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Autore: Neverlethimgo    04/02/2015    1 recensioni
Commettiamo atti che paiono errori, ma sono i più bei ricordi di tutta una vita.
{A Harry Styles One Shot.}
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questa minuscola one-shot a Federica:
una persona più che speciale,
compagna di scrittura e di risate,
ma, soprattutto, una grande amica.


 
Letters and cigarettes.



Harry non era sparito senza motivo, però la sua assenza aveva provocato in me un vuoto non indifferente che a fatica stavo provando a colmare.
Tuttavia non mi aveva lasciata completamente sola. Ogni due settimane ricevevo una sua lettera, in cui puntualmente mi raccontava qualunque cosa gli fosse successa, ed io non tardavo mai più di un paio di giorni per rispondergli.
Aspettavo quella lettera come si aspetta la pioggia durante un periodo di siccità, ero arrivata a tal punto da andare fuori di testa se, per caso, questa fosse tardata ad arrivare.
Non eravamo niente, o forse eravamo qualcosa, ma nessuno dei due aveva mai avuto il coraggio di approfondire. Era sempre stata una cosa campata in aria, ma vivevo di quel dubbio.
Era quasi appagante affrontare le giornate con il suo pensiero fisso nella mente, trascorrere le nottate a pormi decine di domande su cosa potesse legarci tanto, senza mai darmi la reale certezza che lui potesse rimanermi accanto.
Eppure, di punto in bianco, se n’era andato; il desiderio di rincorrere i suoi sogni l’aveva tormentato – e allo stesso tempo accompagnato – per anni, ma una mattina s’era svegliato ed aveva deciso di partire, convinto che in America sarebbe potuto diventare un cantante di successo.
Erano trascorsi sei mesi ed era ancora al punto di partenza, ma io lo sostenevo, l’avrei fatto a qualunque costo.
 
Quella sera ero tornata a casa più presto del solito, forse perché, dentro di me, avevo il sentore che qualcosa mi stesse aspettando. E, infatti, così fu.
Aprii la cassetta della posta, trovando assieme ad alcuni volantini pubblicitari, una busta bianca recante il mio indirizzo in bella calligrafia, rigorosamente blu. Harry detestava scrivere con la penna nera, piuttosto non scriveva, era più forte di lui.
Salii quasi di corsa le scale ed entrai in casa, appoggiando la busta sul mobile accanto alla porta d’ingresso, per poi riprenderla in mano non appena mi liberai della borsa e della giacca.
Mi sedetti sul divano e dal tavolino accanto ad esso presi il pacchetto di sigarette, sfilandone una e portandomela tra le labbra, senza però accenderla. Mi preoccupai di aprire la busta ed estrarne i due fogli accuratamente piegati in tre parti uguali.
Se c’era una cosa che apprezzavo delle lettere di Harry era la loro lunghezza. Non tralasciava mai i dettagli, amava descrivere per filo e per segno ogni cosa, il che rendeva quasi infinita la lettura delle sue righe. Ed io amavo leggere. L’amavo così tanto che non mi limitavo mai a leggerle soltanto una volta: leggevo e rileggevo le sue lettere fino a che non le imparavo a memoria.
 
Certe volte, quando le giornate erano così difficili e pesanti, rincasavo la sera ed estraevo dal secondo cassetto del comodino la scatola contenente le sue lettere. Non era necessario riordinarle, le avevo sempre riposte accuratamente e non permettevo a nessuno di avvicinarvisi. Così le rileggevo, lasciandomi sfuggire qualche lacrima mentre rileggevo la parte più bella della lettera. Tutto ciò mi trasmetteva un senso di malinconia, però non potevo farne a meno.
Non era fisicamente accanto a me, ma nessuno poteva privarmi di addormentarmi con il suo pensiero fisso nella mente.
 
Prima ancora d’iniziare a leggere, mi assicurai d’impostare la modalità silenziosa sul telefono, per nessuna ragione avrei voluto essere interrotta, così come sperai che nessuno si presentasse alla mia porta, disturbandomi.
 
 
24 novembre 2014
 
Carissima Lilian,
ho l’impressione che sia trascorsa un’eternità dall’ultima volta che ho scritto una lettera indirizzata a te (non che io abbia altre persone con cui mantenere una corrispondenza, non essere gelosa, consumerei l’inchiostro della mia amata penna blu soltanto per te.)
Se nell’ultimo periodo ti ho annoiata con le mie mille lamentele sul fatto che nessuno sia interessato ad un cantante emergente come me, sappi che d’ora in poi sarò molto più fastidioso ed arriverò a riempire più di due fogli solo per quello.
Ho avuto come l’impressione di aver fatto un passo avanti, ho trascorso sei giorni senza mettere il naso fuori dal mio appartamento newyorkese, cercando disperatamente di tramutare in versi i miei pensieri più reconditi. Ho scelto accuratamente le ore del giorno più calme per poter comporre i brani, senza correre il rischio di venire interrotto ogni cinque minuti dai vicini per il mio strimpellare senza fine. Ho scritto così tanti versi da poter mettere insieme almeno cinque canzoni che non sembrassero banali o già sentite. Sono letteralmente impazzito per rispettare i tempi dettati da una minuscola casa discografica di Brooklyn, che nessuno però pare conoscere, ho lottato con tutto me stesso per non farmi distrarre dal disordine che incombeva tra queste quattro mura (sai che non sopporto vedere qualcosa fuori posto), ho cercato di rimanere concentrato nonostante i centinaia di fogli ricoprissero il pavimento, impedendomi persino di scorgere il colore del parquet. Ma non ho ceduto.
Ho consegnato le quattro canzoni che mi avevano richiesto, presentando anche un brano di scorta nel caso in cui uno di quelli fosse stato un flop. Ho dato il massimo e mi hanno liquidato con un semplice: “se sono di nostro gradimento, le faremo sapere tra un paio di giorni.”
Sono trascorsi, due, tre, quattro, otto giorni ed io sono rimasto ad aspettare una fottuta risposta che non è mai arrivata.
Oh, Lilian, è stato così snervante che ho esaurito quasi dieci pacchetti di Marlboro rosse in quattro giorni.
Più e più volte il pensiero di            t           ha attraversato la mia mente, e non ho ancora cambiato idea.
Probabilmente       a     ò    New York a breve, credo sia giusto così.
So che mi hai ripetuto tante volte di non                   , ma sono      
T                     , non so quando, ma            
 
Sarai la prima a saperlo, te lo prometto.

 
Serrai gli occhi e strinsi i pugni, trattenendo a fatica un grido di disappunto. Rigirai più volte i due fogli tra le mani, ma buona parte del secondo era illeggibile. Così come diverse parole che non riuscii a decifrare, le varie righe erano coperte da quelle che erano senza dubbio bruciature di sigaretta. Sfiorando gli aloni grigiastri, potei sentire la leggera polvere lasciata dalla cenere, accompagnata dall’odore acre di fumo.
Ero sicura che l’avesse fatto apposta.
Harry ha sempre avuto il brutto vizio di farmi dispetti, ma quella volta pensai fosse davvero  un colpo basso.
Credetti che avesse cancellato di proposito determinate parole per impedirmi di dare un senso a quella fottuta lettera. Di tanto in tanto scarabocchiava le parole, facendomi impazzire per riuscire a decifrarle, ma questa volta il discorso era ben più serio.
Sbuffai, gettando in malo modo la lettera sul divano. Fui tentata dal prendere il telefono ed avviare una chiamata con lui, ma ciò mi avrebbe soltanto innervosita, per cui lasciai perdere ed accesi la sigaretta che da ormai interi minuti rigiravo tra le dita.
Inspirai una buona boccata di fumo, ma ne rimasi disgustata quando vidi cadere della cenere al suolo. Finii di fumarla a fatica ed andai a sedermi di fronte alla scrivania, dove trovai penne varie e la solita carta da lettere.
Non mi erano rimasti che quattro o cinque fogli, ma mi ero ripromessa che l’avrei ricomprata non appena mi fosse stato possibile.
Iniziai a riempire il primo foglio, lasciando che la penna scorresse libera su di esso, ma, non appena realizzai di aver dato troppo sfogo ai miei pensieri, accartocciai il pezzo di carta e lo gettai nel cestino, decidendo di rimandare il tutto al giorno successivo.
 
Non gli risposi nemmeno il giorno seguente, né quello dopo ancora.
Avevo riletto quella lettera almeno una decina di volte, senza però riuscire a decifrare ciò che la cenere aveva cancellato.
Trascorse una settimana ed io non avevo ancora risposto alla sua lettera, ma non perché non volessi farlo, semplicemente mi sentivo confusa.
A peggiorare il tutto fu la pioggia improvvisa che si accanì sopra di me mentre percorrevo il viale che conduceva a casa mia. Iniziai a correre fino a che non raggiunsi il vialetto antistante il condominio, tirando un sospiro di sollievo quando fui finalmente all’asciutto. Raggruppai i capelli in una ciocca e li strizzai, così come feci con l’orlo della maglietta. Ero completamente fradicia e non desideravo altro che chiudermi in casa ed infilarmi dei vestiti asciutti, ma, prima ancora che potessi imboccare la rampa di scale, la mia attenzione venne catturata dalla casella delle lettere. Non era vuota come solitamente la trovavo, fatta eccezione per le due volte al mese in cui ricevevo una lettera da parte di Harry, e, considerando il fatto che avevo ricevuto le sue ultime notizie appena una settimana prima, mi stupii di come potesse esserci posta per me.
Mi affrettai ad afferrarla, ma questa volta non aspettai di salire in casa per leggerla. Lasciai scivolare al suolo la borsa che reggevo sulla spalla e strappai la carta della busta.
Il mittente era sempre lo stesso: Harry.
 
 
3 dicembre 2014
 
Devo aver sbagliato a controllare il calendario, ma ho la vaga impressione che sia trascorso troppo tempo e tu non tardi mai a rispondere ad una mia lettera. Che succede?
Hai finito la carta da lettere, o semplicemente sei stata troppo impegnata?
Se il tuo ritardo è dovuto ad un progetto per la stesura di una nuova trama di un tuo probabile libro, allora sei perdonata. Se, invece, ti sei semplicemente dimenticata di me, sappi che sarà un boccone ben più amaro da mandar giù.

 
Ripiegai la lettera e la riposi momentaneamente nella busta, mentre un sorriso aveva già preso spazio sul mio viso. Decisi che l’avrei letta con più calma non appena sarei salita in casa. Forse avrei trovato le risposte alle mie domande, oppure no.
Quello fu il dubbio che mi accompagnò fino a che non salii anche l’ultima rampa di scale.
Un’ondata di fumo di sigaretta m’inondò le narici e scorsi una figura davanti alla porta d’ingresso. Sollevai lentamente il capo, prendendo confidenza con il profilo della persona posta davanti a me e rimasi senza parole quando incrociai il suo sguardo.
La luce era fioca a quell’ora del pomeriggio, eppure i suoi occhi erano d’un verde acceso, luminoso, quasi come se fossero stati colpiti dai raggi del sole. Scostò la sigaretta dalle labbra e mi rivolse il suo sorriso più bello. Rimasi interdetta per una manciata di secondi, fino a che non mosse qualche passo verso di me, allargando le braccia e stringendomi a sé. Ricambiai l’abbraccio, lasciando distrattamente cadere a terra la lettera.
«Dio mio, Harry, posso sapere perché non mi hai detto che saresti tornato?» mormorai con il viso premuto contro il suo petto.
«Ma l’ho fatto, te l’ho scritto nella lettera,» ribatté lui con tranquillità, al che sciolsi l’abbraccio e gli dedicai un’occhiata fulminea.
«Quale lettera? Quella in cui hai nascosto buona parte delle parole con le bruciature di sigaretta, o l’ultima arrivata solo stamattina?» lo guardai di sottecchi, facendolo sorridere.
«Non l’ho fatto di proposito, credimi.»
Sbuffai e scossi il capo, fingendomi offesa.
«Difficile credere ad uno come te,» lo punzecchiai, provocando una risata da parte di entrambi. Tuttavia, divenni immediatamente seria non appena il ricordo della sua penultima lettera riaffiorò alla mia mente.
«Non immaginavo davvero che potessi mollar tutto e ritornare qui.»
Harry, a sua volta, si rabbuiò, ma durò poco.
«Ti racconterò tutto, promesso, ma devi sapere che ho appena fatto un lungo viaggio e potrei essere stanco, privo di forze e-»
«Ne parliamo davanti ad un caffè?» proposi io e colsi all’istante un guizzo d’apprezzamento del suo sguardo.
«Ristretto, mi raccomando, sono stanco di bere caffè annacquato.»
Accolsi la sua richiesta quasi come una supplica ed aprii la porta di casa, permettendogli di entrare per primo.
Solo quando appoggiai la borsa sul tavolo realizzai di avere ancora indosso i vestiti umidi, ma non me ne preoccupai, presto si sarebbero asciugati e non era più quella la mia priorità.
Mi precipitai in cucina e preparai il caffè, lasciando in disparte per una volta la macchinetta elettrica e riempiendo la moka. Sapevo che Harry lo preferiva così e mi sentivo in dovere di dargli il benvenuto con quel piccolo gesto.
Ben presto l’aroma di caffè riempì la stanza ed udii il suono dei suoi passi giungere alle mie spalle.
«Non hai idea di quanto mi sia mancato il profumo di caffè,» sentenziò.
«Ah, giusto, ti era mancato il caffè,» ribattei con una punta di falsa acidità nella voce.
Feci per voltarmi, ma le sue braccia mi cinsero i fianchi e sobbalzai.
«Non solo il caffè,» sussurrò poi, appoggiando il mento sulla mia spalla.
Spensi il fuoco, spostando la moka dai fornelli.
«Hai intenzione di andartene di nuovo?» domandai, iniziando a versare il liquido scuro nella prima tazzina.
«Se avessi letto la mia ultima lettera, conosceresti la risposta.»
Solo allora mi ricordai di non aver più con me la busta.
«Torno subito,» lo liquidai, abbandonando la moka sul ripiano della cucina e sfuggendo dalla sua presa. Mi precipitai sul pianerottolo, trovando a pochi passi da me la busta a me indirizzata e la raccolsi da terra.
La lessi velocemente, ma la mia attenzione si soffermò sulle ultime righe.
 

Avrei potuto tentare di nuovo, rischiare di perdere o sperare di vincere, ma ho preferito tornare. Mi dirai che ho commesso uno dei più grandi sbagli di una vita, ma io non la vedo così.
Sai, commettiamo atti che paiono errori, ma sono i più bei ricordi di tutta una vita ed io mi sento felice quando sono con te.
Preferisco non essere nessuno, ma quel nessuno desidera rimanere qui.



 


 

 
   
 
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