altezza di ogni situazione. Nel tentativo di essere
sempre come gli altri
si aspettavano che lei fosse. Si alzò e si andò a
sedere vicino a lei. Esitò un
attimo prima di posarle delicatamente una mano sulla spalla.
“Non
pensare che noi ti stiamo chiedendo di essere
lei. Dacci solo un po’ di tempo, non è la prima
volta che ci succede. Solo il
tempo di abituarci…”
Aileen sorrise
e annuì appena con il capo, ma si capiva
che il discorso Zolder e Flora
sarebbe dovuto essere tirato fuori un’altra volta.
“…
e poi potremo conoscerti meglio.”
Aileen sorrise
nuovamente e passò in rassegna con lo
sguardo tutto il gruppo di Maestri della Luce. Anche Yuuki era tornato
a
voltarsi verso di loro, deciso a girare pagina in qualche modo e
desideroso
anche lui di conoscere la loro nuova compagna di viaggio. La ragazza fu
rincuorata da quelle parole e, ancora inspiegabilmente per lei, dalla
consapevolezza che il gesto di poco prima del Guerriero Bianco non
fosse stato
un rifiuto.
“Credo
sia arrivato il momento di raccontarvi che cosa
è successo in questi ventiquattro anni.”
Tutti annuirono, ma il
discorso fu interrotto, ancora
prima di essere iniziato, dall’arrivo di M.A.I.A., annunciata
da un sottile e
prolungato ronzio nell’aria. Il robot fece un giro attorno al
gruppo di ragazzi
per poi fermarsi a mezz’aria sopra il tavolino al centro e il
display voltato
verso Mai. Sullo schermo scuro l’espressione sembrava
dispiaciuta.
“Prima
di ogni
cosa, ritengo di dovermi scusare Lady Viole. In questi anni avrei
dovuto
occuparmi meglio dello stato dell’astronave.”
La ragazza fu
colta di sorpresa dal tono amareggiato
del robot. Certo, era infastidita dallo stato un po’
trasandato della
Limoviole, ma non per questo si sarebbe messa in cerca di un capro
espiatorio! Quindi,
vagamente a disagio per la serietà della confessione di
M.A.I.A., scosse una
mano e sorrise.
“Non
preoccuparti. Non volevo accusare nessuno.”
Sul display si alternarono
espressioni abbattute ed
espressioni serie.
“La
ringrazio
per la sua gentilezza, sarà uno sprone per
migliorarmi.”
Kenzo
sbuffò, ripensando all’ultimo scontro con il
robot. “Cerca di migliorare anche i tuoi parametri di
comportamento.”
L’immagine
proiettata sul display di M.A.I.A. cambiò
nel nanosecondo che gli fu necessario per voltarsi verso il ragazzo,
confermando l’idea che Kenzo si era già fatto su
di lei: era un robot
decisamente scostante.
“Nell’occasione
a cui fai riferimento, ho semplicemente attivato i miei protocolli di
protezione ragazzino.”
Il Guerriero
Verde prese un profondo respiro e si
obbligò a contare fino a dieci. Temeva, però, che
presto sarebbe stato
costretto a contare fino a cento e oltre probabilmente.
“Per
tua informazione, io ho un nome.”
M.A.I.A. si esibì
in quello che sembrava una perfetta
riproduzione di uno sbuffò annoiato.
“Ovviamente.
Il
mio spazio di memoria è in grado di conservare una
quantità molto elevata di
dati. I vostri nomi sono tutti stati memorizzati: Mai Shinomiya, il
Guerriero
Viola... Hideto Suzuri, il Guerriero Blu... Yuuki Momose, il Guerriero
Bianco...
Lenzò Kiodò, che saresti tu.”
A sentirsi
un’altra volta storpiare il nome, il
ragazzo rimase un attimo senza parole. Tornato dal futuro, aveva perso
l’abitudine. Poi, ripresosi dalla sorpresa, saltò
su dal divano come se fosse
stato punto da una vespa, trovandosi a fronteggiare direttamente il
robot che
esibiva sul display un’espressione di sufficienza.
“Allora
credo ci sia qualche errore nella tua memoria.
Il mio nome è KENZO HYOUDO … cerca di
memorizzarlo correttamente!”
Gli occhi stilizzati sul
display di M.A.I.A. si
ridussero a poco più di due linee oblique.
“I
miei dischi
di memoria sono in perfetto stato. Tutti i miei circuiti sono tra i
migliori
prodotti della tecnologia del Regno di Diamante. Mi aspetto formali
scuse... Bonzò.”
Il Guerriero
Verde si obbligò a trattenersi dal
mettersi a lanciare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro contro il robot
fluttuante.
“Bonzò?!?
Io mi chiamo KENZO. K-E-N-Z-O!!!! Non è un
nome particolarmente difficile! Perché me lo storpiate
tutti? E tu lo stai
facendo a posta!”
Un’espressione
innocente apparve sul display. “Non
so di cosa tu stia parlando... Menzò.”
“Tu…
tu…” Kenzo stava fumando e le mani gli fremevano.
La pazienza ha un limite, anche quella di uno scienziato.
“Io
ti smonto con la stanghetta degli occhiali!!!!”
Il ragazzo
iniziò a rincorrere il robot attorno ai
divani, sentendosi sempre più offeso dai suoni di risate che
M.A.I.A. stava
diffondendo dai suoi sistemi vocali. Quanto gli mancava Stella! Almeno
lì era
una concorrenza tra scienziati! Umiliato da un robot, mai!
Mai e Hideto
si fissavano con la bocca spalancata,
increduli di fronte alla scena che si stava presentando loro. Dovevano
essere
finiti in qualche dimensione parallela… stavano per
discutere sulla situazione
di Gran RoRo e un istante dopo… Kenzo e M.A.I.A. si
lanciavano offese a tutto
spiano, rincorrendosi come due matti. Si chiedevano quando il Guerriero
Verde
si sarebbe reso conto di non poter avere la meglio sul robot.
Yuuki, educatamente, non aveva
commentato la scena ma
la guardava anche lui piuttosto perplesso. Anche Serjou aveva preferito
rimanere
silenzioso spettatore del piccolo show improvvisato. Zungurii, invece,
rideva a
più non posso e incitava ora uno ora l’altro dei
due contendenti. Aileen,
infine, sembrava star valutando se essere divertita o preoccupata da
quello che
stava succedendo davanti ai suoi occhi: sicuramente la stavano
confondendo.
“È inutile
che
cerchi di raggiungermi... non puoi competere con il mio sistema dei
nuclei. È
stato realizzato dai migliori ingegneri del Regno di Diamante. Pura
tecnologia
di Gran RoRo, ragazzino. Gli allievi hanno superato i maestri
umani!”
La brusca
frenata di Kenzo colse tutti gli altri di
sorpresa. Il suo petto si alzava e si abbassava al ritmo del respiro
accelerato
dalla corsa, ma si vedeva dai suoi occhi che non si era neppure
minimamente arreso.
Anzi, dava la preoccupante impressione di aver raggiunto il punto di
rottura. Per
lunghi istanti rimase in silenzio, fumando dalla rabbia. Ma ci volle
solo un
attimo agli altri, quando iniziò a parlare, per rendersi
conto di come aveva deciso di
vendicarsi.
“Beh,
ti do la notizia del secolo piccolo robot
bisbetico! E cerca di prestare attenzione ai tuoi piccoli sensori di
riconoscimento sonoro… i granroriani che ti hanno creato,
anzi tutti i
granroriani…”
Kenzo prese un
profondo respiro, ignorando bellamente
gli espliciti gesti di Hideto di concludere lì il discorso e
lo sguardo supplicante
di Mai. Era arrivato il momento di prendersi una rivincita su quel
robot:
voleva proprio vedere quanto si sarebbe vantata poi! E la sua parte
razionale
era, in quell’istante, poco più di una vocina
strozzata in un angolo della sua
mente.
“Sono
tutti, ma dico TUTTI… degli ESSERI UMANI!!!”
Hideto si
lascò cadere sul divano con le mani a
coprirsi il viso, scuotendo il capo rassegnato. Non voleva vedere le
reazioni
dei granroriani presenti: che glielo dovessero dire, era
assodato… ma non era
stato decisamente il modo migliore per farlo. E il silenzio che
calò nell’astronave
ne fu la prova. Come se non avessero abbastanza problemi…
Oh,
sì. Sperava proprio che Kenzo fosse pronto con una
bella spiegazione per rimediare alla sua uscita. Ci sarebbe stato
proprio da
divertirsi. Peccato non avere un po’ di pop-corn…
Salve
a tutti! ^-^ So di essere di nuovo in leggero ritardo, potrei dire che
la
motivazione fosse quella di aumentare la “suspence”
ma sarebbe una bugia… la
causa maggiore del mio ritardo è da attribuire alla sessione
di esami. E poi ha
influito anche la difficoltà che ho avuto ha scrivere come
volevo alcuni
passaggi di questo capitolo…
Ma
veniamo al capitolo. Sono proprio curiosa di sapere che cosa ve ne
pare… perché,
diciamo, sono successe un po’ di cose. XD Intanto abbiamo
scoperto che su Gran
RoRo sono passati 24 anni e che a quanto pare le cose nei sei Regni
sono un
pochino complicate… ma soprattutto abbiamo conosciuto due
nuovi personaggi!
Aspetto con ansia i vostri pareri su Aileen e su M.A.I.A.
E
volete sapere una cosa? M.A.I.A. è nata dopo che alcuni di
voi mi avevano
chiesto se ci sarebbe stato qualcuno a storpiare il nome di Kenzo anche
nella
mia storia! XD Ditemi che ne pensate.
Su
Aileen (la pronuncia dovrebbe essere EY-LEEN... ho cercato su internet
XD), invece, non c’è molto da dire per il
momento… solo una domanda: vi
aspettavate l’apparizione della reincarnazione di Kajitsu
Momose? ^-^ Ovviamente
mi aspetto di sapere che cosa ne pensate… spero che il
personaggio vi piaccia e
soprattutto vi possa piacere in futuro!
Per
chi sperava la presenza di Elisabeth a Gran RoRo, spero non sia rimasto
deluso.
Oltre al fatto che sono piacevolmente sorpresa del successo che questo
personaggio ha ottenuto, non era stata mia intenzione fin
dall’inizio farla
andare a Gran RoRo… ma non preoccupatevi: lei e altri
personaggi come Andrew e
Kaoru li vedremo ancora! ^-^
Detto
questo, passiamo ai ringraziamenti:
Per
le preferite (siete sempre di più…
vi ringrazio di cuore!): Ale_LoveBS,
I Love Yamikawa 4 Ever, Lacus Clyne, lalla_fairy_pole,
Scorpion550,
ShawnSpenstar
e _Mamoru_
Per
le seguite: Lacus Clyne, Osaki Kitsune
e ShawnSpenstar
Per
le recensioni del capitolo 2: Scorpion550
e _Mamoru_
Non
mi resta che ringraziare un’ultima volta tutti, anche quelli
che semplicemente
leggono e darvi appuntamento al prossimo capitolo (probabilmente
l’ultimo di
questo episodio) dove scopriremo finalmente che cosa è
successo a Gran RoRo. Vi
lascio con una domanda: dov’è Magisa?
Alla
prossima, Hikari/D’Artagnan
P.S.
suggerimenti per future storpiature del nome/cognome di Kenzo sono bene
accetti!
XD
P.P.S.
vi do appuntamento con l’ultimo capitolo al 14-15-16/2
circa… sto preparando
degli esami ma penso di riuscire a scrivere lo stesso il
capitolo… altrimenti
potrebbe venire spostato (ma spero di no) a massimo il week-end
successivo.