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Autore: thedgeofbreakingdown    05/02/2015    4 recensioni
Non è colpa mia ma sembra quasi che i guai mi seguano e ho anche la mezza impressione (la maggior parte delle volte) che il migliore modo per porne una fine, sia una bella rissa. Non che la prospettiva di mettere le mani addosso a qualcuno mi entusiasmi, solo è l'unico modo che ho per sfogarmi, per sfogare le mie frustrazioni e la vita di merda che mi ritrovo ad avere.
Mi aiuta anche andare al mare, stare da sola, sentire il suono delle onde sulla sabbia, ma il mare non c'è sempre.
Qualche coglione è sempre dietro l'angolo e parlo per esperienza.
Io sono Ariel Miller e ho sedici anni e -lo dico per voi- se pensate di avere una vita difficile, non avete mai conosciuto la mia.
Vivo alla Yancy Accademy nove mesi l'anno, almeno fino a che non arriva l'estate e vado a vivere a Montauk. In molti si chiedono come faccia a pagarmi la retta scolastica visto e considerato che quel cazzone di mio padre è stato solo in grado di scomparire e partire assieme ai Marins dopo essersi divertito con mia madre.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Boris mi tampona
 

- Ehi, sirenetta – mi saluta Boris arrivando al mio armadietto.

Gli regalo un sorriso da sopra la spalla e poi sbatto lo sportello con forza, voltandomi verso di lui e poggiando le spalle al metallo freddo e rosso. – Ciao, idiota – dico canzonatoria, beccandomi una linguaccia e le sue braccia che mi stringono contro al suo petto pochi attimi dopo.

È passato un mese da quando ho seriamente valutato l'idea di picchiare quella finta figlia di Afrodite di Sasha. C'è sempre un freddo cane e Boris è sempre al mio fianco. Anche se non so quale dio lo stia assistendo nel sopportarmi.

Mi sistemo un po' meglio contro il suo petto e lui mi stringe a sé più forte, baciandomi i capelli.

Sta uscendo con Matisse. È bella e di origini francesi, credo. Sono del parere che sia una cosa seria anche se lui non vuole ammetterlo e lo deduco dal fatto che sono passate due settimane e non è ancora entrato nelle sue mutande. Di solito il ragazzo non perde più di una settimana e le molla con la scusa di una gelosia nei miei confronti anche se è da un po' che non ci credo poi tanto.

Mi va bene così, comunque. Matisse è bella con i capelli biondissimi e gli occhi nocciola, di una tonalità più chiara rispetto a quelli Boris e che, a seconda della luce, sembrano quasi dorati. È con me a matematica e ha sempre cercato di farmi capire qualcosa anche se io continuo a considerare quella materia assolutamente inutile.

Sono io che li ho fatti conoscere e assieme sono davvero carini anche se Boris è troppo testardo e orgoglioso per ammettere a sé stesso che quel sorriso l'ha colpito più delle tette e del culo.

- Come stai? – mi domanda.

Me lo chiede sempre. Ogni volta che le mi vede la mattina e, con ogni probabilità sa anche che, rispondendogli “tutto ok”, gli sto anche mentendo. Non mi fa mai pressioni, forse perché vuole che sia io stessa a parlare con lui.

Ci ho provato più di una volta ma non ci sono mai riuscita.

Ho deciso di darmi almeno un po' di tempo.

- Ciao! – la chioma di Matisse mi invade la visuale per qualche istante e sputacchio i suoi capelli biondi via dalla mia bocca, stringendola per i fianchi quando mi rendo conto mi stia abbracciando. Ignoro Onda che ha preso a bruciare per l'ennesima volta contro la mia pelle. Lo fa da quasi un mese ormai senza che però io riesca ad interpretare quello che, senza dubbio, è un avvertimento.

Respiro per un attimo il profumo di Matisse, maledicendomi quando, solo troppo tardi, mi rendo conto che non sarà mia uguale a sudore ed erba, come quello di Allison.

- Ciao, barbie – la prendo in giro dandole una pacca sul sedere e lei si allontana di scatto da me, facendomi ridere.

Boris la afferra per i fianchi. Le sue mani grandi glieli avvolgono completamente e ignoro una fitta al petto che quasi mi spinge a piegarmi in due. – Saluta anche me! – esclama facendola voltare e premendo le labbra sulle sue per qualche attimo, spingendola verso di sé dalla schiena magra.

Si, stanno davvero bene assieme.

Volto lo sguardo verso il corridoio quando quel bacio dura più di quanto dovrebbe e sto già pensando a un modo per volatizzarmi prima che Matisse si possa girare verso di me, poggiandosi al petto di Boris e sorridendomi con le guance un po' rosse.

Voglio essere baciata anche io così.

- Stasera vi offro la pizza – decide poi la bionda e Boris ride, strappandomi un sorriso e lasciandole un bacio sulla guance.

- Sempre disposta a mangiare gratis – scherzo stringendomi i libri al petto e cominciando a camminare verso l'aula di letteratura con i miei due amici che, tenendosi per mano, rimangono affianco a me.

Li osservo per qualche attimo con la coda dell'occhio e anche se cominciano a chiacchierare, io non li ascolto.

Acchiappo Onda e la stringo nel pugno, quasi imprimendomi il bordo della goccia sul palmo, ignorando il calore che mi spinge a lasciarla andare.

Penso a Carter, a Percy, a Allison, al Campo Mezzosangue e Onda prende a bruciare con più forza. Anche lei vuole tornare a casa.

Voglio essere felice anche io.

 

***

 

È la prima volta che vado in piscina da sola da quando conosco Boris. Di solito lui si rifiuta di farmi andare ovunque da sola. Una volta ha provato anche ad entrare in bagno con me e Matisse l'ha afferrato al volo per il golfo, dandogli uno schiaffo al braccio.

Forse ha paura di vedermi svenire un'altra volta, di vedermi inerme e senza protezione. Forse è proprio così che mi vede e mi dispiace il fatto che sia all'oscuro della possibilità di poterlo mettere K.O con una sola mossa.

Sorrido, ripensando alla colazione in camera che mi hanno portato lui e Matisse oggi, e il sapore del muffin e del caffé lungo occupano la mia bocca, sostituendo quello della pizza che non mi hanno fatto pagare. Dicono sempre:”è sabato, paga Matisse”. Ma poi si prendono la libertà di offrirmi anche la colazione e il pranzo tutte le volte che riusciamo a consumarlo fuori dalla Avalon.

Mi piace la Avalon, mi piace sempre di più anche adesso che ci sto da più di un mese e anche se, vedere Percy, Annabeth ed Allison tramite un messaggio iride mi rende comunque triste.

Allison mi ha detto che vuole provare a vivere in città, frequentare una scuola come me, solo verso la zona di Detroit. Credo che l'abbia scelta con la speranza di vedere la mamma e non ho avuto cuore di dirle che queste cose finiscono sempre male, almeno per noi semidei.

Mi stringo le ginocchia al petto, cingendole con le braccia e osservando i giochi di luce sulla superficie piatta dell'acqua.

Fuori dal plesso nel quale mi trovo infuria una tempesta e la grandine sbatte con forza contro ai vetri, intimorendomi leggermente.

Ho la pelle d'oca e il freddo mi fa tremare completamente.

Sono in intimo e completamente bagnata.

So che avrei potuto non farlo. So che avrei potuto anche decidere di non bagnarmi, di lasciare che l'acqua non mi toccasse, ma ne avevo bisogno. Avevo bisogno di provare del dolore, avevo bisogno di provare qualcosa, di uscire da uno stato di apaticismo che mi sta cogliendo sempre di più.

Quando sono con Boris e Matisse non ci penso mai, ma poi, quando sono da sola, il ricordo di Carter si fa sempre più vivo dentro di me e mi mordo il labbro con forza, cercando di contrastare le mani gentili che mi sento sui fianchi, sullo stomaco, sui seni. Mi passo una mano tra i capelli bagnati che corrono lungo la schiena e poi torno ad abbracciarmi le gambe, tenendo lo sguardo puntato verso l'acqua.

Smettila.

Cerco di impormelo, eppure non ci riesco.

Onda prende a bruciare sulla mia pelle, quasi scotta e la stringo nel palmo, cercando di abbassare il calore che mi sembra stia lentamente aumentando. – Ahi! – esclamo, lasciando il ciondolo di scatto, un secondo prima che la porta di servizio della piscina si possa aprire, spingendomi a voltarmi di scatto. Punto le mani sulle piastrelle scivolose, distendendo le gambe e tendendo i muscoli, pronta a scattare in caso sia qualche inserviente.

Poi, inaspettatamente, la chioma bionda e fradicia di Matisse per il dilivio al quale è stata esposta, entrano nella mia visuale. Lei mi sorride e, per un attimo, quel sorriso mi scalda il corpo gelido.

Rilasso i muscoli e mi volto verso di lei, corrugando la fronte divertita.

Matisse è completamente bagnata, ha il trucco colato lungo le guance che la fa somigliare ad un panda eppure sorride, ed è comunque bellissima.

- Matisse! – esclamo e la mia voce rimbomba contro le pareti. – Che ci fai qui e a quest'ora? – probabilmente è mezzanotte passata e che io sappia, solo io e Boris veniamo in questo posto così tardi.

La bionda si leva il bomber beige, completamente infradiciato, lasciandolo sugli spalti e rimanendo in maglietta che le aderisce al fisico snello, completamente bagnata. – Sono venuta a farti compagnia – dice con semplicità, come se stesse parlando del tempo e non del fatto che abbia appena violato una delle regole più rigide della Avalon solo per “farmi compagnia”.

Corrugo ancora una volta la fronte e la seguo con lo sguardo mentre si siede accanto a me, incrociando le gambe strette in un paio di skinny jeans che, me lo ricordo, sono di un blu decisamente più chiaro. – Come hai fatto a sapere che ero qui? – domando curiosa, leggermente infastidita che un'altra persona sappia di un luogo di ritrovo totalmente segreto e totalmente mio e di Boris.

Ma poi, Matisse sorride, mostrandomi una fila di denti bianchi, perfetti, e quel sorriso è talmente dolce e rassicurante che rilasso la schiena tesa, inarcandola leggermente e ammorbidendo lo sguardo. – Mi sono chiesta per un po' perché Boris mi abbandonasse sempre verso quest'ora e dopo un paio di ardui tentativi, sono riuscita a strappargli “piscina”. – Dovrei essere infastidita eppure la voce e la tonalità gentile eliminano ogni mia traccia di risentimento. – Ho collegato tutto a te, alla tua mania dell'acqua e ai tuoi occhi sempre tristi, quindi sono venuta qui – mi spiega come se stesse parlando di un film, e la facilità con la quale è riuscita a leggermi lo sguardo mi colpisce come un pugno.

Il fiato mi manca per un secondo e la guardo confusa, stringendo i pugni sulle piastrelle fredde. – Non sono triste – dico con la voce che mi esce più dura e ferma di quanto mi aspettassi.

Onda brucia contro la mia pelle, brucia con insistenza e mi chiedo se sia possibile che il mio ciondolo scaldi a seconda delle emozioni che provo.

L'espressione di Matisse vacilla per un secondo, uno soltanto prima che possa tornare a sorridere, socchiudendo gli occhi nocciola contornati da ciglia lunghissime. – Certo, e io sono sudafricana – ribatte con scherno strappandomi una leggera risata che, comunque, non fa smettere Onda di bruciare.

Distolgo lo sguardo dai suoi occhi nocciola e lo punto davanti a me, sulla superficie calma dell'acqua che quasi sembra invitarmi ad infrangerla, ad incresparla. Quasi sembra chiamarmi, quasi sembra avere bisogno di me tanto quanto io ne ho di lei.

Stringo i pugni accanto ai miei fianchi e faccio perno con le mani sulle piastrelle, arrivando a toccare con le giunture delle ginocchia il bordo della piscina, immergendo le gambe nell'acqua tiepida.

Alcune gocce cadono dalle punte dei miei capelli ancora bagnati, provocandomi brividi che non mi danno poi così tanto fastidio.

È la mano incredibilmente calda di Matisse a spingermi a spostare lo sguardo verso di lei, tornando ad immergermi nei suoi occhi nocciola.

– Io lo so che stai male, Ariel. Lo vedo e non sono una stupida – dice con un tono pacato, che mi rilassa come la base della mia canzone preferita, come il picchiettare della pioggia contro il ventro, come l'infrangersi delle onde contro gli scogli. – Vorrei che tu ti fidassi di me – continua, stringendomi il pugno chiuso, facendomi serrare le labbra in una linea dura. – Vorrei provare ad aiutarti – conclude con un mezzo sorriso e le osservo le iridi nocciola contornate da ciglia lunghissime. E quello sguardo è talmente rassicurante, talmente tanto simile a quello di Allison che Onda brucia ancora più forte e il cuore sembra smettere di contrarsi nel mio petto, facendomi fare un respiro profondo, liberatorio.

- Mi sono innamorata di un ragazzo – dico, lasciando che i brividi dei ricordi mi corrano lungo la schiena, lungo le braccia, le gambe che stanno immerse nell'acqua e che sono l'unica parte del mio corpo a stare davvero bene.

Matisse assottiglia un po' le palpebre, si fa più attenta in un tipico gesto alla Allison, e Onda brucia ancora più forte sul mio petto. Ma decido di fidarmi. Decido di fidarmi di quello sguardo che mi ricorda quello della mia migliore amica in un modo quasi doloroso. – Innamorata forte, però, non una di quelle cotte da liceali sfigate – spiego, strappandole un sorriso genuino. Perdo lo sguardo oltre la sua spalla, oltre i capelli biondi che chissà quando e come si asciugheranno. Perdo lo sguardo al Campo Mezzosangue, immergendomi in un paio di pozze castane che iniziano a scrutarmi con odio, immergendomi in un primo sorriso, in un primo tocco, in un primo abbraccio, in un primo bacio. – Mi sono innamorata forte e nel modo più doloroso. Mi sono fidata e ho lasciato che mi fregasse. Mi sono fatta fregare da non so neanche io bene cosa e poi ne sono uscita ferita, come al solito – spiego, scuotendo leggermente la testa e perdendo la scintilla d'odio nello sguardo di Carter il giorno dopo che avevamo fatto sesso, tornando ad osservare gli occhi gentili e nocciola di Matisse.

- Vieni qui.

Mi dice solo questo e poi si allunga verso di me, stringendomi forte contro di sé.

Per un attimo, rimango inderdetta, indecisa su come comportarmi, indecisa su cosa fare. Posso allontanarmi, fare finta di tossire per mandarla via. Oppure, posso smettere di avere paura di qualsiasi cosa e lasciarmi coccolare almeno un po'. Posso farmi guarire, forse poco, forse inutilmente, ma posso comunque lasciare che Matisse ci provi.

E decido di provarci. Decido di provare a fidarmi di lei e le stringo le braccia all'altezza della vita, respirando il profumo di shampoo sui suoi capelli, nascondendo il viso nell'incavo del collo sinuoso.

- Ci sono io, va bene? Ti aiuto io, adesso. – E suona quasi come una promessa e il mio cuore perde un paio di battiti mentre io reprimo un singhiozzo, mordendomi il labbro inferiore con forza.

Grazie.

E continuo ad abbracciarla, perché va bene così. Perché, ogni tanto, provare a farsi salvare, va bene eccome.

 

***

 

- Ma era davvero necessario? – domando quando Boris, tenendo a braccetto me da una parte e Matisse dall'altra, ci fa passare sotto delle insegne coloratisse e al neon di un parco giochi.

È domenica e possiamo uscire dalla Avalon anche se, tutto pensavo meno che Boris ci pagasse l'ingresso per un parco giochi.

- Certo, sirenetta. Avete bisogno anche voi di svagarvi – dice convinto, facendomi scontrare contro una coppia di sposati che mi lancia uno sguardo carico d'odio.

Matisse ride, buttando la testa all'indietro e strappandomi un sorriso mentre per poco non inciampo su un bambino che ha deciso di correre più veloce di Boris.

- Vuoi rallentare? – protesto quando incespico sui cavi di alcune montagne russe rosse e blu, scontrandomi contro la schiena del mio amico.

- Poi non c'è più posto – afferma lui serio, come se fosse questione di vita o di morte.

Mi sporgo oltre la sua schiena, incontrando lo sguardo scintillante di Matisse e il suo sorriso che mostra una dentatura bianchissima e che un po' le invidio.

La pelle, solitamente di porcellana, oggi è colorata di rosso per il freddo di febbraio che la colpisce, anche se ha una sciarpa enorme avvolta attorno al collo sinuoso e un parka chiuso con la lampo fino sotto al mento.

Impreco tra i denti quando rischio di cadere addosso a una signora anziana alle prese con un paio di nipoti troppo vivaci, e mi scontro al braccio di Boris quando lui si ferma, girandosi e fissando con occhi luminosi..

- L'autoscontro? – domando stranita e lui si volta verso di me, le iridi castane che quasi brillano quando annuisce, senza riuscire a mascherare un sorriso. Alzo le spalle e Matisse ride ancora, guadagnandosi un bacio sulla guancia dal mio amico che mi fa stringere lo stomaco in una morsa di gelosia. – Va bene – decido correndo verso una macchinetta blu e saltandoci dentro.

Mi allaccio la cintura e tra ragazzini e genitori con i figli intercetto i capelli biondi di Matisse in una macchinetta rosa e Boris, in una rossa. Lo vedo mentre passa le mani sul volante e poi si scrocchia i polsi e rido, un attimo prima di inserire nella fessura uno dei gettoni che mi hanno dato all'entrata.

Premo il piede sul pedale e quando parte la musica, la macchina schizza in avanti con uno scatto sorprendente, facendomi gridare divertita.

Un colpo forte al fianco mi fa sbandare verso il bordo e mi giro di scatto, trovando gli occhi determinati di Boris che mi fissano.

- Brutto stronzo! – esclamo divertita, premendo il piede sul pedale con forza, girando lo sterzo senza una logica ben precisa e sbattendomi frontalmente alla sua macchina, facendolo scivolare all'indietro.

Gli alzo il terzo dito euforica e poi cerco Matisse, puntandola appena la intercetto, ancora un po' confusa sulla coordinazione mano-piede. – Ehi, bionda! – grido accelerando verso di lei.

Il suo grido accompagna il mio scontro e vengo sbalzata in avanti appena la colpisco, ridendo come una matta per l'espressione di terrore sul viso bellissimo.

– Me la paghi – mi minaccia, e quando tento di sterzare per andare via, vengo colpita da dietro violentemente, sbalzando in avanti.

Impreco e rido, quando vedo Boris inchiodato dietro di me. – Questa è guerra – decido, piegando lo sterzo verso sinistra e prendendo a girare in tondo senza controllo, ridendo con la testa buttata all'indietro mentre una canzone che non conosco continua a rimbombare dagli altoparlanti.

E si, forse sono proprio felice, decido quando riesco a fermarmi e Boris, con una risata, mi colpisce la fiancata dell'auto ancora una volta. 


Angolo Autrice: 
Ehiiila<3 
Allora, super puntuale e con un capitolo che fino a qualche minuto fa non esisteva ahhaha teoricamente, oddi avrei dovuto pubbliare il penultimo capitolo ma poi ho deciso che avrei dovuto farvi affezionare un po' di più a Boris e Matisse (vi piace?) e ho scritto di una chicchierata che le ricorda quelle con Allison e di un autoscontro che mi è venuto in mente quando ho pensato a una delle prime scene de Le Pagine Della Nostra Vita ahahah 
E niente, Ariel è ancora innamorata di Carter e lui si fa sentire? Ovviamente no ahahha Boris si è fidanzato, con Matisse appunto e Ariel, nonostante tutto, è felice. Un concetto un po' strano per una ragazza che ha sempre sofferto ahahahah 
E adesso vi lascio che devo andare in palestra e sono già in ritardo. Ovviamente un mega grazie a tutti quanti che continuate a seguirmi e a supportarmi e magari, se vi va, lasciatemi un parere:** 
Ciao cuccioli! 
Vi adoro,
Love yaa<3
x

  

 

 
  
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