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Autore: Evee    08/02/2015    5 recensioni
~ sequel di “The White Lady who lost her soul”
Kisara è finalmente libera, ed ora che ha ritrovato i suoi ricordi sente di essere anche pronta ad aprire il suo cuore e buttarsi alle spalle il suo triste passato.
Ma presto scoprirà che il passato non ha ancora finito con lei... Anzi, con loro. Perché Seto ha voluto salvare la sua anima, ma purtroppo ogni scelta comporta sempre una conseguenza. E lui ne ha fatto una che rischia di pagare molto, troppo caro. Lei, però, non ha la minima intenzione di permettere che accada.
E poi gliel'aveva promesso, che lo avrebbe protetto per sempre.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisara, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark Blue Saga'
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IX - Lover of the light

 

{So love the one you hold
And I'll be your goal

To have and to hold
A lover of the light}

 

Era troppo bello per essere vero.

Si sentiva così felice nel vedere Seto di nuovo insieme a loro, a cenare come se non fosse mai successo nulla, che il solo pensiero che, da un momento all'altro, avrebbe potuto svegliarsi e scoprire di essersi solo sognata il suo ritorno la riempiva di terrore. Ma, forse, erano stati gli ultimi due mesi ad aver rappresentato un lungo, orribile incubo, cui solo alla fine aveva trovato la forza di ribellarsi.

Mokuba, invece, era così euforico che sprizzava gioia da tutti i pori. Il suo viso era illuminato da un sorriso perenne, e le sue labbra erano costantemente intrattenute da una parola o una risata, come se stessero liberando all'improvviso tutte quelle che vi si erano spente nell'ultimo periodo.

-Keira, preparati perché ora è il tuo turno di farti inseguire dai paparazzi...!- la minacciò, puntandole contro con fare giocoso le proprie bacchette.

Come sempre, riuscì a strapparle un sorriso.

-Sono loro che dovrebbero prepararsi, non credi?- ribatté, incrociando quell'arma impropria con le sue posate.

Seduto a capotavola, Seto li scrutò torvo con disappunto.

-Di certo almeno due di quelli che hai malmenato oggi si stanno preparando a sporgere denuncia.-

Kisara alzò gli occhi al cielo, contenendo a stento uno sbuffo esasperato, mentre Mokuba fu più esplicito e scoppiò in un'altra risata. Anche se, in effetti, avrebbe dovuto imparare a trattenere un po' di più, se non la lingua, quantomeno le mani. Sapeva che l'assalto che le avevano dato i giornalisti fuori dal tribunale era solo un assaggio di quelli che le avrebbero teso nei giorni a venire, come sospettava che presto il suo nome e quello del suo capo sarebbero comparsi tanto nelle pagine di cronaca nera quanto di quella rosa. Ad ogni modo, per quanto i media potessero essere fantasiosi, nessuno sarebbe mai riuscito ad indovinare quello che c'era veramente tra loro due.

E, in tutta onestà, neanche Kisara riusciva ancora a comprenderlo appieno.

Comunque, per quanto apprezzasse la compagnia dei fratelli Kaiba, finito di cenare si congedò con una scusa e si ritirò nella sua stanza, in modo da permetter loro di parlare da soli in piena tranquillità. Tuttavia, dopo neanche un paio d'ore, qualcuno bussò alla sua porta, provocandole ben più ansia del thriller nella cui lettura si era immersa.

-Sì?- chiese titubante.

La maniglia si piegò, permettendo al ragazzo sulla soglia di affacciarsi a guardarla con circospezione.

-Posso?-

Lei annuì, per poi appoggiare a faccia in giù il libro sul letto. Immaginava che prima o poi sarebbe giunto il momento di parlargli, come supponeva che non si sarebbe trattata di una conversazione di breve durata.

-Certo, dimmi pure...-

Lui allora chiuse la porta alle sue spalle, confermandole che sì, intendeva fare proprio quella conversazione. D'altronde, fino ad allora c'erano sempre state altre persone intorno ad impedirglielo. Ora, invece, non poteva più sfuggirgli.

Seto si avvicinò ed abbassò lo sguardo serio su di lei, incombendo fatalmente da un'altezza maggiore del solito.

-Devo ringraziarti, Kisara.-

Scosse la testa con ritrosia.

-No, non è necessario...-

-, lo è.- insistette perentorio -Hai badato a mio fratello per tutto questo tempo, ed oggi ti sei esposta prendendo le mie difese. Non avresti dovuto correre un rischio simile, se qualcuno dovesse scoprire che hai mentito...-

Lei allora alzò il viso, abbozzando un sorriso malizioso.

-Non succederà, la Nishiguchi mi ha dato la sua parola... Né oserà rimangiarsela, te lo posso assicurare: ha interesse a tener chiusa la bocca tanto quanto desidera che io tenga chiusa la mia.-

Seto inarcò un sopracciglio in segno di disapprovazione.

-Mi stai dicendo che l'hai ricattata?-

-Mi avvalgo della facoltà di non rispondere, Vostro Onore.-

Lui allora scosse la testa con fare sconsolato, ma si limitò ad emettere un sospiro. D'altronde, non era certo la persona più indicata per rimproverarla di una pratica in cui lui stesso era un maestro.

-Dunque, sembra proprio che non smetterò mai di sentirmi in debito con te...- mormorò poi.

-Nient'affatto.- si oppose fermamente Kisara -Eri tu che mi hai fatto un favore che non potrò mai ricambiare, proteggendomi... Era il minimo. Anzi, perdonami se non ho cercato di aiutarti sin da subito.-

Si morse un labbro, sopraffatta dai sensi di colpa. Lui, invece, assunse un'espressione seccata.

-Solo tu potevi uscirtene con una cazzata del genere.- sbottò -Non c'è nulla di cui tu ti debba scusare.-

Lei contraccambiò tutto il suo disappunto.

-Ma saresti potuto uscire di prigione molto prima... Non ci saresti neanche mai entrato, forse!- protestò vivamente.

Allora la sua espressione si appianò un poco, e le sorrise. Ma non con le labbra. Fu un sorriso più intimo, sincero, che gli lesse nello sguardo.

-Kisara, davvero... non importa.- le disse, quasi carezzevole -Anche se tornassi indietro, lo rifarei lo stesso.-

Ancora una volta, riuscì a lasciarla senza parole. Abbassò lo sguardo, cercando di trovarle, ma lui non gliene diede il tempo. Lo vide voltarsi, ma prima che potesse andarsene udì, come le era già successo, una voce impellente ed indipendente dalla sua volontà chiamarlo per fermarlo.

-Seto...!-

I loro occhi si incontrarono, gli uni in attesa degli altri. Ma, questa volta, Kisara riuscì a decifrare il battito del suo cuore, e a trasmettergli il suo messaggio.

-Anch'io lo rifarei.- gli confessò -Rifarei tutto, per te...-

E, se avesse potuto, avrebbe aggiunto che intendeva proprio tutto. Ora come allora. Di nuovo si sarebbe sacrificata per lui, di nuovo gli avrebbe donato il suo spirito, di nuovo avrebbe vegliato sulla sua anima per i millenni a venire, di nuovo avrebbe scelto di rimanere al suo fianco dopo averlo ritrovato. Ma non riuscì a dirlo e, forse, non ce n'era neanche bisogno.

Lo vide nei suoi occhi, che l'aveva capito.

Lo sentì sulle sue labbra, quando si piegò per baciarla.

Fu una sensazione dolce e fugace, quasi evanescente. Tutto l'opposto dei baci che così tante volte le erano stati rubati, strappati con la forza. Quelli li aveva sempre percepiti come una violenza da cui fuggire e, una volta in grado di farlo, a cui opporsi per non dover più sentire il freddo in cui la abbandonavano. Lui, invece, non la privò di alcun calore ma la sfiorò con una carezza e, per un attimo, le regalò il suo.

Poi però si ritrasse di scatto, gli occhi spalancati e spaventati come se avesse appena preso una scossa.

-Scusa...- iniziò a dirle, con un filo fragile di voce -Io non...-

Ma, questa volta, fu lei ad interromperlo. Voleva sentire di nuovo quella sensazione, scoprire se le avrebbe fatto lo stesso effetto e se, prolungandola, si sarebbe trasformata in una diversa. Perché, ne era certa, il sentimento che le aveva appena trasmesso e che lei aveva provato non era affatto un ricordo, ma qualcosa di reale.

Qualcosa di suo.

 

***

 

Non seppe spiegarsi perché lo fece.

Forse, fu solo per la morbidezza della sua voce quando pronunciò quelle parole e per la dolcezza che splendeva nei suoi occhi blu. O forse fu per l'impressione che, a parlargli, non fosse stata solo Kisara, ma la sua stessa anima. Oppure, più razionalmente, fu perché si era stancato di pentirsi per cose che non aveva fatto, ed aveva imparato quanto raramente la vita regala seconde occasioni per porvi rimedio. D'ora in poi, si decise, se avrebbe avuto dei ripensamenti sarebbe stato solo per qualcosa che aveva fatto per davvero. La sua coscienza preferiva di gran lunga i rimorsi ai rimpianti.

Fu così che si ritrovò a premere le labbra sulle sue. Al contatto, provò una sensazione così strana che lo fece rabbrividire, come se avesse appena riassaporato qualcosa di cui sentiva fortemente la mancanza. Ma erano millenni che desiderava compiere quel gesto, tanto da esserselo immaginato fin quasi a percepirlo. Tuttavia, l'incertezza sul come continuarlo e su quanto la sua iniziativa fosse stata gradita lo sopraffece, spingendolo ad allontanarsi subito. E a balbettare con voce roca cose senza senso.

Perché?!? Dannazione, non era stato altro che uno stupido, banalissimo bacio! Appunto, un bacio così ridicolo che chiunque, persino un bambino, avrebbe saputo fare di meglio e avrebbe potuto ridere di lui. E a ragione, dato che aveva appena fatto una perfetta, magistrale figura da...

Quand'ecco che Kisara si sollevò, appoggiando delicate le mani sulle sue spalle, e recise il filo disordinato dei suoi pensieri con un altro bacio. Al suo movimento improvviso fece un passo indietro, intimidito, e quando si sentì ricambiare rimase per un attimo stupefatto, gli occhi spalancati. Ma poi il profumo della sua pelle lo avvolse, assieme al tepore che quelle labbra dolci stavano imprimendo alle proprie. Sollevò allora le mani per inondarle tra i suoi capelli alla vaniglia, trattenendola per ricambiarla con desiderio, quasi con frenesia. Le punte dei suoi piedi persero l'equilibrio, arretrarono, scivolarono al contatto con il bordo del letto. Lei vi ricadde sopra, lui la seguì, avvinto dalle dita che Kisara aveva intrecciato dietro alla sua nuca e si erano aggrappate ai suoi capelli, sprofondando in quel bacio. Stringendola a sé, smarrendosi nel suo abbraccio. Qualcosa finì a terra. Forse quel libro che lei aveva socchiuso, non importava: nessuno ci prestò attenzione, né si sarebbe curato di raccoglierlo.

Si separarono per un attimo, riprendendo fiato. I loro occhi si scambiarono una muta richiesta, e le loro labbra si cercarono affannate. Si trovarono socchiuse, pronte ad approfondire il bacio e a fargli scoprire che amava il gusto avvolgente di quella bocca quanto il fremito che gli provocava lei nell'assaporare la sua. E nonostante le labbra gli bruciassero a stare troppo a contatto con le sue, lo preferiva a come gli pizzicavano, impellenti e affamate di quella sensazione, se osava staccarle anche solo per un istante.

Quella sensazione assurda che sfuggiva al suo volere, e travolgente in modo quasi insopportabile.

Era perfettamente conscio che l'attrazione fisica non è altro che una semplice reazione chimica, eppure gli sembrò di aver appena trovato l'unico elemento con lui compatibile... Ma no, lei era ben di più: Kisara era la sua combinazione perfetta. Altrimenti non avrebbe saputo spiegarsi perché, per quanti baci si scambiassero, non ne era mai sazio, ma vi diventava sempre più assuefatto e dipendente. Che poi, quante volte si baciarono? Probabilmente tante, considerando l'ora che si era fatta quando riuscirono fermarsi. Comunque poche, visto che neanche a quel punto riuscirono a salutarsi e, di nuovo, finirono per addormentarsi insieme. Di nuovo, con lei, dormì bene come non faceva da tempo, serenamente come non aveva mai fatto.

E di nuovo la baciò quando, il mattino seguente, si risvegliò al suo fianco.

 

*

 

Quanto gli era mancato il suo ufficio.

Accarezzò piano la liscia superficie della sua scrivania in mogano, come per accertarsi che fosse davvero lì davanti a lui. Fece scivolare le dita lungo tutto il perimetro, per poi andare a sedersi sulla sua tanto agognata poltrona. Si era talmente abituato alla spartanità della sua cella che ora quella morbidezza gli sembrò futile, quasi scomoda. Ma vi si adagiò comunque con soddisfazione, perché nulla gli regalava una sensazione di controllo simile a quella che provava quando ne stringeva i braccioli e la ruotava per dominare la città. Per osservare tutto ciò che aveva costruito con le sue sole forze, e che per poco non aveva rischiato andasse per sempre perduto, assieme a tante altre cose della sua vita cui prima prestava appena attenzione e che invece ora, dopo esserne stato spogliato, gli apparivano persino più importanti, essenziali. Come una luce vera, naturale, di cui troppo a lungo i suoi occhi erano stati privati e, benché non se ne fossero ancora pienamente riabituati, da cui non voleva più separarsi, anche a costo di venirne accecato.

E proprio non avrebbe saputo dire per quanto tempo sarebbe stato capace di rimanere in quella contemplazione, se qualcuno non avesse bussato alla porta per richiamare la sua attenzione. Si voltò di scatto, innervosito. Era perfettamente conscio che c'era una montagna di lavoro in arretrato e che nei giorni a venire si sarebbe dovuto rassegnare ad una folla di disperati questuanti alla ricerca delle soluzioni ai problemi che, senza di lui, non erano riusciti a trovare, ma... aveva appena rimesso piede nel suo ufficio, e che cazzo! Avevano aspettato per due mesi, quanto gli costava attendere due, solo due, fottutissimi minuti?

-Avanti.- ringhiò, già pronto a sbranare l'incauto di turno.

Ma con sua enorme, piacevolissima sorpresa fu la candida testa di Kisara a fare capolino nella stanza.

-Disturbo?- domandò cauta, probabilmente spaventata dal tono con cui l'aveva appena sentito sbraitare.

-Non fare domande idiote.- la rimbeccò, per poi affrettarsi a temperare la sua risposta -Tu non disturbi mai.-

Forse si era lasciato andare anche troppo, ma in fondo era vero. E non nel senso melenso con cui quella frase viene utilizzata a sproposito. Lei era probabilmente la persona meno invadente che avesse mai conosciuto. Ed anche quella volta non si smentì: alla sua risposta addolcì l'espressione tesa con un tenue sorriso, ma entrò comunque circospetta nella stanza e, ignorata la sedia davanti a lui, rimase rigidamente in piedi, mantenendo le distanze.

-Allora?- la incitò, visto che non sembrava volersi decidere a parlare per prima.

Lei si morse il labbro inferiore, tradendo il suo nervosismo.

-La prossima settimana inizia Battle City.- osservò.

Come se avesse avuto bisogno che qualcuno glielo ricordasse. E anche in caso contrario, aveva fatto cospargere Domino con così tanti manifesti promozionali che persino un alieno appena sbarcato sul pianeta ne sarebbe venuto a conoscenza.

-Dunque?- la sollecitò.

-Dovresti partecipare.-

Seto si incupì, aggrottando le sopracciglia. Non si aspettava di dover rivalutare il suo giudizio su di lei tanto in fretta.

-Pensavo avessimo già avuto questa conversazione.-

E lo disse con tono finalizzato a precluderne qualsivoglia ripetizione. Tuttavia, Kisara doveva aver incominciato a sviluppare un'immunità alle sue capacità intimidatorie... o, forse, era lui che non riusciva più a farvi appello con lei. Sta di fatto che la ragazza gli replicò senza tentennamenti, tenendogli testa.

-Pensavo avessi cambiato idea.-

-Non vedo perché avrei dovuto.- ribatté secco.

Lei esitò un attimo, poi andò al punto.

-Sapevi che il mese scorso l'Industrial Illusions ha fatto arrivare delle nuove espansioni di Magic and Wizards?-

-Sì, Isono me l'ha riferito.- rispose con sufficienza -Ed ho già chiesto che i database dei Duel Disk siano aggiornati per tempo, prima che tu me lo chieda.-

-Ma le hai viste?- insistette lei, con sguardo ostinato.

Seto indurì l'espressione, avendo finalmente intuito dove voleva andare a parare.

-Non ancora.- ammise -Comunque, dubito fortemente che ce ne sia anche solo una degna del mio interesse.-

Kisara gli rispose con un lieve sorriso.

-Neanche questa?-

Estrasse dunque di tasca una carta, appoggiandola timidamente sulla sua scrivania. Sulle prime Seto ebbe un moto di repulsione, perché vide subito che si trattava di uno di quegli orrendi mostri Synchro con cui ultimamente l'I2 aveva deciso di rovinare il Magic and Wizards. Poi, però, quando poté osservarla più da vicino, ebbe modo di ricredersi sul loro conto. O, almeno, cambiò idea su quella carta, che raffigurava una creatura incredibilmente simile al suo drago preferito, se non ancora più maestosa. E, nel leggerne il nome, comprese che non si trattava affatto di una coincidenza.

Azure-Eyes Silver Dragon”.

-So che non è la stessa cosa, ma...- udì dire da Kisara, con voce incerta -Quando l'ho vista ho pensato che, forse, potrebbe andar bene lo stesso.-

Seto allora alzò i suoi occhi azzurri su di lei, colmi di riconoscenza.

-E' perfetta.-

 

***

 

Vederlo duellare era una gioia per gli occhi.

Rimaneva incantata nel seguire le sue mani accarezzare le carte prima di giocarle con voce orgogliosa, facendole apparire come una magia al suo cospetto. Ammirava profondamente la posa fiera che assumeva in uno scontro, come la concentrazione della sua espressione nel ponderare strategie. E poi l'intensità con cui gli brillava lo sguardo, quando estraeva la carta giusta ed evocava il suo nuovo drago argentato, le scaldava sempre il cuore.

Anche se non conosceva le regole del Magic and Wizards avrebbe potuto guardarlo per ore, così come lui sarebbe stato capace di giocarvi ininterrottamente. Ma, dato che non era possibile, faceva di tutto perché nessuno osasse distrarlo quando, nei ritagli di tempo o addirittura saltando il pranzo, correva fino al Dipartimento di Ricerca e Sviluppo della KC per provare il suo nuovo deck ed allenarsi in vista di Battle City. Perché ci teneva davvero tanto, ad essere all'altezza di quella competizione e del duellante che era stato un tempo. Aveva perfino preparato per l'occasione un regale completo bianco, da abbinare a una lunga giacca con i risvolti azzurri, che Mokuba prendeva in giro definendola la sua nuova “divisa da battaglia”. E ci tenne ancora di più quando, una volta sparsasi la notizia della sua partecipazione, venne a sapere che anche il suo vecchio rivale, quel Yugi Muto di cui le aveva raccontato, aveva deciso di iscriversi per poter duellare di nuovo con lui. Sì, proprio quel tizio strambo che, come scoprì in seguito, l'aveva salutata sorridente giorni addietro, all'uscita del tribunale.

Per questo, la sera prima dell'inizio del torneo, la luce che filtrava dalla camera di Seto rimase accesa fino a tardi. Kisara la osservò con un sorriso, consapevole che nessuno sarebbe riuscito a fargliela spegnere, come niente avrebbe potuto spegnere la sua eccitazione per le sfide che l'attendevano. Allora, un pensiero le attraversò la mente, anche se non osò bussare per riferirglielo. Non voleva disturbarlo, e poi sapeva quanto fosse suscettibile riguardo alle critiche... ma, alla fine, si era sbagliato.

Anche lui meritava di essere felice.

 

[ama dunque colui che stringi
e sarò il tuo obiettivo

da possedere e da abbracciare
un amante della luce]

 

Evee's corner

 

H^o^la!

Allora, eccoci alla fine!

Chiaro che la canzone sarebbe stata questa, come chiaro che ci sarebbe stato l'happy ending. Anzi, romanticismo a palate per rimediare al dramma con cui vi ho afflitto per tutto questo tempo, e abbastanza baci da compensare quelli che i nostri protagonisti non si sono scambiati nella loro vita precedente... E, come in “White Lady”, anche qui ho voluto chiudere il cerchio aperto nei primi capitoli e, in parte, richiamare anche l'altra conclusione con lo “scambio” di carte proposto da Kisara. Al riguardo, prima che qualcuno imbracci i forconi, volevo chiarire che l'Azure-Eyes Silver Dragon non è un parto della mia mente malata, ma esiste davvero: eccovelo qui. E, a conti fatti, credo che sia la sola carta con cui Seto potrebbe accettare di sostituire il buon vecchio Blue-Eyes... Specialmente se ha il suo stesso placet. Inoltre, già che ha dato una rispolverata al suo deck, ho tirato fuori l'Enzo Miccio che è in me e mi sono permessa di fargli rinnovare un po' anche il guardaroba, perché il suo cappotto inamidato ormai avrà le tarme e non è che facesse proprio impazzire... *Kaiba, ma come duelli?!?* E qui mi sono rifatta a quel completo strafigo con cui viene disegnato in Yu-gi-oh R (probabilmente il solo merito di quello spin-off che per il resto preferisco abortire dalla mia memoria). Se volete rifarvi gli occhi, vi invito ad ammirarlo in tutto il suo splendore here.

Bene, è giunto il momento dei dovuti ringraziamenti a tutti voi, per avermi sopportato fino a qui. Chi in silenzio, chi aggiungendomi ai seguiti o persino già ai preferiti e chi regalandomi parole così preziose che è avvilente chiamarle solo recensioni. Dunque, in ordine di apparizione, una menzione d'onore per:

selenepitta; MuSiCaNdArTs95; Apolline; scarlettheart; waterlily_; Mavis; lalla_fairy_pole.

Spero che la conclusione sia stata di vostro gradimento, e che l'intera stagione sia risultata all'altezza della prima, se non anche migliore. Infine, prima che me lo chiediate... Sì, ci sarà il sequel. D'altronde, non c'è due senza tre (pure i Blue-Eyes). Inoltre avevo le idee, avevo persino già il titolo, per cui non avevo scuse per non scriverlo. Dunque, a chi sarà abbastanza sprovveduto da seguirmi ancora do appuntamento alla prossima domenica (e ancor prima a mercoledì per fare il punto della situazione anche con Mokie), mentre a chi, più saggiamente, è meno masochista, mando i miei più calorosi kisses!

XOXO

- Evee

P.s. vi anticipo che ho in cantiere anche un'altra long dal taglio più romantico, che inizierò a pubblicare a partire da San Valentino... blueshipping, of course.

   
 
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