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Autore: Midori No Esupuri    06/02/2015    4 recensioni
[WARNING: MORMOR/MORMORSTAN]
L'evoluzione del rapporto tra l'ex colonnello Sebastian Moran e il consulente criminale Jim Moriarty tramite messaggi.
(11.19) Mi sta assumendo come killer?
(11.20) Esattamente. JM

[...]
(11.24) Stia tranquillo, la sua ferita all’occhio non sarà un problema. So che possiede un conto bancario, mi occuperò di versarle la somma necessaria al costoso intervento che deve sostenere per recuperare la vista. JM
(11.26) Perché?
(11.26) Gliel’ho detto. Mi serve un collaboratore. JM

Nota: Capitoli comprensivi di messaggi e parte narrativa.
Genere: Angst, Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Mary, Morstan, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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#15: Litigio
 
Venerdì 7 febbraio
 
(12.52) Vuoi ancora fare il moccioso infantile e tenermi il muso? SM
 
Mentre aspettava una risposta per il messaggio inviato almeno mezz’ora prima, Sebastian smontava il proprio fucile e lo riponeva con cura nella valigia, pronto per tornare a casa. Lui e Mary avevano fatto sesso solo una seconda volta in tutta la missione e non se ne facevano un gran problema, erano consapevoli che non sarebbe più ricapitato in futuro. Ritenevano la cosa come un semplice svago, un passatempo, ed era più che altro un accordo implicito tra loro.
 
(13.20) Ma poi che cazzo ti avrò fatto mai. SM
 
Il loro aereo sarebbe partito alle quattordici del pomeriggio, e sarebbero tornati a Londra nel giro di qualche ora. Jim aveva programmato l’intero viaggio, una macchina nera si presentò davanti all’albero dove Sebastian e Mary avevano alloggiato e li accompagnò verso l’aeroporto, i due assassini rimasero in silenzio per tutto il viaggio. Non avevano nulla da dirsi, e in ogni caso a nessuno dei due veniva in mente una frase adatta al momento: avevano lavorato insieme, fatto sesso, ma non si sarebbero più rivisti. Non c’era nulla da dire a parole, bastava uno sguardo serio e un lieve accenno del capo.
 
(14.12) Sei uno stronzo e basta, Moran. JM
 
Moran? Sebastian fissò lo schermo del proprio cellulare con la fronte aggrottata, la rabbia aveva sempre preso facilmente il sopravvento in lui. Anche quando era nell’esercito, e questo gli aveva causato non pochi problemi, con i superiori e con i sottoposti allo stesso modo.
 
(14.25) Come ti pare. SM
 
 Il viaggio procedette senza alcun ulteriore scambio di messaggi, Sebastian si interrogava sul motivo per cui Jim potesse avercela tanto con lui. Era infantile, se n’era reso conto il primo giorno che l’aveva incontrato, ma adesso era davvero troppo: per un momento pensò che magari Jim poteva avercela con lui per quello che era successo con Mary, ma era stato del semplice sesso di un paio di notti, e comunque lui e il suo capo non avevano alcuna relazione. Non era stato Jim stesso, dopotutto, a dirgli che tra loro non vi era nulla? Ogni volta che finivano a letto, il moro ripeteva che non c’era alcun significato nella loro violenta passione, e Sebastian aveva inteso – per quanto potesse far male – che una relazione con lui fosse praticamente impossibile. Sospirò.
 
(17.42) Stai diventando ridicolo. SM
 
(18.01) Fottiti, Moran. JM
 
(18.12) Apri la porta, sono a casa. SM
 
Era disumano il silenzio che regnava all’interno della villa, così come il disordine che prendeva il sopravvento in ogni stanza. Sebastian chiuse la porta e si guardò intorno, sul tavolino basso del salotto c’era una costellazione di bicchieri e alcune bottiglie vuote di vodka in mezzo ad essi, persino dei residui di cibo spazzatura.
-Jim?!- chiamò, furibondo, ma non ottenne alcuna risposta. Ovvio, il suo capo doveva sempre fare il bambino. Scosse il capo e si tirò su le maniche della maglietta, abbandonando la valigia sul divano, poi iniziò a pulire. Era stanco per il viaggio, ma poco importava, non tollerava proprio il disordine. Il pendolo del salotto, antico e intarsiato, rintoccò le ventidue quando Sebastian crollò sul divano, esausto, con la forza necessaria ad accendersi una sigaretta. Guardandosi intorno, nel silenzio e nel lusso della stanza, gli tornarono alla mente i momenti passati con Mary durante la missione, in cui aveva avuto l’illusione di essere un uomo normale, al riparo dal suo passato e dal suo lavoro, in compagnia di una splendida donna dal sorriso dolce. Gli venne quasi voglia di sentirla, ma quando prese il cellulare dalla tasca si limitò a controllare l’ora – nonostante non ve ne fosse alcun bisogno, visto il pendolo proprio davanti a lui – e lo rimise al suo posto subito dopo. Non aveva senso parlarle, o cercarla. Per dirle cosa, poi? Con tutto il tempo passato all’estero, a stento si ricordava come ci si approcciava a qualcuno. Sentì dei passi sulle scale, che non potevano che appartenere a Jim, ma quando si voltò a guardarlo lo vide attraversare l’ingresso per dirigersi in cucina, senza rivolgergli parola. Inarcò un sopracciglio, iniziava ad essere tutto davvero ridicolo.
-Vuoi smetterla o no?!- sbraitò dal divano, la delicatezza non era mai stata nel suo DNA, infondo. Jim frugò per qualche istante nella credenza, alla ricerca di qualcosa, poi sbattè le ante con rabbia.
-Che cazzo vuoi, tu?- sbottò, voltandosi adirato. Sebastian si alzò dal divano, raggiungendolo in cucina.
-No, che cazzo vuoi tu. Ti pare il modo di fare di una persona adulta?!
-Ooooh, ma senti chi ne viene a parlare. Il signor ‘Ti tengo il muso perché hai fatto esplodere il microonde’!
Sebastian sospirò, non gli interessava molto delle sorti del microonde della villa, anche se non approvava il fatto che Jim lo avesse fatto esplodere nel tentativo di fare dei popcorn confezionati. Era meglio provare a star calmi, non era semplice convivere con il carattere di Jim, tanto meno con il suo, e doveva dimostrarsi più adulto non solo di età anagrafica, ma anche di mentalità. In sostanza, doveva affrontare la situazione con calma.
-Mi dici perché ti arrabbi tanto? Mi ignori da giorni.
-Sei un idiota. Un idiota del cazzo, Sebastian!
Con sua sorpresa, Jim chiuse la propria mano affusolata a pugno e lo picchiò contro il suo petto. Non gli fece male, a stento lo sentì arrivare in verità, ma Jim non aveva mai avuto reazioni del genere contro di lui. Corse subito via, Jim, senza spiegare niente o altro, e Sebastian rimase immobile contro il bancone della cucina. Tornò in salotto qualche minuto più tardi, sdraiandosi sul divano e accendendo il televisore: prima o poi gli sarebbe passata la rabbia, e allora Jim avrebbe parlato in modo normale. Non che lo facesse spesso, ma i suoi capricci solitamente duravano solo qualche giorno.
 
(00.23) Fa freddo qui. SM
[Salvato nelle bozze]
 
(00.26) Odio questo letto. E’ troppo grande. JM
[Salvato nelle bozze]
 
(00.46) Parliamone. Ti prego. SM
[Salvato nelle bozze]
 
(01.12) Non andare più da lei, Tigre. JM
[Salvato nelle bozze]
 
(01.25) Non significava niente. SM
[Salvato nelle bozze]
 
(01.43) Buonanotte, boss. SM
[Salvato nelle bozze]
 
(01.43) Buonanotte, Tigre. JM
[Salvato nelle bozze]

 
•Nota dell'autrice~
Ho aggiornato con un'ora di ritardo, ma stavolta ho una scusa seria. Un blocco. Ogni volta che mi dico di scrivere qualcosa, inizio un capitolo e dopo mezza pagina lo reputo un buco nell'acqua assurdo, oppure resto mille ore davanti alla pagina bianca senza premere nemmeno un tasto. Spero di aver prodotto comunque qualcosa di leggibile, di carino quantomeno, perchè tengo molto a questa storia e non vorrei mai smettere di scriverla e magari eliminarla. Alla prossima settimana, sperando che il blocco non persista!
Midori No Esupuri~
  
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