Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: red queen    01/12/2008    8 recensioni
Lucci e Kaku a confronto con la realtà, immediatamente dopo Enies Lobby. Questa storia è basata sui CP9's Independent Reports, probabilmente avrà più senso per chi sa a cosa mi riferisco :P Ma ho cercato di rendere la fic il più possibile comprensibile per tutti. Enjoy :)
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cipher Pool 9
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
________________

Volevo ringraziare le persone che hanno letto "Qualcosa di prezioso", la mia primissima Lucci/Kaku, ed in particolare kiara_star, A_DaRk_FeNnEr e Kiahb26 per averla anche commentata. You rock!!! ;) E poi volevo anche dedicare questa nuova storia al fandom italiano di questa splendida coppia, siamo pochi ma buoni! :P

_____________

The things we truly love stay with us always, locked in our hearts as long as life remains.

J.Baker.

 

 

°°°°°°°°°°

 

Hattori spiccò il volo dal davanzale della finestra su cui era rimasto appollaiato per giornate intere. Attraversò tutta la cittadina di Saint Poplar per andare a posarsi sulla spalla di un ragazzo apparentemente normale, che vagava per le strade osservando distrattamente le vetrine delle botteghe.

 

Kaku non vestiva di nero, nessuno avrebbe mai potuto pensare che fosse un killer professionista, sembrava quasi che fosse tornato ad essere uno dei carpentieri di Water Seven.

Quasi.

Perché quei giorni erano finiti, la sua stessa vita, come Kaku l’aveva conosciuta fino ad allora non esiteva più, perché la CP9 non esisteva più.

 

Sconfitti. Erano stati sconfitti da un branco di ragazzini.

 

Non era concepibile, e pure era la cruda verità.

Avevano dovuto lasciare quella che era stata la loro unica, vera casa, ad Enies Lobby, ridotta in rovina, e la Torre della Giustizia, letteralmente fatta a pezzi.

Grazie al contributo determinante dello stesso Kaku.

 

Erano stati l’arma più forte nelle mani del governo, tutti e sette imbattibili, sicuri di vincere, sempre. Troppo sicuri forse. Poi si erano ritrovati costretti a fuggire, e la sconfitta bruciava immensamente nel cuore di Kaku, ma non tanto quanto pensare a lui.

 

Lucci. Blueno l’aveva trascinato in salvo quando già era privo di sensi. E Kumadori l’aveva portato in spalla fino a Saint Poplar, dove finalmente lo avevano affidato alle cure di un bizzarro dottore e della sua assistente.

 

Kaku aveva pensato che fosse un bene che gli fosse almeno stata risparmiata quella umiliazione, prima di realizzare che vedere il corpo del tuo amante come fosse senza vita, e restare impotente ad aspettare che si risvegli, senza neppure sapere se e quando questo avverrà, era un colpo troppo duro da sopportare, anche per un maestro del tekkai.

 

Ma aspettare era stato tutto ciò che Kaku, come gli altri, aveva potuto fare nelle lunghe settimane in cui Lucci era rimasto immerso nel suo sonno profondo.

Finché un certo piccione non si era appollaiato sulla sua spalla, una mattina, non gli aveva rifilato senza troppe cerimonie alcune beccate in testa, per poi spiccare di nuovo il volo.

 

A Kaku bastò meno di un secondo per realizzare ciò che Hattori stava cercando di dirgli. Doveva correre da Lucci, subito.

 

E corse a perdifiato, Kaku, veloce come il vento, come sapeva fare lui, incurante degli sguardi increduli degli abitanti di quella cittadina, che aveva accolto lui e gli altri senza domande.

Offrire loro uno spettacolo insolito era un prezzo decisamente piccolo da pagare.

Ma anche se così non fosse stato, in quel momento niente e nessuno avrebbe potuto mettersi sulla strada di Kaku.

 

Arrivò fuori alla stanza di Lucci, nella piccola clinica della città, e senza esitare un momento, spalancò la porta.

All’interno Lucci sedeva sul suo letto, il corpo ancora ricoperto di lividi e bende, lo sguardo fisso davanti a sé e i pugni serrati sulle ginocchia coperte dalle lenzuola.

 

In quello stesso momento Hattori tornò a poggiarsi sul davanzale della finestra accanto a letto, Kaku finalmente, tornava a respirare.

 

 

°°°°°°°°°°

 

La prima cosa che Lucci aveva visto, non appena aperti gli occhi, era stato un banale soffitto bianco, identico a quello della sua camera ad Enies Lobby, identico a qualunque altro.

In quei momenti immediatamente successivi al risveglio, la mente era ancora libera da qualsiasi pensiero e sembrava che nulla fosse mai cambiato.

 

Ma quella apatia, che somigliava alla pace, era durata meno di un secondo. Immediatamente, al primo momento di lucidità, gli era ripiombato tutto addosso. Come un pugno nello stomaco, all’improvviso, i ricordi di quella sfortunata battaglia contro un pirata col cappello di paglia.

 

Ma Lucci non era un uomo indulgente, neppure con sé stesso e non poteva attribuire alla sfortuna la sua sconfitta. Se aveva perso, era stata colpa sua e basta.

 

Ricordò gli anni passati a Water Seven, Paulie e gli altri colleghi di lavoro.

Non erano suoi compagni, che se mai ne avesse avuti, sarebbero stati gli altri membri del CP9.

All’inizio li aveva trovati insulsi e sciocchi, quei deboli carpentieri, però alla fine, quasi si era abituato ad averli intorno.

 

Ancora prima, c’era stata Enies Lobby, il suo lavoro, le cose in cui aveva sempre creduto, e ancora più indietro, gli anni di duro allenamento per diventare quella macchina da guerra che era.

Perfetta un tempo, ma adesso non più.

 

Ma c’era un pensiero che veniva prima di ogni altro, senza un perché apparente, non uno che Lucci fosse in grado di cogliere, almeno.

 

Kaku.

 

Lucci si era messo a sedere, anche se gli sembrava di non avere più un briciolo di forza in tutto il corpo, stringendo i denti contro un dolore lancinante. Troppo forte perché potesse essere dovuto solo a ferite ormai in via di guarigione.  

 

Non si era accorto che le sue mani si erano serrate in due pugni di ferro, e aveva appena registrato il tubare felice di Hattori e il frullo delle sue ali nel momento in cui aveva spiccato il volo.

 

Kaku.

 

Non poteva essere morto, giusto?

 

Non era da Lucci dubitare, di niente. Di certo, non aveva mai dubitato di Kaku. Avrebbe riso con disprezzo del suo stesso momento di debolezza. Avrebbe riso, se avesse saputo che lui era vivo. E si detestava ancora di più per questo. Non era da lui neppure preoccuparsi per gli altri.

 

Sembrava che quegli odiati pirati si fossero portati via proprio tutto. La sua città, il suo lavoro, quello in cui credeva, quello che era.

Tutto era andato perduto, e lui aveva lasciato che accadesse.

 

Poi c’era stato un rumore, all’improvviso, ci volle qualche secondo perché Lucci decidesse che gli importava sapere cosa fosse.

 

Quando si voltò, però, lo vide. Proprio come lo aveva visto tante volte, un jeans, una felpa, le sue lunghe gambe e le guance leggermente arrossate.

 

Hai corso? Non farti notare, stupido. E’ la prima regola per un agente segreto.

 

 Pensò, ma non trovò l’energia o la voglia per parlare, mentre Kaku stava lì sulla porta a fissarlo, stupito, come se si fosse aspettato di trovare chissà chi, in quella stanza.

 

Prima di scoppiare a ridere.

 

Lucci era lì, praticamente ritornato dal mondo dei morti dopo giorni e giorni, e lo stava guardando con aria di rimprovero. Kaku trovò la cosa esilarante e per una volta, si lasciò andare. Rise, e si accorse di non averlo fatto per settimane, ed era bello e liberatorio.

Rise come non aveva creduto di essere più capace di fare.

 

Lucci era vivo, le ferite sul suo orgoglio dovevano essere ben più profonde di quelle che aveva sul corpo, ma era vivo, e a giudicare dalla sua espressione, era rimasto lo stesso di prima.

 

Il suono di quella risata riportò istantaneamente tanti ricordi alla mente di Lucci, ed in tutti c’era Kaku. Qualche missione bizzarra, gli allenamenti, la prima notte trascorsa insieme, e tutte quelle venute dopo, i baci dati di fretta nei corridoi della Torre della Giustizia, quelli molto più lenti ed appassionati nella sua stanza.

Cose che era solito giudicare piccole ed insignificanti e che era sicuro di aver dimenticato, erano invece rimaste solo nascoste.

 

Cappello di paglia doveva averlo colpito in testa qualche volta di troppo, se aveva veramente pensato di dubitare di Kaku.

 

In fondo, non tutto era andato perduto.

 

I pugni di Lucci cominciarono ad aprirsi lentamente, mentre un minuscolo sorriso compariva sulle sue labbra. Impercettibile per chiunque non sapesse dove guardare.

 

Kaku però lo sapeva, lo sapeva bene, e si sentì fortunato, nonostante tutto, perché sapeva che quello spettacolo era tanto raro quanto era bello.

 

 

____________

****Grazie mille a tutti quelli che hanno letto! Fatemi sapere cosa ne pensate ;)****

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: red queen