Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Sparks_    08/02/2015    1 recensioni
||AU!NotFamous|| ||OS|| ||Larry, what else?||
E con l’ultimo accordo, la canzone si chiuse. Louis fece un piccolo applauso al ragazzo, che finalmente alzò lo sguardo. Verdi, gli occhi erano verdi, e aveva un bellissimo sorriso che formava due adorabili fossette.
“Sei bravo, molto. E hai buon gusto in fatto di musica” iniziò Louis, sedendosi accanto al riccio che intanto si era tolto il cappellino, e si stava scompigliando i capelli.
“Grazie mille. Suono qui spesso, in attesa che qualcuno mi noti” rispose timidamente il ragazzo. Doveva avere qualche anno in meno di lui, pensò Louis ora che lo vedeva da vicino, ma era fisicamente più possente anche da seduto. Non che ci volesse poi molto.
“Beh, io ti ho notato”
“È un inizio allora” risero.
“Louis Tomlinson” gli tese la mano.
“Harry, Harry Styles” l’altro gliela strinse, accennando a un sorriso.
Sarebbe potuta finire lì, ma c’era qualcosa che lo attraeva in quel ragazzo, qualcosa che non lo faceva muovere da quella panchina. Harry Styles aveva qualcosa di speciale.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                              banner #1
hostare immagini
 



 

Life Goals

 

Goal 1: when boys play guitar

 

Passeggiava tra il sentiero quasi deserto del parco, senza una meta ben precisa. 

Neanche sapeva perchè si trovasse lì: la familiare taverna dell’amico Zayn gli era diventata improvvisamente stretta, soffocante, senza un valido motivo. Stavano solo bevendo birra e fumando, come ogni volta dopo un’audizione di Louis, ma a un certo punto aveva avuto l’improvvisa e insensata voglia di uscire. Così l’aveva fatto, aveva preso la sua giacchetta di jeans ed era uscito, lasciando Zayn, Liam e Niall confusi e soli. 

Con le mani nelle tasche e la testa bassa, metteva pigramente un piede dopo l’altro. 

Sentì una musica arrivare da lontano. Chitarra, acustica. Riconobbe i primi accordi della canzone: No Surrender, Bruce Springsteen. Chiunque stesse suonando, aveva buon gusto in fatto di musica. 

Era un ragazzo, giovane, avrà avuto più o meno l’età di Louis. Aveva un cappellino blu da cui uscivano dei ricci castani, e un viso dai lineamenti dolci. Non riusciva a intravedere gli occhi dalla sua posizione, ma si ritrovò a immaginarseli chiari. 

Intanto il ragazzo continuava a cantare: aveva una bellissima voce, pensò Louis, calda e profonda. E molto sexy, aggiunse. 

Aggrottava le sopracciglia in un’espressione concentratissima mentre cantava, e Louis senza accorgersene sollevò gli angoli delle labbra. Quel ragazzo lo intrigava, aveva un aria un po’ malinconica. 

“Beacause we made a promise we swore we’d always remember, 

no retreat, baby, no surrender

Bloody brothers in the stormy night with a vow to defend, 

no retreat, baby, no surrender

no retreat, baby, no surrender” 

E con l’ultimo accordo, la canzone si chiuse. Louis fece un piccolo applauso al ragazzo, che finalmente alzò lo sguardo. Verdi, gli occhi erano verdi, e aveva un bellissimo sorriso che formava due adorabili fossette. 

“Sei bravo, molto. E hai buon gusto in fatto di musica” iniziò Louis, sedendosi accanto al riccio che intanto si era tolto il cappellino, e si stava scompigliando i capelli. 

“Grazie mille. Suono qui spesso, in attesa che qualcuno mi noti” rispose timidamente il ragazzo. Doveva avere qualche anno in meno di lui, pensò Louis ora che lo vedeva da vicino, ma era fisicamente più possente anche da seduto. Non che ci volesse poi molto. 

“Beh, io ti ho notato”

“È un inizio allora” risero. 

“Louis Tomlinson” gli tese la mano. 

“Harry, Harry Styles” l’altro gliela strinse, accennando a un sorriso. 

Sarebbe potuta finire lì, ma c’era qualcosa che lo attraeva in quel ragazzo, qualcosa che non lo faceva muovere da quella panchina. Harry Styles aveva qualcosa di speciale. 

“Beh, Harry, cosa fai nella vita?”

“Te l’ho detto: suono. E lavoro in una panetteria per pagarmi da vivere da circa tre anni, quando me ne sono andato da Homes Chapel, dove sono nato. La mia famiglia voleva che terminassi gli studi e diventassi avvocato, ma non faceva per me” rispose Harry, allungando le gambe e posando la chitarra nella custodia.

“E quindi sei venuto a vivere a Londra in cerca di fama e fortuna” concluse Louis

L’altro annuì: “Beh, non ho ancora trovato nè una nè l’altra, però”. 

“Hey, hai appena incontrato per caso un bellissimo e divertentissimo ragazzo, dimmi se non hai fortuna, Harry” rise Louis, e Harry con lui. 

“E la fama, beh. Uno col tuo talento non resterà nell’ombra ancora a lungo” concluse, facendosi serio. 

“Lo pensi davvero?” chiese il riccio. Sembrava un cucciolo impaurito, con quegli occhioni verdi sgranati e l’espressione piena di attesa. Louis non potè fare a meno di dargli un buffetto su una guancia (guadagnandosi un sorriso con tanto di fossette) prima di rispondere che sì, lo pensava sul serio. 

Non era molto normale che due ragazzi che si conoscevano da pochi minuti si guardassero negli occhi sorridendo, ma onestamente a Louis e a Harry non importava nulla. 

“Tu che fai, Louis?” chiese Harry dopo un po’ distogliendo lo sguardo, forse imbarazzato. 

Louis sospirò appoggiando la schiena alla panchina: “Sono all’università, mi sto per laureare” rispose, con una punta di orgoglio. Amava il suono della parola “laurea”. Suonava come un “ce l’ho fatta”, il tanto agognato risultato che si aspettava da tutta una vita. Aveva sempre avuto il sogno di laurearsi, soprattutto per far capire a sua madre e alle sue sorelle che anche un “povero ragazzo gay” come lui poteva arrivare in alto. 

Louis aveva fatto coming out con la famiglia quattro anni prima, e non era andata come si aspettava. Per carità, non c’erano stati insulti o botte ma solo le classiche frasi di circostanza, ma lui aveva notato gli sguardi che gli lanciavano, soprattutto quello della madre Jay: esprimeva delusione, quasi ribrezzo per quel figlio sbagliato. 

Così era andato a Londra per studiare, e tornava a Doncaster il meno possibile. Non sopportava i silenzi dei pranzi di famiglia e tutti i sussurri sul suo conto. 

Woho, un ragazzo del college. Quanti anni hai? Io diciannove, beh tra qualche giorno venti” chiese Harry, che stava abbandonando la timidezza iniziale. 

Diciannove anni, tre in meno di Louis. Non male, non sono ancora un pedofilo, pensò quest’ultimo, dandosi subito dopo dell’idiota: non poteva provare attrazione per qualunque ragazzo bello e simpatico, potevano rivelarsi etero e lui ritrovarsi con un cuore spezzato. 

“Io ventidue, li ho compiuti a dicembre” rispose l’altro. 

“Quando li compi?” incalzò Harry, sorridendo forse più del dovuto. 

Louis ridacchiò: “Dio, Harry sei davvero curioso!”. Il sorriso dell’altro si spense, per paura di aver rovinato tutto, e rigirò la testa per guardare dritto davanti a sè. 

“Hey, hey tranquillo” si preoccupò subito Louis, mettendogli una mano sul braccio. 

“Scusa, io sono sempre troppo invadente e appiccicoso, me lo dicono in tanti, mi dispiace Louis, io…” Louis interruppe il fiume di parole del ragazzo mettendogli un dito sulle labbra (che erano incredibilmente rosse e morbide, e dovette trattenersi dal baciarle subito).

“Per l’amor del cielo, calmati” rise il maggiore “Va tutto bene, era una battutta”. 

Il piccolo sorrise, sinceramente felice, con gli occhi verdi che brillavano. E in quel momento Louis capì che quel ragazzo era qualcosa di unico. 

“Comunque li compio il 24”. 

“La vigilia di Natale? Ma è bellissimo!” saltò su Harry. Sembrava un bimbo, o una ragazzina impazzita a seconda dei punti di vista. 

“Cosa c’è di bellissimo, scusa?” chiese Louis, metà confuso e metà di divertito. 

L’altro si accigliò, passandosi la lingua sulle labbra, senza malizia, le sentiva solo secche.

Ma i pensieri del maggiore virarono subito su quella maledetta lingua e a quelle dannate labbra, e soprattutto a cosa gli avrebbe fatto, anche direttamente su quella panchina, in mezzo al parco. 

Dio, Styles, ispiri tanto sess— “Capisci?” 

Cosa? “Cosa?”. Louis si risvegliò bruscamente dai suoi pensieri. Merda, e ora?

“Cioè, volevo dire, hai ragione” concluse, con un sorrisone degno dello Stregatto. 

Sembro un ritardato, dannazione. 

Beh, aveva ragione, ma Harry se la bevette lo stesso, e ricambiò il sorriso. 

“Io li compio il primo febbraio. Capisci, non c’è niente di speciale”. Louis trovava sexy anche il modo in cui Harry rigirava le dita per scaldarle. Dio quelle mani, cosa gli farei. 

Tra due giorni?! Oh, Dio!” Ora a sembrare la ragazzina eccitata era Louis. 

“Aspettami sotto casa tua dopodomani, andiamo a festeggiare. E non accetto un no come risposta” disse il maggiore, determinato. 

Il riccio (che poi, non era riccio afro, ma più sull’ondulato) era ancora più confuso. 

“Ma tu non mi conosci neanche, e neanche sai dove abito” esclamò.

“Beh, primo mi stai conoscendo ora. E secondo entro stasera lo saprò” dichiarò convinto. Non scherzava, entro la sera avrebbe scoperto tante cose su quel ragazzo. 

Entro la sera contava di scoprire anche altre cose decisamente più piacevoli di un indirizzo, ma questo non contava. 

“Harry, ti va se continuiamo la chiaccherata davanti a un caffè? Si gela” chiese Louis con un sorrisetto sornione. 

Harry abbassò lo sguardo ridacchiando: “Mi stai invitando ad uscire, Tomlinson?” chiese con una leggera malizia. Louis esultò mentalmente (si trattenne dal saltellare): un ragazzo etero non avrebbe mai detto questa cosa a un altro ragazzo che credeva etero, no? 

“No, Styles. Sto apertamente flirtando con te”. Non si poteva prendere Louis di sorpresa: aveva sempre l’ultima parola. E poi questa battuta serviva per vedere la reazione dell’altro. 

Si alzò, mentre Harry ancora rideva. 

“Beh? Muoviti, Starbucks ci aspetta” disse tendendogli una mano, che l’altro afferrò per aiutarsi ad alzarsi. Whoho, è decisamente più alto di me, pensò Louis. 

“Non prenderò mai un frappuccino, sappilo”. E si avviarono verso il locale ancora ridendo. 

 

***

 

Goals 2: being on a date in Starbucks

 

“Da quanto suoni la chitarra?”. I due ragazzi erano seuduti a un tavolino di Starbucks, che dava sulla strada. Louis aveva ordinato un cappuccino con una spolverata di cacao, Harry un semplice caffè (‘Quanto sei prevedibile’ era stato il commento dell’altro). 

Avevano parlato un po’ della loro vita, prima. Delle loro famiglie (Harry era rimasto colpito da quanto fosse numerosa la famiglia di Louis, che aveva cinque sorelle minori e un fratellino, non come lui, che aveva solo una sorella maggiore), dei loro hobby (Harry aveva il pollice verde, e Louis si era immaginato l’altro versione giardiniere sexy), dei loro sogni, e cose così. 

“Da quando avevo dodici anni, penso. Ho imparato grazie a dei tutorial su internet” rispose Harry sorseggiando la sua bevanda. Fece un espressione compiaciuta quando ingoiò la bevanda calda, che lo riscaldò dopo tutto il freddo che aveva preso nel parco. 

“Tu invece suoni o canti?”

“Diciamo che canto” rispose Lou, abbassando lo sguardo "Ma non sono molto bravo". 

“Secondo me sì” ribattè il riccio, aggrottando (in modo adorabile secondo Louis) le sopracciglia. 

“Secondo me no”

“Fammi sentire, allora”

“Non qui, Haz. Posso chiamarti Haz? È carino, no?”

“Un giorno mi farai sentire. E sì, Lou”. Si sorrisero, e nello stesso momento riprsero un sorso dalle rispettive bevande. 

“Avevo pensato anche a Harold… Anche Harold mi piace” 

“Non ci provare, neanche. È tremendo” rispose Harry con una smorfia disgustata.

“Uh uh, altrimenti?” chiese l’altro, mettendo su la sua migliore espressione irriverente.

“Altrimenti mi incazzo, Lewis”

Cazzo. “Touchè, Haz. Fottutamente touchè”. Harry rise, mentre Louis lo guardava male. 

Quel ragazzo però gli piaceva da morire. I suoi capelli ricci, i suoi occhi verdi, il suo sorriso, le sue fossette… Okay no basta. Neanche sua sorella Lottie poteva pensare certe cose.

“Cambiamo discorso” disse Lou, accompagnando la frase con un gesto della mano, come a voler scacciare una mosca inesistente, o dei pensieri di troppo, in questo caso “Film preferito?”

Harry ci pensò su un attimo, guadando in aria e arricciando il naso (indovinate cosa pensò Louis?): “Sai che non lo so? Me ne piacciono troppi. Il tuo?”

Grease” rispose, illuminandosi. 

L’altro invece face un verso strano, bevendo il caffè: “Ugh, mai visto” 

Oh, no. Pessima mossa, Haz.  

“Come sarebbe a dire che non hai mai visto Grease?” esclamò (okay, forse lo strillò) Louis sollevando le labbra dal suo cappuccino. 

Grease era assolutamente e totalmente il suo film preferito di tutti i tempi: adorava tutto, i costumi, i balli, le canzoni. Al liceo lo avevano rappresentato al corso di teatro, e lui aveva la parte di Danny. Inutile dire quanto ne fosse stato felice. Solanto che  le prese in giro stile “Una parte degna di un finocchio come te” “Hai finito la brillantina, porcellana?” non mancarono, e Louis ci stette male, malissimo. Aveva sedici anni e tanti dubbi, e di sicuro quei soprannomi non aiutavano la sua naturale confusione. Anni (e presa di coscienza della propria sessualità) dopo, a ripensarci gli veniva da sorridere: quelle frasi così piene di cattiveria lo avevano aiutato a diventare ciò che era. E poi avevano ragione: gli piaceva davvero il pene. 

“Cristo, Lou, odio i musical!” sbuffò Harry, metà divertito e metà scocciato. La metà divertita prevaleva però: la smorfia imbronciata di Louis era letteralmente adorabile, come ci si poteva incazzare con lui? Era talmente gentile, tenero, simpatico, bellissimo, sexy, aveva gli pure gli occhi blu… Harry aveva una.. cosa per gli occhi così. Se li osservavi attentamente (e il ragazzo l’aveva fatto), si notava che in quell’azzurro così limpido e pulito, c’erano anche sfumature verdi, e persino gialle. C’era tutto in quegli occhi. 

E poi, cazzo, il suo culo: era fottutamente perfetto. Mentre il ragazzo camminva di fronte a lui, il minore si era dovuto trattenere dal palparglielo (non era solo romantico, il riccio). Harry era già irrimediabilmente infatuato.

Del resto, chi non si sarebbe infatuato di Louis Tomlinson?

“Sei la merda, Harry. Scommetto anche che odi i cuccioli di cane e passi le tue serate a  giocare a scaricare musica di merda illegalmente sul tuo telefono” ribattè il maggiore. 

A questo punto Harry stava ridendo, e anche tanto. Insomma, non era così divertente la cosa, ma in quel momento sembrava la battuta del secolo. 

“Wow, Harry, va bene che sono simpatico ma non morirmi qui” ridacchiò Louis leggermente imbarazzato. 

Il riccio sorrise, bevendo un sorso di caffè per calmarsi, osservando di sottecchi Louis: sembrava un bimbo, con i capelli un po’arruffati, gli occhi blu ridotti a una fessura, le braccia conserte e le labbra sottili deliziosamente piegate in un broncio adorabile. Un bimbo bellissimo.

Louis invece pensò quanto fosse bello in quel momento, con le guance arrossate, i capelli ribelli e gli occhi verdissimi leggermente velati da lacrime per il troppo riso. Non scopabile, non sexy, non affascinante,  semplicemente bellissimo. Le labbra però ispiravano a Louis ancora pensieri decisamente poco casti (neanche lui era solo romantico, capite). 

“Okay, Tomlinson, mi dispiace. Grease è un capolavoro assoluto. E non passo le mie serate a scaricare musica illegalmente, comunque; non di merda per lo meno” rispose Harry, facendo sollevare l’altro dal suo stato di trance. Si sarà accorto che gli stavo fissando le labbra? 

Okay, facciamo così. Siccome devi assolutamente recuperare vent’anni di Grease arretrati, vieni a casa mia” propose Louis, di getto. Aveva appena invitato uno sconosciuto, in pratica, e poteva sentire la voce dell’amico Liam, la balia del gruppo, che lo rimproverava. Ma era solo Harry: si fidava già di lui. 

Il minore sorrise (con fare maliziso?): “E quando si farebbe?” 

“Adesso” Era decisamente matto, Louis. 

“Adesso?”

“Devo farti un disegno? Usciamo da qui, facciamo due isolati e siamo arrivati” spiegò il ragazzo dagli occhi blu con fare ovvio. 

“Io, uhm, ecco…” esitò Harry. L’altro si rese conto di un piccolo particolare: magari era fidanzato. O peggio, etero. In quel momento si rese conto di quanto fosse coglionee arrossì di colpo, provando a salvarsi in qualche modo

“Oh, Cristo. Harry, mi dispiace, se sei fidanzato vai pure, non lo avevo pensato. E poi, uhm, diciamo che io non volevo… provarci con… uhm” Louis Tomlinson che non trovava le parole era una novità assoluta. 

Harry, vedendo e capendo cosa passava per la testa di quel bellissimo ragazzo, si affrettò a ritrattare: “Accetto! Cioè, ero incerto perchè sei completamente matto, ma accetto! E mi piace che tu ci provi con me!” sproloquiò, arrossendo immediatamente dopo.

Louis avrebbe potuto pensare mille cose, in quel momento, ma l’unica cosa che aveva in mente era: “Cazzo, sì, dai cazzo”. Fine come al solito. 

Prese la mano dell’altro da sopra al tavolo, stringendola leggermente: “Mettiamo fine a questo momento imbarazzante e usciamo subito?” chiese.

L’altro annuì convinto: “Sono pronto a sorbirmi ore di canti improvvisati a cazzo, andiamo” disse, guadagnandosi un bel dito medio. 

Solo a metà strada si resero conto che le loro mani erano ancora intrecciate. 

Nessuno dei due lasciò la presa. 

 

 

Goal 3: watching movies and cuddling

 

“Ecco, questa parte mi fa sempre piangere” disse Louis. 

Harry stava guardando per la prima volta nella sua vita Grease, e doveva ammettere che non era affatto male: Danny e Sandy erano almente carini, e quella troietta mora doveva morire. Anche perchè lo stava guardando in casa di Louis, sul divano di Louis, vicino a Louis. 

Era un appartamento piccolo, ma confortevole: perfetto per uno studente. C’era una piccola cucina adiacente a un salottino con un divano e una TV (dove erano seduti in quel momento), e un corridoio che dava su una camera e un bagno (Harry c’era stato appena arrivato, non ne aveva bisogno, voleva solo curiosare). E poi, c’era il parquet, cosa di cui il riccio andava matto. 

La parte in questione era la scena finale, in cui finalmente Danny e Sandy riescono a stare insieme. 

“Capisci? Si amano così tanto” disse il maggiore, con una vocina talmente piccola che all’altro venne voglia di abbracciarlo. E lo fece, passò un braccio attorno al corpo di Louis, che era così esile, e se lo strinse addosso. Dal canto suo, il ragazzo dagli occhi blu si appicciccò al petto di Harry, intenzionato a rimanervi. 

Quasi senza accorgersene, Lou iniziò a cantare You’re the one that I want, insieme ai protagonisti. Partì piano, ma poi prese sicurezza e la voce divenne chiara. 

E, buon Dio, che voce che aveva. 

Harry ne rimase ipnotizzato: era confortante, dolce, forse un po’ acuta per un ragazzo, angelica. Ecco, quell’aggettivo descriveva alla perfezione la voce di Louis Tomlinson. Ed Harry avrebbe potuto ascoltarla per sempre, se solo la dannata canzone non fosse finita così presto. 

“Oh Cristo santo” commentò.

Lou arrossì, nascondendosi sul petto dell’altro, imbarazzato: “Faccio cagare, lo so. Sembro una ragazzina”.

Harry si sedette in ginocchio, lasciando andare l’altro e guardandolo con gli occhi sgranati. La bomba-Styles stava per esplodere. 

“COSA CAZZO STAI DICENDO, TOMLINSON. O GLI ANGELI TI HANNO CACCIATO DAL CORO O IO NON ME LA SPIEGO LA TUA VOCE, CRISTO BENEDETTO” strillò. 

“Cosa?”

“SEI INCREDIBILE”

“Smettila” rispose Louis, abbassando lo sguardo senza trattenere un sorriso. 

“No che non la smetto” disse Harry, prendendo il viso di Louis tra le mani, per guardarlo negli occhi “Non la smetto” soggiunse, abbassando il tono della voce, lo sguardo incatenato a quei due pozzi blu. 

Si conoscevano da quanto? Tre o quattro ore? Era una cosa folle, tutto quello che stava succedendo. Perchè a Louis e Harry sembrava di conoscersi da sempre, veniva naturale comportarsi in quel modo, anche dell’uno e dell’altro conoscevano poco, pochissimo.

Ma Louis e Harry si stavano scoprendo, forse addirittura innamorando. Non sapevano perchè, forse si trattava di una piacevole coincidenza, forse era il destino.

E anche se questa storia non li avrebbe portati da nessuna parte, entrambi erano sicuri che ne sarebbe valsa la pena: erano felici

Serendipity. Significa “trovare qualcosa di speciale senza averlo cercato”. E in quel momento nella mente di Louis c’era quella parola, associata a un paio di occhi verdissimi. 

“Harry, sto per baciarti. Se ti tiri indietro sei morto”. E mentre l’altro sorrideva, Lou lo baciò. 

Le loro labbra si trovarono perfettamente, così come le loro lingue, che iniziarono a rincorrersi. Fu un bacio lento, dolce, lungo.  

Quando entrambi rimasero senza fiato, si separarono, tenendo le fronti appoggiate. 

“Louis?”

“Mmh?”

“Pensavi davvero che mi sarei tirato indietro?”. Le risate di entrambi riempirono la stanza, di nuovo. 

“È una pazzia, secondo te?” chiese il maggiore. 

“Allora facciamola” rispose candidamente Harry, intrecciando le loro dita. 

E sembrava così giusto, baciarsi ripetutamente sul vecchio divano di Louis, con Grease in stand-by, che entrambi seppero che stavano facendo la cosa giusta. 

“Ah, Harry” sussurrò Louis interrompendo il bacio, guadagnandosi un mugulio insoddisfatto dal riccio, che riaprì gli occhi. 

“Te l’avevo detto che avresti festeggiato con me il tuo compleanno”

“Sei il regalo migliore” rispose Harry genuinamente, con un sorriso che fece ribaltare il cuore di Lou. 

“Oh, Harry” sussurrò, riprendendo da dove si erano interrotti. 

È possibile innamorarsi di qualcuno in poche ore? Pensò il riccio. 

Del resto, un saggio una volta disse che le persone si innamorano in modi misteriosi, forse è tutto parte di un piano di cui non sono a conoscenza (*). 

Beh, per Louis e Harry la vita aveva programmato un gran bel piano. 

 

 

 

 

 

(*) People fall in love in misterious ways, maybe it’s all part of a plan. 

(Anche se tutti l’avranno capito) Ed Sheeran, Thinking Out Loud

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’Autrice. 

AHHHHH. Beh, salve. È la mia prima esperienza in questo fandom e sono un po’ nervosa. 

Però i Larry sono i Larry, quindi. 

E che dire di questa storia? Mi è venuta l’idea da un post su twitter sulle Relantionship Goals, e poi il resto è storia. 

Ah, ci ho messo Ed alla fine perchè io lo adoro con tutta me stessa, quel piccolo orsetto che scrive poesie. 

È stata abbastanza un parto perchè mi sono ritrovata a scriverla la sera tardi o la mattina a scuola di nascosto, ma beh. ED È STATO UN PARTO PODALICO POSTARLA PERCHÈ EFP MI ODIA. 

E niente, w i Larry. 

CHE POI AVETE VISTO? HANNO VIAGGIATO ASSIEME (EHEHEHEH COSA AVRANNO FATTO), E AL CONCERTO È APPARSA UN’IMMAGINE DEI FETUS!LARRY, PIANGO OCEANI. 

Okay, basta me ne vado. Me lo lasciate un commentino?

Le canzoni nella storia sono due: la meravigiosa No Surrender di Springsteen (qui c’è la versione originale, qui la cover di Mark Salling, Puck di Glee se lo adorate come me), e l’altrettanto splendida Thinking Out Loud di Ed. 

Buon weekend, amori belli, pace amore e sesso Larry.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Sparks_