WHEN WE WERE YOUNG - BUDAPEST
"questa storia partecipa al contest indetto 'Why don’t we go there?’ di Iceteardrops"

 

"Fai il bravo qui seduto e non ti muovere mentre accompagno tua sorella in bagno: ci siamo intesi Harry?"

Anne non aveva dubbi che il suo bambino si sarebbe comportato bene, ma non si sentiva comunque sicura a lasciarlo da solo seduto al suo posto e innervosito dalle turbolenze dell'aereo.

Si sentiva in colpa a trascinare i suoi bambini, ancora piccoli in un viaggio per loro troppo lungo, ma non aveva avuto altra scelta: la direttrice del giornale per cui lavorava l'aveva implorata di accettare l'incarico e fare una recensione di Budapest e dei luoghi più caratteristici della città. Con la crisi che il mondo editoriale stava attraversando, la donna non se l'era sentita a dire di no: purtroppo con così poco preavviso non era riuscita a trovare una baby-sitter e il suo ex marito - il padre dei bambini - era a New York, anche lui in viaggio di lavoro.

"Se vuole signora, posso fargli compagnia io."

A parlare era stato un bambino poco più grande del suo, forse dell'età di Gemma, la sua primogenita, seduto nella fila opposta alla loro: doveva star viaggiando da solo perchè un'hostess era venuta più volte a controllarlo e a chiedergli se stesse bene o avesse bisogno di qualche cosa. Non sapeva quanto potesse fidarsi di due bambini tanto piccoli, eppure era ben consapevole del mormorio lamentoso della figlia che necessitava di andare in bagno.

Quando tornò dalla toilette in fondo all'aereo, trovò i due piccoli monelli che si sporgevano attraverso lo stretto corridoio che li divideva, impegnati a parlare in un mormorio eccitato: finalmente, sapendo che entrambi i suoi figli sarebbero stati tranquilli per gli ultimi minuti del viaggio, avrebbe potuto riposare un poco.

*

Per giorni i discorsi di Harry erano stati costellati di "Louee diceva" e "Louee voleva" - convincere il suo secondogenitori a seguire il programma strettissimo di Anne era stato quasi impossibile, fortuna che quello era l'ultimo giorno del suo viaggio: restava da recensire solamente la traversata del Danubio in traghetto.

Tra le varie meraviglia della città di Budapest, quella non solo era la preferita dei suoi figli - completamente fuori controllo - ma era quella che le stava creando più preoccupazioni: era una giornata incredibilmente soleggiata e la leggera brezza che tirava sul fiume rinfrescava i vari turisti - e, paradossalmente, i più numerosi erano gli abitanti - che non potevano essere più caotici.

E più fastidiosi.

Si era distratta qualche minuto per far obliterare il biglietto al controllore e Harry era improvvisamente sparito dalla vista sua e di sua figlia: cercarlo in mezzo a tutta quella gente si stava rivelando una vera e propria fatica di Sisifo.

Anne era comprensibilmente terrorizzata, nonostante una certa parte ancora logica del suo cervello le ripetesse che Harry non potesse essere scomparso nel nulla e che doveva essersi nascosto da qualche parte, sempre sul traghetto, però, dato che non aveva ancora fatto scali.

Finalmente, e quasi Anne scoppiò a ridere per la prevedibilità del figlio, trovò Harry in compagnia dell'unica persona che il bambino aveva sognato di vedere per tutta la settimana: Louis. Insieme a loro c'era una donna che, pur impegnata a non perdere di vista i due monelli, sembrava cercare di spiegare a uno dei controllori come doveva essere la descrizione di Anne stessa - almeno secondo le parole di Harry.

"Mama mama, hai visto che ci é Louee!"

Oh, beh, Harry aveva ritrovato il suo nuovo migliore amico e lei aveva raccolto tutte le informazioni necessarie per quella che si era rivelata una gita in barca più movimentata del previsto.