E’ da qualche settimana che “covo” questa fan fic, da quando, una sera, mi sono chiesta se avessi mai davvero
scritto di una coppia opposta a quella sulla quale è incentrata la mia
passione. La risposta, ovviamente, è stata no: non ho mai scritto veramente di Sakura e Naruto. E allora ecco che mi è
balzata l’idea per questa storia, forse non originalissima, ma forse anche una
sorta di sintesi su ciò Sakura e Naruto sono, sono stati e, per la gioia di Voi
tutte pantere rosa, forse saranno.
Mi riferisco a Voi in particolare perché a Voi è dedicata
la seguente fan fic, con tutto il mio rispetto. Perchè il mondo è bello perché
è vario (ehm…okei, forse questa non c’entrava, ma spero di aver passato l’idea
XD).
In special modo dedicata alle pantere rosa che conosco io,
come Lè e Mimi *-*.
Mi auguro che vi possa lasciare almeno un’emozione.
Buona Lettura.
Totally Unexpected
[Naruto-Sakura]
Non aspettate quello che vi
aspetta:
aspettatevi l’inaspettato. […]
Dalle Massime di San Zvlkx
- Ma tu
lo ami?
Naruto la guardò nei grandi occhi verdi, alla ricerca
della risposta prima ancora di udire parole, ed ebbe un moto di sorpresa a
scoprire che ciò che aveva creduto scontato, non lo era più.
Negava, negava,
seppur nel più profondo di sé stessa.
- Io…perché questa domanda, Naruto_Kun?
Le prese una mano delicatamente, e la sentì sussultare.
- Perché il giorno del suo ritorno si avvicina - asserì
quasi con una punta di malinconia, posando lo sguardo all’orizzonte, ormai
color pesca.
- Certo che sei imprevedibile, tu.
La sentì sospirare forte, stringergli la mano forte.
Forse s’era
sbagliato a pensare di aver perso la prima battaglia della sua vita.
- Perchè vedi, Sakura_chan…- si fermò, avvampando
visibilmente alla ricerca di quelle tre parole che sempre aveva voluto
pronunciare; prese un profondo respiro e, trovatele, le disse tutto d’un fiato,
per non lasciarsele scappare una volta ancora- Io ti amo.
Forse Sasuke non
aveva vinto.
Dapprima singole stille rigarono il volto di Sakura, sotto
il suo sguardo, poi le lacrime si riversarono impetuose dagli occhi sulle
guance, sul naso e ben presto sulla sua spalla: gli aveva tuffato il capo sulla
spalla, quasi prepotentemente.
- Non te lo domanderò più, se vuoi- le sussurrò
all’orecchio, carezzandole i corti capelli rosa con una mano e con l’altra
calmandole il respiro, tramite lente carezze sulla schiena magra; il groppo
alla gola saliva insistente e con esso il pianto.
Un ninja non esprime
mai i suoi sentimenti.
Erano tante le volte che aveva disubbidito a questo credo,
tutte le volte in cui qualcuno di importante gli toccava l’anima; aveva
disubbidito per Gaara, per Sasuke, per Sakura, e ancora per Sasuke, e ancora
per Sakura, Sasuke, Sakura…
Da quanto non si
vedevano loro due?
- Prima di ogni cosa pensiamo a riportare Sasuke a casa,
ti prego, Naruto_kun…- lo implorò, aggrappandosi alla
sua tuta.
Annuì più volte, in fronte al tramonto, deciso ad
incrementare la sua promessa; il prezzo da pagare sarebbe stato sempre lo
stesso: mettere da parte gli egoismi [la voglia d’essere amato], in altre
parole, amare a senso unico.
Ma lei aveva negato,
negato, seppur nel più profondo di sé stessa.
Si lasciò cadere a terra, sotto ad una pioggia
martellante.
- E’ tutto…finito?- mormorò ingenuamente ed indugiò prima
di alzare il capo e vedere, davanti a lei, la figura scura e infangata
dell’Uchiha.
Era vivo.
- Sì, Sakura- le fece eco Sasuke, andandole vicino-
Sakura…- ripetè, inginocchiandosi di fronte a lei e fissandola con i suoi indimenticati occhi neri.
Le volevano dire
qualcosa.
- Naruto.
Fu in quel momento che un’enorme paura le attanagliò il
cuore, costringendola all’apnea.
Naruto?!
Cercò di alzarsi: le gambe rispondevano a malapena ai
segnali del cervello, sarebbe caduta, ma un braccio le cinse la vita.
Lei e Naruto contro
di lui: un combattimento durato un giorno e una notte.
- Tu e Naruto siete cambiati molto- furono le parole
dell’Uchiha.
E tu?
- Dov’è?!- si udì gridare e si
divincolò dalla stretta di Sasuke.
Era davvero cambiata.
Guardò e riguardò, per quanto la pioggia glielo
concedesse, in ogni minimo spazio della radura in cui si trovavano, muovendosi
a scatti, barcollando.
Sotto gli occhi neri
di Sasuke.
Prese a correre, credendo ad ogni passo di cadere giù, per
mai rialzarsi.
Avevano combattuto
fianco a fianco.
Poi era venuta la
nebbia.
Qualcuno l’aveva
colpita alla nuca [forse Sasuke] ed era svenuta.
Per ritrovarsi sola,
con il traditore ritrovato, senza colui che l’aveva
animata per tutti quegli anni passati assieme.
Non era il finale
che si aspettava.
Non lo era.
No.
Fu lì che urlò, urlò con tutta sé stessa.
Non ci sarebbe stato
vivere senza Naruto.
E con quel grido lo richiamò egoisticamente [come sempre]
a sé.
“Io ti amo”
Anche lei, lo amava.
Indugiò qualche istante davanti alla porta, un braccio
sospeso per aria.
La villa Uchiha era empre la
stessa: immenso ed imponente edificio, certo, ma all’interno tutto era
cambiato.
C’era vita, a villa
Uchiha.
Delle voci provenivano dall’interno: due, di cu una
femminile; sorrise istintivamente nel riconoscerla, e sempre istintivamente si
portò una mano sulla spalla, ove, sotto i vestiti, aveva origine una cicatrice
che prosegue lungo tutto il torace. Era in quel punto che Sakura aveva impresso
il suo chakra, salvandolo da morte certa.
C’era vita, in
Naruto Uzumaki.
Finalmente si decide a bussare.
- Ehy, sei arrivato!- apparve
lei, lievemente stanca, lievemente felice, lievemente malinconica, con quei
suoi grandi occhi verdi, lievemente umidi.
- Come sta il signorino? – gli fece strada nella casa,
ormai sembrava lei la padrona di casa.
Sakura…
- Non male, finalmente ha ripreso a mangiare con
convinzione- gli rispose dalla cucina, prima di ricomparire con un bicchiere e
una medicina nelle mani lievemente consumate.
- Grandioso!- esclamò, e arrivò nella camera del malato,
trovandolo seduto nel letto intento a fissare nel vuoto.
Sasuke…
Diede una pacca sulla schiena a Sasuke, e prontamente lei
strepitò, impaurita che gli faccia del male.
Tornati alle solite,
quindi?
L’Uchiha ora lo fissava intensamente, lievemente stizzito.
- Tsk, già in piedi tu- gli
disse corrucciato, sbuffando stancamente- non è giusto.
- Eh, eh, che devo dirti? A me è andata così!- gli sarebbe
venuto di aggiungere dell’altro, per esempio che gli piacerebbe invece stare
nel letto, sotto le cura della sua shinobi preferita,
ma se ne stette zitto, limitandosi a lanciare una dolce occhiata in direzione
di Sakura, intenta a passare la medicina all’Uchiha.
Sakura,
Sasuke…normalità?
- Questa ti farà passare i dolori, Sas’ke, sì, lo so che
fa schifo, ma la prendi lo stesso, vedrai come ti farà bene, dormirai come un
angelo- la sentì discorrere, lievemente materna- ora io e Naruto ce ne andiamo,
così puoi riposare meglio, vero?- richiese il suo sguardo, repentinamente.
Sakura…
- Ha ragione, tornerò domani, e dopodomani e dopodomani
ancora, okei? Buon riposo, Sasuke_kun- asserì lui con dolce enfasi, e lo guardò
melanconico, prima di andarsene, scoprendo in quelle iridi nere la traccia di
una lacrima.
Sasuke…
Fuori l’aria era pungente; vide Sakura stringersi nel
mantello bianco, affianco a lui; avrebbe voluto prenderle la mano nei guanti
neri e scaldargliela, ma si trattenne, stringendo i pugni.
E se avesse rovinato
la normalità?
Camminavano senza una meta per Konoha, tornata pacifica
dopo tante lotte e, nell’incoscienza, tornarono proprio laddove lui stesso,
qualche tempo prima, le aveva dichiarato il suo amore.
Quel giorno lei
aveva negato, negato, seppur nel profondo di sé stessa.
Ricordò, Naruto, e ricordò anche lei, portandosi una mano
sul cuore, improvvisamente ferma.
Si era fatta calma, Sakura, in confronto a prima;
stranamente docile ed indifesa appariva nel semi buio
della fredda serata.
“Prima di ogni cosa
pensiamo a riportare Sasuke a casa, ti prego, Naruto_kun”
- Ci siamo riusciti, hai visto?- le sussurrò, facendosi
più vicino.
- Pare quasi impossibile, dopo tanto dolore. E’ proprio
così? Non è un sogno, vero?- gli chiese lievemente
bambina, lasciandosi aderire al corpo di lui- non lo è, vero?
- No, Sakura_chan, Sasuke è qui, è di nuovo nostro.
Oh Sakura…
- C’è stato un giorno nel quale ho creduto di morire-
disse lei, staccandosi e andandogli decisa di fronte- è stato lì che ho capito
tutto.
Sakura?
Là incitò a proseguire, col capo.
- Sono una sciocca, Naruto_kun- mormorò la shinobi mentre gli occhi le si inumidivano e risplendevano
alla luce delle lanterne del viale- una sciocca, capisci?
Gli si tuffò addosso talmente veloce e inaspettatamente
che non se ne accorse: si ritrovò a stringerla come fosse la cosa più familiare
e naturale al mondo.
- Non è vero- le sussurrò all’orecchio, scostandole
qualche ciuffo rosa.
- Quel giorno, se tu fossi morto, io sarei morta con te.
Risuonarono profonde nell’aria, quelle parole; risuonarono
più volte in lui, scuotendolo, risvegliandolo
come una doccia fresca del mattino.
Allora era vero:
quel giorno lei aveva negato, negato, seppur nel profondo di sé stessa.
Stettero lì abbracciati per non si sa quanto tempo, in
balia del calore sprigionato dai loro corpi, del passato e di un futuro, più
indefinito che mai.
Naruto sorrideva.
Sasuke fissava il vuoto, perso.
Lei passava lo sguardo dall’uno all’altro, tendendosi
inconsciamente le mani all’addome.
Fu ovviamente Naruto a smuovere la situazione, correndo ad
abbracciarla festoso [forse troppo].
Sasuke non fece altrettanto, si limitò a osservarla
fissamente; il volto aveva una cera pallida [forse troppo].
- Ma è fantastico! Accipicchia, Sakura, che sorprese ci
porti!
- Eddai, mi stai scompigliando tutta!
Si allontanò di qualche passo dal biondo, rimettendosi a
guardarli alternativamente.
Lei sapeva.
Fu Sasuke, ore dopo, a fare la fatidica domanda, mentre
sorseggiavano qualche bicchiere di troppo di sakè.
- Chi è il padre?
Naruto, il solito, a sentirlo per poco non si strozzò con
del semplice liquido rosso.
Si prese tutto il tempo, prima di rispondere, Sakura,
continuando ad osservarli senza particolari accenti, con una profonda
consapevolezza [forse troppo profonda anche per lei].
Lei sapeva, sapeva.
Fu quando Naruto sorrise di nuovo, incoraggiante, che
trovò il giusto coraggio per parlare: ma lo disse una sola volta, non l’avrebbe
ripetuto per nulla al mondo.
Da un particolare punto dell’ospedale si propagò un urlo,
limpido e felice.
Un nuovo cuore
batteva a Konoha.
S’era steso sul letto, cingeva da dietro Sakura stesa su
un fianco: la stringeva assieme al neonato delicatamente appoggiato sul seno di
mamma, neonato già profondamente addormentato, dopo la faticosa e vociante
uscita sul mondo.
Appena approdato al
mondo aveva già stupito tutti: perché, dopo il pianto comune a tutti i bambini,
aveva curvato le rosse, minuscole bagnate labbra in quello che a tutti parve un
sorriso.
Piangeva copiosamente e sorrideva, con la testa china
sulla minuta schiena di Sakura la quale, ad occhi chiusi, piangeva e rideva
anch’essa, di gioia e sollievo.
Una nuova vita, e
con questa un nuovo capitolo di altre due, anzi, tre vite fin troppo consumate.
- Itachi.
Tutti i presenti [perché erano venuti proprio tutti ad assistere Sakura] si voltarono verso il giovane
uomo dagli occhi e capelli d’ebano appoggiato allo stipite della porta bianca
della stanza d’ospedale. Egli guardava dritto in direzione del bambino e con
un’intensità e una contemplazione mai viste prima.
Una nuova vita non
portava via il passato, certo, ma lo liberava- lo esorcizzava da tutti i
fanstasmi ammucchiati col tempo.
- Itachi sia.
Sasuke si avvicinò a bordo letto, toccò il capo del
neonato quasi in un segno sacro, e, rivolto un ultimo
sguardo all’uomo e la donna che sempre erano appartenuti alla sua esistenza,
fece dietro front e sparì.
Sarebbe tornato,
sarebbe tornato presto: erano più vite a tenerlo lì, oramai.
Sakura si diede in un vero sorriso e, finalmente,
accoccolatasi meglio verso il neo papà,
potè finalmente sprofondare in un sonno pacifico e privo di ombre, lo stesso
del piccolo strettole al seno.
Si sarebbe
svegliata, si sarebbe svegliata presto: ma solo per constatare che il piccolo
era frutto della realtà e proteggerlo e rivendicarlo fino alla morte, per
ricevere il sorriso e l’affetto di Naruto, per vedere una volta in più Sasuke e
tirare un sospiro di sollievo.
Naruto non chiuse gli occhi né si distacco dalla neo mamma.
Avrebbe continuato a
fare quello che aveva sempre fatto:, avrebbe
continuato a vegliarla nel giorno e nella notte, nell’Inverno e nella
Primavera, nel pianto e nei sospiri, sempre e comunque.
Ma non l’avrebbe
vegliata più sola, non avrebbe vegliato più un unico individuo: avrebbe dovuto
svolgere il suo compito di angelo anche su colui che nasceva per sistemare ogni
cosa ed unire il passato, tramite il presente, al futuro.
Da quel momento in
poi avrebbe vegliato una mamma ed un figlio, sempre e comunque, ma la
soddisfazione sarebbe stata tre volte, anzi, quattro volte
maggiore.
- Papà, esco con lo zio!
Un bambino dai biondi capelli scompigliati e dai grandi
occhi verdi si stava per una strada ghiaiosa, affianco ad un uomo di tutt’altre
tinte, al quale arrivava a stento sopra la vita.
- Mi raccomando, fallo impazzire! Eh,eh…
Il padre lo guardava sull’uscio di casa, un sorrisone furbo e radioso gli illuminava il volto dai
lineamenti ormai maturi.
Il piccolo pareva la
copia in miniatura del padre.
Si voltò, Itachi, per ricevere l’occhiolino complice del
papà, prima di proseguire per la sua strada e tirare ritmicamente lo zio per il
lembo del giubbotto verde da chunin e chiedergli insistentemente un mucchio di
cose sulla vita ninja, sul presente, sul futuro e curiosamente sul passato.
Il piccolo vuole
sapere quali sono le sue radici più profonde.
Sasuke sbuffò, fissava davanti a sé con quell’aria
corrucciata che sempre gli era stata propria, poi si voltò a contemplare suo
nipote, e, curvate le labbra in un sorriso tanto spontaneo quanto raro, si
chinò a scompigliare i ciuffi biondi di Itachi, preso da un’irresistibile moto
di affetto che, da quando Itachi era nato, non faceva
altro che accrescere e coglierlo sempre più di sorpresa.
- Tu vuoi sapere troppe cose, piccolo impertinente! Sei proprio suo figlio…già, proprio suo figlio…
Il piccolo era
riuscito a smuovere la gelata indifferenza di Sasuke Uchiha.
Sakura uscì in quel momento da casa, affiancando Naruto e
lasciandosi da questi cingere la vita; gli occhi le si
offuscarono e le labbra tremarono leggermente: vedere Sasuke amare Itachi [suo figlio, il figlio
del suo migliore amico] era ciò di più inaspettato avesse mai osato sperare.
Non aspettate quello che vi
aspetta:
aspettatevi l’inaspettato. […]
.
Dalle Massime di San Zvlkx
***
…ciò che c’era da dire è stato detto.
A voi ora la parola.
Affettuosi saluti
terrastoria