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Autore: LauraPalmerBastille    06/02/2015    12 recensioni
Quando il panico sta per assalirlo, una voce calda e tranquilla lo riporta alla realtà.
“Va tutto bene?” chiede semplicemente. Nico apre gli occhi, ritrovandosene un altro paio verde acqua di fronte. Due occhi grandi, con un colore indefinibile.
Potrebbe dire che sono due bellissimi occhi verdi prato, ma non sarebbe la verità, visto che in quei occhi per qualche attimo ci vede anche una distesa d'acqua.
“Io sono Percy” dice il proprietario di quegli occhi, allungando la sua mano verso il più piccolo.
E l'unico pensiero di Nico è "questa volta o mi salva o mi ammazza".
*
[...]
Il ragazzo di prima che, con mutande decisamente molto succinte che non lasciano spazio all'immaginazione e una maglietta bagnata, balla (o forse il termine strusciarsi sarebbe più appropriato) su quell'asta metallica.
Il più piccolo non ne è sicuro, ma sicuramente il suo viso sta andando a fuoco. Di rabbia, di stupore, di imbarazzo, non si sa.. ma sta andando a fuoco.
“Ci hai portato in uno strip club!?” urla, senza però riuscire a sovrastare il rumore della musica.
Strippub, come ha fatto a non arrivarci prima!?
*
[Pernico]
[A tratti Jasico]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Save me, Percy Jackson.



E' passato un bordello di tempo, ma di cose in queste due settimane me ne sono successe...
Well, It is what it is! Mi spiace se è uscito un aborto di capitolo ;-;


-

 

Nico si alza dal letto, e si guarda intorno. Non sa come, ma Jason si è addormentato. Lui era riuscito a sonnecchiare per qualche minuto, ma poi la testa di Jason sulla sua spalla aveva iniziato a dolergli, e si era tolto da quella posizione.
Ora la sua stanza lo avvolge. Quelle quattro pareti lo circondano, e non si sente soffocare.

Per un secondo è tutto come era prima. Lui nella sua stanza, con i suoi vestiti larghi e scuri e Jason che gli dorme nel letto. L'unica che manca è Bianca che gioca ai videogiochi lì di fronte, facendo più rumore possibile per svegliare il biondo.
Nico prende un grande respiro, per poi abbozzare un sorriso. Si avvicina alla vecchia console, e le poggia un dito sopra.
La polvere si alza improvvisamente, e per un attimo la nostalgia lo coglie impreparato. L'immagine di sua sorella che sbraita contro
quegli stupidi videogiochi è troppo forte, ed un sonoro singhiozzo gli risale su per la gola. Non riesce a bloccarlo.

Si volta immediatamente verso Jason, nel caso lo avesse svegliato. Lui è ancora lì, con la faccia affondata nel cuscino ed una espressione beata sul volto.
Non vuole farsi vedere debole da lui. Il fatto che Jason gli stia perennemente vicino lo fa sentire bene. Stramaledettamente bene.
Eppure nello stesso momento si sente male per lui.

Jason è un bel ragazzo. È alto, bel viso, corpo tonico, simpatico ed amichevole. Insomma, è quasi perfetto. Eppure sta sprecando tutto questo tempo per rimanergli affianco. Non c'è un minuto che lo lasci solo, quando in realtà un ragazzo del suo aspetto e della sua età dovrebbe uscire e divertirsi. Uscire con persone vivaci, che hanno negli occhi la voglia di vivere.
Non con ragazzi come lui, a cui è stata massacrata la famiglia e la cui voglia di vivere è stata messa decisamente a repentaglio.
Sospira piano, per poi prendere il joystick in mano, osservandolo. Uno strato di polvere lo ricopre, e la prima cosa che fa è quella di soffiarci sopra per toglierlo.
Immagina le mani di Bianca su quell'oggetto, e di nuovo il suo sorriso torna ad occupargli la mente. Bianca che gioca. Bianca che lo osserva. Bianca che scoppia a ridere. Bianca che gli dice che è un musone. Bianca che gli lancia l'altro joystick, e lo invita a giocare
con lei. Bianca che gli fa il solletico per farlo perdere.

Bianca.
Bianca.
Bianca.
Nico...” il sussurro che gli arriva all'orecchio lo sorprende così tanto, che il joystick gli cade dalle mani.
Si volta verso Jason con gli occhi sgranati, e quelle pozze azzurre per un secondo lo rassicurano. Il biondo lo fissa confuso, per poi abbassare lo sguardo sull'oggetto caduto e piegarsi per riprenderlo.
Perchè stai piangendo?” chiede, senza staccare lo sguardo dal joystick.
Nico sussulta visibilmente, per poi portarsi una mano agli occhi. Non si era accorto di star piangendo. I ricordi lo avevano colto così impreparato da averlo trasportato in un altro mondo.
Cosa?” borbotta, tastandosi le guance con le dite. “Cazzo...” sbuffa, quando le sente bagnate. Si tira giù una manica della giacca, e se le asciuga velocemente.
Scusami, non piango perchè sono triste. Sono uscite da sole, non me ne ero nemmeno reso cont--”
Nico” lo interrompe l'altro, alzando lo sguardo su di lui. “Smettila di nasconderlo.”
Nascondere cosa?”
Jason sbuffa, per poi passarsi la mano libera in mezzo ai capelli. “Smetti di fingere di stare bene. Non capisco perchè persisti in
questa recita.”

Il moro abbassa istintivamente lo sguardo, borbottando a bassa voce. Si asciuga con più forza le lacrime, maledicendosi mentalmente.
Non sto fingendo proprio nulla, Grace” dice, socchiudendo gli occhi.
E allora perchè stai piangendo?”
Io... sto piangendo perchè...”
Perchè anche l'altro giorno sei scoppiato a piangere?”
Perchè tua madre--”
Perchè fai finta di sorridere?”
Jason, io--”
Li riconosco i tuoi sorrisi veri, ma non sono quelli, tu--”
Jason!” urla, sgranando gli occhi. “Fingo perchè voglio farti vedere che tutto il diamine di tempo che stai sprecando per gironzolarmi intorno non è sprecato!”
Nico fissa sbalordito il biondo, sorpreso dalle sue stesse parole. Si passa una mano in mezzo ai capelli, per poi abbassare lo sguardo.
Oddei, Jason, scusami io...” ma non fa in tempo a finire la frase, che le braccia del più grande sono intorno al suo corpo, stringendolo.
Nico” sussurra, stringendo più forte la presa. “Non pensare mai che il tempo che passo con te sia sprecato.”
Il più piccolo affonda la testa sul petto dell'altro, sospirando. “Lo è. Stai lottando per una causa persa.”
Il biondo alza un sopracciglio sorpreso, per poi allontanarsi di poco e abbassarsi per riuscire a guardare Nico dritto negli occhi.
Nico” dice, dandogli un buffetto sulla guancia. “Hai presente come stavi qualche mese fa?”
Il moro alza gli occhi al cielo, per poi scrollare le spalle. “Non lo so, male?”
Eri chiuso in un bagno, con l'intenzione di voler morire, Nico” e quelle parole sorprendono il più piccolo, che sbarra gli occhi al ricordo.
Eri steso sul letto a piangere ed urlare. Eri in questa casa, in preda a crisi visive e psicologiche. Eri, ma non eri, Nico.”
Il più piccolo chiude con forza gli occhi a quei ricordi. Lui ha veramente fatto tutte quelle cose. Il dolore lo ha portato a compiere tutte quelle azioni.
E invece guardati adesso” continua il biondo, abbozzando un sorriso. “Hai ripreso peso e colore. I tuoi occhi hanno di nuovo quella strana luce che li rende brillanti. Sorridi. Poche volte, ma lo fai. Hai ripreso a prendermi in giro come facevi una volta, e stai mettendo tutto te stesso per trovare quel tipo che ti ha provocato questo dolore.”
Jason...”
Come puoi dire che è una causa persa?”
Nico si morde un labbro, per poi stropicciarsi gli occhi con una mano. “Non lo sono?” chiede, con un filo di voce.
Jason abbozza un sorriso. Scuote la testa, quasi divertito. Prende il mento del moro tra le dita, e lo fissa negli occhi.
Non lo sei, Nico. Perchè non stai salvando solo te, ma anche me.”
Il moro osserva quegli occhi azzurri che lo hanno rassicurato così tante volte. Tira su col naso, per poi scuotere la testa.
Sei un tale idiota, Grace” dice, abbassando lo sguardo. “Un tale idiota...”

*

La lingua di Piper scorre lentamente sulle labbra di Reyna, facendola sorridere. Le posa una mano dietro la testa, e la avvicina ancora di più a sé.
“Mh” mugola la più grande, ampliando il sorriso. “Mi piace questa Piper intraprendente.”
L'altra arrossisce immediatamente, tirandosi indietro. Si rimette comoda sul sedile del passeggero della macchina di Reyna, e sposta lo sguardo fuori dal finestrino. “Cosa? No, io non sono, uhm, ecco io--”
“Oh, andiamo” la interrompe Reyna, alzando gli occhi al cielo. “Adesso non richiudere il tuo bel lato felino ed intraprendente.”
Piper, di conseguenza, arrossisce ancora di più. Assume un tenero broncio, per poi tirare fuori la lingua in una smorfia buffa. “Ci credo che il mio lato felino si richiude, se me lo ammosci così.”
La più grande la fissa per un secondo confusa, per poi scoppiare a ridere sonoramente. Piper alza gli occhi al cielo, imbronciandosi ancora di più. “Sei odiosa quando mi prendi in giro” borbotta, sbuffando.
Reyna si asciuga una piccola lacrima e, ancora col sorriso sulle labbra, si volta verso l'altra ragazza. “Davvero?” chiede, avvicinandosi. “Pensa un po', io ti amo quando fai così.”
Piper sobbalza a quell'affermazione, per poi voltarsi verso la più grande con gli occhi spalancati. “Tu... cosa?”
La più grande alza gli occhi al cielo e annulla la distanza che le divide poggiando nuovamente le sue labbra su quelle di Piper. “Hai sentito bene” sussurra sulle sue labbra, per poi continuare a baciarle.
Piper sorride, avvolgendole le braccia al collo. Sono in una posizione decisamente scomoda. Piper è sul sedile del passeggero, mentre Reyna è su quello del guidatore. Le cinture di sicurezza gli impediscono movimenti ampli, ed il volante non permette a Reyna di voltarsi di molto. Eppure eccole lì, a baciarsi. Le braccia in una posizione decisamente scomoda, il cinturino che gli preme sul busto.
Eppure le loro labbra sono unite, ed il resto non conta.
“Dovrei fare quello per cui siamo venute” sussurra Piper, baciandola di nuovo.
“Andare nell'appartamento di Jason per prendere il tuo telefono? Non puoi aspettare ancora qualche minuto?”
La ragazza finge di rifletterci un momento, per poi sorridere e poggiare di nuovo le sue labbra su quelle dell'altra. “Mh, penso di si.”
Sta per riavvolgere le sue braccia intorno al collo dell'altra, quando Reyna sospira rumorosamente.
“No, penso tu debba scendere adesso. Guarda, Jason sta uscendo, rischi di non trovare nessuno in casa e... ma perchè ha quel borsone?”
Piper si volta immediatamente verso il finestrino, e non appena i suoi occhi si posano su quell'enorme borsone che il biondo tiene in spalla il suo corpo si muove istintivamente. Scende dalla macchina velocemente, per poi pararsi di fronte al ragazzo.
“Jason!” urla, fissandolo. “Che cosa stai facendo!?”
Il ragazzo non alza lo sguardo. Piper lo sente sospirare forte, e quando si sofferma di più ad osservare il suo viso nota le lacrime che escono copiose dai suoi occhi.
“Jason...” sussurra, sgranando gli occhi. “Tu stai... piangendo?”
Il biondo non si muove. La borsa gli scivola dalle mani, cadendo a terra con un gran tonfo. E prima che le forze possano abbandonarlo del tutto, Piper lo stringe forte tra le sue esili braccia, sorreggendolo un poco.
“Piper!” urla Reyna, avvicinandosi di corsa. “Ma cosa sta succedendo?” chiede, aiutando la ragazza a sorreggere Jason.
“Non lo so! Io... Io non sono riuscita a parlargli! Lui stava piangendo e...”
“Okay, ho capito” tronca il discorso Reyna, assumendo la sua solita espressione determinata. “Facciamolo sdraiare da qualche parte.”

-

Jason sente la testa pesante quando riprende coscienza. Non ricorda cosa è successo. Stava semplicemente uscendo da quella casa, lasciandosi dietro Nico tra le braccia di un'altra persona. Tra altre braccia che non fossero le sue.
Le lacrime avevano iniziato a bagnargli le guance senza che lui potesse controllarle, e le emozioni avevano preso il sopravvento.
Per un secondo aveva creduto di provare quello che aveva provato anche Nico alla notizia della perdita della sua famiglia. Dolore. Dolore puro.
Ma doveva aspettarselo, no? Dopo una discesa vi è sempre una salita. E, visto che la sua discesa vicino a Nico era stata decisamente
lunga e serena, adesso lo aspettava una salita proporzionalmente più faticosa e dolorosa.

Eppure non è pronto. Non senza di lui. Non senza Nico.
Poi una voce familiare gli si era posta di fronte, ma quel nero che gli era esploso dentro lo aveva risucchiato, facendolo cadere nell'oblio.
Ora apre gli occhi piano, per poi ritrovarsene di fronte due grandi color nocciola che lo scrutano preoccupati.
“Ma... Cosa succede?” borbotta, passandosi una mano tra i capelli biondi.
Piper spalanca le labbra in un grande sorriso, per poi buttare le braccia al collo del ragazzo.
“Sei vivo!” gli urla nell'orecchio, per poi scoppiare in una risata nervosa.
“Se mi stringi in questo modo, non lo sarò per molto.”
“Piper” la ammonisce Reyna con tono deciso ma tranquillo, squadrando la scena da lì affianco. “Fallo respirare.”
La castana si stacca immediatamente, rialzandosi. “Oh, hai ragione. Scusami. Come ti senti?”
Jason prende un grande respiro, per poi abbassare lo sguardo. “Io... penso bene. Cioè, scusate, non volevo crearvi problemi.”
Piper incrocia le braccia al petto, alzando gli occhi al cielo. “Ecco che ritorna la sindrome da eroe. Jason, tutti crollano, non fingere di stare bene.”
Reyna abbozza un sorrisetto, per poi circondare le spalle della ragazza con un braccio. “Dei, quando se ne esce con queste cose filosofiche è adorabile” dice, prima di scoccargli un bacio sulla guancia.
Piper arrossisce visibilmente, ma prova a non darlo a vedere. Si mordicchia il labbro, per poi continuare il discorso. “Ipotizzo dalla borsa che tu tu stia allontanando dal problema principale. Bravo, sei coraggioso. Non tutti ci sarebbero riusciti.”
Jason si passa un'altra volta la mano tra i capelli, per poi annuire. “No, non tutti ce l'avrebbero fatta.”
Piper si inginocchia vicino al biondo, posando una mano sulla sua. “Jason” dice, ed il suo tono è dolce. “So che fa male. So quanto si abbia voglia che tutto il dolore dentro sparisca... ma posso assicurarti che hai preso la decisione giusta. Molte volte staccarsi dal problema aiuta a rimettersi in sesto.”
Il biondo la fissa, per poi annuire. Piper ha ragione.
Fa male, maledettamente male. Vorrebbe staccarsi il cuore dal petto e lasciarlo lì. Diventare una macchina apatica e priva di sentimento. Ma sa anche che tutto questo dolore sparirà. Sa che allontanarsi da Nico è la cosa migliore, perchè vederlo con un altro ragazzo gli farebbe il doppio del male.
“Devo ringraziarti, Piper” ammette, provando a rimettersi in piedi. Reyna lo affianca subito, afferrandogli il braccio.
“Ti do una mano io” dice la ragazza, aiutandolo a rialzarsi. Jason le sorride, ringraziandola con lo sguardo.
“Devi ringraziarmi?” chiede la castana, alzando un sopracciglio. Il biondo annuisce, abbozzando un sorriso triste. Uno di quei sorrisi falsi che per mesi ha visto sulle labbra di Nico. Adesso è sulle sue di labbra.
“Se ho avuto la forza di prendere questa decisione è solo grazie a te. Sul serio, grazie” ammette, prendendo le chiavi di tasca.
Piper apre le labbra, sorpresa, per poi sorridere felice. “Ci sono sempre per te Jason, di qualsiasi cosa tu abbia bisogno.”
“Oh si” si intromette Reyna, prendendo la borsa del ragazzo da terra. “Ti vuole così tanto bene che ti aiuterebbe perfino a seppellire un cadavere, se solo ne avessi bisogno.”
Jason alza un sopracciglio sorpreso, per poi abbozzare un sorriso. “Quindi se uccido qualcuno so a chi rivolgermi?”
Piper scoppia a ridere, scuotendo la testa. “Certo! Ma attento a non farmi arrabbiare. Ricordati che so seppellire un cadavere.”
Jason sorride di nuovo, e questa volta sinceramente divertito. Stringe la ragazza tra le braccia, sussurrandole un ultimo ringraziamento nell'orecchio.
Poi stringe la spalla a Reyna, e le sorride. “Sono felice che sia tu a prenderti cura di lei” ammette.
La ragazza butta un'occhiata a Piper. La osserva per un secondo, e si perde in quegli occhi color nocciola. Così caldi ed accoglienti. Si ferma per un secondo a fissare quei capelli castani tanto ribelli quanto perfetti, quelle belle curve che nasconde dietro quelle maglie larghe. Osserva le sue labbra, che non si stancherebbe mai di baciare. Osserva lei, e sorride, per poi abbassare lo sguardo. “Si” risponde, tornando a fissare Jason. “Lo sono anche io.”
E Jason sorride di nuovo. Sorride, prende la borsa che la ragazza le porge e sale in macchina.
Accende il motore e, con tutta la forza di volontà che ha, si allontana da quella via. Il suo appartamento sfugge alla sua vita, e Jason è già lontano.

*

“Non ho capito cosa è successo...” ammette Percy, abbassando lo sguardo confuso su Nico. Quando nota le sue lacrime, quasi non gli prende un colpo.

Si abbassa immediatamente per incontrare i suoi occhi. Gli prende il mento tra le mani, e poggia istintivamente le sue labbra su quelle del più piccolo.
Non sa perchè lo ha fatto e, sinceramente, non gli interessa. Nico a quel contatto sembra rilassarsi subito. Si lascia trasportare nel bacio, per poi avvolgere le braccia intorno al collo del più grande.
“Percy” sussurra dopo poco, staccandosi. “Io... Io ho bisogno di sedermi. Mi gira la testa.”
Il moro annuisce, conducendolo fino al letto. Poggia la schiena contro il muro e lascia distendere il più piccolo tra le sue gambe.
Nico si ritrova con la testa poggiata sul petto di Percy, e le sue cosce intorno alle sue gambe. Eppure è così frastornato che quasi non ci fa caso.
E la sensazione di solitudine lo pervade. Le lacrime riemergono di nuovo, e scendono calde sulle sue guance.
“No, non piangere” sussurra il più grande, asciugandogli le guance. Sospira, per poi accarezzargli i capelli con tocco delicato.
“Nico” sussurra, fissandolo con sguardo preoccupato. “Ma cosa è successo?”
Dalle labbra del più piccolo esce un rumoroso singhiozzo che lo fa sussultare. “Sono stato un idiota...” sussurra, così piano da non farsi sentire da Percy.
“Cosa?” chiede infatti, avvicinandosi al volto dell'altro.
Nico, in risposta, si porta le mani al viso nascondendosi. Le lacrime scendono imperterrite, ed odia farsi vedere così debole.
“Nico” lo chiama l'altro, sospirando. “Cosa--”
“Sono stato un idiota!” quasi urla, sbattendo le magre gambe sul letto. “Lui... lui mi è sempre stato così vicino, dovevo capirlo! E invece non ho fatto nulla, anzi! L'ho illuso. Tutte... tutte quelle volte in cui l'ho abbracciato, o in cui lui.. DEI! COME HO FATTO A NON CAPIRLO!” urla, per poi ringhiare frustrato.
Percy lo fissa preoccupato, continuando ad accarezzargli i capelli nel vano tentativo di calmarlo.
“Ed ora se ne è andato! Anche lui! Perchè! Perchè tutti mi abbandonano!”
E le lacrime continuano a scendere giù, imperterrite. Per la prima volta, dopo tanto tempo, ritorna il dolore della morte della sua famiglia. Come se quell'ennesimo abbandono avesse rivangato tutto.
Sente il cuore comprimersi in maniera dolorosa, e per un secondo vorrebbe smettere di esistere. Vorrebbe smettere di soffrire.
'Fermatelo' è il suo unico pensiero. 'Fermate questo dolore.'
“Nico” lo richiama di nuovo il più grande, con tono tranquillo. “Non sto capendo nulla di quello che dici. Chi ti ha abbandonato?”
E quella domanda fa scattare il nero dentro di lui. “Bianca” singhiozza, senza togliere le mani dai suoi occhi. E per un secondo il petto gli fa dolorosamente male.
“Mamma.” Singhiozzo. Fitta al cuore. “Papà.” Singhiozzo. Fitta al cuore. “...Jason.” Singhiozzo. Spaccatura nel cuore.
E Percy lo fissa. Non sa cosa è successo, ma può solo immaginare. Prende Nico da sotto le braccia, e lo tira su.
La schiena del più piccolo ora è a contatto con il petto di Percy, ed il più grande avvolge le braccia intorno al suo petto. Lo stringe e lo culla, posando ogni tanto dei piccoli baci sulle sue spalle.
“Mi è stato vicino in questi anni infernali” singhiozza il più piccolo, senza levare le mani dal viso. “Ed io non me ne ero mai accorto.”
Percy posa un altro bacio sulla sua spalla, per poi strusciargli affettuosamente la guancia sopra. “Di cosa non te ne eri mai accorto?”
“Dei suoi sentimenti. Lui... lui era innamorato di me, ed io non lo avevo mai sospettato.”
Percy storce le labbra, aggrottando le sopracciglia. Sta per fare un commento inappropriato e decisamente geloso, quando il suo cervello lo blocca in tempo, convincendolo che questo non è decisamente il momento per delle scenate di gelosia.
“Lui... ti ama?” chiede, anche se dalla sua voce trapela un minimo di fastidio.
“Sono un idiota. Un completo idiota. Cazzo.”
“Nico” lo richiama il più grande, posando le sue labbra sul suo collo in un bacio caldo. “Non puoi comandare i sentimenti degli altri. Non puoi farlo con i tuoi, immagina con quelli delle altre persone.”
Il moro scuote la testa, rannicchiando le gambe e nascondendo la testa tra le ginocchia. “Lo so, ma--”
“No, tu non lo sai” lo interrompe l'altro, stringendolo con più forze. “Non darti la colpa di quello che succede intorno a te. Non farlo. Non potevi far nulla, devi solo andare avanti. Tutti dobbiamo fare così, dobbiamo solo puntare a vivere il futuro.”
E quelle parole colpiscono il più piccolo. Sposta le mani dal viso, e fissa l'armadio vuoto che ha di fronte.
Deve andare avanti, anche senza Jason. Deve andare avanti, pure se insieme a lui non si è portato via solo la sua roba, ma anche una parte del suo cuore. Deve andare avanti, e continuare a vivere.
“Ma come fai?” borbotta, asciugandosi le lacrime e voltandosi verso Percy.
Il più grande alza un sopracciglio confuso, per poi abbozzare un sorriso. “Fare cosa?”
“Essere sempre così... schifosamente positivo e vivace. Come fai?”
Percy sorride. Gli posa un bacio sulle labbra, e si sofferma per qualche secondo ad osservare i suoi occhi neri. Gli piacciono. Gli piacciono davvero tanto. Starebbe ad osservarli per ore, senza mai stancarsi.

“Perchè la vita è bella, Nico. E da quando ci sei tu, lo è ancora di più.”

*

Jason prende in mano il Joystick, lo osserva per qualche secondo e poi sospira. “Credi che abbiano tolto la corrente?”
Nico gli scocca un'occhiata confusa, per poi scrollare le spalle. “No, non credo. Perchè?”
Jason sorride. “Lo scoprirai presto.”
Nico sta per controbattere, quando il biondo gli lancia l'oggetto in mano, per poi abbassarsi ed iniziare a macchinare con i fili.
Il più piccolo lo osserva per qualche minuto, e proprio quando sta per aprire bocca e chiedere cosa diamine stia facendo, la tv di fronte a sé si accende. La schermata che appariva sempre quando Bianca giocava ai suoi videogiochi adesso è di nuovo di fronte a lui.
Cosa... cosa hai fatto?” chiede, fissando sorpreso lo schermo.
Jason si alza in piedi. Prende in mano il joystick, per poi porlo a Nico con un sorrisetto sulle labbra. “Ti va una partita?”

-

Nico impreca ad alta voce quando il personaggio di Jason gli spara addosso uccidendolo, per l'ennesima volta. “Oh, andiamo, tu bari!” quasi urla, alzando gli occhi al cielo.
Non baro, Nico” ribatte il biondo, dandogli una gomitata. “Sono semplicemente più bravo di te.”

Impossibile! Io... io ero un portento a questo gioco!”
Il più grande alza gli occhi al cielo, per poi scuotere la testa divertito. “Si, quando giocavi in modalità extrafacile contro il un giocatore elettronico.”
Fanculo, Grace. Ti batterò” sbuffa, riavviando la partita.
Jason storce le labbra ed alza gli occhi al cielo. Si volta per un secondo a fissare Nico, e vederlo così concentrato, con la lingua che spunta quasi fuori dalle sue labbra sottili per lo sforzo, lo intenerisce.
Ah, ti ho colpito!” esulta, assottigliando gli occhi. “Ti batterò.”
Jason sorride, senza rispondere. Inizia a premere i tasti senza convinzione, buttando ogni tanto un'occhiata a Nico e al suo sorrisetto soddisfatto. Gli piace vederlo convinto in quello che fa. E se per farlo sorridere basta farlo vincere, inizierà a perdere più spesso.
Si!” urla, quando riesce a vincere la partita. “Ti ho ucciso! Ce l'ho fatta!”
Il biondo alza gli occhi al cielo, aggrottando le labbra. “Ma come hai fatto? Mi hai battuto!”
Nico abbozza un sorrisetto, per poi alzare gli occhi al cielo. “E' perchè sono un genio, Grace. E tu sei un idiota.”
Jason scoppia a ridere, posando il joystick sul comodino. “Hai pienamente ragione. Non raggiungerò mai il suo livello.”
Già. Ma non crucciarti, potrai provare ad imitarmi. Ora è tardi, voglio tornare a casa.”
Il più grande annuisce, voltandosi verso la tv. “Dammi solo il tempo di scollegare questa roba.”
Va bene, Grace. Ma fai in fretta. Io ti aspetto in macchina” dice, prima di incamminarsi verso la porta.
Poggia la mano sulla maniglia, e la apre. Fissa il corridoio, mentre Jason si china a scollegare i cavi della tv.
Ah, Grace” dice, evitando di guardare il pavimento. “La prossima volta che giocheremo ti batterò sul serio, senza aver bisogno che tu mi lasci vincere” finisce, per poi uscire dalla stanza, senza richiudere la porta.
Jason fissa sorpreso i cavi che ha in mano. Come ha fatto ad accorgersene? Eppure era stato molto cauto nel non farsi notare.
Scoppia a ridere, scuotendo la testa. Quel ragazzo lo stupisce ogni giorno di più, e si sente sempre più fortunato ad averlo affianco.
Forse il suo cognome, non è poi tanto casuale.

*

Angolo autriceee! :D

Macciao! Okay, ogni volta scrivo questo angolo in un font differente, ma vabèèè.
Detto questo... uff. ritardo.
FACCIAMO COSì. SE VEDETE CHE VENERDì PROSSIMO NON AGGIORNO, SIGNIFICA CHE HO AVUTO PROBLEMI TEMPISTICI, E IL PROSSIMO CAPITOLO SARà PUBBLICATO IL VENERDì SUCCESSIVO!
Purtroppo la scuola mi sta uccidendo, ed anche fisicamente ultimamente non sto molto bene, il che mi comporta visite su visite ;-;
MY GAAAAADS!
Well. Risponderò al più presto a tutte le vostre geniali recensioni.
Anche subito, se riesco.
E non mi stancherò mai di ripeterlo. Siete dei geni.
Un bacione, LauraPalmerBastille. <3
  
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