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Autore: A lexie s    08/02/2015    5 recensioni
Chi non conosce il Titanic?! E' una delle mie grandi passioni, non solo in termini filmistici.
Non ci troviamo sulla Jolly Roger, bensì sull'imponente piroscafo affondato nel 1912, ma sempre di una nave si tratta.
Le vicende seguono, più o meno, quelle del film (dico più o meno perché ovviamente ci saranno delle novità).
Dal capitolo: Erano trascorsi settantotto anni ed Emma poteva rivederlo nella propria mente, ogni ricordo era nitido come se davvero si trovasse lì. La consistenza della ringhiera fredda e bagnata dalla rugiada, l’odore di vernice fresca e il rumore del mare. Il Titanic era considerato la nave dei sogni e lo era, lo era davvero.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titanic

Capitolo 11
 
 
Fill the sky with all they can drop,
when it’s time to make a change.

Make it rain.
 
La pioggia continuava a scendere senza sosta mentre i due ragazzi continuavano a baciarsi sotto di essa. Il freddo non scuoteva le loro calde anime, riscaldate dalle sensazioni che stavano provando stretti nel loro abbraccio.
Era tutto diverso, le circostanze erano diverse ed anche loro erano cambiati dopo quell’esperienza, tuttavia qualcosa era rimasto immutato ed era destinato a rimanere tale per sempre, l’amore reciproco che nutrivano e che aveva squarciato il loro mondo senza preavviso, pulsava ancora più forte in quel momento ed era un suono talmente forte e nitido che potevano sentirlo entrambi nelle proprie orecchie.
E mentre la pioggia scendeva lasciando rivoli sul viso dei due, Killian continuava ad accarezzare le gote arrossate di Emma scostandole dolcemente i capelli che le si erano appiccicati alla fronte e lei, d’altro canto, continuava ad inchiodarlo con quelle pozze verdi che gli promettevano tutto il calore possibile. Non lo faceva soltanto per dar vita ad una muta promessa, ma anche perché nutriva il bisogno di imprimere nella sua memoria ogni singolo istante ed ogni singola sfumatura dei suoi occhi blu, resi scuri dalla sera ma più brillanti che mai.
“Grazie” mormorò all’improvviso, staccandosi un attimo dalle sue labbra e facendo scorrere la mano sulla sua guancia arrivando al lobo del suo orecchio e dietro al collo, un punto particolarmente sensibile per il ragazzo.
“Per cosa?” Chiese lui, portando i pollici sotto ai suoi occhi per raccogliere qualche lacrima che si era fusa con le gocce di pioggia.
“Grazie per non essere morto” confessò ed un singhiozzo le fece tremare il petto, mentre il cuore batteva più freneticamente nella sua cassa toracica ed il respiro si spezzava un po’, prima di far rinascere sulle sue labbra rosee il sorriso che lui tanto amava vedervi. Le mani di Killian scesero subito a cingerle le spalle dapprima con dolcezza e poi in modo più protettivo, una piccola pressione e lei si ritrovò di nuovo tra le sue braccia, il suo viso poggiato al petto di lui e le braccia intrecciate attorno alla sua vita.
“Ho fatto del mio meglio per tornare da te.”
 
 
“Killian” una voce alle loro spalle riscosse entrambi, ed un gruppetto di quattro persone si avviarono freneticamente verso di loro, “sei vivo” una domanda retorica spezzò il silenzio che si era creato, un silenzio bello non di quelli imbarazzanti, un silenzio di felicità che non aveva bisogno di essere riempito da stupide parole. La curiosità però ebbe la meglio ed allora Filippo aveva permesso alla sua bocca di formulare quelle due parole, che poi erano un dato di fatto.
Con le mani gli scosse le spalle, voleva accettarsi che non fosse frutto della sua immaginazione. Impossibile tra l’altro visto che lo vedevano anche gli altri, ed utilizzando la logica non avrebbe avuto bisogno di strattonarlo, ma la logica non esisteva in quel momento, sostituita dall’euforia e dalla gioia.
“Lo sono, ammesso che tu smetta di strattonarmi” lo sfotté, poi subito dopo abbracciò sia lui che Robin. Regina abbracciò calorosamente Emma, davvero felice di non vedere l’espressione che aveva scorto sul suo volto qualche giorno prima. Quell’espressione persa, spenta e piena di dolore. Le erano bastati un paio di minuti con il suo amore per ritrovare lo spirito guerrigliero che aveva sempre mosso il suo animo.
“Dobbiamo festeggiare!” Esclamarono in coro i due uomini, ed un’espressione maliziosa si dipinse sul viso di Killian perché effettivamente c’era un modo in cui voleva festeggiare. Non gli importava di stare fuori a far baldoria, voleva solo stringerla tra le sue braccia ed il luogo non era importante. Quella era la sua precisa idea di festeggiamento, l’averla con sé.
“Ne avevamo tutta l’intenzione” disse ammiccando, rivolgendo il busto ed il viso verso la sua donna che era rimasta di qualche passo più indietro per permettere agli altri di abbracciarlo. Allungò il braccio per afferrarle la mano, fece scivolare le dita tra le sue permettendo a quell’incastro perfetto di crearsi e la trascinò un po’ più vicina al suo corpo.
“E’ giusto fratello. Parleremo meglio domani, quando saremo tutti un po’ più tranquilli” Filippo lo rassicurò con una pacca sulla spalla, poi rivolse lo sguardo verso il resto della compagnia e li fissò qualche secondo con aria spaesata.
“Ma.. Dove dormiremo stanotte?” Chiese, il suo tono buffo suscitò una risata generale, tuttavia la sua era una preoccupazione più che legittima.
“C’è una pensione a qualche isolato da qui, prima ho sentito degli ufficiali che ne parlavano ed hanno offerto ospitalità per la notte a tutte le persone coinvolte nella tragica vicenda che non avevano parenti qui ad aspettarli. E’ solo per una notte, ma meglio che niente. Da domani, dovremo inventarci qualcosa.” Regina spiegò tutto con tono tranquillo, ma Robin riusciva a scorgere perfettamente la preoccupazione che celava dietro a quell’apparente imperturbabilità.
“Sono appena tornato dal regno dei morti, suvvia ragazzi, state tranquilli domani ci inventeremo qualcosa.” Ed era questa una delle doti di Killian Jones, lui riusciva ad infondere sicurezza e coraggio alle persone. Aveva vissuto situazioni peggiori, come quella appena scampata, ed era sopravvissuto contro ogni aspettativa e logica quindi pensava di potercela fare, che tutti loro potessero farcela realmente a reinventarsi. La vita era un’immensa distesa di possibilità, doveva soltanto cogliere quelle giusta ed anche se faceva paura era comunque elettrizzante, soprattutto adesso che sentiva la voglia di condividere tutto con un’altra persona.
 
 
Qualche ora più tardi si ritrovarono in una stanza veramente piccola ma anche molto pulita ed accogliente. Il letto era posto al centro ed era ornato da una bella coperta blu e dorata. Una piccola scrivania si trovava appoggiata al muro sotto la finestra ed un piccolo tavolo con qualche sedia nella parte opposta, inoltre vi era un armadio abbastanza grande di legno bianco ed una piccola porticina che portava probabilmente ad un piccolo bagnetto.
“So che sei abituata a stanze diverse” sussurrò al suo orecchio, mentre l’avvolgeva tra le braccia e camminavano insieme senza sciogliere quel contatto.
Emma si voltò, sfregando il suo naso nel palmo della mano di Killian ed ispirando il suo odore muschiato. “Non mi importa affatto il luogo in cui starò, m’importa con chi ci starò.”
“Devo preoccuparmi?” Rise lui, e la sua risata riempì tutta la stanza.
“No, sciocco. Parlavo di te, io parlerei solo e sempre di te.” E la sincerità disarmante che vi lesse in quegli occhi, gli fece capire che non ne avrebbe mai dubitato.
“Ti amo.” Annuì piano, un unico sorriso che illuminò tutto il suo mondo.
La sua fronte si appoggiò automaticamente a quella di Emma ed i loro respiri si fusero insieme.
“Ti va di fare un bagno con me?” Le domandò, sfregandole piano le braccia e facendola voltare verso la piccola porta all’angolo della stanza che presupponeva, giustamente, essere il bagno.
“Almeno questo sarà più caldo dell’ultimo” disse lei e quelle parole sfuggirono alle sue labbra senza alcun controllo e le provocarono un brivido che si diffuse in tutto il corpo, mentre le immagini di quella gelida sera le infestarono il cervello come un fantasma dalla quale non riusciva a liberarsi.
“Lo supereremo, Emma. Siamo insieme e riusciremo a superarla” prese un respiro profondo e continuò: “e adesso stenditi qualche minuto, vado a riempire la vasca.”
“No, vado io. Tu dovresti stenderti e riposare per questa sera” lo ammonì.
“Sono stato a letto per quattro giorni senza la possibilità di venire da te, quindi adesso basta. Sto bene, sono qui e sto bene!” Afferrò le sue mani e le portò sul suo viso come per farle comprendere che era lì, che non sarebbe andato da nessuna parte, non senza di lei.
 
‘Cause honey your soul can never grow old, it’s evergreen.
 
Dopo una buona manciata di minuti, la vasca era piena e l’acqua era calda e piacevole. Lui si spogliò completamente di tutti quegli indumenti ancora umidi a causa della pioggia. Li spinse con i piedi in un angolo e si avviò verso la vasca, il contatto con l’acqua e la differenza di temperatura gli provocò un brivido che col tempo divenne piacevole. Appoggiò la testa al bordo bianco e lasciò che le braccia cadessero a penzoloni ai lati.
“Emma, il bagno è pronto.” La chiamò, e la ragazza lo raggiunse subito trovandolo già comodamente immerso. I suoi occhi attraversarono in modo languido tutto il suo profilo, scorrendolo un po’ di volte prima di avvicinarsi. Scompigliò piano i suoi capelli neri mentre lui chiudeva automaticamente gli occhi per bearsi di quel contatto, poi la sua mano scese piano tastandogli la barbetta ispida ed i peli del petto e scontrandosi con l’acqua, ed era così piacevolmente calda che la voglia di immergersi divenne molto prepotente. Killian le bloccò il polso, aprendo gli occhi di scatto ed inchiodandola in uno sguardo malizioso. La fece abbassare piano per avvicinarsi al suo orecchio, “credo sia arrivato il momento di togliere tutti questi inutili indumenti” la voce sempre più ruvida ed il respiro di lei si alterò quando lui soffiò piano sul suo orecchio. Era una visione, non il vederlo lì, ma lui. Lui era veramente una visione, ed era così sexy in quella posizione, con il ciuffo bagnato ed i peli del petto in bella vista.
Emma si alzò piano e cominciò a togliersi i vestiti molto lentamente. Troppi strati di stoffa la coprivano ai suoi occhi e lei toglieva ogni indumento con una lentezza esasperante così che quando anche l’ultimo pezzo raggiunse il pavimento, lo sguardo di lui si allargò e gli mancò per un attimo il respiro.
“Sei ancora più bella di quanto ricordassi” mormorò, poi porgendole la mano la invitò ad entrare nella vasca con lui. I piedi di lei sfiorarono le gambe muscolose del ragazzo che si contrassero dopo quel contatto, poi le allargò un po’ per permetterle di posarvisi in mezzo. L’eccitazione di entrambi cresceva ad ogni secondo, ancor di più quando i glutei di Emma si appoggiarono sul fondo della vasca e nel farlo strusciarono contro il membro di Killian. Lui le avvolse le braccia con le sue e lasciò che le sue mani si appoggiassero sui suoi seni che prese lentamente ad accarezzare, mentre la ragazza riversava la testa sulla sua spalla e gemeva piano. I capelli dorati si sparpagliarono sul petto di lui, che vi avvicinò il naso per ispirare forte il suo profumo. Poi la sua mano scese abbandonando il suo capezzolo e seguendo il profilo dell’acqua accarezzandole le gambe, scendendo fino al polpaccio e risalendo su, insinuandosi piano nel suo centro pulsante di desiderio, Emma strinse le gambe automaticamente attorno alla sua mano per spingerlo a fare di più e lui l’accontentò, prese a stuzzicarle il clitoride prima di affondare piano due dita in lei. Il respiro della donna diventò sempre più irregolare, la sua testa dondolava frenetica sostenuta dal petto di lui ed i seni si abbassavano ed alzavano seguendo quel ritmo, i suoi gemiti riempirono la stanza facendo eccitare Killian ancora di più mentre accompagnava il tutto con tocchi più veloci, per poi tornare ad essere lento e poi veloce ancora.
“Oh.. Killian” il suo nome che risuonava sulle labbra di lei era come una dolce poesia. Un ultimo spasmo la scosse profondamente mentre raggiungeva il piacere ed un sospiro pesante l’accompagnò prima di riadagiarsi sul suo petto accogliente.
“Sei una visione” le sussurrò all’orecchio.
 
Will your mouth still remember the taste of my love.
 
Emma voltò il capo per arrivare al suo viso ed appoggiò le labbra ancora un po’ tremanti sulle sue tirate già a formare un sorriso, un bacio casto e appena accennato che dopo qualche minuto fu sostituito da qualcosa di più profondo. Killian si prese il tempo necessario per esplorare la sua bocca, tastando ancora il gusto dolce delle sue labbra mentre l’acqua cominciava a raffreddarsi disturbando un po’ entrambi. Sciolsero il contatto e la passione di poco prima lasciò il posto alla tenerezza, così il ragazzo prese ad insaponarle piano le spalle, alternando quel massaggio a piccoli baci che tracciavano il profilo del collo e della bianca schiena, fermandosi sulle piccole lentiggini che costeggiavano la parte alta delle spalle. E poi fu il suo turno di bearsi delle carezze della sua Emma, mentre lentamente gli sfiorava il petto muovendo le dita in lenti movimenti circolari.
Dopo qualche minuto si risciacquarono e Killian si alzò scostandola dolcemente per uscire dalla vasca mostrando la sua gloriosa nudità ed a lei non sfuggì affatto, non le era mai sfuggito quanto fosse bello. Il ragazzo prese una tovaglia avvolgendosela ai fianchi e poi una più grande con cui avvolgere completamente lei.
“Mi racconterai quello che è successo?” Domandò lei, mentre si asciugava completamente.
“Non stasera.” La prese per mano, lasciando che l’asciugamano scivolasse via e rimanesse sul pavimento. La condusse nell’altra stanza, invitandola a posizionarsi al centro del letto.
“Domani?” Voleva essere sicura che lui le parlasse, perché voleva condividere la sua paura ed il suo dolore, voleva farsene carico ed alleggerirlo un po’.
“Domani” promise Killian, prima di abbassarsi a baciarla nuovamente.
Lei ricambiò simultaneamente e le sue mani si posarono sulle spalle larghe del ragazzo per trascinarlo giù.
“Saranno stati giorni difficili” pronunciò piano, toccandole gli occhi con la punta delle dita, i suoi occhi verdi erano belli e luminosi ma dicevano ciò che lei in realtà non aveva confessato. Non doveva aver dormito molto in quegli ultimi giorni.
Emma annuì, “non riuscivo a dormire senza di te.”
“Possiamo dormire adesso, a me basta solo stare al tuo fianco ed abbracciarti per sentirmi felice. Potremmo rimandare queste piacevoli attività” fece scorrere lentamente la mano sul suo fianco, “a domani.” Concluse, baciandole una guancia dolcemente.
“No, sto bene e ti voglio adesso. Siamo stati lontani troppo a lungo, ed io voglio tutto di te.” Una mano impertinente si fece largo sulla schiena di lui raggiungendo la sua natica destra ed accarezzandola piano.
“Fai l’amore con me.” Emma soffiò quelle parole sulle sue labbra, dolcemente e sensualmente. Un misto di sensazioni invasero lo stomaco di Killian e la lussuria riempì il suo sguardo. Si puntellò sui gomiti per non pesare su di lei e si abbassò piano fino a far sfiorare i loro nasi, “sono un ragazzo molto fortunato ad averti.”
“Puoi dirlo forte” lo prese in giro lei, prima di annullare definitivamente le distanze e scagliarsi sulle sue labbra.
Il bacio fu lento e profondo, le labbra di Killian si spostarono ovunque. Percorsero il suo profilo, sugli occhi, sul naso, sulla fronte e poi di nuovo sulle labbra e sul collo. Emma ribaltò la posizione portandolo sotto di lei e curandolo con lente carezze, i suoi seni sfregarono sul suo petto aumentando l’eccitazione del ragazzo che volle tornare alla posizione originaria per farla finalmente sua, di nuovo.
Emma trattenne il respiro per qualche secondo, e lui rimase fermo permettendole di adattarsi a quell’invasione che lei giudicava più che piacevole.
Dopo qualche secondo prese a muoversi in modo esasperatamente lento, ciocche di capelli neri gli ricadevano davanti accompagnando quei movimenti che man mano diventarono più frenetici.
“Emma..” Sussurrò più volte il suo nome tra i gemiti, aumentando tutte le sensazioni che la ragazza stava provando in quel momento.
 
Place your head on my beating heart.
 
“Ti amo, Killian.” Ed entrambi raggiunsero il culmine insieme, la testa del ragazzo andò ad appoggiarsi al petto di lei dove fu cullato per qualche attimo dal battito del suo cuore, poi si alzò per posarle un bacio sulle labbra dischiuse e le si mise accanto avvolgendola nel suo abbraccio. La ragazza si avvicinò, adagiando a sua volta il capo sul suo cuore palpitante, le loro gambe si aggrovigliarono ed il ragazzo prese ad accarezzarle piano i capelli.
“Dormi mia Emma, io sono qui con te e ci sarò sempre.” Lasciò che quelle parole la cullassero, poi pronunciò un “ti amo” tra i suoi capelli biondi e si addormentò anche lui.
 
 
Emma si svegliò di soprassalto mettendosi a sedere, la sua mano si mosse automaticamente percorrendo lo spazio accanto che trovò vuoto. Il sole non era ancora sorto, “Killian” chiamò piano, guardandosi intorno lungo la stanza.
“Sono qui” disse il ragazzo, uscendo dal bagno ed avviandosi verso di lei.
Tornò a riprendere posto al suo fianco e le accarezzò la fronte imperlata di sudore, le posò una ciocca di capelli dietro l’orecchio ed allargò il braccio per invitarla ad appoggiarvisi.
“Stai bene?”
“Si, solo un brutto sogno.” Ammise lei, nascondendo meglio la testa nel suo petto. “Scusami, io non voglio metterti pressioni e farti parlare di qualcosa di doloroso..”
 
But I don’t have to be so, please go back to sleep.
 
“Ma se io ti raccontassi, staresti meglio” concluse lui, alzando un po’ il cuscino ed appoggiandosi al muro. Nella penombra riusciva a distinguere ogni tratto del suo viso, in realtà vi riusciva anche al buio perché ogni suo singolo lineamento era impresso nella sua mente ed era stato quello che l’aveva tenuto in vita, il pensiero di lei.
“Non se fa stare male te” chiarì lei, accarezzandogli piano il petto e stringendosi un po’ di più alle coperte.
“Hai freddo” constatò lui, afferrando un lembo e tirandolo bene per coprire entrambi.
“Voglio condividerlo con te per aiutarti, condividerei tutto con te” ammise lei dolcemente.
“Lo so, ed io voglio parlartene, ma adesso? Non hai sonno?”
“No, sto bene così.” Ed allora il racconto cominciò.
 
 
Quando ho aperto gli occhi credevo di essere morto, non c’era più dolore e non sentivo più freddo. Intorno a me c’erano solo mille persone congelate, ricordo ancora i loro volti e penso che il mio fosse simile, quindi compresi che non potevo essere morto perché c’era ancora troppo intorno a me, mentre la morte avrebbe dovuto essere più semplice. Tu non c’eri più ed ero contento, significava che avevi mantenuto la tua promessa, o che quantomeno ci stessi provando e questo pensiero mi riscaldò il cuore. Ho cercato di tirarmi su per mettermi sulla porta, ma non riuscivo a muovermi. Ricordo di aver staccato con difficoltà le mani dal legno, ed erano così pesanti che davvero non riuscivo a fare nulla, non mi restava che rimanere lì ad aspettare che la morte sopraggiungesse, non potevo durare ancora molto.”
 
Emma rabbrividì e lui aumentò un po’ la presa per stringerla di più, ma sapeva che quelli non erano brividi dovuti al freddo. Si fermò e la guardò dolcemente, accorgendosi delle piccole lacrime che le imperlavano gli occhi ma che lei non voleva lasciare andare per dimostrargli che era forte e che poteva sostenerlo, e l’amò ancora di più in quel momento. Nemmeno per lei era stato facile, era stato traumatico per tutti e non era un’esperienza che avrebbero potuto dimenticare, potevano portarne il ricordo insieme però.
 
“Vidi una scialuppa che si avvicinava, degli uomini scostavano piano i corpi ghiacciati delle persone, ma erano ancora lontani da me ed io non avevo modo di richiamarli. Poi mi accorsi che forse uno strumento per fare rumore lo avevo ancora.” Le mostrò i polsi, facendoli ruotare sotto il suo sguardo e la ragazza dapprima non capì cosa intendesse, fece scivolare le dita su quelli ed erano perfettamente normali. Allora lo guardò per incitarlo a continuare e lui lo fece: “le manette” specificò.
“Avevo ancora le manette ai polsi, anche per questo li sentivo molto più pesanti.. Beh, oltre al freddo ovviamente. Ad ogni modo, avevo ancora le manette, perciò con tutta la volontà che nacque dal desiderio di rivederti, ho cominciato a sbatterle contro il legno della porta. Dapprima, non ci riuscivo molto ed il rumore non era nemmeno lontanamente udibile, però dopo qualcosa è cambiato, sentivo scorrere nuovamente l’adrenalina ed alla fine mi hanno sentito, ho visto la scialuppa tornare indietro ed è tutto quello che ricordo di quella notte. Successivamente, mi sono svegliato in un letto dopo qualche giorno ed avrei voluto subito venire da te, ma l’infermiera mi ha imposto di non uscire dalla stanza. Però ci sono stati dei momenti negli ultimi giorni in cui sentivo uno strano impulso spingermi fuori, uno strano magnetismo che mi esortava ad alzarmi, ma quando ero sul punto di uscire da quella stanza l’infermiera è tornata e mi ha beccato ed allora mi ha rimesso a letto.”
Ed allora Emma ricordò di aver provato la stessa sensazione, era stata proprio lì ad un passo da lui. Era così vicino, solo una porta bianca li aveva divisi per tutto quel tempo e se l’infermiera non l’avesse fermata quando stava per aprirla, l’avrebbe ritrovato molto prima.
“Conosco quella sensazione, mi sentivo così attratta dall’aprire quella porta. Sentivo un impulso fuori controllo di vedere cosa ci fosse dentro, ma sono stata beccata anch’io. Io ti sentivo, Killian. Sentivo quella sensazione che provo sempre quando sono con te. Ti sento.” Concluse, facendo scorrere ancora una volta la sua mano tra i capelli neri di lui, l’aveva fatto tante volte quella sera ma non si stancava mai di accarezzarli.
“Tu eri lì?” Chiese, voltandosi per poggiare la fronte contro la sua.
“Ero lì” acconsentì lei, “ero lì, amore mio.” Ripeté, gli accarezzò il viso e raccolse la sua commozione.
 
Tell me if you need a loving hand to help you fall asleep tonight.
 
“E poi, dopo come hai fatto a trovarmi?” Erano scese un sacco di persone da quella nave, non doveva essere stato facile riuscire a trovarla, c’era il rischio che si perdessero perché lei non sapeva nemmeno di poterlo cercare.
“L’America è la tua casa, ed io non lo so perché ma ero sicuro che saresti andata sotto la statua della libertà. Forse era l’istinto, forse perché so che rappresenta un simbolo per te e speravo che stessi continuando a rispettare la tua promessa, ero sicuro in realtà. Non sei più in gabbia, Emma, adesso sei libera. Siamo liberi di costruire la nostra vita insieme ed io so, credimi lo so, che non posso darti quello che avevi prima. Quindi spero che ti basti il mio amore e la promessa di una lunga vita con me.” Le sue grandi mani giocavano con le dita di lei, mentre con fatica ammetteva di non poterle offrire il mondo, le stava offrendo il suo cuore però che per lei rappresentava il mondo intero. Le offriva il suo cuore e la libertà di vivere fuori dalla sua gabbia dorata.
“E’ tutto quello che voglio e di cui ho bisogno” lo rassicurò, stringendogli saldamente la mano.
Si riaddormentarono così, le dita intrecciate ed il respiro condiviso.
 
I caldi raggi del sole penetravano dalla finestra, l’alba era passata da un po’ e dopo la pioggia della sera prima, era finalmente spuntato l’arcobaleno. Gli occhi di Killian si schiusero piano, una mano andò subito a ripararsi da quella luce a cui non era abituato dopo la lunga notte al buio. Si voltò verso di lei e rimase a fissarla per un po’, i capelli cadevano morbidi in piccoli boccoli che coprivano tutto il cuscino e la sue espressione era rilassata e felice, le labbra appena dischiuse e le loro mani ancora intrecciate. Quello era il paradiso, ed aveva attraversato l’inferno per raggiungerlo ma alla fine ci era riuscito. Quando l’aveva vista in piedi davanti alla statua della libertà aveva riprovato le stesse sensazioni di quando l’aveva vista la prima volta, e quando lei aveva pronunciato il suo cognome aveva quasi perso un battito.
Si avvicinò piano, lasciandole dei baci pigri sul collo e le guance fino a quando la sentì mugugnare qualcosa con la voce ancora impastata dal sonno.
 
‘Cause I love the way you wake me up.
 
“Pretenderò di essere svegliata così ogni mattina” chiarì dopo, tossendo per far tornare la voce e stirandosi per posargli un bacio sulle labbra.
“Mmm adorerò svegliarti ogni mattina allora” con un colpo di bacino fece in modo che finisse sotto di lui e prese a baciarle il collo con tocchi leggeri.
“Dobbiamo alzarci, vedere gli altri e trovare un posto dove stare.” Lo ammonì lei, ridendo e cercando di sottrarsi a quelle carezze.
“Lo faremo” cercò di convincerla lui.
“Adesso.” Ribatté lei, approfittando della sua distrazione per scostarsi e raccogliere le coperte. Si alzò velocemente lasciandolo lì, con un sorriso da ebete sulle labbra mentre la osservava camminare piano verso il bagno.
 
I’ll wake with coffee in the morning
but she prefers two lumps of sugar and tea.
 
Dopo qualche ora erano pronti, pronti per uscire da quella camera ed affrontare la vita, insieme.
Scesero le piccole scale in legno, trovarono un tavolo ed un’anziana signora gli servi la colazione, Emma prese una tazza di tè con due zollette di zucchero mentre Killian prese solamente un caffè nero.
Consumarono le bevande molto lentamente, mangiando anche qualche pezzo di pane caldo. Si stavano godendo quei momenti di quotidianità. Le cose semplici che fanno iniziare bene la giornata con accanto la persona giusta.
Scrissero una lettera nella quale dicevano agli altri che li avrebbero aspettati in un parco che avevano visto passando la sera prima ed uscirono mano nella mano godendosi la brezza mattutina.
Di fronte a loro: un viale di possibilità.
 
 
 
 
 
  
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