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Autore: Bradamantee    05/02/2015    3 recensioni
Spencer si è appena trasferita a casa di alcuni amici di suo padre dall'altra parte dello Stato. La famiglia Smith ha un figlio della sua età, David, che, anche se all'inizio sembra simpatico e dolce, in seguito si mostrerà per quello che davvero è: uno stronzo.
Cosa succederà a Spencer se quello che da subito gli era sembrato il peggiore degli uomini sulla faccia della Terra sarebbe diventato il padrone del suo cuore?
E cosa succederà a David quando tutto quello in cui crede verrà messo in dubbio dai due occhi color cioccolato che maai avrebbe sopportato?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 9
 




Per mia somma sfortuna a vincere la gara fu proprio il peggior individuo che avessi mai conosciuto in tutta la mia vita.
Lodato da tutti gli esseri di sesso femminile presenti sulla spiaggia, fu innalzato sulle spalle dei suoi amici e portato a ritirare la sua stramaledetta coppa sul podio.
Che nervi, quel ragazzo mi faceva salire il crimine!
E come se non bastasse, sfoggiava anche quell’aria da “sono più figo di tutti voi e lo so”.
Tagliargli la testa, ecco cosa si doveva fare.
Mentre tutti seguivano il vincitore, io mi avvicinai a Jason che, abbattuto, seguiva il corteo per andare a ritirare il suo dignitoso terzo posto.
“Vedrai che la prossima volta gli farai il culo!” cercai di incoraggiarlo e di risollevargli il morale e sembrò che ci fossi riuscita.
“Non importa” disse col sorriso “tanto il premio più importante ce l’ho qui davanti agli occhi. Ti vengo a prendere alle otto”. A volte poteva sembrare un po’ troppo finto continuando a venire fuori con queste frasi già sentite e già citate, tuttavia riusciva comunque a farmi arrossire ogni volta.
Per cui eccomi qui davanti all’armadio indecisa su cosa indossare per la cena.
Sicuramente non mi avrebbe portato in un ristorante super lusso, non mi sembrava il tipo, ma non saremmo andati nemmeno in un fast food.
Optai per una gonna a vita alta e una maglietta corta abbinata alle ballerine, i tacchi mi sembravano troppo importanti per una cena.
Una volta scelto il look, approvato anche dai messaggi delle ragazze dopo che avevo inviato loro una foto, andai in bagno a truccarmi.
Ombretto, mascara, matita e lucidalabbra mentre per i capelli optai per tenerli lisci e raccoglierli in una treccia a lisca di pesce laterale. Non ero né troppo semplice né troppo elegante.
Ero semplicemente una ragazza al suo primo appuntamento con un ragazzo carino.
Quando uscii dal bagno, la dea bendata doveva avercela con me per forza, mi ritrovai di fronte David in tutta la sua bellezza esaltata da quella camicia nera e dai jeans.
“Non male Brown” disse avvicinandosi. Non ci credevo, era riuscito a farmi una sorta di complimento.
L’apocalisse stava arrivando.
“Mi sembra comunque troppo sprecato per uscire con un’ameba”
“Sta zitto” e me ne andai.
Jason sarebbe arrivato tra pochi minuti e non volevo che venisse a suonare al campanello perché chi sa chi sarebbe potuto andare ad aprirgli.
No, meglio farsi trovare già fuori davanti al cancelletto.
Andai in cucina dove salutai gli altri componenti della famiglia Smith che stavano per sedersi a tavola.
“Mi raccomando Spencer fai attenzione. Tuo padre mi ha dato il permesso di prendere a mazzate chiunque osi farti soffrire, quindi avvisa il ragazzo con cui stai uscendo di pensarci bene prima di commettere qualche sciocchezza di cui potrebbe pentirsi” mi informò Carl prendendo seriamente gli ordini impostigli da mio padre.
“Signor sì, signore” sorrisi e uscii.
Raggiunsi il cancello d’entrata nell’esatto istante in cui vidi la macchina di Jason arrestarsi.
Lui scese e si fermò a guardarmi con uno sguardo che mi fece arrossire.
“Sei davvero bellissima Spencer” mi sorrise prendendomi la mano e baciandola come un perfetto cavaliere.
“Grazie, anche tu stai molto bene” ed era vero. Indossava una camicia bianca con dei pantaloni beige che gli donavano parecchio.
Mi aprii la portiera prima di andare a prendere posto davanti al volante e far partire l’auto verso una destinazione a me ancora sconosciuta.
Il tragitto in macchina fu molto tranquillo, non ci furono silenzi imbarazzanti perché Jason continuava a farmi domande sulla mia vita prima del trasferimento. Era molto curioso ed io fui felice di rispondere a tutte le sue domande.
Si fermò davanti a una pizzeria e quando entrammo potei notare il classico tocco italiano del locale: tovaglie a quadretti rossi e bianchi, grissini sui tavoli, canzoni dei grandi artisti italiani in sottofondo e quadri delle sue magnifiche città appese ai muri.
Il ragazzo aveva azzeccato il posto, un punto a suo favore.
“Ti piace?” mi sussurrò all’orecchio mentre venivamo accompagnati al nostro tavolo.
“È fantastico”
Mi aiutò a sedermi spostandomi la sedia e alla fine rimanemmo soli dopo che la cameriera ci aveva consegnato i menù.
Nel giro di poco arrivarono a prendere le nostre ordinazioni e ci lasciarono una bottiglia di vino come omaggio della casa.
“Ma se guidi non puoi bere” dissi mentre Jason si portava il bicchiere alle labbra.
Non aveva aspettato che facessimo un brindisi quindi aveva perso un punto.
“Tranquilla, ho intenzione di passare molto tempo in tua compagnia che per quando riprenderemo la macchina sarò lucidissimo” ammise per poi riprendere il bicchiere in mano e fissarmi con uno strano sorriso.
Arrivarono le nostre pizze e continuammo ad approfondire la nostra conoscenza mentre mangiavamo.
Ordinammo anche il dessert, tanto avrebbe pagato lui il conto, e quando avemmo finito Jason mi chiese se volevo fare una passeggiata sul lungomare. Accettai volentieri.
Era piacevole stare in sua compagnia, riusciva a mettermi a mio agio in qualunque situazione e, quando voleva, riusciva ad essere anche dolce.
Tutto il contrario di David che di dolce non aveva proprio nulla.
Ma perché mi ritrovavo a pensare a lui in questo momento? Riprenditi Spencer!
“Posso farti una domanda?” se ne uscì di punto in bianco mentre attraversavamo la strada ed iniziavamo a camminare per il lungomare.
“Mi hai fatto domande per tutta le cena, perché mi chiedi il permesso adesso?” sorrisi.
Lo vidi abbassare la testa leggermente in imbarazzo.
“Hai ragione” scosse la testa sorridendo e feci anch’io di rimando.
“Cosa c’è fra te e David?” il mio sorriso si spense nell’esatto istante in cui pronunciò quella domanda. Mi bloccai, come mai mi aveva chiesto questo?
“N-non c’è nulla fra di noi Jason, se non del sano odio reciproco” ed era la verità.
Tra noi due non scorreva buon sangue, per motivi a me sconosciuti, ed io reagivo di conseguenza a come si comportava nei miei confronti.
“Scusami, è che oggi pomeriggio in spiaggia…scusa ma quando quello li ti ha baciato non ci ho visto più” gli dava ancora fastidio quando accaduto dopo la gara e come dargli torto, avrei voluto affogare quel pesce lesso per quello che aveva fatto!
Un momento…che fosse geloso?
No, non poteva essere, noi…sono appena arrivata…cioè…ci conosciamo da poco.
“Tranquillo…è tutto ok” lo rassicurai anche se adesso mi sentivo un po’ agitata.
“So che ci conosciamo da poco” semplicemente d’accordo “ma mi trovo bene con te e vorrei avere l’opportunità di conoscerti meglio” disse mentre mi teneva stretta per mano.
Cosa avrei potuto dirgli? Sì, anche io stavo bene con lui ma mi sembrava ancora troppo presto per uscire con qualcuno. Ero confusa.
“Anche io mi trovo bene con te ma non vorrei affrettare i tempi” ammisi.
“Capisco” mi sembrò triste, abbattuto.
“Ehi” cercai di riprendere la sua attenzione “comunque anche se ci conosciamo da poco ci tengo a te e vorrei vedere come vanno le cose prima. Quindi…continuiamo ad essere amici?” chiesi, sperando di non averlo abbattuto ulteriormente con questa proposta molto da friendzone.
“Se per ora non posso avere di più, allora va bene!. Amici” e con un’altra stretta di mano firmammo l’accordo.
Continuammo la nostra passeggiata fino a che non vedemmo davanti ai nostri occhi una grande insegna al neon con la scritta Lunapark.
“Possiamo andare a fare un giro?” lo pregai con voce alquanto fastidiosa ma ero troppo felice, mi sentivo come una bambina in un negozio di caramelle. Amavo le giostre, da piccola i miei genitori mi portavano sempre e mi divertivo sempre un sacco.
Con fare sconsolato, Jason si vide costretto ad accompagnarmi, anche perché lo stavo letteralmente trascinando tirandolo per un braccio, non avevo intenzione di sentire obiezioni.
“Allora da cosa vuoi cominciare?” mi chiese guardandosi attorno in cerca di un possibile attrazione.
In effetti c’era l’imbarazzo della scelta. Dietro di noi c’era la casa stregata, ma non avevo voglia di vedere quei finti bambolotti sporchi di colore rosso che cadevano dal soffitto, insomma non mi impressionavo così facilmente, il tunnel dell’amore direi che era proprio da evitare…trovato!
“Che ne dici del labirinto degli specchi?” proposi.
“Ci sto. L’ultimo che esce paga lo zucchero filato all’altro”
Dopo aver fissato i punti della scommessa ci incamminammo verso l’ingresso ma ci fu una brutta sorpresa ad attendermi.
“Ma come è piccolo il mondo, anche voi qui?” possibile che ovunque andassi me lo ritrovavo sempre tra i piedi. Che mi avesse messo un cip addosso di nascosto? Impossibile, chi glielo faceva di seguirmi ogni volta.
“Smith, cos’è la ragazza di turno ti ha dato buca? È strano vederti da solo” rincarò la dose il mio accompagnatore.
“Oh tranquillo, non sono mai solo. Laurel è andati a sistemarsi in bagno, sai com’è, quando si fanno certe cose” disse mostrando il suo solito ghigno.
“Ah già ma tu non puoi capire, sei addirittura andato a prenderti la frigida qui presente. Poveri voi”
“Ma vuoi stare zitto una cavolo di volta? Insomma, smettila con le tue cavolo di battute, risultano noiose quando continui a ripeterle!” sbottai per l’ennesima volta quando c’era lui nelle vicinanze
“E un’ultima cosa, se insisti ancora col chiamarmi in quel modo sappi che non ti resteranno più molte occasioni per divertirti, sai è difficile farlo con il gingillo rotto…e tu sai che di occasioni per cogliere il momento ne ho parecchie” aggiunsi al suo orecchio per non farmi sentire da Jason.
David, al contrario, si irrigidì alle mie parole e mi guardò in cagnesco per poi allontanarsi, forse per raggiungere la sua “amica”.
Prima che Jason potesse dire qualcosa lo presi per mano ed entrammo nel labirinto.
“Ci vediamo al baracchino dello zucchero filato!” gli dissi prima di inoltrarmi per quelle strette vie.
Ma avevo dimenticato una regola importante dei labirinti: non puoi mai immaginare cosa troverai dietro l’angolo.



~ANGOLO AUTRICE~

ed eccomi col capitolo nove! che ne dite? come vi sembra? mi farebbe davvero piacere sapere la vostra opinione.
detto questo volevo ringraziare le fantastiche persone che hanno recensito tutti i capitoli precedenti e chi ha aggiunto la storia fra le preferite,seguite e ricordate. mi rendete davvero felice!

al prossimo aggiornamento
bacioni

Bradamantee
  
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