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Autore: Lory221B    05/02/2015    2 recensioni
Sherlock è in fase autodistruttiva e niente sembra più scuoterlo. Mycroft non vede altra soluzione se non mandarlo in terapia. Nel frattempo un nuovo, complicato caso, riemerge dal passato.
Riuscirà Sherlock a risolvere il puzzle della sua mente, risolvere il caso e riavvicinare John, che sembra sempre più distante e travolto dalla routine della vita familiare?
Aggiunto un epilogo bonus parentlock
Genere: Angst, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 9 - La versione di Sherlock


John non sapeva cosa pensare. Se Victor non era in albergo nemmeno Sherlock avrebbe avuto modo di trovarlo. Doveva essere successo qualcosa e Sherlock doveva trovarsi in pericolo.

- Questo Christian Trevor abita in Margaret Street. Ci dirigiamo lì John, vieni con noi? - fece Lestrade.

- Certo che vengo con voi - rispose John quasi stupito dalla domanda. Il dott. Laurie aveva detto che Victor era pericoloso, non aveva avuto modo di analizzarlo ma dal quadro che aveva dipinto il fratello sembrava un sociopatico. Aveva detto che era disturbato e imprevedibile, ed era fissato con Sherlock.

Perché tutti gli psicopatici erano attirati da Sherlock? John cominciò a sentirsi quasi in colpa, come se scrivere il blog avesse esposto il detective alla mercé di ogni pazzo.

Aveva avuto ragione fin dall'inizio a provare un'immediata antipatia per Victor. Non era solo gelosia come aveva ipotizzato Harry, aveva capito che c'era qualcosa che non andava; quel Victor era strano e lo aveva provocato in una gara a chi era più amico di Sherlock. La situazione rischiava di finire male.


Giunsero all'appartamento e dentro non trovarono nessuno. Gli agenti si misero ad ispezionare la stanza mentre John continuava a chiamare inutilmente Sherlock, quando gli cadde l'occhio su un foglio scarabocchiato vicino al telefono. Poteva non essere niente come poteva essere tutto.

Sul foglio c'era scritto ore 8.00 p.m. Ristorante Gardini. John guardò l'orologio, erano le 9. Cercò in internet il numero di telefono del ristorante, era un tentativo in extremis ma digitò bruscamente il numero sul suo cellulare incrociando le dita.

- Buonasera, ristorante Gardini -

- Buonasera, John Watson...polizia di Scotland Yard -

Greg si voltò a guardarlo chiedendosi cosa avesse in mente.

- Ci dovrebbe essere una prenotazione a nome Trevor...il signore è lì? - chiese speranzoso trattenendo il respiro.

- Si signore devo chiamarglielo? -

La risposta causò un aumento del battito cardiaco in John.

- Assolutamente no, mi dica è con qualcuno? - sperava in una risposta affermativa, anche se gli dava fastidio che Sherlock fosse con Victor almeno avrebbe saputo dov'era.

- Si un signore alto, moro, pallido...una faccia già vista in realtà -

- Immagino, le lascio il mio numero. Se lasciano il locale mi telefoni, noi stiamo arrivando -

John chiuse la chiamata - Greg, trovato! -


***** *****


Qualche ora prima.

Sherlock salì sul taxi mentre John portava Ginny a casa. Il detective era ancora in dubbio sulla pessima scelta di aspettare e il suo umore non migliorò trovandosi bloccato nel tipico traffico di Londra.

John abitava relativamente vicino allo studio del dottore e probabilmente poi si sarebbe mosso in metropolitana per cui assurdamente rischiava di arrivare da Lestrade prima del detective, cosa che fece sbuffare ancora di più Sherlock.

Era indeciso se scendere e andare direttamente a piedi, tanto non si muoveva neanche un'auto probabilmente a causa di un incidente, quando il telefono squillò e Sherlock immaginò che non volesse dire nulla di buono.

Guardò lo schermo del cellulare e vide il numero di Victor.

- Non hai idea di quanto poco sono stupito di sentirti - esordì Sherlock.

- Ah..immaginavo che a questo punto avresti sbrogliato la matassa. Ti chiamavo per invitarti a cena infatti - fece Victor ridacchiando.

- Ti stai divertendo? - chiese Sherlock innervosendosi.

- E tu? Lo so che ti piacciono i giochetti. Ma se non bastasse questo a convincerti sappi che mio fratello è a casa di John.-

Sherlock trattenne il respiro e strinse una mano a pugno.

- Dal silenzio deduco che ho tutta la tua attenzione. Sono a Oxford Street, c'è un bel ristorante italiano che penso ti piacerà. -

- Victor tu non hai neanche idea di cosa sono capace per cui se succede qualcosa a John o alla sua famiglia... -

- Cosa? Wow Sherlock mi stai minacciando? John non è a casa ma mio fratello tiene sotto tiro sua moglie e la bambina e gli ho detto di sparare a qualunque cosa provi ad avvicinarsi a quell'appartamento e prima ancora di sparare anche alla piccola. Solo io posso fermarlo. E se hai fatto bene i tuoi compiti sai che è così, non ascolterà nessun altro. Quindi evita di avvisare la polizia... o gli agenti che faranno irruzione moriranno assieme alla bambina. Ti aspetto Sherlock-

Il detective fissò schifato il cellulare. Non poteva effettivamente avvisare nessuno prima di aver capito a che gioco stava giocando Victor. Se avesse chiamato John lui sarebbe corso a casa rischiando di morire assieme alla figlia. Doveva giocare secondo le regole di Victor e lasciargli credere di condurre il gioco in modo da metterlo all'angolo. Non avrebbe fatto errori sta volta, era una partita a scacchi  e non erano ancora alla mossa finale.

Il taxi deviò verso Oxford Street lasciandosi alle spalle l'ingorgo mentre Sherlock studiava tutte le possibilità per uscire da quella situazione. Si sentiva un perfetto idiota a essere stato ingannato da Victor ma era arrivato il momento di chiudere quella partita iniziata tanti anni prima.


***** *****

Sherlock entrò nel ristorante a passo sicuro e si sedette di fronte a Victor, pronto a studiare ogni sua mossa.

- Ciao Sherlock, finalmente sono riuscito a trascinarti fuori per una cena - fece Victor allegro. Era vestito elegante e curato, come se dovesse andare ad una prima a teatro.

- Se hai fatto tutto questo per una cena devi avere problemi di solitudine più gravi dei miei Victor. Potrei consigliarti un ottimo psicologo, ma devo dire che con tuo fratello non è stato molto bravo - rispose Sherlock sogghignando.

- Sai sei cambiato, eri meno cinico una volta -

Il cellulare di Sherlock squillò di nuovo. Con mano ferma tolse il cellulare dalla tasca e vide il numero di John. Ignorò la chiamata e rimise il cellulare nella giacca, non era il momento di distrarsi con pensieri su John o sul pericolo incombente sulla sua famiglia. La logica e la razionalità erano le sue armi migliori in queste situazioni ed era necessario mettere da parte ogni risposta emotiva.

- Victor cosa vuoi? Spiegami. Hai rubato o fatto rubare dei quadri a tuo fratello. Sapevi che prima o poi avrei capito che c'eri tu dietro a tutto questo, ma perché? Non sei un criminale, quindi? Era una sfida? -

- Sai è un peccato che quando mio fratello è entrato a casa dei Watson ha trovato solo la moglie e la bambina - rispose Victor ignorando completamente la domanda del detective.

Sherlock non sapeva se ringraziare il fatto che John era stato piuttosto veloce a lasciare Ginny evitando di farsi sparare da Christian ma lasciandole così sole sotto la minaccia di un folle o semplicemente maledire che si erano separati. In ogni caso doveva trovare una soluzione, se fosse successo qualcosa a Ginny non se lo sarebbe mai perdonato.

Sherlock  fissò intensamente Victor, non sapeva davvero cosa aspettarsi dal suo vecchio compagno di Università.

- Victor te l'ho già detto, tu credi di conoscermi ma non hai idea di cosa sono arrivato a fare per proteggere John. Non vorrei dover fare il bis ma sappi che se sarò costretto non esiterò a prendere una pistola e spararti quindi dimmi cosa vuoi. Se è una cosa tra me e te lascia libere Ginny e Mary. Mi hai qui come volevi, loro non c'entrano -

L'espressione di Victor mutò repentinamente quando Sherlock accennò a John.

- Perché tieni tanto a quell'essere così ordinario? Perché a lui hai permesso di venirti dietro? Lo avevi appena conosciuto ed è diventato subito il tuo coinquilino e assistente. Subito, non ha dovuto fare niente per cercare di conquistarti -


- E' questo che stai cercando di fare Victor? Conquistarmi? - chiese Sherlock shockato.

- A te piace tutto questo, i misteri, l'avventura. Ho letto tutto quello che ti riguardava, come hai sconfitto Moriarty, come sei ossessionato dai casi e da chi ti sfida. Beh è quello che ho fatto per attirare la tua attenzione -

Sherlock si era aspettato qualunque cosa ma non questa. Credeva che avesse almeno un tentativo di piano alla Moriarty, che volesse dimostrare qualcosa, non che cercasse un modo per stare con lui.

- Victor non puoi dire sul serio -

- Perché pensi che ho chiesto a mio fratello di rubare agli Scott e ho incastrato la mia matrigna? Per conoscerti meglio. Sapevo che parlavi con me solo perché ero l'unico che ti dava retta, l'unico che non ti mandava a quel paese ogni volta che iniziavi con le tue deduzioni. Ma non era abbastanza, avevi bisogno di un rompicapo, così avremmo passato più tempo assieme e incastrare la mia matrigna è stato davvero facile. Ma non è bastato, anzi ti ho allontanato... e poi ho lasciato perdere quando mio padre mi ha mandato a studiare in America l'anno dopo -

- Tuo padre aveva capito che c'eri tu dietro al furto - convenne Sherlock.

- Certo che lo aveva capito, così mi ha mandato via da Cambridge prima che combinassi altri "guai", come li definiva lui. Ti ha chiesto se stavamo assieme perché era preoccupato per te il mio vecchio. Adorabile non trovi? -

A Sherlock stava girando vorticosamente la testa.

- Poi ci siamo rivisti per la tua laurea ti ricordi? - Continuò Victor - Ero tornato dall'America ma tu non mi hai calcolato più di tanto e alla fine dei festeggiamenti sei andato via con Mycroft e non sono nemmeno riuscito a chiederti dove potevo trovarti. Poi sono passati anni ed eccoti improvvisamente spuntare su un blog. Un fenomeno del web, il detective con il cappello.

E lì ho capito, se volevo avere la tua attenzione non bastava essere tuo amico, dovevo sfidarti e a te questo piace, ti eccita. Quando mio fratello ti ha visto dallo psicologo ho capito che... -

- Potevi approfittarti? Far leva sulle mie debolezze? Mi dispiace deluderti Victor ma tu non hai nemmeno lontanamente l'intelligenza di Moriarty o la freddezza di Magnussen, questa era una sfida stupida che non ho risolto subito perché ero troppo preso da altre cose. O forse ho fatto  l'errore di sopravvalutare il ladro. E sinceramente tu credi davvero che vorrei passare del tempo con te dopo tutto questo? Tu hai bisogno di aiuto Victor -

- Adesso cosa fai? Ripeti le parole di mio padre? Non c'è niente che non va in me - gridò Victor facendo sobbalzare alcuni avventori del ristorante.

- Victor chiama tuo fratello e digli di andarsene da casa di John - fece Sherlock cercando di calmarlo - Non vorrai davvero che tuo fratello, l'unica persona che hai al mondo, venga arrestato o peggio ucciso? Se pensavi che trascinarmi qui e svelarmi quanto ti credi intelligente servisse a qualcosa ti sei sbagliato e scommetto che non hai pensato a come portare avanti il tuo piano quindi finiamola qui, non hai ancora fatto del male a nessuno, non è successo niente di grave -

- Non parlarmi come se fossi un bambino Sherlock. E sono pronto a questa evenienza - affermò Victor alzandosi in piedi e prendendo dalla tasca una pistola puntandola dritta alla testa del detective.

Nel ristorante tutte le persone presenti presero a urlare e la maggior parte scappò via ma a Victor non importava, era una questione tra lui e Sherlock.

Il detective non aveva mosso un muscolo, era ancora seduto e fissava Victor dritto negli occhi - Se pensi che la cosa mi agiti Victor, non hai capito chi hai davanti - fece  calmo e freddo - Ora smettila, rimetti la pistola a posto, lo sai anche tu che questa cosa non può finire bene -

- Non puoi trattarmi in questo modo, questa tua superiorità è snervante. Mi hai gettato come spazzatura - gridò Victor.

- Non è andata così Victor -

- Non so cosa ricordi tu ma io ho ben in mente noi due che chiacchieriamo a Cambridge, che parliamo di scienze, tu che passi a casa mia a trovarmi, che vieni a vedere le mie partite di calcio -

- Una partita -

- Tu che ti lasci toccare. Cos'era tutto quello per te? -

- Victor mi dispiace se hai frainteso le mie intenzioni ma io non ho mai voluto una relazione da te - fece Sherlock comprendendo solo in quel momento che si era completamente sbagliato, aveva ragione inizialmente lo psicologo, Victor provava qualcosa per Sherlock e lui non se ne era curato.

Sherlock cercò le parole per calmarlo e scusarsi ma sembrava veramente impossibile in quel momento. Victor lo guardava con degli occhi da pazzo e agitava la pistola verso di lui.

- Beh se non posso averti io di certo non ti avrà J... -

Uno proiettile attraversò la finestra del ristorante e colpì Victor ad una spalla, facendolo cadere a terra. Sherlock si precipitò immediatamente a recuperare la pistola mentre la squadra di Scotland Yard entrava nel ristorante.


Angolo autrice:
Ciao a tutti... e ben arrivati ai capitoli finali. Ci siamo quasi per cui allacciate le cinture!!!
Grazie a tutti per essere arrivati fino a qui.
Un bacione


   
 
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