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Autore: xnarryscuddles    07/02/2015    1 recensioni
I fiocchi di neve piombavano ancora giù dal cielo di Londra. Una Londra ormai bianca, ricoperta completamente da strati di neve, di ghiaccio. Una cosa abituale, per una grande città come questa. Ormai, per ogni persona, non c’era neanche più quel senso di gioia che si aveva non appena si vedeva per la prima volta la neve. C’era più un fastidio, una stanchezza e pesantezza, nel vederla scendere di nuovo, dopo un anno. Ormai quasi tutti erano abituati a ciò, tranne una persona.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Per te, amore mio."

I fiocchi di neve piombavano ancora giù dal cielo di Londra. Una Londra ormai bianca, ricoperta completamente da strati di neve, di ghiaccio. Una cosa abituale, per una grande città come questa. Ormai, per ogni persona, non c’era neanche più quel senso di gioia che si aveva non appena si vedeva per la prima volta la neve. C’era più un fastidio, una stanchezza e pesantezza, nel vederla scendere di nuovo, dopo un anno. Ormai quasi tutti erano abituati a ciò, tranne una persona.

Niall era in casa sua; una piccola villetta comprata con il risparmio di una vita e con l’aiuto dei suoi genitori che vivevano –e vivono tutt’ora- in Irlanda, la loro patria. Guardava ogni piccolo fiocco di neve scendere sul suo vialetto di casa, posarsi sul terreno, sull’erba, fino ad accumularsi e accumularsi ancora. Il vetro si era leggermente appannato e mentre il ragazzo osservava il cancello della sua casa, creava piccoli cerchietti immaginari sul freddo vetro della sua finestra, come a creare piccoli buchi dal quale vedere il mondo esterno. Niall era solo, quel giorno, ma aspettava l’arrivo di qualcuno; di certo non se ne sarebbe rimasto con le mani in mano a guardare la neve scendere, se non avesse dovuto aspettare una persona.

I due si erano incontrati esattamente nell’estate duemilaquattordici, per caso. Niall si era diretto in un bar e avviandosi, si era scontrato contro una figura molto più grande di lui; più robusta, più forte, più alta. Aveva avuto paura a primo impatto. Paura di ritrovarsi una persona arrogante, volgare o addirittura scontrosa. Non fu così, fortunatamente. Non quella volta. Mentre Niall si rialzava dal marciapiede, dopo essere inciampato, si era ritrovato una mano proprio sulla sua spalla destra; una stretta leggera, quasi impossibile da sentire. “Stai bene?” Quella stretta era accompagnata da una voce altrettanto soave. “Non ti avevo visto.” Il ragazzo parlava lentamente e dopo aver ritirato la mano e aver visto Niall annuire, si era congedato con gentilezza, facendo qualche passo indietro e tornando sulla sua strada. Il piccolo irlandese era rimasto fermo lì, a guardarlo andare via. Era troppo timido –l’opposto di com’è ora- per potergli chiedere il nome, per presentarsi o fare ciò che si fa nei film. Dopo aver perso con lo sguardo la figura di quel ragazzo, Niall era ritornato sulla sua strada, entrando nel bar.

Questo fu il loro primo incontro. Il primo dei tanti.

Nonostante i due non si conoscessero, infatti, puntualmente si incontravano ovunque. Una volta al bar, una volta al parco, una volta al supermercato, quello in centro, lontano da casa di Niall, addirittura. Si incontravano così tante volte, che alla quinta –o forse sesta- potevano considerarsi grandi “amici”. Si erano scambiati i numeri del cellulare, all’ultimo incontro casuale, in modo da potersi mandare messaggi. Niall, quando Harry gli chiese il numero, ne rimase sorpreso, tanto che finì per sbagliare e dare al ragazzo quello di sua madre. Fu una fortuna che Niall salvò il numero giusto, perché da quella stessa sera, i due non finirono di messaggiare. Fin da subito ci fu una grande sintonia tra i due –probabilmente dovuta al fatto che si erano incontrati per caso per così tante volte che avevano finito per avere confidenza. Diventarono ogni giorno sempre più amici, approfondendo questa amicizia che si era creata da tanti e piccoli incontri casuali.

Niall era quello più dolce tra i due o almeno quello che non conteneva le sue emozioni; era –e parliamoci chiaro, tutt’ora è- tenero. A volte sembra un bambino, per i suoi comportamenti. Ad esempio è ancora abituato a dormire con dei pupazzi oppure ama passare ore a guardare i cartoni animati o, ancora, quando parla, molte volte imita la voce dolce che i bimbi più piccini fanno quando vorrebbero qualcosa in particolare.

Harry era quello più serio, tra i due, ma comunque di una dolcezza rara. Era una persona da scoprire, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana. Niall amava scoprire ogni volta qualcosa di nuovo di lui: un comportamento, un gusto, qualcosa del suo passato. Ogni volta che i due si vedevano, Harry lo riempiva di regali. Piccoli pupazzi, delle rose rosse, dei semplici e altri fiori colorati o anche dei cioccolatini, i quali finivano per essere mangiati dai due, insieme sotto le coperte, che guardavano un cartone. L’inglesino –più piccolo dell’irlandese, anche se può sembrare il contrario- era sempre pronto a consolare l’altro; sempre pronto a colorare le sue giornate più grigie, più scure o addirittura completamente nere. Era protettivo e possessivo nei confronti del più grande. Lo trattava come se avesse bisogno di una continua protezione, come se Niall rischiasse sempre di cadere, senza riuscire poi a rialzarsi da solo.

Dopo aver passato circa una mezz’ora piena a guardare la neve scendere, Niall intravide qualcuno dalla finestra: un ragazzo alto, con degli stivaletti marroni, pantaloni neri come la notte e un cappotto lungo e pesante. Si incamminava a passo svelto verso l’entrata della casa, infilando completamente i piedi in centimetri di neve ghiacciata. Probabilmente avrebbe voluto urlare dalla rabbia, ma come suo solito fare, sopportò e incassò. Man mano che si avvicinava alla porta principale, Niall scendeva frettolosamente le scale o sistemava le ultime cose in casa sua: ha sempre voluto dimostrarsi all’altro come il ragazzo che è, ossia ordinato –a volte anche ossessivamente. Sentiva l’ansia, la felicità crescere ogni secondo di più, fino al punto in cui non aprì la porta, prima ancora che Harry potesse suonare il campanello o bussare. I due, non appena si videro –uno sorpreso per la porta spalancata prima ancora di poter suonare o bussare e l’altro con un grande sorriso stampato in viso, più felice che mai- si guardarono. Nonostante provassero emozioni principalmente diverse, ce n’era una comune: la gioia nel vedersi. L’irlandese avrebbe voluto buttarsi tra le braccia dell’altro, sentire il suo profumo nelle narici, sentire il suo corpo, la sua pelle così liscia contro le sue mani consumate dal lavoro giornaliero e screpolate dal freddo, ma tuttavia non lo fece. Rimase immobile, a godersi gli occhi di Harry. Un verde smeraldo che quasi sembravano cambiare con il tempo. Quando Niall sentì il tocco leggero di Harry su una guancia, rabbrividì. Avrebbe voluto sussurrargli di baciarlo, di stringerlo, ma ancora una volta stette in silenzio.

“Bimbo.” Sussurrò semplicemente il più piccolo. Ogni volta che sussurrava quella piccola parola, Niall si sentiva morire dentro dalla gioia. Voleva sentirsi dire quella parola con le loro labbra unite in un dolce bacio. Quelli innocenti che si danno con leggerezza, quasi a non aver neanche avuto un contatto con le labbra dell’altro. Quelli che si danno quando si vuol creare un momento romantico, un momento indimenticabile.

“Principe.” Rispose lui a sua volta. Perché sì, Harry era il suo principe. Un principe azzurro, senza cavallo, senza vestito elegante e senza un castello, sì, ma un principe vero, che non esiste solo nel mondo fantastico. Dopo appunto aver detto quella parola, il più piccolo prese una mano di Niall, baciandogliela piano, mentre i suoi occhi erano ancora incastrati in quelli azzurri dell’altro. Tutta la sua sorpresa che aveva avuto in precedenza era andata via, lasciando spazio ad una grande voglia di sentire il più grande tra le sue braccia.

“Non credi sia ora di entrare?” Semplicemente rise e senza neanche dar tempo all’altro di rispondere, lo prese a braccetto conducendolo dentro casa come se fossi lui, il padrone. Quella casa avrebbe dovuto chiamarsi esattamente “Casa Styles”, per il semplice motivo che lui era il vero padrone: era sempre lì. Harry non gli chiese neanche dove preferisse andare; condusse il ragazzo in camera. Era il loro ritrovo personale: nessuno poteva entrarci, a parte loro. Nessuno poteva infilarsi nell’enorme letto di Niall e soprattutto, nessuno poteva toccarlo. Harry lo disse sempre, lo mise fin da subito in chiaro, quando i due non facevano altro che coccolarsi tra le coperte. È sempre stato un tipo geloso e non lo nascose mai. A volte sembrava imbarazzarsene e preferiva stare in silenzio, ma spesso scoppiava, ammettendo tutto.

“Com’è andata la tua giornata?” Stavolta fu Niall a parlare. Balbettò leggermente e cercò di nascondere il tutto con qualche colpo di tosse. Mentre i loro corpi si univano, mentre le gambe, le braccia si intrecciavano, Harry parlò. Gli raccontò del suo lavoro, gli raccontò dell’incontro con la sua famiglia, delle amicizie, delle stranezze e delle piccole avventure di quel giorno così breve ma strano, concludendo però con un “E poi sono corso a gambe levate da te, lasciando il mio posto di lavoro senza avvertire nessuno. Una cosa di cui non mi pentirei mai in tutta la vita.” L’altro non sapeva assolutamente come rispondere, ma sentiva però che l’aria stava cambiando. Sentiva infatti le mani dell’altro sulle cosce, che venivano portate sulle gambe dell’altro. Se le sentiva accarezzare e sentiva una mano salire su per una natica ed infine sotto la felpa, poggiandola sulla schiena calda. Niall rabbrividì, sentendo le sue dita fredde a contatto con il caldo. Si spinse involontariamente in avanti e posò una mano sull’enorme giacchetta del più piccolo. Harry infatti non si cambiò, in precedenza; si tolse semplicemente gli stivaletti e arrotolò i pantaloni leggermente bagnati dalla neve che ancora non riusciva a fermarsi.

“Per me?” Chiese ancora più sorpreso, con la voce tremante dall’emozione. Con le mani finì per accarezzare le sue guance, avvicinando il proprio viso al suo, fino a posare la fronte alla sua. Non avrebbe mai voluto staccarsi, fermarsi, finire di sentire le mani di lui che passavano dal suo sedere –il quale stringeva senza vergogna- alla sua schiena scoperta o addirittura tra i suoi capelli fini, più lunghi di come li portava di solito.

“Per te, amore mio.” Replicò l’altro. Al che, Niall non ci vide più. I loro bacini si scontravano involontariamente, mentre il più piccolo spingeva l’altro a se; le sue mani erano attorno ai ricci dell’altro e quelle di Harry, a sua volta, erano posizionate sulla nuca di lui; le loro labbra erano unite e non riuscì a non farlo.

Niall non riuscì a non baciare Harry.

Sentiva le loro labbra unirsi in un bacio pieno di voglia, pieno di desiderio. Un desiderio che i due, molto probabilmente, si erano tenuti dentro fin dal loro primo incontro. Niall si mise a cavalcioni su Harry, spinto dalle mani del più piccolo. Sentiva il suo stomaco pieno di farfalle e se esiste qualcosa di più grande per far capire ciò che provò, modificate voi questa frase. Harry, di certo più sicuro nei movimenti rispetto al più grande, schiuse lentamente le labbra, iniziando a passare la punta della sua lingua contro il contorno dell’altro. Sentiva il desiderio crescere in lui, la voglia che ha sempre provato nel baciarlo, la tirò fuori tutta d’un colpo. Tocco dopo tocco, minuto dopo minuti, i due erano ancora pronti a baciarsi di nuovo, non volendo più fermarsi. Più si baciavano, più desideravano altro.

E così continuarono, fino a che, senza fiato, non si staccarono allo stesso tempo. Non che quella pausa durò tanto, dato che ripresero a baciarsi più volte e a stampo, non appena fermi. Dopo altri secondi in cui i due non cessarono un momento di scambiarsi coccole, Niall nascose frettolosamente il viso nell’incavo del collo dell’altro, incredulo che tutto ciò appena successo tra i due, fosse reale.

Nessun momento, per lui, era paragonabile a quello.

“Non sai da quanto aspetto questo.” Sorprendentemente, i due parlarono all’unisono. Una cosa che fece battere ancora più forte i cuori dei due, che ancora si stringevano in un abbraccio. Harry strinse con forza Niall a sé, accarezzandogli la schiena nuda con una mano e posando l’altra su una sua natica, in modo da spingerlo continuamente a sé, come se avesse il terrore di vederlo andare via. L’altro accarezzava incessantemente i capelli del più piccolo, lasciando piccoli baci sul suo collo e avvicinandosi successivamente alle sue labbra, pronto a un secondo round di baci. Quella frase detta all’unisono lì ammutolì, ma non li fermò dal baciarsi ancora.

Con una semplice frase detta insieme, sia uno che l’altro capirono tutto ciò che provavano.

Capirono che i loro sentimenti non erano poi così diversi, che alla fine, nel mondo, tutti possono essere amati. Anche i più timidi, anche i più riservati o freddi. È vero, tutti siamo diversi, nel mondo, ma ci sarà sempre una cosa che ci accomunerà tutti: la voglia di amare e di essere amati.

 


Ciao a tutti!
Mi presento, dal momento che nella OS precedente non l'ho fatto. Io sono Francesca, ma preferirei essere chiamata Francy o Drew. Non voglio parlare di me stessa in questo spazio -dal momento che potete trovarmi sia su twitter che su ask con questo stesso nickname (@xnarryscuddles)- ma bensì vorrei ringraziarvi per le recensioni sulla mia vecchia OS e le persone che l'hanno messa nelle preferite, nelle seguite e nelle ricordate.
Spero possa piacervi anche questa nuova OS, scritta con grande voglia.
Alla prossima!
  
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