Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: FremioneMalec    08/02/2015    4 recensioni
Stavo sfogliando l'ultimo capitolo del manuale, quello dedicato all'etimologia delle parole, quando ne vidi una che attirò la mia attenzione: "disaster"; dal latino "dis- che ha un significato peggiorativo e "astrum" cioè stella. Una non-stella. Alzai lo sguardo e sorrisi.
***
- Hermione, sei un caso perso. Solo tu riesci ad andare in biblioteca il giorno del tuo compleanno. - esclamò Fred. Lo guardai spazientita cercando di camuffare un nuovo sorriso indesiderato e prima di rispondergli ripensai brevemente alla mia giornata.
***
FremioneMalec
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A Sina, la mia non-stella.
 
Sei un disastro



“… 19 settembre 1995… Hermione Granger…”
Stavo scrivendo data e nome del mio compito di Rune Antiche, mancava ancora qualche giorno alla consegna, ma io, come al solito, volevo portarmi avanti. Era un mercoledì e mi trovavo in un angolo della biblioteca lontano dalle finestre antiche dalle quali alcuni spifferi freddi si sfilavano dalle giunture tra vetro e pietra e si infilavano sotto i maglioni degli studenti, facendoli rabbrividire. Dopo aver scritto l’introduzione del testo da tradurre, alzai lo sguardo su alcuni studenti di Tassorosso che si trovavano davanti a scaffali colmi di libri riguardanti la storia del mondo magico; erano cinque in tutto, tre maschi e due femmine, probabilmente del secondo anno. Discutevano sul gelido inverno in arrivo, infatti, anche se l’anno scolastico era iniziato da poco, il clima rigido si faceva già sentire.

- Se inizia a fare così freddo ora, la McGranitt ci dovrà insegnare ad evocare delle stufe a legna portatili –  esclamò una delle due ragazzine prendendo il suo mantello dalla sedia e appoggiandoselo sulle spalle minute. Aveva dei biondi capelli non molto folti che le arrivavano al mento e indossava una divisa troppo grande per la sua piccola figura. Mi immedesimavo in quella ragazzina. Più di una volta l’avevo vista in biblioteca, ma non le avevo mai rivolto la parola; solo a volte portava con sé alcuni amici e,in quei giorni, il suo sguardo era perennemente attratto da uno dei tre ragazzini; raramente gli rivolgeva la parola, ma quando lo faceva esclamava: “Sei un disastro!”; glielo diceva praticamente ogni volta che lui le chiedeva un aiuto per i compiti. Mi faceva sorridere sempre. Mi ricordava le conversazioni tra me e Ron. Sono decisamente troppe le occasioni durante le quali gli ho rivolto quell’esclamazione. “Sei un disastro!”, glielo dicevo sorridendo, ma lui si offendeva comunque. Sapeva che nonostante tutto erano rare le occasioni in cui riusciva a stupirmi, e questo lo rattristiva. Ma a me non importava, io gli volevo bene così com’era. Inoltre, non era lui il mio vero e proprio disastro.
Un’estate mia madre mi regalò un libro di latino; ero incuriosita da quella lingua e volevo studiarla. Ero incuriosita perché volevo capire a fondo il significato degli incantesimi che di giorno in giorno impariamo con l’istruzione magica. Stavo sfogliando l'ultimo capitolo del manuale, quello dedicato all'etimologia delle parole, quando ne vidi una che attirò la mia attenzione: "disaster"; dal latino "dis- che ha un significato peggiorativo e "astrum" cioè stella. Una non-stella. Alzai lo sguardo e sorrisi. Avevo detto a Ron che era una non-stella e in quel momento mi dispiacque; era come se avessi detto che era speciale ma non abbastanza, perché c’era quel “non” davanti.

Probabilmente solo quel giorno in biblioteca riuscii ad apprezzare veramente quella parola,iniziai a capire solo dopo che la ragazzina ed i suoi amici si misero a fare i compiti, e dopo che sentii che disse seria “Sei un disastro!”, ma non al solito amico, era una altro dei tre, uno che non avevo mai visto, con un sorriso più allegro e degli occhi più vispi, ma pur sempre un disastro. Lui sorrise. A quel punto però, il concetto non mi era ancora chiaro.
L’altro ragazzino restò impassibile, forse non se n’era nemmeno accorto, solo io con un po’ di attenzione a volte riesco a scorgere i minimi cambiamenti o i più piccoli particolari. A quel punto riabbassai lo sguardo sul mio compito e riiniziai a scrivere concentrandomi il più possibile.
Era passata un’ora e mezza e la biblioteca si era svuotata. Riposi nella mia borsa inchiostro, pergamena e piuma e nel mentre mi guardai attorno. Dalle finestre entrava soltanto uno spiraglio di luce che tagliava in diversi punti l’aria tra gli scaffali; l’odore dell’inchiostro e delle pagine era ormai anche sulla mia pelle mentre le candele sui muri davano un certo calore all’enorme stanza. Mi guardai le mani, piccole e piene di calli di scrittura; erano sporche di inchiostro nero che lasciava chiazze sulle dita. Improvvisamente una macchia informe si spostò sul dorso della mia mano fino a formare un disegno più definito: una piccola stella.
Sapevo che il mago che mi aveva lanciato quell’ incantesimo era nei paraggi e non volevo dargli la soddisfazione di vedermi felice per il suo gesto. A quel punto decisi di far finta di niente e tornando impassibile feci scivolare la sedia all’indietro e mi avvicinai all’uscita.
Ormai il buio era calato sul castello e la maggior parte dei ragazzi probabilmente era già radunata in Sala Grande perché i corridoi erano quasi completamente vuoti. Entrando e uscendo dai coni di luce lasciati dalle torce sapevo che qualcuno mi stesse seguendo, sapevo anche chi mi stesse seguendo e che quel qualcuno, sicuramente, sapeva che io sapevo che lui mi stesse seguendo. Fermai un attimo i miei pensieri riflettendo su ciò che avevo formulato tra me e me; la Sua influenza non mi fa tuttora per niente bene. “Precisa e razionale Hermione, sta arrivando anche a manipolare i tuoi pensieri quel ragazzo!” mi rimproverai. In quello stesso momento girai un angolo e per poco non urlai per lo spavento. Fred Weasley ammirava con un sorriso fin troppo divertito il mio viso sul quale era dipinta sicuramente una smorfia di stupore e terrore. Era appoggiato con la schiena al muro, un braccio sul fianco e l’altro reggeva la bacchetta mentre ciondolava a destra e sinistra; aveva la testa girata verso destra per guardarmi e il petto robusto che si alzava e si abbassava un po’ più veloce del solito. Era chiaro che avesse corso, ma non era chiaro come avesse fatto ad arrivare fin lì prima di me, visto che solo pochi minuti prima avvertivo la sua presenza alle mie spalle. Cercai di ignorare il dubbio, a controllare il mio strano impulso di sapere ogni cosa e mi ricomposi.

- Hermione, sei un caso perso. Solo tu riesci ad andare in biblioteca il giorno del tuo compleanno. - esclamò Fred. Lo guardai spazientita cercando di camuffare un nuovo sorriso indesiderato e prima di rispondergli ripensai brevemente alla mia giornata. In effetti aveva ragione, quel giorno era il mio compleanno e le uniche persone che cercarono di dissuadermi ad andare a studiare alla fine ci rinunciarono presto; Harry e Ron per primi provarono a farsi venire in mente qualche attività divertente ma non riuscirono a conquistare la mia attenzione. Quello, quindi, era il momento di Fred e io non sapevo che cosa avesse in mente quel ragazzo.


- Allora dimmi, Weasley, cosa avrei dovuto fare il giorno del mio compleanno secondo te?

- Beh, sicuramente, escludiamo la biblioteca e poi... hai me.

Le ultime due parole le pronunciò voltandosi in modo da appoggiare solamente una spalla al muro e in modo da guardarmi senza doversi voltare e con un tono talmente carico di malizia che il mio in primo impulso fu quello di buttarmi direttamente tra le sue braccia ma, come al solito, il mio orgoglio e il desiderio di non dargliela vinta non mi fecero perdere il controllo.

- Pensi che cada così ai tuoi piedi? Soprattutto dopo avermi fatto spaventare a morte e avermi seguito di nascosto? Non credo proprio. – dissi guardandolo direttamente negli occhi. A quel punto furono le sue labbra a sollevarsi per formare un sorriso vispo e poi per controbattere alla mia domanda.

- Lo penso proprio, Granger. Sono irresistibile.

- E decisamente fin troppo modesto – conclusi sarcasticamente.

- Allora non lo neghi? Sono irresistibile! – mi provocò.

- Nemmeno lontanamente.

Prima ancora che io avessi finito di parlare si avvicinò a me e si chinò all’altezza delle mie labbra, ma subito dopo, con un gesto rapido si accostò al
mio orecchio e sussurrò piano:

- Sei un disastro Hermione a dire bugie, e poi… Ti devo far vedere una cosa.


Rimasi un attimo interdetta, ma Fred si era già girato e aveva iniziato a camminare abbastanza velocemente. Le mie gambe iniziarono a muoversi quasi involontariamente e la borsa mi batteva sulla gamba ad ogni passo; mi stava conducendo verso le scale, probabilmente alla torre di Grifondoro o quella di Astronomia. In fondo doveva essere una specie di regalo di compleanno in stile gemelli Weasley. Il mio fiato iniziò a diventare pesante e quindi, per distrarmi dalla corsa riflettei sull'ultima frase che mi era stata rivolta. Di nuovo quella parola, disastro, doveva essere il motto del giorno; ma in fondo anche io l'avevo detto tante di quelle volte! Eppure in quel momento non avevo ancora riflettuto a lungo sulla parola anche se dopo l'episodio della biblioteca mi era già un po' più chiara. Solo in seguito tutte le non-stelle combaciarono. Ma andiamo con ordine... stavo ancora correndo per i corridoi di Hogwarts. Ormai ci trovavamo in un corridoio decisamente troppo poco illuminato al quarto piano che non avevo mai percorso; i gemelli Weasley, invece, con la Mappa del Malandrino e la loro tendenza a non seguire le regole conoscevano il castello a memoria. In quel momento ripensai a quando ritrovai davanti a me Fred, appoggiato al muro e il fiato corto. Un passaggio segreto. Sicuramente aveva approfittato di un arazzo che nascondeva un corridoio segreto per spaventarmi e stupirmi allo stesso tempo; e direi che c'era riuscito decisamente troppo bene, tanto da cogliermi alla sprovvista.

- Arrivati! - esclamò improvvisamente.

Ci trovavamo in un'aula abbastanza grande, completamente vuota a parte alcune cornici sulle pareti e un piccolo tavolino. Per il resto, non vedevo nulla.

- Che posto è questo? - chiesi riluttante.

- L'ho scoperto da solo un giorno; George era in punizione, allora mi sono messo a vagare per le ali deserte del castello. Non ci sono più venuto. - rispose.
- E... perchè proprio qui?

- Mi piaceva l'idea di avere un posto che conosciamo solo noi due - disse serio, anche se sentivo che stava sorridendo.

- Wow che romantico, mi stupisci Weasley - lo provocai.


- Mmh... in effetti è un pensiero fin troppo romantico. Hai una brutta influenza su di me Hermione; tra un po' arriverò da te con un fiore coltivato con le mie stesse mani ogni mattina.

A questo punto scoppiai a ridere mettendomi una mano sulla bocca, ma lui continuò:

- A proposito, sappi che non succederà mai. Ma ora... voglio farti vedere una cosa.

Mi prese la mano e mi trascinò verso il centro della stanza, dopodichè si mise davanti a me e in un attimo e senza che me ne accorgessi appoggiò le sue labbra alle mie. Avevo già baciato molte volte Fred Weasley; in sala comune quando tutti erano andati a dormire, tra una lezione e l'altra senza che nessuno se ne accorgesse, ma solo poche volte in questo modo. Baciò delicatamente il mio labbro inferiore, piano. Niente fretta. I movimenti erano lenti e studiati, voleva farmi impazzire. Pochi secondi dopo però mi circondò tra le sue braccia e gli misi le mani sulle spalle. La sua bocca corrispondeva con la mia e nel mentre sentivo le gambe cedere ma allo stesso tempo essere salde, non volevo staccarmi da lui. Mi sentivo come una bambina durante la prima cotta, all'inizio insicura, poi più decisa; quella strana sensazione che si sente quando ci si trova alla presenza del ragazzo che ti piace, ma portata alle stelle. Fred fece scorrere una mano dalla mia schiena al fianco per poi allontanarla da me; pochi secondi dopo una luce decisamente forte apparve nel mio campo visivo appena riaprii gli occhi che erano rimasti chiusi per tutto quel tempo. Era una piccola fonte di luce che brillava tra me e lui fluttuando nell’aria sopra alla sua mano. La osservai attentamente. Era stupenda. Sembrava avere una forma sferica, ma non era così. Dal centro partivano ogni pochi secondi alcuni spilli di luce che  si staccavano e formavano piccole scintille attorno a noi. La colorazione era, ed è tuttora per me, quasi indescrivibile. Il centro era talmente luminoso che sembrava fosse trasparente mentre verso l’esterno cambiava tonalità a poco a poco che gli spilli lasciavano il nucleo. Per una volta nella mia vita, ero senza parole. Hermione Granger senza parole.


- Ecco il tuo regalo di compleanno, si chiama Ryla e significa “disastro” in una lingua che ho appena inventato. Come vedi è una non-stella. Potrebbe essere una stella ma non lo è, è troppo piccola, ma è stupenda lo stesso.
Dopo aver pronunciato questa frase mi guardò, avevo la bocca dischiusa, completamente rapita dalla luce che emanava quell’oggetto, così aggiunse:

- L’abbiamo inventata noi… E, Hermione chiudi la bocca altrimenti te la chiudo io in qualche modo.

Lo guardai, lo guardai e basta a quel punto. Non serviva dirgli grazie, non serviva dirgli niente, non serviva fare niente. Lui sapeva e sorrise, con il suo sorriso allegro e maledettamente fantastico. Solo una volta e tempo fa ho raccontato agli altri in Sala Grande delle non-stelle e quel giorno anche i gemelli mi stavano ascoltando. Si ricordava, si ricordava tutto. Mentre lo guardavo negli occhi finalmente completai la mia teoria sui disastri e sulle stelle. Era Fred il mio disastro e la mia non-stella. Una stella talmente luminosa che solo pochi capivano la sua luminosità. In quel momento ero io che stavo pensando a una cosa fin troppo dolce e romantica ma non me ne importava perché non riuscivo a farne a meno. “Dis-” e “astrum” il significato di una parola che ho scoperto per caso ma che ho imparato ad apprezzare. Una stella così esuberante, fantastica e completamente folle alla quale si doveva per forza mettere un “dis-” davanti.
Io e Fred ci stavamo ancora guardando e a quel punto sussurrai:

- Sei un disastro, Weasley.
L’avevo capito solo ora quel significato così profondo mentre Fred, lui, l’aveva capito già da tempo.
 

 
 
 



ANGOLO AUTRICE:
Beh, che dire… sono felice di aver scritto questa ff. Ci ho messo un po’, è stata difficile da buttare giù ma alla fine ce l’ho fatta. Inoltre all’inizio la mia idea era quella di scrivere una storia breve e senza dilungarmi troppo ma alla fine mi sono fatta prendere la mano. Come ho già scritto a inizio storia voglio dedicare questa storia a Sina, doveva essere una sorpresa per il tuo compleanno (anche se un po’in ritardo) basata un po’ sul disastro che siamo, sei fantastica. <3  A tutti coloro che si definiscono un disastro, che pensano di essere un disastro, sappiate che siete delle non-stelle. Ognuno di noi è la non-stella almeno di qualcuno.  Credo proprio di essere stata fin troppo seria in questo angolo. Mmh dovrei dire qualche cosa senza senso ma non mi viene in mente nulla. Fatemi sapere se la storia vi è piaciuta e magari anche qualche consiglio per scrivere ff perché sono alle prime armi.  XD
Un bacio e mi raccomando, SHIPPATE FREMIONE!
FremioneMalec
//Bianca

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: FremioneMalec