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Autore: Kangaroo    05/02/2015    0 recensioni
Ogni cosa ha il suo prezzo e questo lui lo sapeva bene.
Da modello di perfezione era diventato pieno di iniquità.
Da creatura più vicina al Creatore era divenuto la più lontana.
Aveva perso tutto per orgoglio, ma ne era valsa la pena perché presto avrebbe avuto la sua vendetta.
Anche se aveva pagato il prezzo più alto non si sarebbe mai pentito delle sue scelte.
L'eternità era stato il prezzo da pagare.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il creato.

Chiunque osservandosi attorno poteva riconoscere la magnificenza e la complessità di quell’opera così vasta e misteriosa, sempre al centro d’innumerevoli discussioni.

C’era chi credeva che fosse frutto del caso, chi tirava fuori le teorie più disparate al riguardo, altri ancora invece credevano fosse opera di strane entità o chissà cos’altro, e poi c’erano taluni che credevano fosse opera di un unico essere, un Dio eterno creatore di ogni cosa.

Tutti, però, erano d’accordo su un punto: il Creato era un’opera unica e perfetta, capace di creare emozioni uniche in chi l’osservava.

 

Questo era il caso del Generale, una creatura ultraterrena che, in quella calda notte d’estate, aveva deciso di uscire dallo Sheol per godersi un po’ della pace che albergava nel deserto notturno.

Si era seduto sciattamente su un’alta roccia, osservando con disprezzo il cielo stellato che quella notte offriva.

La flebile luce notturna gli illuminava il volto pallido dai lineamenti decisi ma aggraziati. In quell’occasione i lunghi capelli neri, di norma raccolti in una treccia, erano stati sciolti e gli ricadevano sulla schiena, mentre alcune ciocche più corte, solitamente ordinate, erano scomposte dal lieve vento di quella notte, coprendogli in parte gli occhi bui.

«Umani…Sono sicuro che ha molto per cui deliziarsi di voi!»

In quel silenzio la sua voce riecheggiò potente, così come la risata scomposta che seguì quella affermazione. Rise fino a lacrimare, quando improvvisamente un fruscio lo distrasse. Incuriosito si guardò intorno, scorgendo sotto di lui un giovane fennec che lo osservava, spaventato e incuriosito dalla sua presenza.

Studiò il piccolo mammifero in quella semi oscurità, e vi si avvicinò con cautela, quasi inconsciamente.

Era una creatura del creato esattamente come loro.

Con uno scatto fulmineo annullò la distanza che lo separava dall’animale, afferrandolo saldamente per il collo. Disprezzo e astio ormai avevano preso il sopravvento, rendendo la presa ancora più ferrea. Osservava disgustato il fennec agonizzante fra le sue mani e, per uno strano motivo, la sua mente tornò a ripensare al suo passato.

 

Dopo quella che gli sembrava una lunga attesa, il Padre parlò:

«Ecco, io ti pongo nell’Eden come guardiano del giardino. Mi fido di te, mio portatore di luce».

Era entusiasta dell’incarico affidatogli dal Padre. Stava all’ombra dell’Albero della Vita, beandosi di quella magnificenza. Il suo manto e il suo corpo erano ornati di ogni pietra preziosa che risplendevano alla luce del firmamento, ignaro che quell’idillio non sarebbe durato per sempre.

 

Uno scricchiolio lo riscosse dai suoi pensieri.

Guardò le sue mani e immediatamente capì che aveva appena troncato il collo dell’animale; lo gettò a terra brutalmente e, con noncuranza, risalì con due salti la piccola altura, sdraiandovisi di nuovo sopra.

I suoi pensieri ritornarono immediatamente all’essere che più odiava.

Si compiaceva della loro ignoranza.

Era tutto così ovvio, ma loro non capivano che la strada più semplice e magari anche fantasiosa, così come la definivano, era l’unica strada giusta.

Una moltitudine di domande presero forma nella sua mente.

Era così difficile rendersene conto?

A capire che era tutta opera del Padre?

Che lo Sheol esisteva, così come il Monte dell’Adunanza?

Che in principio vi era il nulla e da esso il Padre vi avesse tratto ogni cosa?

Nonostante fossero millenni che conosceva la cruda realtà dell’ignoranza umana, ancora si meravigliava nel vederli così sciocchi e indifesi, anzi, più passava il tempo più diventavano ottusi.

Era proprio vero che una volta corrotti i primi due, con gli altri sarebbe stato sempre più facile.

Per quanto fossero dei sempliciotti, prendersi gioco di loro era e rimaneva da secoli il suo passatempo preferito. Ma la cosa che lo scandalizzava, sebbene fossero passati millenni, era la loro speranza in una seconda possibilità dopo la morte.

Idiozie, pura follia.

Nessuno aveva una seconda possibilità. Lui lo sapeva a sue spese. Eppure quelli ci credevano ciecamente.

Aveva le mani dietro la nuca e guardava il firmamento sopra di sé.

«A cosa vi servirà la scienza se nemmeno riuscite a discernere il vero dal falso?»

Ma alla fine se c’era tutto quello scompiglio era opera sua.

 

Il Creato…

Aveva istigato uomini di ogni epoca a deturparlo.

Sorrise soddisfatto di se stesso, godendosi quella meritata quiete, lasciando che il vento gli pizzicasse la pelle scoperta del torace. Ormai erano giunti gli ultimi tempi.

Presto tutti avrebbero capito come stavano realmente le cose, ma lo avrebbero fatto solo quando sarebbe stato troppo tardi.

Rise di gusto.

Quella loro tipica ignoranza non gli dispiaceva affatto.

   
 
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