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Autore: sugar92    30/11/2008    4 recensioni
E' giunto il giorno degli esami di ammissione all'Accademia Musicale dell'Ordine Oscuro, che raccoglie talenti da tutto il mondo per formare l'Orchestra degli Esorcisti, la più grande orchestra di tutti i tempi.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ehila! Grazie di aver aspettato pazientemente!
Ma chi cricchio ringrazio, che tanto no sta leggendo nessuno, vabbeh.
Sapete, in teoria starei finendo l’11esimo capitolo ma tra i compiti in classe, youtube e la fanfic in inglese di DGM, non ho mai tempo! Ahahahahah! Non lanciatemi i pomodori please, che non mi piacciono, piuttosto dolciumi! ^-^
Non so se ve ne siete accorti, magari finito di leggere questo ma qui ho praticamente riscritto la situazioni dei capitoli 133 e 136 in chiave AU, è stata una bella idea o ho fatto la solita cazzata? ^^’’


7. ESAME FA SEMPRE RIMA CON INCUBO


L’ispettore Leverrier(1) era un uomo sulla quarantina, basso per la sua età, dal corpo robusto e squadrato, anche lui stava dritto come un manico di scopa, più di Link. teneva gli ispidi e corti capelli tirati all’indietro e aveva dei piccoli baffi.
Si vedeva che la sua espressione distesa e benevola era falsa perché le sue sopracciglia, tirate in un angolo pericolosamente acuto sopra il naso erano minacciose quanto la lingua biforcuta di un cobra.

Allen giurò che in vita sua non avrebbe mai visto una persona con le sopracciglia più corrucciate e lo sguardo più truce! Sorriso da angelo e sguardo da diavolo, per riassumere con poche parole.

La sua tiratissima uniforme verde scuro aveva come primo bottone un grosso stemma dell’Ordine in adamantino nero. La prima reazione fu quella, simultanea di Komui e Bridget che scattarono in piedi, poi accennarono ad un inchino i direttori.

-E’ un onore averla qui. Benvenuto, ispettore Leverrier.- disse il supervisore umilmente.

Lo sguardo di Leverrier intanto era puntato su Allen e non aveva intenzione di distoglierlo.

-Allen Walker.- pronunciò chiaramente dal fondo della sala, ben udibile da tutti.

-18 anni a Natale. Adottato a 3 anni da una delle famiglie più antiche e nobili d’Inghilterra. Penso tu abbia passato una splendida infanzia viaggiando con tuo “padre” per l’Europa, se non sbaglio era un clown molto amato…”

Allen impallidì in un batter d’occhio. Questo non voleva dire nulla di buono. Se continuava così…

“ma 3 anni fa un misterioso incendio distrusse la villa in Lake District(2), in cui morì il più brillante pianista del suo tempo, anche se il mondo non lo riconobbe e di cui sei l’unico superstite in una strage di più di trenta persone. E mentre i tuoi parenti decidevano cosa fare di te, guarda caso Cross Marian, caro amico dei Walker, tagliò tutti i ponti con l’Ordine Oscuro e partì in un improvvisa, ingiustificata e interminabile tournee ed ora cosa scopro? L’hai adottato e ne sei diventato il mentore? E non ti è venuto in mente di comunicare questo piccolo particolare di poca importanza all’Ordine? Eh, direttore Cross Marian?-

Dalla poltrona del nominato, nel silenzio più tombale, salì un profondo russare…

-CROSS!!!- urlarono tutti. Dai direttori, agli esaminandi. Gocce fredde scesero su Allen e sull’ispettore.

-ahh non rompermi Leverrier. Diciamo che mi è passato di mente…- bofonchiò Cross.

Dall’altra parte il volto del francese si oscurò del tutto. Un crotalo in procinto di attaccare era meno minaccioso.

-e te la puoi cavare così solo grazie alla tua posizione…- poi tornò a guardare Allen e sorrise malignamente.

-e poi anche grazie al fatto che ci hai portato l’ultimo discendente della Sindrome…-

A quelle parole Cross si rizzò sulla poltrona, stacco la mano dal mento e spalancò gli occhi, cosa che non mancò di far piacere all’ispettore.

Tra i direttori, anch’essi stupiti, iniziò un sussurrato ma animato discorso e Allen iniziò a tremare.

“ora capisco perché prima il maestro era così nervoso! Aveva sentito la presenza di quest’uomo che sa tutte queste cose di me. L’Ordine è venuto a sapere che ho la Sindrome prima della mia completa iscrizione e ciò ribalta la situazione! Non avrebbero dovuto sapere niente! E il maestro non mi ha neanche detto cosa fare in caso…”

-Allora che ne dici di mostrarla apertamente, Walker?-

“Appunto!!!”

-Leverrier!- iniziò Cross infervorato ma Komui fu più veloce.

-un momento ispettore. Noi non ne siamo stati informati. Non può venire qui e dire tutto questo davanti a tutti senza avercene parlato e senza nessuna prova!-

-non ne avete già avuto prova? Guardate le lettere di raccomandazione, tutti quegli strumenti a tastiera…. Poter suonare tutti gli strumenti a tastiera cromatica è una caratteristica della Sindrome.”

-E’ anche la caratteristica fondamentale dei maledetti geni della musica se è per quello!- intervenne Sokaro stizzito.

-allora dategli un qualsiasi spartito da suonare, anche il più elementare e non lo suonerà. Chi ha la Sindrome non sa leggere ne scrivere la scrittura musicale tradizionale. A questo proposito, che composizione avete ricevuto dal candidato?-

Ci fu qualche secondo di silenzio e infine Yeegar con tono molto fermo ma in fondo stizzito quanto Sokaro si fece avanti.

-nessuno. Dato che il signor Walker non ha mai frequentato un corso ufficiale avevamo deciso di verificare l’originalità della composizione in seguito.-

Allen tra sé, ringraziò di cuore il vecchio direttore.

-non è una motivazione valida, dovevate seguire il regolamento.-

-ha ragione. Ma la lettera di iscrizione per lui era arrivata dalle alte sfere; poiché ne venimmo a conoscenza all’ultimo momento, (e anche lei a quanto pare,) così spinti dalle numerose lettere di raccomandazione abbiamo lasciato carta bianca all’esaminando.-

Leverrier digrignò rabbiosamente i denti. Yeegar aveva appena sottolineato la posizione dell’ispettore, non abbastanza in alto per decidere chi doveva entrare all’Ordine e chi no.

-inoltre, se me lo concede, sono pienamente d’accordo con il supervisore Komui. Avrebbe dovuto avvertire la commissione prima di piombare qui a fare quell’inutile riassunto in pubblico della vita del ragazzo e quell’infondata richiesta, ispettore.-

Allen aveva le lacrime agli occhi dalla commozione. Si ricordò che a Oslo, vedendo Yeegar insegnare a giovani musicisti e direttori d’orchestra era paternale ma fermo, un ottimo insegnante.
E la regola dell’Istituto era: guai a chi osa fare qualcosa agli studenti del preside Yeegar che lui ritiene sbagliato. Uccide.

Komui sorrise soddisfatto. Sapeva che se avrebbe tirato fuori la storia della consultazione, Yeegar lo avrebbe seguito a ruota.
Oltre a essere gli unici due già a conoscenza del “dramma degli Walker”, erano anche gli unici in tutto l’Ordine  che riusciva a tenera testa al “Serpente”, com’era chiamato dalla sezione scientifica.
L’anziano in particolare, era un uomo estremamente onesto. Non sopportava i malvagi abusi di potere dell’ispettore e ad entrambi stava particolarmente a cuore il benessere dei giovani musicisti.

Poco più in là, Cross benediva la nascita di due persone così.

Il loro unico, piccolo vantaggio era che Leverrier non sapeva che Yeegar era sempre stato amico degli Walker, essendo di una antica e nobile famiglia Inglese trasferitasi in Svezia e che Komui era venuto a conoscenza degli scheletri nell’armadio di quella famiglia grazie a due amici come Cross e Bookman.

In fondo alla sala l’ispettore sibilava maledizioni in francese…

-d’accordo. In fondo avete ragione direttori… almeno lasciatemi chiedere al candidato di dimostrare un minimo di destrezza anche a me che sono appena arrivato per togliermi il dubbio della Sindrome per esempio riassumendo lo stile di un illustre pianista dell’Ordine, Chopin.-

Tutta la sala calò in un bisbiglio sorpreso. Nessuno sapeva che l’Ordine fosse così antico e misterioso…

Allen non disse nulla ne dette il minimo segno di protesta, piuttosto si voltò verso il suo maestro per avere direttive, pronto a rifiutarsi seguendo il suo consiglio.

Leverrier innervosito da questo lo richiamò, invano.

Cross si accese una sigaretta, inalò a fondo piegando la testa ed espirò una densa nuvoletta biancastra e stette così, guardando fissò il suo discepolo lasciando un filo di fumo salire, salire, salire…

Via libera.

In tutto quel tempo passato vivendo a stretto contatto con un uomo come Marian Cross, taciturno, volgare e sbrigativo con qualunque essere, soprattutto se umano e maschile, Allen aveva dovuto imparare a leggere ogni movimento da cui poteva capire come si sarebbe svolta la loro giornata.

Nella normale quotidianità era così, a Cross bastava “sentire” nell’aria, nell’atmosfera di un posto, ciò che sarebbe successo.
Era nelle rare ricorrenze speciali, piene di gente, di avvenimenti occasionali, che il sesto senso del maestro andava un po’ in tilt, (lui odiava la pompa magna delle grandi occasioni per dio!) quindi Allen potè solo sperare che quel sesto senso fosse in pace col mondo in quel momento.

Replicò inchinandosi senza aver mai rivolto una parola all’ispettore che si sedette davanti a Link, soddisfatto.

Il bianco si risedette al piano, chiudendo gli occhi nel processo di ricollegare tutte le composizioni di Chopin che aveva sentito ed eseguito e sentendo che la mano sinistra non dava cenno di voler “comandare” la tastiera con il caratteristico tic, partì in tutta tranquillità, tirando un sospiro di scampato pericolo.

Dopo circa un minuto le note basse iniziarono a tremare…

“ma che…? Oh no….!”

Era la mano sinistra che tremava, Allen non capì perché, si volto in cerca del suo maestro e…

Accadde tutto in pochi istanti.

Cross si alzò di scatto dalla poltrona, un grido roco, carico di quel sentimento che detestava più di tutti. Paura.

-Leverrier!!!-

Ma fu troppo tardi.

L’ispettore aveva già predisposto tutto. Il suo (fido) discepolo si era già alzato, violino in spalla, archetto discendente, fu un attimo.

Link negli occhi di Allen.
Allen negli occhi di Link.

Un lunghissimo attimo dopo, la musica del violino elettrico iniziò.

E ora, solo ora, Allen capì perché la mano sinistra stava tremando e ora era ferma e salda al contrario della destra che sembrava presa da in attacco epilettico.
Tremito di gioia. Aveva sentito arrivare il suo momento e si era preparata per la sua entrata in scena.

Con l’arrivo delle note di Link che aveva capito il miscuglio di valzer in cui si stava intromettendo, ci fu una piccola pausa da parte del piano in cui la mente di Allen si svuotò di tutto, dei suoi pensieri e di se stesso; tutto divenne buio e due occhi vitrei, spalancati senza iride ne pupilla sfavillarono nell’oscurità e un sorriso più maligno di quello del diavolo stesso balenò in un istante.

“Si cambia registro Allen. Sprofonda nel mondo nero e bianco.”
Senza dargli il tempo di dire ne fare nulla, la sua mano sinistra ripassò l’intera tastiera e il pubblico gelò all’istante.

Le note erano tutte scordate!

Non era quello il loro ero suono naturale, ognuna era scordata a suo modo e Allen, non più padrone di se stesso, iniziò a suonare con l’altro registro una sinistra melodia. Nel vero senso della parola.

Le note erano stonate in modo da ottenere una volta affiancate un particolare tipo di onda sonora che entrò nella lunghezza d’onda delle persone solleticando le loro emozioni negative e il loro cattivo umore e infine frantumando le lunghezze tra loro.

[FULL MAD HYPNOSIS]

Tutto in perfetta sintonia musicale col ritmo di Link e allo stesso tempo creando variazioni stupendamente rimate e alternate. Una melodia spaventosamente bella.

Ma il pubblico non ci fece caso. I presenti si guardarono intorno prima con sospetto poi con diffidenza e via così in un crescendo oscuro, carico di odio ossessivo e di insanità mentale, provenienti dall’”Ipnosi Insana” della sindrome.

Allen nel frattempo aveva iniziato a respirare sempre più a fondo, fino ad ansimare e poi ad annaspare per ricevere più ossigeno possibile.
Aveva la gola e i polmoni in fiamme, era cose se qualcuno lo stesse strangolando e lo sentiva sulla pelle, un peso enorme che gli bloccava il respiro.

Nella testa riecheggiavano le risate di giubilo di quello che si riflettevano nelle note, felicemente impazzite.

Tutto quello che poteva fare era guardare, ascoltare; impotente e incapace di qualsiasi cosa, prima fra tutte muovere i muscoli.

Sapeva che aveva preso il posto della presenza che normalmente se ne stava buona buona nell’angolino più recondito del suo inconscio e lui ora, rinchiuso in quel buio pesto gridava con tutto se stesso la fine di quella tortura e dell’ipnosi ma le sue disperate preghiere finivano in sorde orecchie, tanta era la gioia della sindrome di tornare a galla e manifestarsi dopo tanto tempo di paziente attesa.

Passato il minuto, arrivò. Il dolore di tutto il corpo.

Sembrava che milioni di aghi gli stessero penetrando la carne, che milioni di artigli lo stessero lacerando, che le fiamme lo stessero divorando e poi si sentì cadere come un peso morto in una voragine di sangue.

Tutt’intorno a se era solo sangue, sangue, sangue, ovunque guardasse, tant’era immerso nella sua agonia fisica e psicologica.

Mentre lui proseguiva tutto gongolante la sua schizofrenica performance, da sotto le unghie iniziò a scorrere un vero e proprio fiume di sangue, le bende avvolte intorno a tutto il braccio destro si inzupparono in fretta, contagiando la camicia e passati i due minuti anche sopra il piano iniziò a colare un minore flusso.

La stella sulla fronte bruciava come il giorno in cui era stata impressa e sgorgavano gocce scarlatte che si univano alle calde e salate lacrime della cicatrice.
Infatti era solo grazie ad essa se Allen non era ancora svenuto, cioè se la sua coscienza non aveva ancora smesso di ribellarsi, perché anche se inutilmente era necessario per il ragazzo continuare a combattere se non voleva rimanere imprigionato e lasciare il suo corpo alla sindrome.

Nella sua sofferenza il bianco sentì delle grida, fortissime, dal fondo della sala.

Cross sbraitava contro Leverrier  che si giustificava il più lentamente possibile, felice di prolungare la cosa, fino a che Cross non sbraitò qualcosa di convincente che fece avviare il violino di Link alla conclusione.

Parallelamente fece la sindrome, anche se con immensa disapprovazione.

Allen sentì i veloci e pesanti passi del suo maestro. Aveva attraversato la sala, ora era sul palco e la melodia finita, finalmente.

Ma il dolore, che prima il corpo stesso non sentiva per non crollare a melodia non finita, invase allo stato puro e il corpo dell’adolescente non ce la fece a sopportarlo, ovviamente e si lasciò cadere nelle braccia di Cross arrivato dietro il suo discepolo in un lampo per sorreggerlo.

Dopodichè se lo mise in braccio e si fiondò alle porte.

Allen intravide nei suoi ultimi attimi di semi-coscienza, i candidati, uno più confuso dell’altro. L’ipnosi non si era protratta abbastanza per entrare stabilmente nei loro animi, per fortuna.

Non riuscì a distinguere tutti,  solo i volti preoccupati di Yeegar e Komui, quello trionfante di Leverrier e quello illeggibile di Link che guardava il bianco quasi interamente ricoperto di sangue con una stranissima luce negli occhi.

Infine Cross, che mandava le maledizioni più colorate possibili a tutto: l’Ordine, l’esame, Leverrier, la sindrome…, palesemente terrorizzato. Che avesse paura di perdere Allen?
Ma questo il ragazzo non riuscì a chiederglielo. Calò stavolta in un altro tipo di oscurità. Quella morbida e anelata del riposo.


(1)    nel volume 14 del manga, versione italiana è il “sovrintendente Lvellie”.
Non capisco come mai questa traduzione se le scansioni raw dicono “Reberieru”, quindi ho voluto attenermi alla versione inglese che riporta la traduzione “Inspector Leverrier” secondo me più giusta.

(2)    situato al principio della Scozia, ma forse sbaglio, sicuramente nord Inghilterra.
Ho trattato di questo interessantissimo posto alle medie, facendo Shakespeare. Ho pensato che la sua atmosfera piena di laghi, nebbie, paludi, boschi, prati incolti e cottage tradizionali fosse perfetta per la misteriosa famiglia Walker. e poi è l’unico posto d’Inghilterra a parte London di cui so qualcosa….

PS: sto pensando di cambiare Couple dal prossimo capitolo…
  
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