Intanto grazie per aver aperto la
pagina xD. Lavoro a questa ff da qualche mese e ormai penso sia ora di
pubblicarla^^
è la mia prima ff siate buone xD
parte 1. Il libro
-Mamma, vado in centro!- dissi o meglio urlai
davanti alla porta d’ ingresso.
-Perché?!-mi chiese dalla cucina.
-Vado in libreria!- risposi.
Dopo una pausa disse –Torna tra poco che sono gia
le cinque!-
-Ok!- gridai e corsi a prendere la bici, visto
che il centro non era distante, non avevo bisogno della macchina.
“Chissà che libro mi compro? Uno che parla d’
amore? Uno di fantasia? O forse un libro con la trama triste, che mi farà
pensare che la mia vita è perfetta? Meglio uno di Stephen King?”
Mentre stavo pensando tutto questo, il vicino mi
interruppe.
-Aubrey! Tutto bene so che...?- disse il signor
Reynolds mentre annaffiava il giardino (e ci mancava poco che annaffiasse pure
me).
-Salve! Mi scusi, ma vado si fretta! A presto
sgr. Reynolds!- dissi alla svelta; perché una volta cominciato quell’ uomo non
la finisce più.
Dopo 15 minuti sono gia vicino al centro di
Phoenix, diretta verso una delle librerie.
Ci sono ancora i saldi di Natale. Anche se oggi è
il 3 Gennaio. E c’è il sole.
“Ahh... la bellezza dell’ Arizona...” penso
mentre lego la bici davanti al negozio ed entro attraverso le porte
automatiche.
Scaffali di libri davanti a me, ma so come
orientarmi.
Dopo 10 minuti trovo un libro.
“Ohh... che bella copertina!” penso. Prendo in
mano il libro.
Twilight. Di Stephenie Meyer.
Due mani che tengono una mela.
Leggo la trama.
“Vampiri! Forte! Devo averlo!” e mi dirigo felice
verso la cassa.
-Bry!- dice una voce familiare.
-Lucy! esclamo, - Hey, lavori qui!- Con Lucy ho
due lezioni in comune, disegno e storia americana. Ed è una delle mie amiche
più care.
-Si, mi piace e pagano bene.-
Mi accorgo dei suoi capelli. Biondo platino!
-I tuoi capelli...-
-Ti piacciono? Mi annoiavo con il solito castano
scuro.-
-Si! Stai benissimo!- dico convinta.
I miei capelli erano un po’ anonimi, biondo scuro
con alcune ciocche più chiare. Mi arrivano alle spalle scalati.
Come me era abbronzata, reduci dalle giornate
passate in spiaggia.
Lei notò il mio libro.
-Twilight! L’ ho preso a Natale! È fantastico,
non puoi non leggerlo!- esclama mentre mi fa lo scontrino.
-Allora appena a casa lo comincio.- dico sorridendole.
–Ciao!-
-Ci vediamo!- esclama mentre esco con il mio
sacchetto “Buon natale 2005”
Metto la busta con il libro nel cestino della
bici e mi avvio verso casa.
Arrivata ormai erano le 18.30.
parte 2. Da una fine a un inizio
-Wow!- esclamo con le lacrime agli occhi – Questo
libro è stupendo!-
“Come vorrei essere Forks anche io! ” desidero.
Rileggo l’ultima frase.
**Gli sfiorai il viso.- Stammi a sentire. Ti
amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, senza eccezioni. Non ti basta?-.
-Si mi basta-,
rispose, sorridendo. –Mi basta, per sempre.-
E mi sfiorò di nuovo il collo con le labbra
fredde.**
Gira pagina. I ringraziamenti e l’ immagine dell’
autrice con alcune note.
**Stephenie Meyer è nata nel 1973. Vive in
Arizona con il marito e i tre figli.
Twilight è il suo primo
romanzo, in pubblicazione anche New Moon il secondo episodio della
serie.**
Due parole attirarono la mia attenzione.
New Moon,
Serie.
“Ci sarà il continuo! Fantastico!
Però qui non menziona la data d’ uscita del
secondo libro. Accidenti!”
Butto l’ occhio sull’ orologio. Le 5.05!!
“Ho letto per ore!” penso stupita.
Solo adesso sentivo la stanchezza, spensi la luce
e crollai sul letto.
Bip. Bip. Bip.
Bip. Bip. Bip.
-Umh...-
Bip. Bip. Bip.
“Stupidissima sveglia!”.
E la spengo con un gesto rapido.
Provai a riaddormentarmi, visto che erano le 9,
ma senza successo.
“Che sonno, ho dormito solo...mmm... 3? no,4
ore...” penso mentre scendo le scale, ancora addormentata.
-Ciao tesoro- esordì mia madre.
-Come mai sei a casa? è mercoledì- e intanto
facevo colazione con i biscotti.
-Bè devo dirti una cosa...-
-Cosa?-
-Tuo padre ha avuto una promozione dove si trova
ora.-
Mio padre ha un lavoro che lo fa’ girare molto e
sta via per giorni, alcune volte settimane (infatti non è tornato nemmeno per
Natale).
-Quindi starà via ancora per molto.- deduco.
-Beh, oh... non so come dirtelo.- dice mentre è
girata a fare il caffè.- Dobbiamo trasferirci.-
-Cosa?- dissi alzando il tono della voce e
strozzandomi con metà biscotto contemporaneamente.
-Vedi è un lavoro vantaggioso per lui e non può
lasciarselo fuggire...-
-E da quanto lo sapevi!?- dico seccata.
-Da una settimana.- ammette,- Tuo padre ha gia trovato
una bella casa e nei prossimi giorni lo raggiungeremo.- Si gira e mi guardò
dura negli occhi.- Non ammetto obbiezioni.-
-D-Dove si trova ora papà?- dico con le lacrime
agli occhi.
-Nel Washington.- dopo una pausa- A Forks.-
“Forks.
Forks.
Forks.
“Se questo è uno scherzo del destino non è
affatto divertente.” penso con le lacrime che scorrono sulle guance.
parte 3. La partenza...
-Non posso rimanere qui con la zia?- dissi mentre
preparavo gli ultimi scatoloni con la mia roba.
-Basta Aubrey! insomma, sono tre giorni che me lo
chiedi e la risposta è no! Tra qualche anno ti diplomerai e potrai frequentare
qui l’ università, ma per ora verrai con noi.-
Io, ero testarda proprio come lei, e questo non
ci faceva sempre andare d’ accordo.
Avevo i suoi stessi occhi, azzurri. Ma i miei
certe volte erano talmente chiari da sembrare grigi o verdi.
Tornai in camera mia, o meglio la mia ex-camera e
mi buttai su materasso stanca.
Avevo bisogno di pensare.
“Per quel che so quel posto è un buco verde in cui
piove sempre” e sbuffai.
Saremmo partite la mattina stessa.
Avevo gia salutato tutti; e perfino lo strano
vicino strabico mi sarebbe mancato.
Avevo rotto con Luke, ma tanto sapevamo che non
sarebbe durata molto quindi non ero triste per quello.
Lucy aveva promesso che saremmo state sempre
amiche e che mi avrebbe mandato e-mail ogni volta che poteva. “Ma non è la
stessa cosa.”
“Non era quello che hai desiderato l’ altra notte
Aubrey? Essere a Forks?” mi chiesi.
“Si, ma sarebbe meglio che ci fossero anche i
Cullen...” rispondendomi da sola.
“Stai delirando. Loro non esistono davvero, sono
frutto del pensiero della scrittrice.” disse la mia parte realista.
Ma la mia parte sognatrice non mollava. “No, loro
esistono.”
“Chi?”
“Tutti. Io sono la scrittrice della storia.”
A quel punto ero nel bel mezzo del sonno.
-Piccola svegliati, dobbiamo andare!-
-Ok.- dissi assonnata.- Quanto ho dormito?-
-Solo 20 minuti, ma puoi dormire in aereo.-
“Aereo? Dormire in aereo?” penso stranita “Ah
gia, dobbiamo trasferirci”.
Mi alzai e guardai la mia camera per un ultima
volta, non era rimasto molto, solo il mobilio.
-Va bene, andiamo.- dissi.
Anche se avevo dormito poco avevo una visione più
positiva.
parte 4. ...e l’ arrivo.
Scese dall’ aereo ci ritrovammo a Port Angeles.
-Siamo arrivate!- disse mia madre con un
entusiasmo che di certo io non avevo.
-Oh, si che bello; cantiamo e balliamo!- dico
sarcastica.
Uscendo dall’ aeroporto trovammo mio padre ad
aspettarci.
-Ecco papà!- mi informò.- Hey Jack! Siamo qui!-
gridò mentre alcune persone si voltarono.
-Suse! BryBry! Mi siete mancate moltissimo!-
disse mio padre mentre si avvicinava.
-Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così!
E soprattutto in pubblico!- dico scocciata.
-Vedo che non sei cambiata piccola mia.- dice
abbracciandomi.
-Allora sei contenta? Ti piace qui?- mi chiede
mentre andavamo verso la macchina.
-Si papà! Sono felice di essere venuta qui in
questo buco e di aver abbandonato tutti i miei amici! Sono proprio felice!-
dico sprezzante.
-Bene- risponde ignorandomi. –Allora Suse, come è
andato il viaggio?- domandò rivolgendosi a mia madre.
Continuarono così per un’ ora, finchè non
arrivammo a Forks.
Quel giorno non pioveva ma le nuvole erano
minacciose
-Ecco la nostra casa.- esordì mio padre facendomi
sobbalzare, visto che mi ero addormentata.
Non era certo come la nostra vecchia casa, era
molto più piccola e dall’ aspetto un po’ triste.
Parcheggiò nel piccolo vialetto vicino al garage.
“...oddio...” penso mentre ci avvicinammo alla
porta.
Il giardino non era molto spazioso e necessitava
di attenzioni.
Entrando c’ era uno strano odore, l’ ingresso era
l’ inizio del corridoio dove davanti c’ erano le scale.
-Lì, c’è la cucina- indicando la parte sinistra,
poi quella destra -e lì la sala da pranzo e il salotto in comune.-, indicò la
porta vicino alle scale- Lì c’è il primo bagno.- poi mi guardò,- La prima
stanza a sinistra è tua e la stanza dopo è il secondo bagno, ma è piccolo, a
destra c’è la nostra camera; vai pure a vedere.-
Dopo aver salito le scale aprì la porta della
‘mia’ camera.
Era ad occhio quattro metri per cinque.
Le pareti erano di color mandarancio pallido.
Probabilmente scolorito nel tempo.
“Orribile! Devo ripitturarle assolutamente!”
C’era il letto gia completo di lenzuola, ma nulla
di più. Nessun mobile.
Uscii e andai a vedere il mio bagno.
“Emh... oddio, tre metri per due... quello a
Phoenix era molto più grande!”
Tornai nella ‘mia’ camera.
“Ok, è solo diverso, mi ci devo abituare... non è
il caso di avere una crisi di pianto.”
Troppo tardi. Stavo gia piangendo.
Dormii qualche ora mentre i miei sistemavano la
casa.
Mi svegliai, erano le cinque e stava piovendo.
La pioggia mi era sempre piaciuta, mi faceva
venire il buon umore, ma in questo caso non faceva altro che peggiorare la
situazione.
Scesi di sotto per prendere le mie valige.
C’ era qualcun altro con loro in ‘salotto’, per
ora c’ erano solo due divani e un tavolino.
Un uomo a giudicare dalla voce.
Appena entrai trovai un poliziotto.
-Aubrey, lui è il capo della polizia, ci stava
giusto dicendo che ha una figlia della tua stessa età e che tra qualche giorno
si trasferirà qui anche lei.- mi informò mio padre.
“Come se cambiasse qualcosa.” pensai.
-Salve Aubrey!- disse il poliziotto,-penso che tu
e mia figlia andrete molto d’accordo.- e mi porse la mano.
-Certo, signore. Sono felice di non essere l’
unica nuova.- risposi stingendo la sua mano.
-Si chiama Isabella.- mi informò.- Io sono
Charlie Swan.- poi rivolgendosi ai miei,- e per qualsiasi problema potrete
contare su di me. Arrivederci.- disse uscendo.
I miei genitori risposero, ma io no.
“Non ha detto Charlie Swan.
No.
NO.
NO. DECISAMENTE NO!
Devo essermelo immaginato.
Sicuramente. Immaginato.” mi convinsi.
-Carino l’ ispettore Swan, vero?- chiese mia
madre.
“Ok, forse no.”
Spero vi sia piaciuto!!
kiss, Fairy_ire