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Autore: coldfingergurl    06/02/2015    4 recensioni
Non ricordava il volto di quello schiavo, ricordava solamente i suoi occhi e tutta la paura che quel tipo aveva provato nello stare fermo in mezzo a una stanza piena. Non aveva avuto il coraggio di guardarlo in faccia per bene, per memorizzare le sue fattezze, mentre sperava che il padre non lo costringesse davvero a fargli del male.
Quel mondo non aveva mai rappresentato una persona come Minho, lui non si era mai sentito parte integrante di quella società malata e immorale e non aveva mai considerato un’altra persona indegna di rispetto.
[OnHo]
Genere: Angst, Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno del suo appuntamento con Jinki era arrivato, finalmente, Minho si era fatto una doccia lenta e lunga, si era lavato per bene cercando di non saltare nemmeno un punto, neanche il più piccolo, pur di evitare di fare una brutta figura davanti allo schiavo. Voleva profumare, voleva essere bello e sentirsi desiderabile, per quanto possibile con i vestiti del mercato che aveva comprato assieme a Jonghyun qualche giorno prima. 
L’amico era stato dimesso dall’ospedale e si stava riprendendo velocemente, la febbre era passata del tutto e la sua ferita si era rimarginata lasciandogli solamente una grossa cicatrice sull’addome, un segno che avrebbe portato con orgoglio perché era così che ragionava il più grande e non si sarebbe sicuramente preoccupato per una cosa del genere (con tutte le cicatrici che aveva sparse per il corpo, una in più non faceva la differenza).

“Come sto?”

“Sembri quasi uno ricco.”

Minho aveva sbuffato alla risposta di Jonghyun, i vestiti che aveva avuto durante il suo periodo di ricchezza non erano minimamente paragonabili a quelli che aveva addosso in quel momento! 
La stoffa della camicia non era morbida né delicata sulla sua pelle, i suoi jeans probabilmente non tornavano alle gambe e la giacca che avrebbe indossato era troppo larga per le sue spalle; quello era il meglio che il mercato aveva offerto, sperava solo che Jinki non facesse caso a tutti quei difetti.

"Non credo di averti mai visto così nervoso prima di uscire, è una cosa quasi carina."

Jonghyun era seduto a gambe incrociate sul divano, Roo in mezzo ad esse, mentre studiava il suo look e il suo comportamento. Era ovvio che fosse nervoso, il suo appuntamento con Jinki doveva andare bene e lui doveva mostrarsi al meglio. In quella settimana, Minho, si era ritrovato a pensare spesso allo schiavo, al bacio da bambini che si erano scambiati. 
Continuava a non avere la più pallida idea di cosa significasse quel gesto, ma perlomeno aveva capito di avere una cotta, un vero interesse, per quel ragazzo (sicuramente dell'attrazione fisica c'era, per una sintonia emotiva avrebbe dovuto conoscerlo meglio).
Forse stava riponendo troppa speranza in quell’incontro, in fondo Jinki non aveva specificato a cosa servisse quell’appuntamento, né era parso particolarmente preso da lui.

“E’ solo che mi piace e vorrei fare bella figura.”

“Sei sicuro che sia un appuntamento di quel tipo? Non ho mai capito gli schiavi, non dovrebbero rifiutare qualsiasi tipo di interesse amoroso dato il lavoro che sono costretti a fare?”

“Non lo so! Non sono un esperto di schiavi, sai Jonghyun?”

Il più grande aveva scrollato le spalle e poi aveva mugugnato un “Sta’ calmo” mentre lasciava andare Roo e si sistemava la maglietta che il cane aveva stropicciato nello stare accoccolata a lui.
Il ragionamento che aveva fatto non era privo di fondamenta, solitamente gli schiavi non si relazionavano con nessuno a causa dei traumi che subivano stando agli ordini dei padroni, non si facevano avvicinare, non parlavano con gli sconosciuti e, ovviamente, non iniziavano relazioni amorose con nessuno (anche per evitare che i padroni li punissero e li gettassero da qualche parte in Discarica – come veniva chiamato il posto in cui uccidevano le persone che non servivano più nel Nucleo - ).
Jinki però sembrava diverso, aveva persino accennato a un’amica quella volta al mercato… Poteva considerare l’idea di avere una relazione amorosa, no?

Se non mi avesse dato quel bacio, non mi sarei fatto tutti questi quesiti.
Quel semplice tocco di labbra aveva mandato il suo cervello in tilt, Minho si era fissato con quel gesto e aveva cercato in tutti i modi di trovare una spiegazione plausibile ad esso. Purtroppo non ne aveva ricavato un ragno dal buco e l’unica persona che avrebbe potuto rispondere a tutte le sue domande era lo stesso Jinki.

“E’ lo schiavo di tuo fratello, dovresti stare attento.”

“Cos’è, adesso ti preoccupi per me?”

Minho aveva ridacchiato alle sue stesse parole, la reazione di Jonghyun era stata un bofonchiare di cose senza senso prima di dirgli che non gli interessava niente di lui e di quello che gli sarebbe potuto succedere – cosa ovviamente non vera considerando l’arrossire del coinquilino e il modo in cui uscivano le sue parole -. Doveva ammettere di trovarsi piacevolmente bene in sua compagnia adesso, l’aver visto il lato umano e meno spaventoso di quel gradasso lo aveva aiutato a rivalutarlo come persona, oltre al fatto di essere diventato ancora più curioso riguardo il suo passato. 

"Sta' tranquillo, non mi caccerò nei guai."

Era sicuro che Minseok non sapesse delle girate che Jinki faceva fuori dal Nucleo, altrimenti lo schiavo sarebbe stato mutilato o ucciso molto prima. Qualcuno di fidato lo stava aiutando, doveva esserci altra gente coinvolta in quelle uscite e Minho sperava che quelle stesse persone proteggessero Jinki dall'eventuale ira di suo fratello.

"Ok, sono pronto... C-come sto?"

"Un figurino!"

Sbuffò prima di mandare al diavolo Jonghyun, il più grande aveva la capacità di innervosirlo e di farlo agitare come nessun altro, non importava quanto il loro rapporto fosse migliorato, c’era sempre quella parte di lui che lo irritava e dubitava che sarebbe mai sparita.

Quando Minho arrivò alla locanda dove doveva incontrare Jinki, rimase stupito e sconcertato dalla persona seduta assieme allo schiavo: cosa ci faceva Kibum là?
Da quello che ne sapeva lui, quei due non si erano mai visti né avevano mai fatto affari insieme, era convinto che Kibum gli avrebbe spiattellato tutto in quel caso, quindi perché stavano parlando di soppiatto in quel momento?
Non potevano conoscersi sul serio, si rifiutava di accettarlo, uno come Jinki non si sarebbe mai immischiato con uno come Kibum, appartenevano a due mondi completamente diversi!

Che diavolo sta succedendo?
Vide Kibum alzarsi qualche istante più tardi, una cartellina di pelle in mano, mentre Jinki gli sorrideva e lo ringraziava di qualcosa (Minho si stava maledicendo per non essersi addentrato ancora di più nel locale, nascondendosi bene e più vicino sarebbe riuscito a carpire qualcosa della loro conversazione).
I suoi occhi si incollarono sulla figura elegante di Kibum, come faceva quel tipo ad essere così diverso dai delinquenti non era ancora riuscito a capirlo, e per un secondo ebbe la sensazione che l'altro ragazzo sapesse che si trovava là; era stato un attimo, i loro sguardi non si erano nemmeno incrociati, ma era sicuro di essere stato scoperto.

Mi metterà nei guai con Jonghyun, già lo so...
Non gli piaceva l'idea del coinquilino in mano alla versione della storia di Kibum, ma sapeva bene di non poter contrastare la cecità che i sentimenti di Jonghyun portavano.
Era meglio lasciar perdere gli altri due ragazzi e concentrarsi su Jinki, magari lui gli avrebbe risposto, avrebbe sedato la sua curiosità e gli avrebbe detto come mai conosceva Kibum.

"Ehi, scusa il ritardo ma Jonghyun aveva bisogno di una mano con una cosa..."

"Non preoccuparti, non sono qui da molto!"

Nel sedersi di fronte a Jinki, Minho notò i lividi che adornavano il suo volto.
Aveva un occhio nero, il naso gonfio e viola e una grossa benda sulla guancia, benda che toccava l'orecchio e finiva proprio a un lato delle labbra; Minseok doveva aver scoperto le sue fughe, vero?
Era ovviamente opera di suo fratello, lo aveva visto sfregiare i propri schiavi talmente tante volte che avrebbe riconosciuto il suo modus operandi tra mille.
Si sentiva in colpa nei confronti di Jinki, era finito tra le mani di Minseok a causa sua... Suo padre lo aveva comprato per lui ed era a causa sua che era finito a servire la famiglia Choi.

"Mi dispiace per la tua faccia, è stato Minseok, vero?"

"Ha scoperto delle mie uscite e non l'ha presa molto bene. Sono stato fortunato comunque, mi ha solo ferito... Altra gente è morta sotto le sue torture."

Jinki aveva un tono di voce calmo mentre parlava di quello che aveva subito, pareva non esserne toccato né sconvolto e la cosa stava iniziando a dargli i brividi; se c'era una cosa che Minho non capiva, era proprio quella calma apparente che differenziava Jinki dagli altri schiavi. Era come se il più grande avesse in mente qualcosa, come se subire tutti quei colpi e quelle torture non contasse niente perché in serbo c'era qualcosa di maggior valore (che c'entrasse la presenza di Kibum in qualche modo?).

"Non dovresti tornare al Nucleo? Se Min-"

"Non ho nessuna intenzione di tornare laggiù. Tuo fratello, la tua famiglia... Non fanno altro che trattarmi come una bestia e lo so, so bene quello che sono, di essere uno schiavo ma non voglio più vivere così. Sono scappato, probabilmente mi troveranno e mi uccideranno, ma morirò con la consapevolezza di averci provato."

Aveva senso quello che stava dicendo e da una parte capiva come mai Jinki si fosse ribellato così tanto, ma dall'altra non riusciva a comprenderlo; perché andare incontro al suicidio a quel modo? Perché non accettare il proprio destino e cercare di rimanere in vita il più possibile? 
Gli piaceva così tanto l'idea di lottare e di finire ucciso dalle torture di Minseok?

La luce che lampeggiava nel bracciale di Jinki distrasse un attimo Minho da quei pensieri. Il bracciale... Il bracciale era la vera falla nel piano di Jinki, quell'affare avrebbe comunicato ben presto la sua posizione e quella libertà che tanto agognava non sarebbe durata più di una mattinata.

"Vieni con me, dobbiamo togliere quell'affare se vuoi sul serio scappare da mio fratello."

Lo avrebbe aiutato, glielo doveva considerando come era finito a servire la sua famiglia. Minho si sentiva in colpa nei suoi confronti, se non avesse rifiutato quell'umiliazione, se non fosse stato cacciato di casa, avrebbe potuto tenere Jinki e renderlo uno schiavo più felice, per quanto felice potesse essere uno schiavo.

"Non voglio metterti nei guai, Minseok sa che vivi da queste parti."

"Non importa, è colpa mia se sei stato comprato, mio padre ti ha preso per me..."

Nell'alzarsi dal tavolo, Jinki gli abbozzò un sorriso ringraziandolo dell'aiuto che gli stava dando. Minho sperava di poter rimediare a quel torto fatto anni prima, anche se indirettamente, la sua coscienza sarebbe stata ripulita e magari Jinki lo avrebbe visto sotto una luce diversa, si sarebbe reso conto di quanto diverso fosse dal resto della sua famiglia.
Jonghyun avrebbe trovato un modo per togliere di mezzo il bracciale senza tagliare la mano al povero Jinki, quello lo faceva per velocizzare le cose e per non avere grane con lo schiavo di turno – almeno sperava -.

“Sai che non devi dimostrarmi niente, vero? Il mio destino era già scritto, Minho, sarei finito in qualche famiglia ricca ad ogni modo.”

“Lo so, ma non tutti sono pazzi come Minseok… Mi dispiace ma non avrei potuto farti del male davanti a tutti, nemmeno da soli eh!”

Jinki aveva lasciato andare una leggera risata e Minho si ritrovò ad arrossire pensando a quanto fosse bello l’altro ragazzo quando rideva.
Era uno schiavo fuori dal comune, non era morto dentro e non si disperava lasciandosi andare a quello che gli accadeva, no, lui stava lottando per la propria libertà e per la propria vita. Non gli importava delle conseguenze, era evidente, per lui contava solamente avere quell’apparente controllo sulla sua esistenza.
Non poteva fare a meno di ammirarlo, quel ragazzo aveva subito cose peggiori rispetto a lui, era cresciuto consapevole di quello che sarebbe diventato, ma non si era mai lamentato né pianto addosso (cosa che Minho aveva fatto continuamente quando aveva perso la sua ricchezza).

Guardandosi intorno per qualche istante, afferrò la mano di Jinki notando delle guardie del Nucleo dall'altra parte della strada; dovevano correre se volevano arrivare da Jonghyun tutti interi! Sperava che Kibum non fosse con lui, non voleva vedere l'altro ragazzo perché lo avrebbe tartassato di domande sulla presenza di Jinki e Jonghyun si sarebbe irritato.

"Siamo quasi arrivati, le guardie sono entrate adesso nella taverna. Nessuno dirà loro dove si trova casa mia, non vogliono guai con Jonghyun."

"A me lo hanno detto però."

"Perché tu sei uno di noi, loro no."

Le persone non si aiutavano a vicenda in quel quartiere, non provavano pietà per nessuno, ma almeno erano uniti contro i ricchi. Le guardie avrebbero cercato inutilmente Jinki fino a quando il bracciale non avrebbe cominciato a suonare rivelando la posizione dello schiavo, fino a quel momento casa sua era il posto più sicuro.

"Eccoci, Jonghyun potrebbe non essere da solo, ecco... Ha una specie di storia con-"

"Kibum, lo so."

Minho alzò un sopracciglio alla menzione del nome dell'altro ragazzo, come faceva a sapere di quei due?
Possibile che Jinki e Kibum fossero così tanto in confidenza fino ad arrivare a spiattellare di Jonghyun?
E poi perché lo aveva chiamato per nome e non lo aveva additato come "gangster" o "quel membro di quel clan"?
Gli dava davvero fastidio il fatto che si conoscessero, che stessero tramando qualcosa insieme, parevano conoscersi bene e non gli piaceva, non gli piaceva per nulla.

"Non dovremmo entrare e cercare il tuo amico?"

"Sì, giusto..."

Entrò in casa notando il soggiorno completamente vuoto, Jonghyun doveva essere andato in camera sua o doveva aver portato Roo a fare una passeggiata, il che poteva essere un problema: il bracciale aveva cambiato colore e non ci avrebbe messo molto a suonare.

"Vado a vedere se è in camera sua, tu fa' come fossi... Beh, accomodati pure."

Vedendo Jinki iniziare a giocare con Roo (segno che il coinquilino non l’aveva portata a fare una passeggiata), dopo aver posato le sue cose in ordine su uno dei divani, sospirò dirigendosi verso la camera di Jonghyun.

"Jonghyun... Dì qualcosa, per favore."

Si era avvicinato alla camera del coinquilino per andare a chiamarlo e la voce squillante di Kibum fu la prima cosa che arrivò alle sue orecchie; aveva la vaga sensazione che quei due stessero litigando piuttosto che facendo sesso, sempre che Kibum non avesse proposto qualcosa di strano... Qualcosa a tre con Jinki, per esempio.
Minho si allontanò dalla tenda per evitare di essere scoperto, aveva tutta l'intenzione di origliare e capire cosa stesse andando storto nel paese delle meraviglie, meraviglie distorte ovviamente.

"Cosa dovrei dire? Mi hai nascosto tutta la tua vita."

"Di tutto quello che ti ho detto, hai capito solo questo? I miei genitori-"

"Ho capito, i tuoi genitori sono morti per colpa dei genitori di Minho, non sono stupido quanto credi."

Cosa c'entravano i suoi genitori con quelli di Kibum? Per quanto suo padre fosse uno schifoso e uno schiavista convinto, non avrebbe mai fatto affari con gente dei bassifondi come Kibum e la sua famiglia, dubitava che quei genitori fossero persone normali con un lavoro normale (e forse sbagliava a dare per scontato qualcosa sulla vita di uno che non conosceva, ma Kibum non gli piaceva e non si fidava di lui). Aveva persino notato il tono sarcastico di Jonghyun quando aveva risposto alle accuse di Kibum, sembrava davvero irritato dal comportamento dell'altro.

"Non provare a fare l'offeso con me, non ti ho mai considerato uno stupido."

"Davvero? Perché il tuo avermi sempre tagliato fuori da tutto e l'avermi manipolato a tuo piacimento dimostra il contrario. 
Credevi che non avrei capito se mi avessi detto la verità? Che non ti avrei aiutato a vendicarti? Dio, sei mio amico Kibum, farei di tutto per te!"

Perché non gli dice quello che realmente prova? E' davvero uno stupido!
Stava cercando di distrarsi dal pensiero dei suoi genitori che uccidevano quelli di Kibum, ancora doveva capire come fosse possibile che si conoscessero e che quella conoscenza fosse finita male.
Jinki sapeva qualcosa? Poteva essere una pedina in tutta quella storia, poteva aver aiutato Kibum a capire cos'era successo alla sua famiglia... Non aveva altri motivi per mettersi in contatto con l'altro ragazzo, giusto?
E se stesse tramando qualcosa anche lui?
Gli sembrava di stare in mezzo alle pagine di un pessimo romanzo, c'erano troppe cose che non tornavano e troppe situazioni alle quali non sarebbe mai venuto a capo.

"Ne riparliamo dopo, adesso ho un lavoro da sbrigare."

"Bravo, scappa come al solito."

Kibum aveva lasciato andare un ringhio alle parole di Jonghyun e l'unica cosa che tornò a riempire la stanza nei secondi successivi fu il rumore di vestiti gettati a terra e corpi che si scontravano.
Minho scosse la testa, quei due litigavano e l'unica cosa che poteva mettere in pace le loro menti era il sesso, Jonghyun aveva ragione a definire il loro rapporto malato. Purtroppo li avrebbe dovuti interrompere, il bracciale di Jinki era ancora al suo posto.

"Jonghyun, ho bisogno del tuo aiuto."

Era entrato nella stanza nel momento stesso in cui Kibum stava aprendo i jeans dell'altro, poteva considerarsi fortunato per non essere incappato nell'atto del sesso orale.
Il coinquilino aveva un'espressione scocciata, era arrabbiato per quello che era appena successo con Kibum e, tristemente, aveva notato che tra le sue gambe non c'era nessuna erezione nonostante la presenza di un ragazzo là vicino.

"Arrivo subito, tanto Kibum se ne stava andando."

Vide Jonghyun recuperare la propria maglia prima di lasciare la stanza e non degnare di uno sguardo Kibum, che lo aveva seguito con gli occhi fino a quando non era uscito dalla camera.

"So che hai sentito tutto, devi farti gli affari tuoi."

"Perché avere un rapporto con te è così difficile, Kibum? Non ti rendi nemmeno conto di quello che fai alle persone, non so come faccia Jonghyun a stare dietro alle tue stronzate."

Non aspettò la replica di Kibum, uscì immediatamente dalla stanza raggiungendo Jinki e Jonghyun in soggiorno. Il coinquilino stava già lavorando sul bracciale dello schiavo, Jinki doveva avergli spiegato la situazione mentre lui stava parlando con mister simpatia nell'altra stanza.

"Tu devi essere Jonghyun, Minho mi ha parlato di te."

"E' un gran pettegolo, eh? Comunque parlava anche di te, Jinki... Giusto?"

Minho era arrossito a causa del sorrisetto sghembo che Jonghyun gli aveva fatto, quel bastardo lo faceva a posta! Lo guardava facendo finta di niente ma intanto spiattellava il fatto che avesse parlato dello schiavo! Prima o poi gli avrebbe detto quanto era stato nervoso quella mattina a causa del loro appuntamento.
Jonghyun iniziò a maneggiare con il bracciale al polso di Jinki, un’espressione seria e concentrata sul volto; sembrava una persona completamente diversa dal solito, gli faceva quasi paura da quanto era serio in quel momento!

"Ecco fatto, il bracciale non ci darà più problemi, anche se dubito basterà a tenere lontano il tuo padrone."

"Grazie, so di stare mettendovi tutti nei guai, l'avevo detto a Minho ma ha insistito lo stesso."

"Lo so, è una sua piccola abitudine!"

Jonghyun si alzò abbozzando un sorriso a Jinki, gli passò il bracciale dicendogli di metterlo in un posto sicuro perché sarebbe fruttato parecchi soldi - e a uno schiavo libero sarebbero davvero serviti -. 

"Vi lascio soli, devo portare Roo a fare due passi."

Una volta rimasto solo con Jinki, Kibum era uscito di casa qualche secondo più tardi di Jonghyun, Minho iniziò a sentirsi nervoso e agitato; perché non riusciva a stare tranquillo? 
Perché il suo cuore batteva così forte ogni volta che Jinki gli parlava o i loro sguardi si incrociavano? Lo schiavo gli piaceva davvero tanto, era inutile negarlo, e purtroppo non aveva la più pallida idea di come comportarsi. 
Non sapeva quello che aveva subito da Minseok, a parte le contusioni e le botte presenti sul suo volto, e non era molto familiare con la mentalità degli schiavi. Certo, Jinki lo aveva baciato ma di certo non significava avere il via libera per strappargli i pantaloni.

"Kibum aveva ragione, il tuo amico è gentile."

"Come fai a conoscerlo? Perché eravate insieme alla locanda?"

Aveva colto l'occasione al volo, non avrebbe resistito poi molto senza sapere che razza di rapporto ci fosse tra loro due, già non sopportava il fatto che potessero tramare qualcosa ai danni della sua famiglia ( per quanto avrebbe dovuto odiarli). Jinki lasciò andare un lungo sospiro prima di prendere un sorso della propria acqua e portare gli occhi sul volto di Minho, guardandolo con un'espressione seria e decisa.

"Kibum andrà ad assicurarsi la mia libertà." 

"Che diavolo vuole dire?"

"Non posso dirti altro, non capiresti."
 
   
 
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