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Autore: _joy    09/02/2015    7 recensioni
«Dai: esprimi un desiderio!»
Io mi mordo un labbro, poi scuoto il capo.
«Ma non bisogna esprimerlo mentre la vedi cadere?»
«Come fai a sapere quando cadrà una stella? No, dai, adesso!»
«E tu?» gli chiedo «Non hai un desiderio da esprimere?»
 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abbiamo quaranta milioni di ragioni per fallire, ma non una sola scusa

Rudyard Kipling




Quel primo lavoro lo ricordo ancora come uno dei migliori.

Mi è valso soldi, un bellissimo abito da cocktail firmato che io mai e poi mai mi sarei potuta permettere e – lo ammetto – una bella iniezione di fiducia in me stessa.
Sì, lo so che le foto delle modelle sono ritoccate.
Eppure… quando mi mandano i promo resto incantata a guardarli e quando esce il servizio compro dieci copie della rivista.
Le signore dell’agenzia, tutto a un tratto, non mi sembrano più due mostri inumani.

Ma, naturalmente, non ammetterò mai tutto questo, nemmeno sotto tortura.

*

Nei mesi seguenti continuo a lavorare in casa editrice e ad accettare lavori del genere.

Vengo scelta anche per una pubblicità in video.
È incredibile quanto guadagno.
Incontro varie ragazze ai casting che si lamentano delle paghe basse, ma mi verrebbe da chiedere loro se sanno quanto è pagato un impiegato rispetto alle ore di lavoro che fa.

Ed è divertente.
Lo ammetto, è divertente.
È facile e frivolo e un po’ mi mette ancora in imbarazzo, ma risolve molti dei miei problemi.

*

Dall’agenzia – dove adesso tutti mi adorano - mi consigliano di specializzarmi nella moda.

Dicono che garantisce entrate più regolari, se riesci ad entrare nel settore.
E devo dire che io sono molto fortunata – oppure Luna ci vede davvero lungo – perchè vengo presto scelta per una pubblicità di una casa di moda per taglie conformate e, dopo quella, mi offrono un contratto per l’intera campagna pubblicitaria.
Quando vedo la cifra pattuita quasi svengo per l’emozione.


Dico quasi solo perché lo svenimento vero sopraggiunge tre secondi dopo, quando scopro dove si scatta il servizio.

Los Angeles.

«Ehm…» chiedo, titubante «In che senso Los Angeles?»
Anna, una delle due responsabili dell’agenzia, mi guarda perplessa.
«Los Angeles in California, Michi» mi dice, gentile «Sai, la città degli attori famosi…»
«Lo so qual è Los Angeles, grazie» mi impunto.
Ma insomma… Ho capito che molte delle modelle in generale non sono così colte… Ma chi è che non conosce Los Angeles?!
«Volevo dire» insisto «Come faccio a venire a Los Angeles? Io lavoro!»
Lei pare scandalizzata.
«Micol! È un ingaggio importante!»
«Lo so» borbotto «Ehm… per quanto devo fingermi malata?»
«Due settimane»
«Due settimane?!» tuono «Non posso! Mi licenzieranno!»
«Come fanno a licenziarti, se non ti pagano nemmeno?» obietta lei, perplessa.
«Possono comunque mandarmi via!»
Di fronte alla mia ansia, lei sorride.
«Cara… sicura che ne vale la pena? A me questa sembra un’occasione molto più promettente… Se firmi, vedrai che arriveranno presto altri lavori importanti! È un primo passo davvero consistente!»

Torno a casa con quelle parole che mi risuonano nelle orecchie e il contratto (ancora in bianco) in tasca.
Appena arrivata, mi butto sul letto e rifletto.
Quando Luna torna ne parliamo insieme, a lungo.
Ho paura, non ho problemi ad ammetterlo.
Finora è stato un gioco, un gioco divertente… Ma se ci rimetto il lavoro allora non sarà più un gioco e basta.
Sarà un lavoro vero, il mio lavoro… E questo mi mette una fifa incredibile.
Io non ho mai voluto fare questo.
Non c’entro niente con questo mondo.
Il mio sogno, da sempre, è un altro.

Eppure alla fine, dopo una notte insonne, firmo.
Firmo perché il lavoro che faccio ora – e che amo, ma questo lo rende solo peggiore – non mi valorizza né mi tutela.
Né mi rispetta.
Merito di meglio, dice Luna.
Forse è vero.
O, forse, mi lascio solo trasportare da questa follia.
O sono più prosaica e meno devota alla causa di quello che pensavo.


Fatto sta che divento ufficialmente una modella per Gravity.
E, dopo aver avvisato l’ufficio che sono malata, riempio una sacca e volo a Los Angeles.
Per davvero.

*

Va bene, c’è anche un’altra ragione.

Ma, seriamente… è minoritaria rispetto a quelle che ho fin qui elencato.
Davvero.
È talmente folle che non si può nemmeno elencare tra le vere motivazioni.
Non l’ho nemmeno presa in considerazione.
Ci ho solo… Solo pensato.
Un attimo.
E basta.

In volo, mi tormento le mani e poi mi volto verso Anna, che sta compilando i documenti per il soggiorno americano per entrambe.
«Ehm… Anna?» la chiamo.
Lei alza gli occhi.
«Sì, tesoro?»
«Voi avete agganci… Agganci nel cinema? Come agenzia intendo»
Lei aggrotta le sopracciglia.
«Qualcosa. Prevalentemente però trattiamo pubblicità, come sai. Perché?»
«Eh…» balbetto «No, niente!»
Lei torna a compilare le sue scartoffie e, dopo cinque minuti, io dico:
«Ma se, per ipotesi…»
Anna mi guarda e poi posa la penna.
«Avanti, Micol: dimmi»
«Uhm, dunque…» mi impappino subito «Ti sembrerà una cosa molto molto sciocca ma… C’è questo attore che si chiama Ben Barnes e…»
«Chi?» mi interrompe.
«Ben Barnes»
«Mai sentito» dice, perplessa.
«Ma come!» insorgo, come faccio sempre «Ha fatto film importanti! Le Cronache di Narnia, Dorian Gray…»
«Ma secondo te io ho l’età per guardare le Cronache di Narnia?!»
Anna si mette a ridere, divertita.
«Comunque, ok» riprende poi «C’è questo attore… e quindi?»
«Non è che tu potresti…»
Arrossisco come un’idiota, senza riuscire a continuare.
«Cosa?» mi esorta.
«Ehm… Non è che tu potresti… Scoprire per che agenzia lavora, o se sta facendo casting, o…»
Anna aggrotta la fronte.
«Vuoi rintracciarlo? Ma, Micol… ti è ben chiaro che tu vai a Los Angeles per lavorare?»
«Certo!» rispondo, piccata «Per chi mi prendi?»

Insomma.
Io non ci ho quasi nemmeno pensato davvero, a Ben Barnes.

«Era un’idea» dico, scrollando le spalle «Tutto qui»
«Allora ok» ribatte lei, riprendendo in mano i suoi fogli.
Io mi sistemo meglio sul sedile, di malumore.
Lo sapevo che dovevo starmene zitta.
Lo sapevo.
Non ho osato nemmeno farne parola con Luna, perché sebbene lei sappia quanto io veneri Ben, considera la situazione un momento di follia temporaneamente estesa, ma non potenzialmente pericolosa.
Ecco… Non so se lo penserebbe lo stesso, sapendo che tutto quello che riesco a pensare ora che sono davvero su questo aereo, ora che la decisione l’ho presa davvero, è: ma anche Ben vive a Los Angeles!

 


***
Buongiorno!
I raffreddori di stagione vi stanno risparmiando?
Io purtroppo ne ho preso uno gigante e, in aggiunta, Efp mi fa dannare: niente formattazione oggi e niente immagini, ci ho provato quattordicimila volte ma non me la prende.
Spero si legga comunque!
Un bacione (senza germi!),
Joy

   
 
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