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Autore: pierre    08/02/2015    1 recensioni
Spencer Reid sarà coinvolto in una delle indagini più pericolose e dolorose della sua vita.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Spencer Reid
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mercoledì
 
Spencer aveva fatto una doccia velocissima e si era rivestito, Alberto capì che il suo dolce amore aveva lasciato il posto alla macchina Reid, la parte del suo amante con cui avrebbe dovuto fare pace se voleva che la loro storia avesse un futuro.
Il ragazzo, prima di uscire, lo guardò intensamente e poi gli disse seccamente: “non uscire, apri solo a me e non fare di testa tua!”  Senza neanche salutarlo chiuse la porta alle sue spalle.
Alberto chiuse con la sicura e poi si stese bocconi sul letto, abbracciò un cuscino e sospirò rumorosamente: non era così che si sarebbe dovuta concludere la loro notte.
 
Il gruppo si era ritrovato negli uffici dell’Hotel.
“Il Regency è un piccolo albergo rispetto agli standard di questa città” stava dicendo Aaron Hotchner” quindi il professore è uscito con le sue gambe e di sua volontà… Reid, ben arrivato!”
Il tono ironico lo fece arrossire, perché il suo capo si stava comportando così? Aveva forse saputo qualcosa? Guardò Ghideon ma l’uomo sembrava concentrato e non particolarmente in imbarazzo.
“Avete già visionato i filmati della sicurezza?” Chiese Spencer e JJ gli rispose dall’altra stanza: ”ancora niente!”
Ghideon s’intromise: “Scusate, ma perché pensate a un rapimento? Non potrebbe essersi allontanato volontariamente?”
Gli rispose prontamente Aaron.
“Domani, scusate, questa mattina alle dieci dovrebbe esporre il suo intervento: aspetteremo ma nel frattempo io direi di comportarci come se il suo rapimento fosse già un dato di fatto! Non possiamo permetterci perdite di tempo, se non lo ritroviamo entro le prime ventiquattro ore, Fuente è morto!”
Avevano passato ore a guardare fotografie e filmini e Spencer si era perso tra tutte quelle immagini; ogni tanto c’era Alberto che sbucava tra i docenti, sempre sorridente e ricco di fascino.
“Perché non ha scelto il professor Diotallevi?” Domandò a voce alta fermando il lavoro di tutti ”perché Fuente, brutto, monocorde e anche antipatico?”
Ghideon s’intromise discretamente.
“Diotallevi era sempre con te o con i suoi amici, forse ha trovato la cosa difficile!”
“No, ha ragione Spencer” Hotch era pensoso “la sfida lo avrebbe eccitato… e poi in due occasioni il professor Diotallevi è rimasto solo, quando Spence ha parlato e quando ci siamo incontrati per fare il punto della situazione! Quindi…”.
“Quindi ha rapito Fuente per un preciso motivo…” borbottò JJ che comunque li stava ascoltando attentamente “lo avrà disturbato senza volere e il killer lo ha punito!”
“Dove aveva la stanza?” Si domandò Derek.
“Sul mio stesso piano” borbottò Spencer e poi pensò tra se che forse, i passi che aveva percepito lungo il corridoio, erano di Fuente oppure del killer.
“Ascoltatemi tutti!“ esclamò “credo di sapere cosa sia successo!”
Tutti lo guardarono silenziosi.
“Quando sono rientrato nella mia stanza, ho avuto la netta sensazione della presenza di qualcuno che stesse aspettando nell’ombra!”
Doveva dirlo: ”il professor Diotallevi era con me, quindi il killer potrebbe essere interessato ad entrambi… e Fuente si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato”.
Imbarazzo? L’aria improvvisamente era diventata pesante.
“Perché Diotallevi era da te?” Gli chiese Hotch freddamente e Reid ritenne che la verità fosse l’unica scelta intelligente da fare.
”Perché volevamo fare sesso insieme.”
“Spence…” sussurrò dall’altra stanza JJ.
“Lo so, ho contravvenuto alla regola numero uno, non farsi coinvolgere dal soggetto di una indagine, mi dispiace…”
Il ragazzo aveva capito che la sua posizione era irreparabilmente compromessa, probabilmente era fottuto, il suo rigido capo lo avrebbe sospeso e poi… e poi non gli fregava un bel niente.
Il mondo in cui era vissuto fino a quel momento era crollato, sparito, divorato dall’onda d’urto che il sentimento d’amore aveva prodotto in lui: sarebbe andato via con Alberto, lo avrebbe seguito in capo al mondo. Era un genio, qualsiasi Università lo avrebbe accolto a braccia aperte.
Invece Aaron disse: “non mi riguarda, se gli altri non hanno pregiudizi, io vorrei andare avanti con l’indagine…”
“Si, ok, viva l’amore” lo aveva interrotto Derek “ma al professor Diotallevi da adesso in poi ci penserò io.”
Sembrava deluso, il suo amico, l’esperto di donne e sesso sembrava volersi allontanare da lui e dalla sua scelta.
“Eccolo!” La voce squillante di JJ fu una panacea per tutti “ecco Fuente, sta uscendo dall’albergo, ma…ma… è solo!”
Una verità agghiacciante colse tutti di sorpresa.
Ghideon disse: “o aveva un appuntamento fuori oppure…”
“Oppure è lui il serial killer!” Concluse asciutto Hotch.
Cinque volti fissarono l’immagine bloccata del filmato.
 
Spencer, soffrendo molto dell’improvvisa freddezza di Derek, decise di affrontarlo.
Erano le otto del mattino e dalle pattuglie in giro per le strade di New York non era giunta alcuna novità, quindi tutti stavano aspettando annoiati e frustrati che si facessero almeno le dieci per vedere se Fuente si sarebbe fatto rivedere.
“Ti devo parlare…” Reid era vicino al suo collega e si era piegato dolcemente verso di lui che dormicchiava seduto su una comoda poltrona dell’ufficio.
Morgan si era scosso con un lieve sobbalzo, istintivamente aveva già percepito che la persona a lui vicina era un compagno, altrimenti i meccanismi di autodifesa si sarebbero risvegliati ben prima.
Invece era il suo amico Spence, il cucciolo di casa, il bambino da invidiare un po’ e prendere in giro molto, il ragazzo che ogni tanto si sfogava con lui.
Non aveva mai capito, mai intuito… era quello che gli bruciava dentro!
Proprio lui, lo specialista del gruppo il cui ruolo era di entrare nella mente contorta dell’assassino, l’empatico che riusciva attraverso il transfert a introdursi nel loro cervello bacato, lui non aveva capito un accidente di Reid.
“Non mi devi dire nulla Spencer, quelli sono affari tuoi!”
Si stava comportando male con lui, perché? Perché quel gelo? Non andava bene, doveva reagire all’istinto primordiale da primate della Giungla, lui era un essere evoluto, un nero che per primo doveva fare i conti con l’accettazione della differenza.
La voce dispiaciuta di Reid lo sciolse.
“Io dovevo avvertirti che stava succedendo qualcosa tra me e Alberto.”
A Derek si strinse lo stomaco.
“Si, penso di si” rifletté un attimo, doveva andare a fondo e capire perché era turbato, lo doveva fare per salvaguardare la bella armonia del suo gruppo di lavoro.
”Io credo di sentirmi ingannato da te e sono anche un po’ geloso!”
Bang! Lo aveva detto.
“Oh intendiamoci bene, non ti voglio scopare! E’ più una gelosia da fratello maggiore e poi sto facendo a botte con la mia omofobia latente… sono nero, latino, cattolico e macho!”
Alzo gli occhi e le braccia al cielo con una buffa espressione. Spencer scoppiò a ridere ma era davvero ammirato, aveva ancora molto da imparare, Derek era stato veramente coraggioso a infilare subito il dito nella piaga!
Sospirando gli disse: “io non pensavo di essere gay! Alberto è la mia seconda esperienza sessuale e io credo che la mia natura mi porti decisamente in quella direzione, non chiedermi perché, non saprei risponderti!”
Derek lo guardò finalmente negli occhi: ”non c’è nessuna spiegazione Spence, io non devo giustificarmi con nessuno di essere etero e tu dovrai sempre fare altrettanto!”
Giusto anche se troppo semplicistico! Il futuro non sarebbe stato così roseo, di gente bastarda ne avrebbe incontrata parecchia.
“Vieni con me” gli disse “ te lo voglio presentare, visto che d’ora in poi sarai tu il suo angelo custode!”
Il ragazzo chiese con gli occhi il permesso a Hotch che prontamente rispose: “Si, andate, sono le otto e venti, JJ vai anche te, riposatevi una mezzora”
Né lui né Ghideon avrebbero abbandonato la postazione negli uffici dell’Albergo, quindi tanto valeva mandate i ragazzi sotto la doccia; alle dieci avrebbe avuto bisogno del suo gruppo sveglio e motivato.
Anche Ghideon era d’accordo, annuì e poi gli annunciò che erano arrivati i tabulati delle telefonate che Fuente aveva inoltrato e ricevuto.
Mentre ‘gli anziani’ analizzavano i numerosi fogli, i tre si erano diretti al piano di Spencer.
“I filmati dell’ascensore sono stati tutti visionati?” Chiese Derek a JJ.
”Si, e Fuente non si vede mai”
Spencer rifletté ad alta voce: “la mia stanza è al decimo, la sicurezza dell’albergo ha già controllato piano per piano vero?”
“Si…” la risposta monocorde uscì da entrambe le bocche dei suoi colleghi.
Dovevano pensarci loro, ma con altri sistemi.
“Ok!” disse Derek “ partiamo dal tuo alloggio, dobbiamo dare un inizio all’itinerario e tu hai comunque avvertito la presenza di qualcuno, che sia stato Fuente o l’assassino, a questo punto ha poca importanza”.
Reid entrò in camera e mentre anche i suoi compagni accedevano nella stanza fu raggiunto dalla voce calda di Alberto che era uscito veloce dal bagno.
”Amore mio, final…” si era bloccato davanti ai due estranei.
“Loro sono i miei colleghi, due cari amici, te li volevo presentare” Spencer Reid sollevò imbarazzato le sopracciglia.
JJ notò che il professor Diotallevi era semi vestito, con la camicia di fuori dai jeans e i piedi nudi, aveva i capelli ancora bagnati e gli occhialetti leggermente appannati: alpha, maschio, elegante… insomma uno schianto.
Quando Alberto le strinse la mano, con un movimento naturale le aveva leggermente ruotato il polso per accennare un discreto baciamano, un gesto accompagnato da un lieve inchino che, mai in vita sua l’era stato rivolto, se ne sentì lusingata e arrossì, Dio, Derek l’avrebbe fatta nera!
Poi strinse in maniera certamente più vigorosa la mano di Morgan e lo fissò attentamente.
Reid con una voce che mai aveva usato in altre situazioni disse al suo amante: “Alberto, ho dovuto dire di noi al mio gruppo”.
Con lo stesso tono istintivamente amoroso Alberto gli rispose:
“hai fatto bene, ne sono contento!”
Quei due fanno le cose serie! JJ cominciò a essere contenta per Spencer, era ora che qualcuno gli desse tanto affetto.
Derek, pratico, si era stufato di tutto quel cerimoniale.
“Allora? Forza, cominciamo da qui, tu hai percepito la presenza di qualcuno: dov’eri?”
Reid si mise dietro l’entrata mimando lo stesso gesto della sera precedente, accostò l’orecchio alla porta e ricordò: “è sicuramente andato verso destra, la mia destra”
Derek uscì sul corridoio tirando fuori la pistola e puntandola davanti a se poi disse: ”corridoio laterale, tu dietro, JJ serra la fila. Professor Diotallevi chiuda la porta e ci aspetti buono in camera”.
Alberto sconcertato obbedì.
Cominciarono lentamente a percorrere il sito da analizzare dicendosi a voce alta le rispettive sensazioni.
“Corridoio laterale…”
“Si ho visto, è un’area di servizio, qui c’è un magazzino, un bagno, una porta di sicurezza”.
“Scale anti incendio… c’è anche un ascensore di servizio”.
“Nessuna telecamera accidenti!”
“No, ha fatto le scale”
“Derek perché dici così?”
“Perché avrebbe potuto incontrare il personale addetto al piano, le scale invece sono raramente frequentate”
“Giusto! Scendiamo o saliamo?”
“Scendiamo…”
“No, saliamo!”
“Perché Spencer?”
“Perché secondo me non era Fuente il suo obiettivo, lo voleva solo togliere di mezzo e doveva sbarazzarsi del corpo… e questo è l’ultimo piano!”
“Ok, saliamo”
I tre, silenziosamente, cominciarono a salire le scale alternandosi alla testa di ogni rampa successiva, era un 33% di possibile pericolo da distribuire, condividere da bravi fratelli nell’esecuzione di una missione pericolosa.
Il killer poteva essere ancora lì, pronto e in mira nella piazzola dell’area che portava ai solai, un terzo di rischio equamente diviso, una possibile pallottola spaccata in tre.
Entrarono, il piano era come il sottostante ma le stanze che si susseguivano erano verosimilmente atte ai servizi dell’albergo.
JJ si fermo di botto.
“Fermi ragazzi! Non sentite nulla?”
Spencer e Derek concentrarono tutti i loro sensi, uno sgocciolio, un odore…
“Il sistema di condizionamento” sussurrò la ragazza e tutti alzarono lo sguardo.
Il rumore di gocce veniva proprio da lì, ampliato dal rimbombo metallico del largo tubolare che trasportava aria calda e fredda in giro per l’albergo: nudo e brutto nell’area di servizio, nascosto da pregiati controsoffitti nelle zone di accoglienza.
E poi l’odore, dolciastro e ferroso.
“Aaron sono Spencer!” Il ragazzo aveva precipitosamente chiamato il capo “manda subito la Scientifica , abbiamo ritrovato il professor Fuente!”
 
Aspettando i colleghi e cercando di non inquinare il sito, JJ aiutata dalle forti spalle di Derek aveva smontato la griglia di chiusura dell’aria condizionata e aveva sbirciato dentro aiutandosi con la fredda luce del neon.
“Cazzo!” Le era proprio sfuggito “ragazzi, da qui vedo i pezzi… cioè un pezzo! Per l’esattezza, l’anulare con la fede!”
 
“Ma come ?”
La domanda era lampante: avevano visto Fuente uscire dal Regency, come c’era ritornato? Certo non dalla porta principale, o no?
Mentre JJ aspettava che Hotch e Ghideon arrivassero all’undicesimo piano, Derek e Spencer avevano continuato a salire le scale ma arrivati alla porta blindata che conduceva alla terrazza, capirono entrambi che la vittima e il suo carnefice avevano terminato la loro macabra passeggiata là dove erano poi stati ritrovati i poveri resti.
“Non era certo solo!” Sentenziò Derek “ Oppure è Superman, perché infilare lì sopra un corpo senza vita, richiede una forza sovraumana”.
Spencer non era dello stesso avviso:
”Ti ricordi il caso Prince? “
Un’anoressica di 34 chili aveva trascinato in solaio il cadavere della madre.
“Si, ricordo, un pezzo alla volta”
“Bè, un pezzo lo abbiamo trovato anche noi, secondo me il resto lo troviamo poco distante!”
La sua idea trovò conferma perché un’ora dopo il medico della scientifica annunciò che dopo il dito, nel condotto dell’aerazione, avevano ritrovato anche le braccia e la testa.
Il gruppo capitanato da Hotchner cominciò ad aprire una per una tutte le stanze del sottotetto: al sesto tentativo trovarono il luogo dove il killer aveva compiuto lo scempio, il bagno di servizio conteneva nella sua vasca i pezzi mancanti del Professor Fuente. Una vera mattanza.
Il sangue aveva sporcato il soffitto: questo stava significando che l’uomo era stato sezionato da vivo.
Le gocce rosate distribuite sul vetro della doccia raccontavano che l’assassino si era lavato.
“Secondo me era nudo quando ha sezionato la vittima, ha così evitato di trasferire tracce ematiche sugli abiti” aveva borbottato Ghideon.
Spencer sussurrò ad JJ:” chi c’è con Alberto?”
“Una guardia della sicurezza, stai tranquillo.”
Reid invece aveva un brutto presentimento.
“Ascoltatemi, secondo me il nostro seriale non ha mai abbandonato l’albergo, ragazzi, lui è ancora tra noi!”
“Ok” disse freddo Aaron Hotchner “vai da Diotallevi, io con Derek facciamo fare dei rilevamenti con il Luminal, ci saranno sicuramente schizzi di sgocciolamento, voglio vederne il tragitto”.
 
Spencer volò letteralmente.
Quando Alberto gli aprì la porta della stanza, dovettero entrambi fare uno sforzo sovraumano per evitare di abbracciarsi davanti alla guardia.
“Puoi andare, ti ringrazio ma adesso ci penso io al professor Diotallevi” sorrise il ragazzo sentendo dietro di se una breve risata.
Appena il piantone se ne fu andato, si ritrovarono l’uno nella bocca dell’altro.
“Oddio, piccolo” Alberto si staccò per un attimo dalle labbra di Spencer “ ma che sta succedendo? Lo avete ritrovato Fuente?”
Baci.
“Si” sussurrò Reid “ma è meglio che non ti dica come!”
Con un sospiro si staccò dal suo amante.
“Ascoltami Alberto, io voglio che tu insieme a Tim e a Margherita andiate immediatamente via da qui! Vi facciamo scortare in un luogo protetto fino a quando questa storia non si sarà chiarita.”
La reazione non si fece attendere.
“E quando terminerà la storia? Magari fra sei mesi? Oppure mai? No, io mi rifiuto di farmi surgelare, mi dispiace Spencer, non se ne parla proprio!”
Reid non aveva nessuna intenzione di starlo ad ascoltare.
“Si sta evolvendo Alberto, nella sua forma più atroce: all’inizio si accontentava di rapire, violentare e uccidere, ma con Fuente si è ulteriormente divertito, l’ha fatto a pezzi, ed era ancora vivo, ha assaporato il suo sangue e come tutte le belve adesso non ha più freni inibitori, va raggiunto e abbattuto, perché non si sazierà mai.”
Diotallevi si era seduto sulla sponda del letto e si era messo le mani tra i capelli.
“Mio Dio Spencer, ma come fai a sopportare tutto quest’orrore?“
“Non lo so ma ti assicuro che è bellissimo quando li catturiamo: riesco a dormire tranquillo solo quando so che uno di loro non è più in giro a mietere vittime!”
Si erano guardati intensamente negli occhi.
“Ti amo ragazzino, sopporterò tutto questo ma promettimi che l’orrore, per quanto sarà possibile, lo lascerai fuori della porta di casa!”
Reid sorrise dolcissimo.
“E’ la regola numero uno delle coppie, altrimenti uno come Aaron non sarebbe sposato e con un figlio!”
“Spence?”
“Dimmi Alberto?”
“Ti devo confessare una cosa…”
“Cosa?”
“Non posso avere bambini!”
Reid scoppiò a ridere e si abbracciarono di nuovo. 
   
 
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