Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: elisbpl    07/02/2015    3 recensioni
New Jersey, Gennaio 2016.
L'idea sembrava morta, ma non lo è. L'idea è folle. L'idea è viva, sembra più viva che mai.
Ma come ha potuto un'idea così potente scorrere, andare via, trasportata dalla corrente? Semplice: non l'ha mai fatto. L'idea sa nuotare. E' stata brava a nascondersi in attesa di una nuova era. L'idea sopravvive.
E loro torneranno.
Sembri viva, idea.
Che ne dici?
___
[dalla storia:
"-Non scappare via. Non farlo più.
-Non lo farò. Giuro su ciò che vuoi che domani sarò ancora qui.
-Mi fido.
-L’hai sempre fatto.
-Lo so."
___
Sospirò e deglutì prima di parlare, questa volta a bassa voce, il tono tra il triste e il rassegnato: - Quindi, cosa vuoi fare, Gee?
Il cantante accennò un sorriso e parlò sicuro, le mani ancora sulle sue guance, guardandolo sempre fisso negli occhi: - Voglio rimettere insieme i My Chemical Romance.
Gerard si rese conto che in quella situazione e in quella posizione, le opzioni riguardo ciò che Frank avrebbe potuto fare dopo la sua affermazione erano due: o annullava la distanza e lo baciava, o annullava la distanza e gli dava una testata in bocca.
Più probabile la testata.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
~Capitolo 8.
"If what you are
is just what you own
what have you become
when they take from you
almost everything?".


 
Sentiva il viso di Gerard tra i capelli e le sue mani sulla schiena, a tenerlo stretto. Strofinò la guancia che teneva poggiata al suo petto sulla sua pelle e gli accarezzò la schiena, stringendolo un po’ di più a sé.
- Sveglio?
Frank quasi sobbalzò quando sentì vibrare il petto di Gerard sotto il proprio viso, e la sua voce, roca come solo di prima mattina poteva essere, sopra la testa. Fece un verso che sarebbe dovuto essere di affermazione ma risultò solo come un mugugno lamentoso, e affondò ancora di più la faccia nel suo petto.
- Come non detto - sentiva che stava sorridendo anche non vedendolo, e sorrise a sua volta.
- Ti amo - volle che quelle fossero le sue prime parole, quella mattina, anche se la voce gli uscì soffocata dal petto contro il quale teneva schiacciata la faccia, e comunque con una strana intonazione per via del fatto che si era appena svegliato.
- Anche io - sentì le sue dita accarezzargli i capelli e scendere di nuovo sulla schiena nuda, e brividi di varia natura lo invasero.
- Adesso non succederà qualcosa di brutto come succedeva ogni volta anni fa, vero?
- No, Frankie, no - Gerard lo strinse un po’ più forte e gli diede un bacio tra i capelli - Mi sono fatto una promessa, e l’unica cosa brutta che succederà è che dobbiamo alzarci. Il tuo cellulare ha squillato un bel po’ di volte… Credo sia abbastanza tardi.
- Credevo di aver tolto la suoneria… - Frank sospirò e alzò la faccia dal suo petto per allontanarsi da lui, tristemente deciso ad alzarsi.
- Infatti ho sentito la vibrazione. Hai perso il vizio di russare, lo sai? - il cantante fece una risatina e sciolse l’abbraccio nel quale erano stati stretti fino a quel momento.
Frank alzò il viso per incrociare i suoi occhi e si lamentò: - Non ho mai russato, io.
- Ma per favore! Non mi facevi dormire mai in tourbus, eri peggio di un fottuto trattore - Gerard a quel punto fece una vera e propria risata e a Frank si sciolse il cuore, ma decise di ribattere perché, insomma, quel fottuto finto biondo amante dei pancake gli stava dando del fottuto trattore.
- Mi stai dando del fottuto trattore?!
- Sì, è esattamente quello che sto facendo.
- Ma… - rimase qualche secondo a pensarci su, le labbra appena socchiuse, e il cantante ne approfittò per baciargliele, mandandolo in pappa - … Ma sono belli i fottuti trattori.
- Sicuro? Non ne sembravi così convinto, qualche secondo fa - Gerard continuava a ridacchiare sotto i baffi, e Frank si lasciò contagiare dal suo sorriso.
- Sicuro. Però io sono più bello di un fottuto trattore, vero?
- Sei tornato la ragazzina quindicenne bisognosa di continue rassicurazioni su quanto è carina che eri un tempo? - il cantante si mise a sedere sorridendo e gli diede un pizzico sulla pancia che gli aveva scoperto con quel movimento - Certo che sei più bello di un fottuto trattore, Frank. Anzi, un fottuto trattore non potrà mai competere con la tua bellezza. Tu sei bellissimo, sei la cosa più bella del mondo probabilmente, e un fottuto trattore se lo sogna anche solo di sognarlo, di essere perfetto come te.
Frank lo guardò dal basso, alzando un sopracciglio.
- Non sono stato abbastanza convincente?
Sbuffò: - Tu sai sempre essere convincente. Anche quando, parlando, metti in mezzo dei fottuti trattori.
Gerard sorrise ancora, guardandolo soddisfatto, e Frank decise che effettivamente non gliene importava un cazzo dei fottuti trattori, e che, sempre effettivamente, era alquanto strano che da appena svegli stessero intavolando una discussione su dei fottuti trattori. Quindi non fece altro che sorridere a sua volta perché si rendeva conto di quanto fossero due idioti, ma anche di quanto amava essere idiota con lui, e soprattutto perché lo stava ancora guardando sorridere, senza nemmeno un’ombra di preoccupazione sul viso, almeno in quel momento. Poi lo tirò contro di sé e tornò a posare le labbra sulle sue.

Prima di uscire avevano appurato di aver entrambi bisogno di una doccia, e che quindi era giusto anche farla assieme, per risparmiare acqua, ovviamente. Quando, dopo un bel po’, erano riusciti a rivestirsi, Frank aveva dato uno strappo a Gerard al centro di Newark ed era ripartito.
Avevano deciso che sarebbe stato lui ad accompagnarlo, prima a New York a recuperare i propri bagagli e poi in aeroporto quella sera stessa, ma le chiamate al cellulare del chitarrista si erano rivelate di Jamia, motivo per cui il chitarrista aveva deciso anche che sarebbe stato giusto fare un salto a casa per dare una giustificazione alla propria scomparsa.
Infilò la chiave di casa nella toppa con un po’ di difficoltà a causa degli svariati portachiavi (e pensieri) e la girò con calma, contando le mandate per capire se la sua famiglia fosse in casa o meno. Due mandate: c’era. Sì, a casa Iero avevano preso la buona abitudine di dare sempre almeno un paio di mandate alla porta, da quando alcuni fan dei My Chemical Romance piuttosto fuori di testa avevano deciso di forzare l’ingresso e si erano presentati, urlando, davanti alla famiglia intera riunita a tavola. Era stato un singolo episodio, ma era bastato a far venire una crisi di nervi a Jamia e a far partire l’ennesimo litigio tra loro due: lei voleva cambiare casa e addirittura Stato, lui non ci pensava neanche minimamente. Amava troppo il New Jersey. Per nessun motivo in particolare, se non, forse, quello di esserci nato, non voleva lasciarlo. O, forse, in effetti, qualche motivo in particolare c’era, ed era sicuramente legato ai ricordi che aveva lì. La band. I ragazzi. Gerard. Tutta la sua vita, praticamente. Gli venivano i brividi solo a pensare a come avessero fatto i fratelli Way ad andarsene a Los Angeles senza pensarci due volte. Be’, magari a loro i ricordi non interessavano troppo… O forse volevano liberarsene. In effetti aveva senso per Mikey che aveva divorziato da Alicia e poi si era trasferito lì, due anni prima. Ma Gerard, invece, aveva comprato casa durante il tour di The Black Parade is Dead… Non ha senso comprare una casa durante un tour, al massimo dopo… A meno che durante questo tour non succeda qualcosa. E cosa era successo durante il tour di The Black Parade is Dead? Niente di troppo eclatante. Be’, Gerard aveva conosciuto Lynz. Forse era abbastanza eclatante come cosa, visto che si erano sposati tre mesi dopo. Oppure… No, non poteva essere. Gerard non poteva aver scelto di cambiare casa, Stato e vita dopo quel giorno, vero? Non era stata colpa sua. Non poteva essere, decisamente no. Non aveva mai avuto così tanto ascendente sul cantante. No.
Scosse la testa per scacciare quella marea di pensieri che erano andati ad affollargli il cervello ed entrò in casa. Sentì un urletto e vide un corpicino saltargli addosso e attaccarsi alla sua gamba.
- Papà!
Frank fece un sorrisone e abbassò lo sguardo su Cherry, che pareva non avere intenzione di staccarsi mai più da lì: - Ciao, scimmietta - le scompigliò i capelli con una risata - Come stai? Dove sono la mamma e le altre due pesti?
- La mamma ha messo in punizione Lily perché ha picchiato Miles e ora lui sta piangendo ancora e lei sta nascosta sotto il letto e io non ho nessuno con cui giocare! - la piccola si lamentò, alzando lo sguardo su di lui - Papà, giochi con me?
Frank sospirò e si chinò per prenderla in braccio: - Oggi papà ha da fare, ma ti prometto che domani giochiamo insieme tutta la giornata, va bene?
- Promesso? - Cherry fece il labbruccio e lui si sciolse in un sorriso.
- Parola di scout.
- Ma papà, tu non sei mai stato uno scout!
- E che ne sai tu?
- Perché gli scout non hanno tutti questi tatuaggi! - scoppiò a ridere, gli prese la mano con la quale lui non la stava reggendo e se la portò al viso, stringendola piano contro la propria guancia.
- Quelli sono i poliziotti, amore mio - Frank rise stringendola a sé e le diede un bacio sulla sua, di guancia - E comunque, dare la parola di scout rende tutto più serio, non sei d’accordo con me?
- Gneee - gli fece la linguaccia, lui le pizzicò il naso e la mise giù così che lei potesse scappare via, correndo verso le scale. Prima di mettere il piede sul primo gradino si girò e lo guardò ancora: - Allora domani? Promesso promesso?
- Promesso promesso.
Frank la guardò sorridere felice e salire le scale, poi passò finalmente a togliersi la giacca. Andò in cucina e trovò sua moglie ai fornelli, intenta a preparare il pranzo. Prese un respiro profondo, poi parlò: - Ciao.
Jamia non si girò neanche a guardarlo: - Non possiamo andare avanti così, Frank.
- Jam…
- Dove sei stato?
- A casa… Jam, io… Sono successe delle cose che…
- Due giorni - lasciò perdere i fornelli e si voltò a guardarlo, visibilmente furiosa - Ti ho sentito, quando sei tornato alle tre e mezzo l’altra notte. Poi sei scomparso. Totalmente. Sparito. Per due giorni! Non hai più vent’anni, Frank Iero. Hai una famiglia a cui badare, i bambini chiedono di te, e io cosa dovrei rispondere? Che a loro padre interessa di qualsiasi cosa che non siano loro?
- Sai benissimo che non è vero. Lo sai, che li amo più di qualsiasi altra cosa al mondo.
- Ma non basta! Devi dimostrarlo a loro! Devi dimostrarlo a me.
- Jam, senti, io lo so che ho sbagliato, che sono in torto marcio e che faccio schifo, tutto quello che vuoi - Frank fece qualche passo nella sua direzione, provando a mantenere la calma mentre le sue mani gesticolavano manco avessero vita propria - Ma, davvero, sono successe delle cose e io…
- Tu cosa, Frank? Cosa? Cosa dirai quando ti perderai la prima partita di baseball di Miles e poi lui te lo rinfaccerà? Cosa dirai quando le gemelle andranno al loro primo ballo della scuola e saranno meravigliose e tu non sarai lì per dire loro quanto sono belle, e neanche per fare loro una fottuta foto? Dirai che sono successe delle cose? Non basterà.
- Cristo, Jamia. Ascoltami. Lasciami parlare - si avvicinò abbastanza da prenderle le mani nelle sue e le strinse piano - L’altra sera, Gerard…
- Gerard? Quel Gerard?
- Sì, lui. L’altra sera si è…
Jamia gli strinse a sua volta le mani e lo interruppe ancora una volta, probabilmente sull’orlo dell’ennesima crisi di nervi - Avrei dovuto saperlo - lo guardò come a supplicarlo di smentire ciò che stava pensando - È stato lui per tutto questo tempo, vero?
Frank non sapeva come risponderle: sì, in quegli ultimi due giorni era stato Gerard, presente lì fisicamente, ma poi? Il resto del tempo? Degli anni? Frank era sempre stato assente, sempre, aveva sempre avuto il cuore altrove. E si era stancato di mentire: non aveva più motivo di farlo. Niente era più come prima. Perciò, optò per la verità: - È sempre stato lui.
Jamia mollò le sue mani in uno scatto e gli diede uno schiaffo in pieno viso: - Sei un fottuto bastardo, Frank Iero. Un fottuto bastardo.
Lui rimase talmente sorpreso da quel gesto che rimase immobile, la mano sulla guancia dove sua moglie l’aveva appena colpito, e lo sguardo perso nel vuoto. Dopo qualche istante aprì la bocca e mormorò un debole: - Lo so.
- Non mi sono mai meritata niente di tutto questo. Mai. Io ti sono sempre stata vicina, io ti ho sempre sostenuto, io sono stata la tua migliore amica quando non avevi più nessuno. Io ho accettato di sposarti pur sapendo che non mi amavi, perché, oh, io l’ho sempre saputo che non mi amavi, sì, Frank - fece un passo indietro e lo guardò con gli occhi colmi di lacrime, e Frank si sentì morire dentro mentre tutte quelle parole uscivano come un fiume in piena dalle sue labbra - Ma ero stupida. Ero stupida perché io ti amavo e pensavo che un giorno l’avresti fatto anche tu, pensavo che un giorno mi avresti ricambiata con almeno della metà di tutto l’amore che io ti ho dato. E invece niente. Niente. Addirittura le corna! Faccio così schifo? Insomma, potevo accettarle quando ero una stupida ragazzina e tu ancora ti divertivi a girare il mondo con quegli altri quattro stronzi, ma non ora. No. Basta. Frank… - gli diede le spalle per chiudere il gas dei fornelli, poi la sentì prendere un respiro. Si girò nuovamente verso di lui e chiuse gli occhi prima di puntarli nei suoi e pronunciare le parole che probabilmente stava trattenendo da anni - Voglio il divorzio.
Frank lo sapeva, e sapeva che Jamia aveva ragione. Si era aspettato anche la richiesta di divorzio, se l’aspettava da parecchio tempo a dire la verità. Ciò che non si sarebbe mai aspettato, erano le parole che quella che era ancora sua moglie pronunciò subito dopo.
- E voglio l’affidamento totale dei bambini.
Si sentì mancare la terra da sotto i piedi. Il modo, il tono glaciale in cui Jamia aveva pronunciato quelle parole, era quello di chi sa già che vincerà. Frank la guardò negli occhi e si rese conto che ne sarebbe stata davvero capace. Aveva superato il limite, e queste erano le conseguenze. Ma non si sarebbe arreso senza combattere. Era Frank Iero, dannazione.
Trattenne il respiro e chiuse gli occhi quando gli si palesò agli occhi il ricordo delle parole che aveva scambiato con la piccola Cherry solo qualche minuto prima.
"Promesso promesso".
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: elisbpl