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Autore: Xephil    06/02/2015    4 recensioni
Tre Shinigami. Tre personalità. Tre anime legate dall'amicizia e da un destino in comune.
Keishin Akutabi è uno Shinigami impulsivo e a volte immaturo, ma anche coraggioso e altruista. Maestro del Zanjutsu.
Meryu Kitayama è l'opposto: Shinigami calmo e riflessivo, che di rado mostra le sue emozioni. Maestro dell'Hakuda.
Kaisui Kitayama è il ponte che collega due personalità così diverse: Shinigami gentile e generosa ma al contempo severa e ostinata. Maestra del Kido.
Anche se sembrano tre comuni Shinigami, forse, in realtà, in loro c'è più di quel che vedi... E mentre l'oscurità si addensa e la loro realtà viene sconvolta dal tradimento, i tre dovranno raccogliere tutto il loro coraggio e la loro forza per proteggere due mondi e impedirne la distruzione.
Ciao a tutti! è la mia prima fanfic, ma vi chiedo di essere quanto più sinceri possibile con le vostre recensioni. Mi serviranno per migliorarla! La mia storia segue la trama della prima serie di Bleach fino alla sconfitta di Aizen, ma con protagonisti i miei personaggi e, quindi, diverse parti della storia reale saranno modificate. Spero vi piaccia e buona lettura!
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hitsugaya Toushirou, Kurosaki Ichigo, Soi Fong, Sosuke Aizen
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Chronicles of Three Shinigami - Shinigami Gaiden'
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Salve a tutti! Lo so, oggi non è uno dei giorni in cui avevo detto che avrei postato, ma siccome ieri non ci sono più riuscito e il capitolo era pronto, ho deciso di fare uno strappo alla regola... Nel seguente capitolo Meryu e Kaisui saranno lasciati finalmente riposare e i riflettori torneranno puntati su Keishin, il quale dovrà affrontare qualcosa di veramente serio.. sarà un capitolo doloroso e triste e sarà anche il preludio all'entrata nella parte più intensa della storia... Ma sto parlando troppo XD. Vi auguro buona lettura e, se avete voglia, dopo aver letto lasciatemi una recensione, bella o brutta che sia.. sarà sempre apprezzata e mi aiuterà a migliorare!! Arigato!!



 
Capitolo 10: Dolore. Sofferenza. Morte
 
“Maledizione! Credevo di riuscirci questa volta!” sbottò seccato Keishin saltando da un tetto all’altro.
“Hai fatto molti progressi, ma non basta. Devi essere ancora più determinato” gli disse Hikami da dentro la sua anima.
L’allenamento quotidiano per raggiungere il Bankai era da poco entrato nella sua fase più intensa e, infatti, Keishin approfittava di ogni momento libero per raggiungere il luogo segreto indicatogli da Renji e affrontare la sua Zampakuto in modo da liberare e controllare il suo vero potere. I loro scontri erano sempre più combattuti e violenti, ma, malgrado i suoi sforzi, lo Shinigami non era ancora riuscito nel suo intento e la cosa lo frustrava parecchio.
“La guerra è già cominciata e io non sono pronto” disse Keishin con rabbia. “Al mio livello attuale non ho alcuna speranza contro Aizen e i suoi servi più forti. Come se non bastasse, il tempo stringe. Quindi, non dirmi di calmarmi, ok? Devo raggiungere il Bankai ad ogni costo e devo farlo in fretta!”
“Hai ragione, compagno, ma sfogando la tua frustrazione in questo modo non acceleri di certo le cose. Domina quell’ira e liberala nei tuoi scontri con me. Sarà certamente più utile” replicò Hikami.
Lo Shinigami si limitò a sbuffare.
Dato che il tempo disponibile per l’allenamento era ormai scaduto, Keishin stava tornando verso la sede della Quinta Brigata per poter riprendere il lavoro di Sostituto Capitano. Sul percorso, tuttavia, percepì una reiatsu familiare e un’altra sconosciuta che, al momento, erano in fermento e si diresse incuriosito in quella direzione. Arrivò in una piccola radura vicino alla Tredicesima Brigata e vide Rukia che combatteva con un’altra ragazza, a lui sconosciuta.
< A giudicare dalla reiatsu, è un’umana > pensò. < Ma che ci fa un’umana nella Soul Society? Per di più, perché Rukia è qui? Non era nel mondo reale? Si allenano o fanno sul serio? > Decise di vederci chiaro e scese nella radura avvicinandosi a piedi.
Quando fu a pochi metri, disse ad alta voce: “Ehi, Rukia-chan! Che cosa sta succedendo?”
“Keishin! Dovrei essere io a chiederti che ci fai qui, visto che questa è la mia Brigata” replicò Rukia. Poi, in tono più scocciato, aggiunse: “E quante volte devo dirtelo? Piantala di chiamarmi “Rukia-chan!””
“Si si, va bene” fece Keishin distrattamente mentre si avvicinava. “E tu sei..?”
L’umana si voltò a guardarlo e lo Shinigami, per un secondo, rimase di stucco.
Era una ragazza con lunghi capelli arancio scuri e occhi di un curioso azzurro-grigio; di media statura, aveva un fisico molto snello ma con delle forme alquanto sviluppate, in particolare il seno. Indossava un maglione ocra sopra una camicia e una corta gonna verde chiaro; tra i capelli portava un fermaglio a forma di fiore che sembrava fatto di cristallo azzurro. Era così bella che Keishin rischiò di rimanere incantato. < Accidenti, che carina > pensò.
La ragazza lo guardò e, sorridendo, rispose: “Orihime Inoue. Piacere di conoscerti!” E fece un piccolo inchino.
La sua voce era dolce e gentile, perfettamente in accordo con il suo aspetto.
“Keishin Akutabi. Piacere di conoscerti” rispose Keishin inchinandosi a sua volta.
Orihime si rivolse a Rukia: “È un tuo amico, Kuchiki-san?”
“No, è solo un idiota che si diverte a stuzzicarmi e provocarmi.”
“Sempre molto gentile, eh?” commentò Keishin sarcastico. “L’hai portata tu qui?”
“Si, esatto. Sono tornata per un po’ nella Soul Society e lei mi ha chiesto di portarla con me per poterci allenare insieme.”
Keishin tirò un sospiro di sollievo. “Ah, meno male! Quando ho percepito le vostre reiatsu, mi ero preoccupato che steste combattendo sul serio e che ci fosse un attacco in corso. Sono felice di essermi sbagliato.” Poi, sembrò accorgersi di qualcosa e aggiunse: “Un momento. Se l’hai portata tu qui.. Sei di Karakura Town, vero? Conosci Ichigo Kurosaki?”
Orihime annuì. “Si, è esatto. Sono una sua compagna di classe.”
“E come mai sei venuta qui?”
Il volto della ragazza si fece più serio. “Dopo i recenti avvenimenti, tutti si stanno impegnando per migliorare e poter affrontare al meglio le future battaglie. Soprattutto Kurosaki-kun.. Non volevo essere un peso per lui, così ho pensato che..”
“..che venire nella Soul Society e allenarti con uno Shinigami potesse aumentare le tue capacità e permetterti di aiutare al meglio i tuoi compagni” concluse Keishin.
“Si, è proprio così!”
Keishin fece un sorrisetto. Pur essendo un’umana, aveva deciso di combattere anche lei per le persone alle quali teneva. Come lui, Rukia e tutti gli altri. “Ammirevole. Mi piace molto questa nobiltà d’animo.”
“Ma tu perché sei qui?” gli chiese Rukia. “Non dovresti essere alla tua Brigata per svolgere i tuoi compiti di Sostituto Capitano?”
“Oh, cavolo, hai ragione! Me ne stavo dimenticando!” esclamò Keishin. “Ero andato anch’io ad allenarmi, ma ho perso la cognizione del tempo. Meglio che mi sbrighi.”
Tuttavia, nel momento in cui provò a muoversi, avvertì un’improvvisa stanchezza, vacillò e infine cadde in ginocchio.
“Ehi, ti senti male?” chiese Orihime preoccupata.
Keishin fece un pesante respiro, ma sorrise. “Non è niente. Credo di aver esagerato con l’allenamento.”
A causa dell’intensificazione delle sue battaglie con Hikami, aveva dovuto utilizzare più volte la sorgente calda per curarsi, ma, per quanto essa fosse efficace, non poteva restituirgli di continuo tutte le sue energie. Di conseguenza, anche se le sue ferite erano state curate, la sua reiatsu e la sua resistenza ormai necessitavano di più tempo per ristabilirsi del tutto.
“Sei sempre il solito. Ogni volta finisci per strafare” sbottò Rukia con voce annoiata ma anche lievemente preoccupata.
Quando Keishin provò a rialzarsi, Orihime gli si avvicinò e alzò le mani verso di lui dicendo: “Soten Kisshun. Io rifiuto.”
Alle sue parole due petali del suo fermaglio si staccarono e assunsero una forma a U, per poi posizionarsi intorno allo Shinigami; un istante dopo, in mezzo ad essi, si generò una sorta di campo di forza luminoso di colore arancione che avvolse Keishin. Quest’ultimo, non avendo mai visto un fenomeno simile, si mise sulla difensiva, ma Orihime lo rassicurò: “Non temere. Non ti farà male.”
Il campo di forza emanava un’aura calda e piacevole e, d’un tratto, Keishin percepì che la sua stanchezza stava rapidamente svanendo e così anche la sua reiatsu si stava rigenerando del tutto. < Ma cosa..? > pensò confuso.
Alla fine, dopo neanche un minuto, il campo di forza svanì e i due petali, tornati normali, si riattaccarono al fermaglio della ragazza.
Keishin era sbigottito. Quello strano potere l’aveva totalmente guarito e, per giunta, con un’efficacia molto maggiore di quella della sorgente calda. Non aveva mai visto una simile tecnica di guarigione, anzi, dubitava che si potesse parlare di semplice guarigione. Per un istante dubitò che fosse davvero un’umana, ma la sua reiatsu non mentiva sulla sua vera identità. Pur essendo un’umana, possedeva un potere davvero unico.
“È.. straordinario” mormorò incredulo. “Senza dubbio hai delle abilità fuori dal comune perfino per degli Shinigami, Orihime-chan. Comunque, grazie mille! Mi sento davvero bene adesso!”
“Ne sono felice!” rispose Orihime con un sorriso. La sua espressione era incredibilmente sincera.
Anche se la conosceva da poco, Keishin aveva già percepito la bontà che animava quella ragazza. Era una persona che non voleva vedere soffrire nessuno, soprattutto coloro che amava.
“Ichigo Kurosaki è davvero fortunato ad avere una ragazza come te.”
Al suo commento, Orihime arrossì di colpo. “N-no, ti s-sbagli! Io n-non sono la sua..r-ragazza..” balbettò in maniera molto impacciata.
“Sul serio? L’avevo dato per scontato visto che siete compagni e che dicevi di volerlo aiutare a qualunque costo.”
“N-no no! Non è come s-sembra!”
Il suo imbarazzo è carino, si disse Keishin. E un po’ sospetto.
Si avvicinò alla ragazza e, guardandola negli occhi, disse: “Comunque ci tieni molto a lui, giusto?”
Orihime, se possibile, divenne ancora più rossa. “E-ecco.. si, è-è ovvio! Non potrei sopportare che gli accada qualcosa.. ma n-non significa che io..”
Keishin la fissò con sguardo enigmatico e, alla fine, fece un piccolo ghigno. “Sei una brava ragazza, Orihime-chan!”
A quel punto fu Rukia ad intromettersi. “Ehi, la pianti di metterla in imbarazzo? Dato che ora stai bene, vedi di tornare al tuo lavoro!”
“Si, lo so. Non ti agitare, adesso me ne vado” replicò Keishin con calma. “È stato un piacere, Orihime-chan. Spero di rivederti! Ah, ancora grazie! Ti devo un favore!”
“Figurati! Spero di rivederti anch’io!” rispose gentilmente la ragazza.
Keishin si allontanò con uno Shumpo e riprese a saltare tra i tetti. Prima, però, si voltò ancora verso la ragazza umana, ormai lontana, e fece un altro ghigno; poi riprese la corsa verso la Quinta Brigata.
“Perché tanta ilarità?” gli chiese Hikami.
L’altro ridacchiò. “È cotta di quel ragazzo.”
“Ragazzo? Intendi Ichigo Kurosaki?”
“Certo! E chi altri, sennò? Lo ama davvero anche se ha provato a negarlo. Non dirmi che non l’avevi capito.”
“Più che altro non me ne sono interessato. Scusa, ma le questioni d’amore sono un qualcosa al di là delle mie competenze.”
“Adesso non fare tanto l’insensibile. Sarai anche una Zampakuto, ma sai benissimo cosa sono i sentimenti e le emozioni, no?”
“Si, ma questo tipo di sentimenti non fa parte di me. Inoltre, non capisco perché ti interessi tanto cosa prova quell’umana.”
“Infatti, non è che m’interessi così tanto. La mia è semplice curiosità. E poi era divertente! Quella ragazza non è proprio capace di mentire!”
“In compenso, possiede un potere invidiabile. Ha stupito persino me.”
“Già. Hai proprio ragione, fratello.”
Mentre parlava con la sua Zampakuto, Keishin continuò a volare a gran velocità verso la sede della sua Brigata. < Ichigo Kurosaki, sei davvero un ragazzo fortunato! >
Quando pochi minuti dopo entrò nell’ufficio della Quinta Brigata, vide cinque enormi pile di documenti appoggiate sulla sua scrivania. A quanto sembrava, gli altri Shinigami gli avevano portato scartoffie di continuo, anche se lui era assente. Sospirò mestamente alla vista di quella montagna di lavoro e si sedette alla scrivania mormorando: “E si ricomincia.”
Keishin trascorse il resto del giorno a lavorare, chiedendosi spesso come stessero andando le cose a Meryu, Kaisui e agli altri nel mondo reale.
Tuttavia, quando a sera ebbe finito di compilare l’ultimo documento, uno Shinigami gli portò la notizia di un nuovo attacco avvenuto proprio quel pomeriggio a Karakura Town da parte degli Arrancar di Aizen e che stavolta gli avversari erano tutti al livello degli Espada. Keishin si preoccupò molto a quella notizia, ma i suoi timori si attenuarono quando lo Shinigami gli riferì anche che i suoi compagni erano riusciti a respingere nuovamente i nemici.
Dopo aver ascoltato quel rapporto, Keishin uscì dalla Brigata e camminò pensieroso per la Soul Society. Anche se gli avevano detto che la situazione nel mondo reale era sotto controllo, continuava ad avere una brutta sensazione. Sentiva che qualcosa era loro sfuggito. Quasi ad avvalorare le sue preoccupazioni, la cicatrice sopra l’occhio gli formicolava terribilmente.
< Perché ho la sensazione che stia per succedere qualcosa di brutto? > si disse toccandosi la suddetta cicatrice.
“Non sei l’unico. Anch’io mi sento inquieto” gli disse Hikami.
Prima che Keishin potesse dire qualcosa, il suo cellulare squillò. Controllò la chiamata: era Hiraku. Se lo portò all’orecchio: “Si, Hiraku. Che cosa c’è?”
“Ehi, Keishin. Hai sentito del nuovo attacco, vero?” chiese l’amico dall’altra parte.
“Si, ho sentito tutto. Siete riusciti a respingerli, no?”
“Invero. Tuttavia, c’è qualcosa che non ci convince.”
“Cosa vuoi dire?”
“Bè, si sono ritirati tutto d’un tratto. Erano in difficoltà, certo, ma fin dall’inizio non sembrava un vero e proprio attacco. Era più simile ad un tentativo di distrazione.. Comunque adesso mi hanno ordinato di tornare, quindi, te ne parlerò meglio appena sarò lì. A presto!” Subito dopo la chiamata s’interruppe.
< Perché tutte le mie sensazioni negative si rivelano vere? > pensò Keishin seccato.
Tornò nella sede della sua Brigata e si sedette sui gradini che davano sul giardino esterno. Rimase lì seduto per un po’ a fissare il disco luminoso della luna piena, immerso nei suoi pensieri; in seguito, dopo neanche un’ora, sentì una reiatsu che ben conosceva alle sue spalle.
“Bentornato, amico mio” disse senza voltarsi.
La voce di Hiraku gli rispose: “È sempre un piacere, Capitano.”
“Ti prego, non chiamarmi così. Non sono un Capitano ma solo un Sostituto e, comunque, non voglio simili formalità tra noi.”
Hiraku si sedette accanto a lui. “Sapevo che avresti risposto così. Come ti senti?”
“Che domanda sciocca. Te ne sei andato stamattina e mi chiedi come mi sento. Quante cose pensi siano cambiate?”
“Ahah! In effetti, hai ragione. Tuttavia mi riferivo più al fatto se avevi smaltito la rabbia per non essere andato nel mondo reale. Dopotutto avevi quasi litigato con il Capitano Komamura per questo.”
“Bè, diciamo di si. Devo ammettere che di tanto in tanto mi brucia ancora, ma ormai sfogo ogni sentimento negativo nell’allenamento, quindi riesco a gestirla. Piuttosto sono io che devo chiederti cosa è successo nel mondo reale. Da quanto mi hai detto, qualcosa non quadra nel loro modo di agire.”
Il tono di Hiraku divenne più serio. “Purtroppo si. Ne abbiamo discusso dopo la battaglia e abbiamo avuto tutti la medesima sensazione.”
Nell’ora successiva Keishin venne messo al corrente degli ultimi avvenimenti nel mondo reale e delle preoccupazioni dei suoi compagni. Quando l’amico ebbe concluso, fece un’espressione amareggiata.
“Effettivamente non posso che condividere i vostri sospetti” disse. “La prima volta che hanno attaccato era chiaramente per eliminare Ichigo Kurosaki e chiunque avesse una reiatsu sopra la media, ma stavolta è stato diverso. Invece di attaccare per primi, una volta arrivati vi hanno aspettato e, anche se erano tutti Espada, non sarebbero stati sufficienti per sconfiggervi, soprattutto considerando che, in base al tuo racconto, a Karakura Town erano presenti anche Kisuke Urahara e quello strano individuo che ha aiutato Ichigo Kurosaki. A proposito, ma chi era quel tipo?”
“Non lo so. Nessuno di noi l’ha visto, a parte Rukia” rispose Hiraku. “Nemmeno lei lo conosceva, ma ha detto che controllava uno strano potere simile a quello che ha dimostrato Ichigo Kurosaki nelle ultime battaglie. Quel potere oscuro simile a quello degli Hollow che ti aveva preoccupato.”
“Sul serio?” Keishin era sorpreso. “E si è capito allora che cos’è?”
“Purtroppo no. Dopo la battaglia se n’è andato senza dire niente a nessuno. Tuttavia, Ichigo Kurosaki ci ha assicurato che era un suo alleato e che ci avrebbe dato maggiori spiegazioni in un altro momento. Ho l’impressione che anche i piani alti sappiano qualcosa al riguardo, ma per ora non ci hanno detto ancora nulla.”
“Capisco.” Keishin riprese a riflettere sul resto dell’accaduto. “Dunque le nostre forze nel mondo reale erano superiori a quelle inviate da Aizen e lui sicuramente lo sapeva. Sarà anche un traditore, ma non è uno stupido. Se avesse voluto uccidervi, soprattutto tenendo conto delle perdite che avevano subito nel primo attacco, avrebbe mandato delle forze maggiori. Infine, sono scomparsi all’improvviso senza alcun motivo apparente. A quanto mi hai detto, stavate vincendo, ma non hanno comunque scelto loro di ritirarsi. Sono stati forzati a ritirarsi. Tutto questo è fin troppo sospetto. Sicuramente non era un semplice attacco, ma stavano mirando a qualcos’altro. E, visto che parliamo di Aizen, non può essere niente di buono.”
“Purtroppo è così. Senza ombra di dubbio devono aver ottenuto qualcosa nell’ultima battaglia, altrimenti non si sarebbero ritirati così all’improvviso.”
Il tono di Keishin divenne più grave. “Ma che cosa hanno ottenuto? Questa è la domanda adesso. E sento che quando sapremo la risposta non ci piacerà.”
I due Shinigami alzarono gli occhi al cielo e fissarono la luna splendente.
“È davvero una bella notte” disse Hiraku.
“Già. Così serena e placida. Peccato che questa pace sia solo un’illusione. Presto dovremo affrontare la peggior minaccia della Soul Society. Molto presto.”
Hiraku lo guardò. “Bè, almeno non la affronteremo da soli. Saremo insieme.” Detto questo diresse il suo pugno verso il compagno.
Keishin sorrise e annuì. Dopodiché fece scontrare il suo pugno con quello dell’amico.
 
“Che cosa?! State scherzando, Capitano Ukitake?! Come è stato possibile?” gridò Keishin sconvolto.
“Mi dispiace, Keishin-san. Purtroppo è tutto vero” rispose Ukitake in tono mesto.
“E così era a questo che miravano.. Mi auguro che non sia vero lo scenario peggiore.”
“Ora devo andare a contattare il mondo reale. Dobbiamo sentire conferma anche da loro.” Detto questo, il Capitano dai lunghi capelli bianchi fece per andarsene.
Keishin lo fermò. “Vorrei partecipare anch’io alla conferenza. Anche per poter rivedere i miei compagni.”
Ukitake lo fissò per qualche secondo, poi annuì e fece cenno di seguirlo.
Quando Keishin si mosse, venne seguito a sua volta da Hiraku. “Se permettete, vengo anch’io.”
Il castano sorrise e il Capitano non ebbe da ridire.
Mentre s’incamminavano, Keishin percepì qualcosa e si bloccò di colpo fissando il terreno sotto il compagno.
“Cosa ti prende? Qualcosa non va?” gli chiese Hiraku perplesso.
“No. No, niente. Solo un’impressione” rispose Keishin, anche se in tono non del tutto convinto. E proseguirono il cammino.
 
Meryu e Kaisui erano in attesa insieme a Renji, Matsumoto e Rukia nell’appartamento di Orihime Inoue, dove risiedevano anche Matsumoto e Hitsugaya durante la loro permanenza nel mondo reale. Sul fondo della stanza principale era stato allestito un enorme schermo per le comunicazioni e tutti aspettavano di essere contattati dal Capitano-Comandante Yamamoto. Dopo gli ultimi avvenimenti, nessuno aveva un’espressione serena.
All’improvviso la porta d’ingresso si aprì ed entrarono Hitsugaya e Ichigo Kurosaki. “Scusate l’attesa” disse il giovane Capitano.
Vedendo i presenti Ichigo fece uno sguardo perplesso, soprattutto quando vide l’espressione di Rukia. “Rukia” mormorò e lei distolse lo sguardo. “Perché c’incontriamo tutti qui?” continuò il Sostituto Shinigami. “Dov’è Inoue?”
“Lei è..” Rukia non riuscì a finire la frase.
Hitsugaya si avvicinò a Matsumoto. “Ti sei già occupata delle interferenze spirituali?” chiese.
“Si. Siamo pronti ad iniziare” rispose la Luogotenente.
“Bene. Connettici.”
Al suo ordine Matsumoto accese lo schermo e la figura del Capitano Ukitake, affiancato un po’ più indietro da Keishin e Hiraku, apparve su di esso. Quando apparve, Keishin fece un cenno amichevole a Meryu e Kaisui, ma la sua espressione era seria.  
“Ukitake” disse Hitsugaya leggermente sorpreso. “Dov’è il Capitano-Comandante?”
“Ci sono io, invece” replicò serio Ukitake.
“Perché?”
“Perché sono stato l’ultima persona che ha visto Orihime Inoue prima che entrasse nel Cancello Senkai.”
A quelle parole l’espressione di tutti divenne sconvolta.
“A giudicare dalle vostre reazioni, è sicuro presumere che non sia mai arrivata lì.”
“Cosa vuoi dire, Ukitake-san?” domandò Ichigo nervosamente. “Dov’è andata Inoue? Tu sai qualcosa, giusto?”
“Ti dirò cosa penso. Le due guardie che ho mandato con lei attraverso il Cancello Senkai sono tornate vive. Secondo loro Orihime Inoue potrebbe essere stata rapita, oppure.. assassinata da un Arrancar.”
“Assassinata?” mormorò Kurosaki inorridito.
“Capitano Ukitake!” gridò Rukia. “Anche se è solo un’ipotesi, dire una cosa del genere...”
“Lo so. Neppure a me piace dirlo. Sto solo elencando le peggiori ipotesi. In base alle nostre informazioni, è stata attaccata da un Arrancar per poi scomparire insieme a lui.”
“Non dire stronzate!” urlò Ichigo furioso. “Questo non è assolutamente vero! Stai dicendo che è morta, senza nessuna prova concreta, solo perché è sparita?! Non dirmi queste cagate!” Alzò e mostrò la mano destra. “Dai un’occhiata a questo. La mia mano è stata seriamente ferita nel combattimento di ieri! Era qualcosa che qui nessuno è in grado di guarire! Ma quando questa mattina mi sono svegliato, non c’era neppure una cicatrice! E io posso ancora percepire la reiatsu di Inoue!”
A quelle parole gli occhi di Ukitake si spalancarono dallo stupore. Anche Keishin dietro di lui assunse un’espressione incredula.
“Pensi ancora che Inoue sia morta?”
“Capisco.”
La nuova voce fece girare Ukitake, Keishin e Hiraku e da dietro di loro venne avanti il Capitano-Comandante. “Che peccato” disse quest’ultimo.
“Che peccato?” ripeté Ichigo. “Cosa intendi?”
“Se ciò che dici è vero, allora Orihime Inoue è ancora viva” spiegò Yamamoto. “Ma allo stesso tempo, questo significa che è una traditrice.”
“Una traditrice?”
“Se fosse stata rapita, allora non sarebbe riuscita a venire da te. Pertanto, guarire le tue ferite e poi scomparire significa che Orihime Inoue si è unita alle forze degli Arrancar di sua spontanea volontà.”
A quel punto Ichigo esplose di rabbia. “Tu, stronzo-” ruggì facendo un passo avanti.
Tuttavia Renji lo bloccò. “Fermati!” disse. “Qualunque altra cosa tu dica peggiorerà solo le cose per lei.” Poi si rivolse a Yamamoto: “Noi comprendiamo, Capitano-Comandante Yamamoto. Io, Renji Abarai, Luogotenente della Sesta Brigata e membro della Squadra in avanscoperta del Capitano Hitsugaya, chiedo il permesso di andare nell’Hueco Mundo e riportare la traditrice Orihime Inoue dalla nostra parte.”
“Renji..” mormorò Kurosaki. L’altro gli sorrise.
Ma la secca risposta del Capitano-Comandante raggelò tutti: “Permesso negato. Ora che è chiaro che gli Arrancar si stanno preparando alla battaglia, tutti i membri della Squadra del Capitano Hitsugaya devono tornare immediatamente per rinforzare le difese della Soul Society.”
“Ci state dicendo di.. abbandonare Inoue?” domandò Rukia incredula.
“Esattamente. Il peso di una vita non è paragonabile a quello del mondo intero.”
“Capitano-Comandante, temo che non sarò in grado di obbedire a questi ordini.”
Malgrado le parole di Rukia, Yamamoto rimase imperturbabile. “Me l’aspettavo. Fortunatamente ho previsto che alcuni di voi potessero disobbedire e ho preso provvedimenti.”
Non appena ebbe pronunciato queste parole, dietro alla Squadra di Hitsugaya e Kurosaki apparve un portale per la Soul Society e da esso fuoriuscirono i Capitani Byakuya e Soifon.
“Capitano!” esclamò Renji.
“Avete sentito gli ordini del Capitano-Comandante. Dovete tornare subito” disse Soifon con un tono che non ammetteva repliche.
“Non fate resistenza. Ci è stato ordinato di riportarvi indietro con la forza se necessario” aggiunse Byakuya con voce calma ma perentoria.
Anche se non erano d’accordo, nessuno dei presenti osò replicare. Poi, tutti si voltarono verso Ichigo che teneva gli occhi bassi.
“Capisco” disse infine il Sostituto Shinigami. “Non chiederò nessun aiuto alla Soul Society. Ma.. potreste almeno dirmi come andare nell’Hueco Mundo? Inoue è mia amica. Andrò a salvarla per conto mio.”
“Ichigo...” mormorò Rukia, mentre accanto a lei Renji, Kaisui e Meryu mantenevano un’espressione neutrale.
Il Capitano-Comandante lo fissò intensamente. “No!” esclamò.
“Cosa?!” balbettò Ichigo incredulo; evidentemente non se lo aspettava.
“Avremo bisogno della tua forza nell’imminente battaglia. Non ti permetterò di comportarti stupidamente, non morirai solo come un cane. Resta in attesa, riceverai i tuoi ordini.” Detto questo, lo schermo si spense e la comunicazione finì lì.
Tutti quanti rimasero in silenzio per alcuni istanti; poi Soifon parlò: “Andiamo.”
La Squadra di Hitsugaya seguì i due Capitani nel portale. Passando accanto a Kurosaki, Meryu gli diede una pacca sulla spalla in segno d’incoraggiamento, mentre Kaisui disse: “Scusaci, Ichigo-san, ma non possiamo opporci.”
L’ultima ad andarsene fu Rukia, la quale si voltò verso l’amico. “Ichigo.. mi dispiace” mormorò tristemente. Poi anch’essa svanì nel portale lasciando solo nella stanza il Sostituto Shinigami.
 
Nella Soul Society Yamamoto, dopo aver chiuso la comunicazione con il mondo reale, fece per ritornare alla Prima Brigata quando Ukitake chiese: “Scusate, Yamamoto-sensei, ma davvero non possiamo fare niente per la faccenda di Orihime Inoue?”
“No” rispose il Capitano-Comandante senza voltarsi. “Che quell’umana si sia unita alle forze del nemico oppure no, non possiamo fare niente. Lo scontro finale è vicino e non metterò a repentaglio il futuro di due mondi per una singola persona.”
Prima che potesse andarsene, però, fu la voce di Keishin a fermarlo: “Capitano-Comandante, ricordate quando vi ho chiesto di poter prendere in mano la direzione della Quinta Brigata come Sostituto Capitano?”
Yamamoto si bloccò, pur continuando a non voltarsi. “Si, mi ricordo.”
“Vi ho giurato sul mio onore di Shinigami che avrei fatto tutto il possibile per portare avanti la mia Brigata e aiutare i miei compagni e che mi sarei preso la responsabilità di qualunque cosa sarebbe successa ad essa da ora in poi. Finora ho sempre mantenuto la parola data e continuerò sempre a farlo. Potete credermi.”
Finalmente Yamamoto si voltò. “Che cosa cerchi di dirmi?”
Keishin s’inginocchiò davanti a lui. “Vi chiedo di riconsiderare il salvataggio di Orihime Inoue. Mandate me con una piccola squadra di Shinigami a recuperarla. Mi assumo ogni responsabilità per l’esito della missione, qualunque esso sarà. Posso capire il perché vi rifiutiate di aiutarla, ma le abilità di quell’umana potrebbero essere indispensabili per la battaglia imminente. Sono sicuro che non si è schierata dalla parte del nemico. Inoltre, se andrò io e pochi altri, allora la forza della Soul Society non si ridurrà di molto. Ve ne prego, affidatemi quest’incarico. Giuro che lo porterò a termine.”
“Ho già detto di no e non intendo ripetermi ulteriormente! Non sprecherò neanche la più piccola delle nostre forze in una missione di salvataggio per un’unica umana quando il nostro destino è appeso a un filo. Proprio per il fatto che finora hai fatto onore alla tua parola avremo bisogno anche di te. I membri della tua Brigata si fidano di te e questo è essenziale per guidarli in battaglia. Perciò non insistere e continua i preparativi.”
“Scusate, ma mi vedo costretto a insistere. Non intendo abbandonare quell’umana.”
“Perché ci tieni così tanto a salvarla?”
“Perché non è una comune ragazza. Ve ne sarete sicuramente accorto anche voi, ma possiede poteri mai visti che Aizen brama e per questo non possiamo lasciarla nelle sue mani. Inoltre, Ichigo Kurosaki tiene molto a lei e, se la abbandonassimo, sicuramente cercherebbe di salvarla anche dopo che glielo avete proibito e lo farebbe da solo. Andrebbe incontro a morte certa e voi sapete bene che non possiamo permetterlo. Quel ragazzo è troppo importante. Infine, devo un favore a quella ragazza: anche se mi conosceva appena, lei mi ha aiutato senza esitare e ora mi sento in dovere di ricambiare il favore. Ho visto l’anima di quell’umana e sono sicuro che se ha seguito il nemico, l’ha fatto perché costretta in qualche modo. Per questo, vi chiedo di poterla aiutare. Datemi il permesso. Ve ne prego.”
Per qualche secondo Yamamoto rimase a fissarlo in silenzio. Keishin continuava a tenere la testa bassa e, dietro di lui, Hiraku e Ukitake osservavano il dialogo con volti ansiosi. Alla fine, il Capitano-Comandante parlò: “Permesso negato.”
Keishin alzò di scatto la testa. “Ma perché? Perché siete così contrario?”
“Ti ho già detto le motivazioni per le quali non lascerò andare né tu né nessun altro. Quella in cui ti vuoi imbarcare è una missione suicida. Se andassi da solo o anche con una piccola scorta nell’Hueco Mundo, non saresti mai in grado di tornare vivo e perderemmo delle vite preziose. Non te lo permetterò.”
“E la vita di Orihime Inoue non è preziosa? Il dovere di noi Shinigami è proteggere e mantenere l’equilibrio del mondo reale e dei suoi abitanti. Non è questo che dice la legge che voi sostenete così ardentemente?”
“Non usare un tono così insolente con me, ragazzo! Conosco benissimo il nostro dovere da Shinigami, ma non scambierò mai una vita con più vite, qualunque essa sia! Non manderò a morire degli Shinigami per un’umana la cui sorte è del tutto ignota, soprattutto non in una situazione critica come questa! Fine del discorso!”
Keishin balzò in piedi. “No, non è finito! Non intendo lasciar perdere!”
Ukitake, vedendo che la discussione stava degenerando, cercò di parlare: “Keishin-san, ora calmati e ragiona, ti prego...”
Ma Keishin non lo sentì nemmeno e continuò: “Una volta ho giurato che non avrei mai più abbandonato qualcuno a cui tengo e non mi rimangerò la parola! Non voglio che nessun altro soffra a causa delle atrocità del mio ex-Capitano e, per questo, intendo andare a salvarla, anche da solo!”
“Ora basta!” ruggì Yamamoto. “Ho già detto che questa missione suicida è proibita! E ora te lo ordino direttamente: lascia perdere questa storia! Intendi davvero opporti ai miei ordini, Keishin Akutabi?”
“Se mi costringono ad abbandonare una persona innocente…”
“Stai sfidando la mia autorità?!”
Queste ultime parole del Capitano-Comandante furono accompagnate da una forte emissione di reiatsu dal suo corpo che aumentò all’istante la pressione dell’aria.
Keishin non rispose, ma sostenne lo sguardo di Yamamoto emettendo a sua volta della reiatsu. La combinazione delle due reiatsu sembrò decuplicare la forza di gravità presente nella stanza.
Ukitake e Hiraku fissarono la scena sconvolti. Non si sarebbero mai sognati che uno Shinigami di rango inferiore a Capitano sfidasse fino a quel punto la parola del Capitano-Comandante, tanto meno che rispondesse alla provocazione con una più forte. Stava davvero rischiando grosso.
Per diversi secondi i due Shinigami rimasero a fissarsi in silenzio, aumentando progressivamente la loro reiatsu. Le due energie, così simili tra loro, si sovrapposero per un po’ di tempo, come se cercassero di soffocarsi a vicenda.
“Anche se ti rifiuti di obbedire, sai benissimo tu stesso che non puoi farcela da solo.
Finirai per morire inutilmente. Non riesci davvero ad accettarlo?”
La voce di Yamamoto era calma, ma nel contempo tremendamente inflessibile. La sua reiatsu ebbe un picco e l’atmosfera divenne quasi irrespirabile. Le gambe di Keishin iniziarono a tremare e il suo volto divenne una smorfia di dolore; era chiaro che non avrebbe sostenuto un’aura tanto opprimente per molto.
“Tu obbedirai al mio ordine, ragazzo. Che ti piaccia o no.”
La sua reiatsu divenne ancora più forte. Keishin digrignò i denti, come se cercasse di dire qualcos’altro, ma, alla fine, abbassò lo sguardo e crollò in ginocchio respirando a fatica. “Si, signore” disse lentamente.
La reiatsu di Yamamoto si calmò e l’atmosfera sembrò rilassarsi immediatamente. “Non vuoi andare solo perché tieni a quella ragazza e perché sai che è un’alleata di Ichigo Kurosaki, vero?” disse Yamamoto. “Speri che, andando, avresti anche l’occasione di vendicarti sul nemico che ci ha tradito. Che ti ha tradito.”
Keishin non rispose, ma non negò nemmeno.
“Non sei l’unico a soffrire per i recenti avvenimenti. Le azioni di Aizen hanno portato più male nella Soul Society di chiunque altro e tutti gli Shinigami ne stanno subendo le conseguenze. Questa non è la tua vendetta e la tua guerra. È la nostra guerra. E dunque tu devi partecipare come Shinigami al fianco di tutti. Se ritieni di poter ricoprire un giorno il ruolo ufficiale di Capitano, allora devi saper prendere decisioni difficili e, invece di andare a morire da solo come uno stupido, pensa a combattere al fianco dei tuoi compagni e ad evitare che essi muoiano. Non guardare al passato, ma al presente. Questo è l’importante.”
Stavolta Keishin non replicò. Non era un semplice rimprovero, ma una vera lezione. Si sentiva come un allievo che veniva sgridato dal maestro perché non capiva un concetto elementare. Non sapeva trovare contestazioni. “Farò come volete, Capitano-Comandante.”
“Molto bene. Adesso andate tutti. Abbiamo già perso troppo tempo.” Detto questo, Yamamoto si girò per andarsene.
Hiraku e Ukitake si affiancarono a Keishin mentre si rialzava.
“Come ti senti, amico?” chiese il primo.
“Terrorizzato. Per un secondo ho creduto che mi avrebbe incenerito.”
“Sai che hai fatto una follia, vero?” fece Ukitake. “Nemmeno Kyoraku ha mai osato protestare alle sue decisioni con tanta insistenza e ostinatezza. Hai rischiato molto.”
“Bè, sono un idiota dopotutto” disse Keishin con un piccolo ghigno. “Credevo che avrei potuto convincerlo in qualche modo. Invece, non ci sono riuscito. Il punto è che non riesco ad accettare che…”
S’interruppe di colpo quando percepì una presenza inquietante. Era la stessa che aveva sentito prima, ma ora la percepiva chiaramente. Era potente, oscura e.. era accanto a loro.
“Ehi, che ti prende? Sei pallido” chiese Ukitake.
Keishin si voltò verso Hiraku. “Hiraku! Levati subito!” gridò con voce sconvolta. “C’è qualcosa…”
Non fece in tempo a finire che l’ombra del suo compagno si alzò in aria e si deformò con rapidità impressionante prendendo una parvenza di forma umana. Nello stesso istante quattro tentacoli di pura oscurità fuoriuscirono dal petto di Hiraku facendo schizzare il sangue sul volto di Keishin. Subito dopo, la creatura che si era generata dall’ombra del suo amico alzò quelle che sembravano le sue mani e scagliò contro di lui e Ukitake due sfere di reiatsu rossa dotate di una velocità incredibile, colpendoli e scagliandoli indietro.
Keishin sentì un tremendo dolore al petto e a fatica raddrizzò il busto per esaminarsi: il colpo aveva bruciato i suoi vestiti e la carne sul petto lasciandogli una brutta ferita annerita e sanguinante in più punti. Vicino a lui Ukitake era ferito a sua volta e stava sputando sangue e ansimando pesantemente; a quanto sembrava il colpo aveva scatenato anche i sintomi della grave malattia che affliggeva da sempre il Capitano. Tornando a guardare la creatura, Keishin si accorse che stava puntando al Capitano-Comandante, il quale era anch’egli sorpreso dell’improvvisa apparizione.
“Quanti bei discorsi” disse l’essere oscuro con voce maligna e sarcastica. “Peccato che debba rovinare questa atmosfera. Capitano-Comandante, sono qui per prendere la tua testa!” Detto questo, si scagliò all’attacco.
Tuttavia Yamamoto rimase impassibile. “Pensi davvero di potermi uccidere? Sciocco essere disgustoso!” Con un movimento sorprendentemente rapido roteò il suo bastone e lo piantò nel mezzo del corpo della misteriosa creatura, spezzandola in due. Un istante dopo le due metà del corpo si dissolsero nell’aria.
“Attaccarmi direttamente con tanta imprudenza. Che ingenuo.”
< No. Non è morto > pensò Keishin tentando di alzarsi.
In qualche modo riusciva ancora a sentire la presenza della creatura. Ed era…
“Capitano-Comandante..! Alle vostre spalle..” rantolò mettendosi forzatamente in piedi.
Nello stesso istante, alle spalle di Yamamoto, l’essere oscuro ricomparve dalla sua ombra con gli occhi che brillavano e la bocca deformata in un ghigno malvagio. “Sei tu l’ingenuo, Genryusai Yamamoto.”
Il Capitano-Comandante, colto completamente di sorpresa, cercò di reagire.
“Sei finito!” urlò l’essere, mentre quattro nuovi tentacoli di oscurità si generavano dall’ombra del Capitano-Comandante e lo immobilizzavano. Poi, quelli sulla schiena della creatura si drizzarono per attaccare.
Ma prima che potesse colpire Yamamoto, Keishin si portò dietro l’essere con uno Shumpo e lo trafisse con la sua Zampakuto. “Hai sottovalutato.. la mia resistenza e hai abbassato la guardia.. Pessima mossa” disse lentamente, mentre barcollava nel tentativo di restare in piedi.
L’essere sconosciuto urlò di dolore e si alzò in aria sollevando Keishin con sé. I quattro tentacoli di oscurità sulla sua schiena si avvolsero intorno al corpo dello Shinigami strappandolo a forza e scaraventandolo al suolo. Ancora indebolito dal colpo precedente, Keishin perse la spada nell’impatto e fu sul punto di perdere i sensi; sforzandosi di rimanere cosciente, vide l’essere che caricava altra reiatsu sul suo pugno.
“Maledetto ficcanaso! Non dovevi intrometterti! Ora muori!” ruggì scagliando una potente onda d’energia viola.
Keishin si vide spacciato. < Non lo schiverò mai… > si disse preparandosi al colpo.
Tuttavia, in quello stesso istante, la voce di Hiraku risuonò: “Rifletti il destino, Hantenmirai!”
Keishin voltò la testa per vedere Hiraku che gli lanciava la sua Zampakuto mentre rilasciava lo Shikai. Capì all’istante cosa doveva fare. Con un notevole sforzo afferrò la spada al volo e la mise davanti a sé proprio quando l’onda di reiatsu stava per colpirlo. La lama dello Shikai rifletté l’immagine dell’essere.
La creatura gridò di sgomento quando l’onda ritornò verso di lui e lo investì in pieno; nel momento in cui venne colpito, le ombre che componevano il suo corpo svanirono.
Allora Keishin lo vide finalmente: il suo vero aspetto era quello di un uomo alto dai capelli neri con alcune meches viola, gli occhi vermigli e la corporatura robusta, che indossava una sorta di tunica nera lunga fino alle ginocchia, un paio di pantaloni blu e sopra una particolare corazza che gli rivestiva quasi interamente il busto. Era di un colore misto tra viola e vermiglio e sembrava costituita da uno strano metallo organico in quanto pareva palpitare allo stesso modo dei muscoli; sulle mani la corazza formava dei guanti con lunghe unghie e, in alcuni punti sul petto e sulle spalle, aveva degli strani bozzi rossi che vibravano. Un istante più tardi Keishin si accorse con orrore che erano degli occhi. Sulla schiena i tentacoli erano ora immobili e formavano quattro grossi aculei dello stesso materiale della sua armatura, mentre sulla testa portava un curioso elmo che sembrava fatto d’osso e presentava un corno sulla sommità rivolto all’indietro. Anche se non l’aveva mai visto, capì rapidamente chi era.
“Sei.. un Arrancar, eh?” mormorò con un filo di voce. La sua coscienza lo stava ormai abbandonando. Quel colpo ravvicinato era stato davvero devastante.
Lo sconosciuto digrignò i denti. “Tu, dannato..!”
Non fece in tempo a finire che Yamamoto fu sopra di lui con la sua Zampakuto, Ryujin Jakka, sguainata. La lama della spada brillò quando si abbatté dividendo in due per verticale il corpo del nemico. Tuttavia, ancora una volta le due metà svanirono come se fossero fatte di fumo e il vero Arrancar riapparve poco lontano. Nonostante avesse evitato il colpo, però, non sembrava messo molto bene: sangue colava da una ferita sul suo petto, di certo provocata dalla Zampakuto di Keishin, e aveva anche alcune ustioni riportate dal rimbalzo del suo attacco.
“Non è andata come avevo previsto” disse più a se stesso che agli altri. “Nella mia situazione non sono così folle da sfidare lo Shinigami più potente della Soul Society. Avevo intenzione di assassinarti, ma non posso combatterti direttamente. Perciò...”
Mentre parlava, un portale dimensionale si aprì dietro di lui.
“Ci rivedremo presto, Shinigami. E quando accadrà, tutti voi sarete cadaveri!” Si voltò verso Keishin. “Specialmente tu, piccolo bastardo.. Me la pagherai molto cara!” E svanì nel portale che si richiuse all’istante.
Keishin guardò Hantenmirai nella sua mano. Hiraku lo aveva salvato di nuovo. “Grazie, amico...”
Si voltò verso il punto dov’era riverso il suo compagno. Una pozza di sangue si allargava progressivamente sotto il suo corpo immobile. A quella vista Keishin inorridì.
“No...”
Ignorando il dolore rotolò su un fianco e cercò di trascinarsi verso Hiraku. Un istante dopo un grosso fiotto di sangue gli risalì attraverso la gola e lo vomitò sul pavimento; allo stesso tempo la vista gli si annebbiò e il suo corpo si appesantì ancora di più. Malgrado ciò, continuò ad avvicinarsi al corpo dell’amico, al quale Ukitake, seppur ancora in preda ai sintomi della sua malattia, stava cercando di prestare aiuto. “Avanti, Hiraku-san! Non cedere..!” diceva tossendo.
Con un notevole sforzo Keishin riuscì a raggiungere l’amico e a mettersi sulle ginocchia per esaminarlo. Anche se faceva fatica a rimanere cosciente non voleva abbandonare il suo compagno.
La situazione di Hiraku era davvero critica, perfino un occhio inesperto alla medicina come il suo lo notava. Aveva il petto perforato in quattro punti diversi, forse tutti vitali, e il sangue non poteva essere fermato.
Quando gli fu accanto, Hiraku si voltò verso di lui; i suoi occhi erano vitrei e la pelle era terribilmente pallida.
“Ci vedo poco.. ma devo dire che hai una faccia che fa davvero schifo” disse abbozzando un sorriso.
Keishin non riuscì a non sorridere a sua volta. “Senti chi parla...” replicò sarcastico. “Credo che.. tra noi due sia tu quello con la faccia peggiore in questo momento.”
“Eheh.. credo tu abbia ragione…”
Keishin vide il suo sguardo divenire ancora più vuoto. “Cerca di resistere.. vedrai che ti riprenderai..” mormorò con voce spezzata.
Hiraku scosse il capo. “Inizio già a non sentire più il mio corpo.. scusami, Keishin, ma sembra che non potrò affiancarti.. nella battaglia finale.. contro Aizen..” La sua voce era sempre più flebile.
“Non dirlo neanche per scherzo.. non ricordi?” fece Keishin in lacrime. “Abbiamo giurato che avremmo combattuto insieme. E, inoltre.. non sono ancora diventato Capitano.. non avevi promesso che saresti stato presente per quando sarebbe avvenuto?”
“Perdonami, ma.. temo che non potrò mantenere quelle promesse.. mi dispiace tanto..” Allungò faticosamente una mano e strinse quella dell’amico. “Però.. sono felice di essere almeno riuscito a proteggerti.. come tu avevi protetto me quella volta.. sono felice di non morire invano...”
Keishin strinse a sua volta la mano del compagno; grosse lacrime cadevano a terra mescolandosi al sangue. “Avrei dovuto fare più attenzione.. è colpa mia! L’avevo sentito prima per strada.. se solo l’avessi percepito più chiaramente.. ora tu.. sono io che devo chiederti scusa...”
Hiraku scosse di nuovo il capo. “Non preoccuparti, Keishin.. tu sei mio amico...”
“Anche tu lo sei.. Ti prego, resisti.. non voglio perdere anche te...”
“L’hai.. dimenticato? I veri legami.. non si perdono mai.. restano sempre.. qui..” E alzò la mano indicando il petto di Keishin all’altezza del cuore. Poi, i suoi occhi divennero ancor più vitrei e la sua mano perse vigore.
“No, Hiraku..! Ti supplico.. non puoi andartene...”
Hiraku, seppur con evidente sforzo, aprì ancora la bocca per parlare: “Tu devi vivere.. Keishin.. so che potrai diventare.. Capitano.. un giorno.. e saprai proteggere e guidare.. la Quinta Brigata..” Il suo corpo ebbe uno spasmo e sputò sangue.
“Hiraku!”
“..ti prego, Keishin.. dovete fermare Aizen.. a qualunque costo.. non permettere che altri.. muoiano...”
Il corpo ebbe un ultimo spasmo. Poi gli occhi di Hiraku si chiusero e la mano con cui teneva quella dell’amico allentò la stretta.
“Hiraku.. Hiraku.. No! Non puoi morire! Non puoi...”
Keishin scosse il suo amico, ma era del tutto inutile. Quando non lo vide muoversi più, il dolore e la disperazione sovrastarono perfino il dolore della sua ferita, la quale minacciava di farlo svenire da un momento all’altro. Singhiozzando e piangendo appoggiò una mano sulla fronte di Hiraku e con l’altra gli tenne stretta la mano.
Ukitake, accanto a lui, disse con voce triste: “Mi dispiace tanto, Keishin-san. Mi dispiace davvero tanto.”
Ma Keishin non lo sentì nemmeno. Un’altra sensazione bruciante lo stava divorando da dentro. Non era la tristezza e neanche il dolore. Era l’ira, la rabbia sopita che aveva avuto dentro per tutta la sua vita e che si era scatenata con il tradimento di Aizen. Adesso era ancora più grande e si mescolava a un nuovo sentimento: l’odio.
Odio per l’assassino del suo amico, quell’Arrancar sconosciuto. L’aveva ucciso e lui non aveva potuto fare niente per aiutarlo. < È stato lui. L’ha ucciso. >
E odio per Aizen che l’aveva inviato per uccidere il Capitano-Comandante e dunque era anch’egli responsabile. Li aveva traditi e ora li uccideva senza pietà attraverso i suoi seguaci. < È colpa sua. >
Dovevano pagare. Dovevano pagarla molto cara.
< Tutta questa sofferenza.. è colpa sua, no loro.. maledetti.. >
Un dolore e una rabbia mai provati prima pervasero Keishin, il quale sentì che, se non li avesse sfogati, l’avrebbero bruciato all’istante.
Con somma sorpresa di Ukitake, si mise in piedi malgrado la ferita. “Keishin-san..?”
< Ha mentito.. tradito.. ucciso.. e ora.. Aizen.. lo odio.. lui e i suoi leccapiedi.. li odio tutti.. sono tutti.. MIEI NEMICI! VI ODIO! >
Keishin alzò la testa, gli occhi arrossati che brillavano di un fuoco furioso, e aprì la bocca.
“UOAHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Il suo ruggito scosse l’intera stanza e dal suo corpo una reiatsu cremisi simile a fiamme esplose con una violenza inaudita. Qualcosa si era risvegliato dentro di lui. Qualcosa che non poteva essere descritta a parole. Non era solo un’emozione violenta, ma un potere nuovo, sconosciuto, immenso.
Il pavimento sotto i suoi piedi si annerì all’istante per il calore, grosse crepe si allargarono da quel punto solcando l’intera stanza, le pareti tremarono e la reiatsu che usciva dal suo corpo divenne sempre più forte fino a formare una colonna di energia pulsante intorno a lui. Ukitake lo osservava sconvolto e persino Yamamoto sembrava sorpreso da quell’incredibile emissione di potere.
Il suo sfogo lo lasciò in breve senza forze. Come era apparsa, la sua reiatsu svanì nel nulla e una tremenda stanchezza lo pervase.
Esausto, Keishin crollò a terra e perse conoscenza.


Note:
Soten Kisshun = divino scudo gemello del ritorno
Ryujin Jakka = fuoco delle lame che scorrono
   
 
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