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Autore: Avenue    06/02/2015    1 recensioni
|| Tratto dalla storia. ||
"Questo è il mio destino, è stato scritto milioni di anni fa solo per me. Non posso scegliere, capisci?" - urlò Clarice, piangendo, i capelli bagnati che le ricadevano sugli occhi.
"Sai, a volte il destino può essere cambiato, con un grande sforzo e tanta forza di volontà. E se non ci riuscirai da sola lo cambieremo insieme. Va bene?"
Ormai la pioggia li aveva bagnati da capo a piedi.
"Va bene." - disse infine.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                                                                   Cap. 14 - Now she's dancing with another man.

Adesso anche Michael camminava veloce e con lo sguardo basso.
Julia e Luke lo sapevano che cos'era successo e lo seguivano in silenzio da dietro. A volte parlottavano tra loro, altre volte si abbracciavano, spesso uno dei due piangeva.
Michael non parlava più, e nonostante tutto quei due continuavano a seguirlo.
Erano strani quei due. Non si guardavano ma comunque si capivano. Non si parlavano ma non smettevano di stargli dietro. Anche Michael era strano, ma se fosse stato per lui quei due ragazzi sarebbero giá stati degli estranei. Lui non era loro amico. Lui era amico di Clarice e dopo la morte di Clarice Michael non vedeva più amore. Michael non provava più niente. Ma Luke e Julia erano strani, tanto da fargli credere che l'amore esistesse davvero. Ma non solo l'amore tra uomo e donna, l'amore platonico, verso tutti.
E comunque, dopo tutta questa serie di pensieri e bla bla bla, Michael continuava a camminare con la testa bassa e Luke e Julia continuavano a seguirlo.
Clarice era morta due giorni prima, alle 15:21. Sua madre e Julia erano venute a saperlo poco dopo, avvisate da Michael e Luke il giorno seguente. Adesso solo una cosa accomunava quelle quattro persone così diverse: erano tutti sconvolti. Dopo il suicidio di Clarice i rappresentanti delle classi quarte del suo vecchio istituto avevano organizzato un'assemblea per parlare dell'accaduto. Michael, costretto da Luke a partecipare, aveva lasciato l'aula nemmeno 2 minuti dopo l'inizio della chiacchierata. Alla fine Julia e Luke lo avevano trovato a fumare nella classe dove lui e Clarice si erano conosciuti.
"Michael" - aveva detto Julia. - "Vieni con noi."
Michael li aveva guardati e, semplicemente, si era alzato e li aveva seguiti, rimanendo comunque leggermente indietro.
Luke era entrato in macchina e aveva guidato i due ragazzi fino ad una specie di studio di registrazione, dove, disse lui, si sarebbe svolto una specie di stage di canto. Ovviamente per Julia. Lei aveva sorriso ed era scesa dall'auto stringendo la mano di Michael, visibilmente emozionata: "Clar mi ripeteva sempre che avrei dovuto provarci, che tanto se non l'avessi fatto avrei avuto rimpianti."
Dopo quel discorso Michael aveva sorriso. Impercettibilmente ma aveva sorriso, e poi era entrato con lei in quel grande e rosso studio.
Luke era entrato per ultimo in quell'enorme atrio. La sala di registrazione si trovava al terzo piano, ma nonostante tutto una miriade di ragazzi stavano seduti su un divanetto a rileggere i testi delle canzoni che avrebbero dovuto cantare.
"Tu che cosa porti?" - aveva chiesto lui.
Julia si era girata di scatto con gli occhi sbarrati ed era corsa tra le sue braccia. Diceva che con tutta quella gente non ce l'avrebbe mai fatta, che aveva solo fatto perdere tempo ai due ragazzi e che ormai lo sapeva che il mondo della musica era torppo difficile e troppo sconosciuto per lei. Fortunatamente Luke l'aveva convinta a provarci lo stesso.
Julia a quello stage avrebbe cantanto "La nuova stella di Brodway", una canzone in italiano, lingua che ormai studiava da più di cinque anni, e "When I was your man", di Bruno Mars. Michael la guardava da lontano mentre ascoltava le voci di tutti gli altri ragazzi. Clarice gli tornava sempre in mente, con quel suo strano modo di dondolare la testa durante i compiti in classe, giustificato dicendo che si concentrava soltanto canticchiando tra sè. Ormai il suo turno si stava avvicindando e quella piccola morettina dava un'ultima scorsa ai testi. Michael la seguiva con lo sguardo, ma quando era arrivato il suo turno aveva lasciato la sua postazione di pieno controllo e l'aveva raggiunta, sistemandosi vicino a Luke.
La prima canzone era quella in italiano, la base partiva e Julia chiudeva gli occhi. Michael, invece, aveva spalancato i suoi. La voce di Julia gli era entrata dentro come il profumo dei ciliegi fioriti che aveva sentito quando era piccolo, aveva provato un'emozione che credeva aver dimenticato da tempo.
"Brava eh?" - aveva detto Luke, senza smettere di guardarla.
Michael si era girato, e per la prima e ultima volta dalla morte di Clarice aveva domandato: "Tu come hai fatto a dimenticarla?"
"Non l'ho fatto." - aveva risposto lui.
Poi Julia aveva iniziato a cantare When I was your man, e lì per Michael erano stati cazzi amari. Avrebbe dovuto comprarle dei fiori, avrebbe.
Avrebbe dovuto stringerle la mano e dedicarle tutto il suo tempo. D'altro canto però lei gli aveva mentito. Ma lui di lei si era innamorato lo stesso. Take you to every party 'cause all you wanted to do was dance, now my baby is dancing, but she's dancing with another man. A quel punto Michael era uscito dalla sala, aveva preso l'ascensore ed era scappato nuovamente a fumare una sigaretta, come poche ore prima. Nemmeno un minuto dopo Julia e Luke erano scesi. Julia era rimasta sulla porta, con le braccia incrociate, mentre Luke si era avvicinato al ragazzo e gli aveva detto: "Torna su subito. Tra meno di mezz'ora comunicheranno i nomi delle tre persone scelte per il programma."
E sì, Michael aveva spento la sigaretta con un piede calpestandola dopo averla buttata a terra e poi era ritornato nello studio di registrazione insieme ai due ragazzi, perchè sapeva quanto contava per Julia essere ammessa. Quel giorno aveva cantato da Dio e aveva fatto nascere in Michael, come si sperava fosse successo in molte altre persone, sentimenti rari e forti. E poi meritava un compenso dopo quell'inizio settimana orribile.
Un signore dai capelli brizzolati si era messo al centro della piccola sala di registrazione con un microfono in mano, e dopo aver aspettato qualche minuto aveva pronunciato i nomi dei vincitori. E Julia non era tra quelli.
A quel punto era stata lei a scendere in fretta le scale e a mettersi a piangere sotto il grande albero, ripetendo che tanto era sicura che non ce l'avrebbe fatta.

"Devi smetterla di autocommiserarti, sei molto più in gamba di quanto credi." - aveva continuato a ripetere Luke. E Julia invece aveva continuato a piangere e a ripetere che se fosse stata veramente brava avrebbe vinto quel cazzo di posto. E Michael invece aveva continuato a guardarli da lontano, cercando di trovare qualcosa da dire per rincuorare quella povera ragazza. La sua canzone lo aveva fatto piangere. E forse la cosa che in quel momento serviva alla ragazza era proprio capire che aveva trasmesso delle emozioni. Per questo unico motivo Michael l'aveva raggiunta e abbracciata, sentendosi davvero un cretino. Ma era più che certo di aver fatto la cosa giusta.

                                                                                                                                                                         ***

Spazio autrice.
YAYY, finalmente sono tornata (ma wut r u sayin non ti voleva nessuno) con un nuovo capitolo!

Questa volta sono abbastanza fiera di quello che ho scritto ma, comunque, se avete bisogno di chiarimenti io sono sempre qui (mi trovate anche su twitter: @disconvected). Vi rendete conto che già al prossimo capitolo potrebbe finire la storia? Sono ancora incerta ma sappiate che il momento arriverà presto.
Ringrazio Fabiola (a cui non è piaciuto ciò che ho scritto, uffa), Camilla e Giulia che fangirla. Ringrazio tutti i lettori perchè siete veramente tanti e vi lascio al prossimo. Baci,
Giulia
P.S. mi scuso in anticipo se dovessi aver fatto qualche tipo di errore, non ho avuto molto tempo per ricontrollarlo.
 

   
 
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