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Autore: Shiori_Ai    07/02/2015    0 recensioni
Anna è convinta che i suoi coetanei siano divisi in due gruppi, il Gruppo A e il Gruppo B. I primi sono estroversi, simpatici, alla moda, sempre pronti ad uscire da qualche parte. I secondi, invece, tendono a vivere con più tranquillità. Lei è nel gruppo B insieme ai suoi amici Fiore e Marco. Quando però un ragazzo del Gruppo A, scoprendo il segreto che Anna si porta dentro, si offre di diventare suo amico, le cose iniziano a sfuggirle di mano.
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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E poi puff – Capitolo 6

 

Va bene se tengo i capelli slegati, vero? Cioè, non ho un motivo in particolare, ho solo voglia di farlo...
“Non dire cazzate, lo fai perché sai che a Davide piaci di più con i capelli sciolti!”
“Insomma, Fiore! Rovini sempre l'atmosfera!”
“Ti ricordo che sei in debito con me per i prossimi mille anni, con tutto quello che ho fatto. Hai idea di quanto siano costati vestito e scarpe? Mi dovresti fare una statua!”
Mi trattengo dal risponderle, la manderei al diavolo. Però ha ragione, su questo non posso dire nulla. Se non ci fosse stata lei, oppure Rebecca, o – chi l'avrebbe mai detto – Sonia, non sarebbe successo niente a Natale. Probabilmente mi sarei crogiolata su cosa mettermi, mi sarei messa uno stupido cardigan e avrei cercato di truccarmi. Non so davvero come poterle ringraziare.
Ma non lo ammetterò mai davanti a Fiore, si metterebbe a gongolare come fa di solito. Mi limito a sbuffare e guardare altrove, cercando di sistemarmi i capelli come meglio posso.
Era da tempo che li legavo ed erano diventati parte di me ormai, non sono abituata a vedermeli cadere sulle spalle ed incorniciarmi il viso, e ogni volta che posso cerco di guardarmi sul riflesso del vetro della finestra, prima che arrivi Davide.
“Ah già, com'è andato l'appuntamento di sabato?” chiede improvvisamente Fiore.
“B-bene... cioè, siamo andati al cinema e abbiamo visto un film, abbiamo comprato un menù medio e due Coca Cole, io ho pagato il mangiare e lui i biglietti, credo che sia equo, cioè-”
“Mamma mia, che romantico... non c'è nient'altro? Un bacino, una camminata mano nella mano?” Fiore sembra insoddisfatta.
“Laciami finire, almeno! Comunque no, cioè sì, ci siamo tenuti per mano durante il film e mi ha accompagnato fino a casa. E' stato carino...” Spero di non essere arrossita.
“Ah, che belli gli amori puri e casti! Tutta un'altra cosa rispetto a Cristian, vero?”
Sorrido, e Fiore ricambia. “Già!”
“Ah, Anna!” La voce di Davide mi fa sussultare il cuore, mi giro di scatto e lo vedo che si sta avvinando a me. Ha i capelli spettinati, evidentemente non è riuscito a pettinarseli stamattina, e lo aiuto a rimetterseli in ordine.
Ora che ci penso, non so se la classe lo sa, ma non è un problema. Non lo è stato con Cristian, figuriamoci con Davide. No ok, forse è un po' diverso con lui; in fondo, fin dall'inizio è stato Cristian a chiedermi di non dirlo in giro. Si vergognava.
Invece mi ricordo benissimo quello che mi ha detto Davide al nostro secondo appuntamento:
“L'ho già detto ai ragazzi con cui faccio il giro di classi, anche se non penso di frequentarli più di tanto”
“E allora perché glielo hai detto?”
“Perché così non possono metterti gli occhi addosso!”
E poi mi ricordo di essere arrossita, e che lui mi aveva accarezzato le gote dicendomi quanto fossi carina.
Era una sera un po' fredda, ma le sue dita erano calde. Non avevo freddo, quando mi aveva stretto la mano. Non avevo paura, quando mi si è avvicinato per darmi un bacio sulla fronte, e poi sulle labbra.
Scuoto la testa, cercando di dimenticarmi la sensazione delle sue labbra sulle mie.
“Dopo viene anche Rebecca al bar?” gli chiedo.
“No mi spiace, ha detto di avere un altro impegno oggi.” L'ha fatto chiaramente apposta.
“Non importa, capita a volte. Però, prima di andare al bar, vorrei fare quattro passi con te. Sia chiaro che non c'è un motivo in particolare, insomma, voglio stare solo un po' con te! Ah, però questo vuol dire che un motivo c'è! Oddio, sono un disastro!” Mi copro la faccia, cercando di nascondere il rossore. Quanto sono stupida!
Lui invece scoppia a ridere e mi accarezza dolcemente la testa. “Che bella idea! Ammetto che nemmeno a me dispiacerebbe passare un po' di tempo con te”
“E poi dici a me e a Marco che siamo i piccioncini...”
“Zitta, Fiore!”

 

Quando usciamo da scuola, il cielo non è dei migliori. L' azzurro adesso è coperto da quella che sembra un'enorme camicia di nuvole grigie, e non accennano ad allontanarsi. E dire che non si sentono nemmeno i tuoni.
“Mi sa che ci toccherà saltare, per oggi” commenta Davide.
Sono un po' delusa. Anzi, un po' tanto. Mi sarebbe piaciuto stare con lui un po' di più, ma se glielo dicessi ho paura che apparirei possessiva, e non voglio. Annuisco semplicemente, e continuo a guardare il cielo.
“...e se provassimo a fare un breve salto al bar?” propone.
Scuoto la testa. “Non ce la faremo prima che inizi la pioggia. E poi nessuno di noi ha l'ombrello...”
“Allora che ne dici di venire a casa mia? E' a due passi da qui, e se vuoi dopo chiedo a mia madre se ti accompagna fino a casa, quando inizia a piovere...”
Ho un sussulto, non so cosa rispondere. Una vocina mi dice che non ci dovrei andare, è ancora troppo presto, e ci siamo promessi di non bruciare le tappe troppo velocemente. Ma un'altra mi dice che, in fondo, ci devo andare solo per un paio di minuti, e poi in casa da come ho capito c'è anche sua madre, quindi non possiamo prenderci così tante libertà. Devo essere impazzita.
“Va bene, perché no... però non ho niente da offrire, è un po' maleducazione andare a casa di altri senza qualcosa...”
“Scherzi spero! E' una cosa che abbiamo deciso adesso, è ovvio che tu non abbia preparato niente! E poi sono sicurissimo che mia mamma non si arrabbierà per una cosa del genere, anzi, le farà piacere conoscerti!” Mi prende la mano, e iniziamo a camminare.
Penso che sia ridicolo, presentarsi alla madre di Davide dopo quasi un mese di relazione. Non è niente praticamente. Chi me lo assicura che durerà tanto? E se si stancasse di me? Io dopo cosa farei? Sarei di nuovo lasciata indietro...
Stringo la presa, cerco di scacciare i brutti pensieri. Quanto è brutto essere pessimisti. Cerco di guardare Davide, che sorride senza un motivo preciso mentre guarda davanti a se, e mi ricordo di quanto sono stata fortunata.
Vorrei che tutto questo non finisse mai.


La casa di Davide è proprio come me l'aspettavo: grande e con uno stile estremamente moderno. Non ne vado matta, ma in ogni oggetto mi sembra di rivedere Rebecca e Davide.
Come nella loro madre. Stessi occhi nocciola, stessi capelli leggermente riccioluti e castano scuro, stesso sorriso gentile. Una famiglia di angeli, praticamente. Infatti quando me la ritrovo davanti non so bene cosa dire, spero solo di non aver parlato a vanvera.
“Io sono Anna Mandelli, sono la vicina di banco di Davide! ...ci stiamo frequentando da quasi un mese” Abbasso la testa sperando che la voce non risulti troppo tremolante o che non si notino le guance rosse.
Lei sembra piacevolmente sorpresa. “Davvero? Che bello, Davide, alla fine me l'hai fatta davvero conoscere! Ero così impaziente di vederti, Anna. Io sono Lucia, spero che possiate stare insieme ancora per molto!” Mi porge la mano.
Lo spero anche io, signora. “S-sì!” gliela stringo.
“Accomodati pure, fa come se fossi a casa tua. Intanto vi preparo qualcosa da sgranocchiare, o forse volete direttamente pranzare?”
“Sta per mettersi a piovere, non vorrei che i suoi si preoccupassero troppo. Se vuoi mangiamo qualcosa di veloce”
“Tranquillo, li ho avvisati. Ho detto che mangiavo da te, perciò mi posso anche fermare a pranzo. Sempre se non è un problema!”
Lucia scoppia a ridere. “Non saresti mai stata un problema! Allora, mentre cucino la carne e apparecchio voi rilassatevi pure! A te vanno bene bistecche di maiale e insalata, vero?” Annuisco.
“Ti porto in camera via, ti va?” mi chiede Davide, leggermente imbarazzato. Annuisco una seconda volta.
Saliamo le scale a chiocciola e mi sento il cuore in gola. C'è sua madre, non allungherebbe mai le mani. C'è sua madre, non allungherebbe mai le mani. Attraversiamo il forse troppo poco illuminato corridoio del primo piano ed entriamo nell'ultima stanza a destra.
Vengo avvolta dall'odore di Davide e mi guardo intorno. Non è poi tanto diversa dal salotto, però in un certo senso emana la stessa aura di Davide. Mi trasmette le stesse sensazioni, e vedere i tipici oggetti che usa, il suo letto accuratamente sistemato, le foto di lui e Rebecca da bambini sulla scrivania, mi fanno venire le lacrime e non so perché.
“E' molto luminosa e grande. Ti rispecchia in tutto e per tutto, non c'è che dire” commento.
Ma lui non sembra avermi sentito. Si siede sul bordo del letto e sospira. Avevo notato che prima fosse un po' teso, ma non pensavo così tanto. Mi chiede di sedermi accanto e lo faccio, cercando di non mettermi troppo vicina. Non devi sembrare troppo appiccicosa.
“Meno male! Avevo così tanta paura che a mia mamma potessi non piacere, Anna. Sono così contento che ti abbia accettato.” Appoggia la testa sulla mia spalla, cercando di non appesantirmi troppo. Adoro quando lo fa.
“Sai, sono felice di aver conosciuto tua madre. In futuro la conoscerò sicuramente meglio, e questo mi rende ancora più felice. Significa che, piano piano, inizierò a far parte della tua famiglia.” Gli accarezzo la nuca, e lui muove la testa.
“Mi fai il solletico così!” ride, e lo faccio anch'io.
“Posso abbracciarti, per favore?” mi chiede d'un tratto, arrossendo un po'. Non rispondo, lascio che mi avvolga fra le sue braccia che profumano di Davide, e stringo anch'io le mie attorno alla sua schiena. Ha le spalle da uomo, penso, anche se so che è una cosa un po' stupida.
Chiudo gli occhi e lascio che mi stringa un po' più vicina a lui, mentre cerchiamo di metterci un po' più comodi. Alla fine mi ritrovo seduta fra le sue gambe accavallate, con le mie di lato.
Rimaniamo in silenzio così per un po', non ho bisogno di nient'altro. Provo una piacevole sensazione di calore attorno al cuore, sembra quasi come se mi facesse il
solletico. Ripenso a Fiore, a Rebecca, a Sonia, a Davide, e sorrido. Quindi è questa la sensazione che si prova quando si ama e si è amati.
“Grazie” dico sottovoce, e sto per allungarmi verso le sue labbra quando la porta della camera si spalanca improvvisamente.
“Davide! Non mi avevi detto che Anna veniva a casa nostra- ...oh, ciao Anna” Rebecca ha un'aria stravolta, con i capelli un po' in disordine e il fiato corto. Sembra che abbia corso in fretta e furia.
“Ho, ehm, interrotto qualcosa? No perché se volete vado via, voi continuate pure... mammaaa, ti aiuto a tagliare i pomodoriii!!” Indietreggia piano e chiude la porta, la sentiamo scendere cauta gli scalini.
Io e Davide ci sciogliamo lentamente dall'abbraccio, siamo entrambi imbarazzati. Tengo la testa bassa e cerco di riprendere fiato, Davide invece si passa una mano sul collo, lo fa sempre quando è nervoso.
Tento di rompere il silenzio. “A me i pomodori non piacciono”

 

 

**Angolo Autrice**
E dopo secoli, sono riuscita a scrivere questo benedetto capitolo 6 *festeggia* Mi sono concentrata per cercare di trovare un'idea decente, e alla fine l'ho trovata anche per i capitoli che verranno in seguito ( una gatta in meno da pelare <<'' ) Ci vediamo con il secondo capitolo dello Spin off :33

   
 
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