Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: _diana87    09/02/2015    7 recensioni
"E va bene, vi dirò tutto, ma voi dovete lasciarmi parlare senza interrompermi, okay? Fate finta che vi stia raccontando una storia... agente, lei sa come funziona un romanzo, mi auguro... c’è un prologo, che potremmo identificarlo in questo momento, in cui il bravo ragazzo viene scambiato per un traditore e cerca di convincere la polizia che lui non c’entra niente... poi c’è il corpo, che è la parte centrale in cui vi racconto come si sono svolti i fatti... infine, c’è l’epilogo, in cui c’è la resa dei conti e la morale della storia... perché ogni racconto ha sempre la sua morale..."
Genere: Guerra, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle, Sorpresa | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Sono le tre del pomeriggio quando a Washington, Christina Finch spiega il suo blitz per catturare Nasir e liberare Richard Castle al Presidente.
Sono le quattro del pomeriggio a New York. La Gates e la sua squadra sono riuniti intorno a un tavolo che mostra gli avanzi del take away cinese, piattini vuoti, fazzoletti accartocciati. Si intravedono i piedi incrociati di Esposito sulla scrivania, intento a terminare il suo pranzo. Il capitano lo guarda strabuzzando gli occhi, e il detective toglie i piedi dal tavolo e con le bacchette si affretta a prendere l’ultimo boccone di pollo al curry, riempiendosi la bocca. Ryan sputa l’ultimo pezzo dei ravioli a vapore sulla scrivania della Gates, non riuscendo a trattenere il riso.
Kate è nell’obitorio con Lanie, aiutandola a sistemare delle cartelle cliniche. Non aprono bocca. Si guardano e sorridono, ma il sorriso della detective è teso. Non se la sente, ancora, di salire al piano superiore per seguire la parte prima del blitz.
Jones e i suoi agenti sono chiusi nell’ufficio della Gates. L’attrezzo delle registrazioni è pronto, mentre con il GPS collegato al computer sono pronti a seguire gli ordini dalla CIA. Il puntino rosso è fisso sul maxischermo del Dodicesimo e indica il luogo della residenza di Nasir.
È mezzanotte a Saqlawiyah. Rick attende nella sua stanza, non riuscendo a dormire. Si gira e si rigira nel letto, sentendo la tensione bloccargli lo stomaco. Tra due ore ci sarà il blitz. Tra due ore sarà libero. E deve trovare il modo di convincere Yoel a venire con lui, senza che Nasir se ne accorga. La porta della sua stanza si spalanca. Lui si alza di colpo dal letto, e d’istinto, afferra l’arma sul comodino, ma prima che possa puntarla, i due uomini che in precedenza lo avevano pedinato per le strade e il vicolo cieco, lo strattonano, senza dir nulla, prendendolo da entrambe le braccia. Si dimena, cercando di sfuggire alla presa, ma è troppo tardi. Percorre insieme a loro il corridoio verso quella stanza in fondo, tutta addobbata con sete e ricami dorati, dove sente rumori provenire da un televisore acceso.
 
Due elicotteri stealth, partono silenziosamente dal suono americano, mettendosi in volo in modo impercettibile. Il viaggio è lungo e i soldati che sono seduti all’interno dei due apparecchi non hanno mai smesso di impugnare i loro fucili M14. Qualcuno tiene la testa abbassata che ogni tanto dondola da una parte all’altra, a seconda dei movimenti sussultori dell’elicottero, qualcun altro si limita a far cenno ai restanti di osservare come i loro compagni stanno dormendo. Si scatena una piccola risata che alleggerisce quell’atmosfera tesa.
Manca poco all’atterraggio quando, poco lontano, si vede un’unica lucetta in quella residenza regale. Dalla finestra si intravedono due figure, una più alta e grossa rispetto all’altra, che discutono gesticolando.
Nasir fa segno a Rick di sedersi, e lui si volta, indeciso se scegliere la poltrona in pelle oppure la semplice sedia in legno d’ebano. Alla fine, opta per quest’ultima. Il giovane si scusa per l’ora in cui l’ha chiamato e per il modo in cui i suoi uomini l’hanno condotto nella sua stanza, ma aveva bisogno di parlargli.
A Rick non serve che Nasir aggiunga altro. Ha già capito.
Lui sa tutto.
Pur non essendo Sherlock Holmes, riesce a leggerglielo nello sguardo attento e impenetrabile, con quegli occhi scuri che lo fissano con irruenza.
Nasir si siede davanti a lui. A separarli c’è solo la scrivania, anch’essa di legno d’ebano con i ricami in oro. Poggia le mani chiuse a pugno su di essa, si sistema sullo schienale e continua a fissarlo.
Castle è a disagio. Deglutisce e a fatica accenna un mezzo sorriso, distogliendo lo sguardo per un attimo.
“So tutto.”
Gli bastano quelle due parole.
Lo scrittore torna a guardarlo, raggelando. Anzi, suda freddo. Sfrega le mani sui pantaloni e scuote la testa, azzardando una risatina nervosa.
“Prego?”
“Collabori con gli americani, Rick?” Nasir è di poche parole, ma va dritto al sodo.
Castle non risponde. Sente solo il cuore pulsargli a mille. Istintivamente, va a cercare l’arma nascosta nei pantaloni, ma poi si ricorda di non averla presa perché gli uomini di Nasir lo hanno tirato a forza dalla sua stanza.
Il capo di Al-Qaida sbatte il palmo della mano sulla scrivania. “Rispondi alla mia domanda! Collabori con loro?”
Ancora nessuna risposta.
Lo sguardo di Nasir è duro.
Rick respira, rilascia i muscoli e le mani sembrano non sudare più. Si arrende allungando le mani in avanti per spiegarsi.
“Nasir, ascoltami. Puoi ancora cambiare le cose! Puoi costituirti e confessare i tuoi crimini! Non deve per forza andare così... non dobbiamo per forza essere nemici...”
Di nuovo, Nasir sbatte la mano sul pregiato legno, facendo sobbalzare Rick.
“Tu mi hai tradito!” si alza, tenendo sempre gli occhi fissi sullo scrittore, che adesso lo scrutano. La delusione è dipinta sul volto. “Io mi fidavo di te, e invece avrei dovuto dar retta a Jamal!”
Si aspetta che lo colpisca, dato che gli passa accanto noncurante. Invece, vede Nasir camminare verso la finestra della stanza, con le mani dietro la schiena. Poi, si volta, spalancando le braccia, quasi compiaciuto. “Complimenti, hai recitato perfettamente la parte. Credevo in te, eri in gamba e ti ammiravo, ma mi hai solamente deluso...” torna con le mani dietro la schiena e si avvicina a Rick, che è ancora seduto. Faccia a faccia, sente il respiro a pochi centimetri. Nasir lo squadra con disprezzo. “Sei un debole e come tale non venire a dirmi cosa devo fare.”
Castle fa una smorfia proprio davanti il suo viso.
Non può farsi mettere i piedi in testa. Ci ha provato a parlargli, a fargli cambiare idea, ma Nasir è impassibile. Il desiderio di potere lo ha accecato.
“Vuoi sapere una cosa? Hai ragione.” Comincia, per niente intimorito. Si alza, mostrando la sua imponente stazza. “Sarò anche un debole, ma di sani principi morali. Io ho ucciso delle persone per conto tuo, e alla fine credo che tu neanche volessi seguire le orme di tuo padre.”
“Di che diavolo stai parlando?” Nasir sobbalza all’indietro, quasi per porre le distanze.
Castle si gonfia il petto. È diventato così abile ad abbattere i muri delle persone.
Cerca di sorridergli e parlare in modo tranquillo. “Mi è capitato di passare davanti la porta della tua stanza. Ridi davanti alla televisione e giochi ai videogames. Ti diverti come un ragazzo della tua età. E dovrebbe essere così!” si avvicina, accorciando lo spazio e allunga la mano per posarla sulla sua spalla. Il giovane lo guarda spaesato, chiedendosi cosa stia cercando di fargli. Il lavaggio del cervello? “Pensaci, Nasir. Puoi tornare a studiare e avere una vita diversa, lontana dall’impugnare un’arma e guidare uno squadrone.”
Spari ovunque.
Nasir e Rick si guardano e poi si affacciano allo stesso momento fuori dalla finestra.
Vedono qualche figura in penombra che sta sparando. Le scintille di fuoco colpiscono alcuni uomini posti di guardia, che cadono all’indietro con un soffio di vento.
La porta della stanza si spalanca e vi entra un uomo armato, tutto vestito di nero dalla testa ai piedi. Dice qualcosa in arabo a Nasir, che risponde ordinando un’azione difensiva. Punta il dito verso di lui e questi fa cenni col capo, per poi indietreggiare e urlare nel corridoio.
“Ci stanno attaccando.” Commenta Nasir, senza guardare lo scrittore. Probabilmente ha capito che è stato lui a rivelare la sua posizione.
In tutta furia, il giovane capo si precipita fuori, portando con sé un kalashnikov.
Rick resta un attimo immobile, pensando alla sua prossima azione. Trovare Yoel.
 
Dal maxischermo, tramite un drone, Christina Finch sta ordinando ai suoi uomini di entrare nella residenza di Nasir, seguendo le indicazioni di Castle.
Non è facile. Le immagini che appaiono sono a infrarossi e le persone appaiono confuse. Le uniche luci sono quelle provocate dagli spari dei fucili M14. Due uomini sparano colpendone altri due di guardia. Uno fa cenno all’altro di entrare. La via è libera.
Il drone si innalza, riprendendo un ampio campo.
C’è una guerriglia.
Indisturbato, un uomo attende in un angoletto il momento giusto per passare.
Christina si avvicina al monitor, azionando il Bluetooth.
“Zoomate.” Ordina.
La figura prende contorno e il viso si fa più nitido.
È Richard Castle.
Dal maxischermo di New York, Kate sussulta appena vede il suo uomo camminare con passo svelto e furtivo verso una posizione che non conoscono.
“Dove diavolo sta andando? Ma perché voi americani non eseguite mai gli ordini che vi vengono dati?” borbotta Jones, dapprima sottovoce, poi parlando con frecciatine diretta anche a Kate e alla sua missione suicida a Beirut.
“Siamo un popolo evoluto, agente.” Commenta sarcastica la Gates. Santa donna. “Comunque mi concentrerei sul signor Castle al momento. Non dobbiamo perderlo di vista.” gli dice, sempre educatamente, puntando l’indice sul maxischermo.
Il diretto interessato viene visto saltellare da una posizione all’altra. In piedi, poi accucciandosi dietro un masso per nascondersi. Sempre con passo furtivo, raggiunge una piccola abitazione e il segnale viene a mancare.
Lo schermo si tinge di linee grigie. E poi alcuni bip incessanti.
Ryan, Preston e Rodriguez prendono a rianimare i GPS con impazienza, ma sembra inutile.
Dalla postazione di Langley, anche la Finch è spazientita.
“Che è successo?” domanda Kate agitandosi.
Mike la ignora e dà ordine di muovere il drone sulla guerriglia. Lo schermo riprende vita, e sempre con gli infrarossi, concentra l’azione al di fuori della residenza di Nasir, incuranti di ciò che sta succedendo al suo interno.
Solo la Finch viene informata, tramite l’agente Lewis, che guida altri soldati, Douglas, Callaghan e Montgomery, gli stessi che scortarono Castle quando fu rispedito in Iraq.
“Signora, abbiamo colpito una decina di persone. Tutti membri di Al-Qaida.” Spiega. “Stiamo mettendo al setaccio le stanze, ma quella che sembra di Nasir Sayf Al-Islam è vuota. Ora controlleremo le uscite secondarie.”
“Dividetevi. Controllate ogni angolo. Deve esserci un tunnel dal quale deve esser fuggito!”
La funzionaria della CIA chiude la conversazione in maniera nervosa. Si toglie per un attimo le cuffie del Bluetooth per passare in rassegna i capelli. Se li raccoglie in una cipolla in maniera sbrigativa. Hayley, dalla sua postazione, non ha mai visto il suo superiore così agitato durante un blitz.
Si rimette le cuffie e compone il numero dell’agente Jones.
“Mike, ci sono tunnel nella residenza della famiglia di Nasir?”
“I tuoi uomini non stanno controllando?”
A quella domanda, Kate e la Gates si voltano nello stesso momento. Entrambe con aria preoccupata che nessuno stia facendo la cosa giusta.
“Sì, ma non riescono a trovare nulla. Ricordi se il signor Castle ha accennato a qualcosa di simile?”
“Nessun tunnel. Ma deve essercene uno sotterraneo. Ti mando la piantina della casa tramite i miei agenti.”
 
Senza esser controllato, Rick è entrato nell’abitazione di Yoel.
L’ex addestratore impugna il suo kalashnikov pronto per andare in battaglia. Lo scrittore si pone davanti la porta e allunga la mano per bloccarlo.
“Non andare. Ti ammazzeranno.”                                        
“Nasir ti ha scoperto, vero?” Rick non risponde, ma si limita ad annuire. Abbassa il braccio, sentendosi colpevole. Yoel si guarda intorno e stringe ancora di più l’arma tra le mani. “E’ questo il blitz che ci aiuterà a fuggire?”
“Devi fidarti di me, Yoel. Tu mi hai salvato la vita quaggiù. Permettimi di ricambiare il favore.”
Yoel non risponde ma lo guarda spalancando gli occhi. Rilascia il kalashnikov che cade a terra facendo un tonfo sordo.
Ben presto, Rick capisce anche il perché.
La canna fredda di un fucile è posata dietro il suo collo.
Alza le mani in segno di resa. È immobile.
“Sapevo che eri tu.”
Riconosce la voce profonda e perfida di Jamal.
Fa per muovere un muscolo del piede. Uno solo che possa permettergli di sferrare il colpo e togliergli l’arma di mano.
Il suo nemico è più veloce di lui. “Un solo movimento e ti uccido.”
 
Dal maxischermo, il drone si allarga e si ristringe alla ricerca di Rick Castle. Ma dello scrittore non vi è traccia.
La guerriglia continua e ci sono altri morti, ma non si riesce ancora a trovare Nasir.
Mike suda freddo percependo lo sguardo minaccioso di Kate su di lui. Sembra sia in attesa della sua sentenza. E teme di sapere qual è.
L’agente inglese abbassa lo sguardo cupo guardandosi le mani. “Lo abbiamo perso.”
Neanche mezzo secondo dopo, la reazione di Beckett è immediata. Fa un passo lungo, tiene le mani a pugno e si accanisce su di lui.
“Che vuol dire? Jones, dov’è Castle?”
Lui si morde le labbra. Vorrebbe rispondere alla sua domanda, ma riesce solo a imprecare. “Maledizione.”
“Jones, dimmi qualcosa! Che sta succedendo?” Kate ha la voce tremolante e non riesce a sopportare questi attimi di esitazione.
Javier e Kevin osservano la detective e riescono a percepire la sua agitazione. Anche loro provano lo stesso. Si guardano e sospirano.
Dall’agente dell’Interpol non giunge nessuna risposta. Ritorna ad alzare lo sguardo che si posa sui suoi uomini. Sistema l’auricolare del Bluetooth e incrocia le braccia al petto. Kate si tortura le mani e torna a incalzare. Stavolta scandisce le parole, che escono stentate tra i denti digrignati.
“Ti ho fatto una domanda. Dimmi che diavolo sta succedendo.”
Mike non la guarda ma ha gli occhi fissi sul maxischermo. La sua mente sta cercando di elaborare qualcosa.
“Beckett, non posso lavorare con te che distrai qui.” Sente il fiato di Kate sul collo e capisce che sta per replicare col suo caratterino, ma senza muoversi, si rivolge a Javier e Kevin, girando di poco la testa dall’altra parte. Li vede con la coda dell’occhio. “Detective, posso chiedervi di portarla fuori?”
Hanno un attimo di esitazione e guardano il loro capitano come per avere conferma. Victoria è seria, anche lei bloccata in quella fredda posizione come l’agente Jones. Fa ai due dei lievi gesti con la testa. Ecco il segnale.
La Gates saprà come gestire una più che furibonda Kate Beckett, che adesso sta scalpitando e mandando al diavolo Mike.
Esposito fa il primo passo e allunga la mano verso la detective. “Becks, andiamo.”
“Espo, non toccarmi!” replica con quel tono di voce troppo alto. Dapprima non li guarda alzando le braccia per allontanare la presa di Javier. Poi posa lo sguardo su di loro. La scintilla si è accesa e li scruta con rabbia poiché anche loro si sono schierati contro di lei. “Non mi muovo finché non so cosa sta succedendo!”
Mike continua a ignorarla. Si porta una mano al centro degli occhi, concentrandosi, prima di esordire.
“Christina, riesci a zoomare la zona? Quei raggi infrarossi non schiariscono il segnale, che qui arriva debole.”
“Ci sto provando.” Risponde lei dall’altra parte con fare sbrigativo. La sente dar ordine a destra e a manca.
Ancora più furiosa perché l’agente Jones continua a non risponderle, Kate si arrende, spalancando le braccia, che fanno un sonoro rumore sbattendo lungo le gambe. Kevin e Javier riprovano ad avvicinarsi, ma lei torna ad alzare le sue difese fisiche.
“Lasciatemi! Esco da sola.” Dice prima di voltarsi, e nell’allontanarsi dal salone principale fa appositamente un gran rumore coi tacchi sperando di far innervosire Mike.
I due detective fanno per muoversi e andarle a parlare, ma la Gates si mette in mezzo. Alza la mano per bloccarli facendo intendere che ci penserà lei.
Quando poco dopo raggiunge Beckett, la trova di spalle, seduta sulle ginocchia, contro il muro. Le mani posate prima sui capelli percorrono la fronte e poi il suo viso. Singhiozza. Victoria si trattiene quasi sentendo di varcare una soglia che non dovrebbe, e vorrebbe posarle una mano sulla spalla per confortarla. Invece deve mantenere il suo status di Iron Gates, e fa del suo meglio per spronarla. Si schiarisce la gola, facendo sussultare Kate che, avvertendo la sua presenza, si asciuga una lacrima sulla guancia e con l’altra mano si poggia sul muro, aiutandosi a mettersi in piedi.
Quando si volta, vede la Gates con le braccia incrociate e lo sguardo mezzo divertito. Ma in senso buono.
“Mi secca doverlo ammettere ma l’agente Jones ha ragione.” Sospira, costatando la verità. “Devi mantenere la calma.”
“Come faccio a stare qui con le mani in mano? Sapendo che Castle è laggiù?” percepisce la disperazione nella sua voce, mentre Kate abbassa lo sguardo vergognandosi del suo tono di voce e del suo comportamento, forse troppo da bambina viziata.
La Gates rilascia le braccia e si avvicina a lei, senza però toccarla. “Lo so, e non vedo l’ora di sbarazzarmi di tutte queste forze governative così che il mio distretto torni lindo e pulito. Ma ancora c’è un ultimo sforzo da fare.” La Gates è ancora più vicina, costringendo Kate a guardarla. “Ho bisogno che inciti la squadra e che preghi soprattutto. Perciò smettila di piangere e vieni di là, altrimenti finisco con l’uccidere i detective Esposito e Ryan se non la piantano con le loro solite battutine.” A Kate scappa una risata immaginando che non può lasciare i due bro un attimo da soli, perché ricominciano con il loro teatrino. Victoria fa un sorriso, appena impercettibile. “Ah e un’ultima cosa.” Le porge un fazzoletto di cotone bianco. “Dai una ripulita a quel viso. Il mascara ti è tutto colato.” le fa segno indicandole il volto. Kate sente le guance arrossarsi. “Compratene uno buono la prossima volta. Anzi, te ne faccio ordinare un paio nuovi da Christina. Dice che alla CIA hanno dei campioni gratuiti.”
Lascia che Beckett si prenda il suo tempo per ripulire il viso e calmarsi. E così fa.
Prende un respiro, che le fa smettere di singhiozzare. Ripiega delicatamente il fazzoletto che le ha dato il capitano, sorridendo, come se fosse un cimelio di famiglia. Deve sentirsi fortunata ad avere un capo così. Dura fuori, ma stranamente tenera dentro. E dire che dopo Montgomery non pensava di trovare un capitano alla sua altezza. Invece la Gates l’aveva sorpresa. I primi tempi contrariata al suo operato, man mano si era fatta amare e aveva imparato ad amare anche i suoi uomini. Anche quei pazzi di Esposito e Ryan.
 
Iron Gates ritorna ticchettando nel salone principale e lo fa in fretta e in furia. Allunga lo sguardo verso i suoi detective chiedendo se ci sono novità. Loro gli fanno cenno verso Jones, Preston e Rodriguez, che sono concentrati a studiare una mappa virtuale di quello che sembra un complesso abitativo.
Avvicinandosi, la donna scruta con meraviglia le tecnologie dell’Interpol, sperando, una volta finito tutto, di avere uno di questi oggettini nel suo distretto.
“Ho trovato il tunnel sotterraneo.” Esclama trionfante Mike, guardando Victoria per poi rivolgersi ai suoi agenti. “Mettetemi in collegamento con la Finch.”
Christina Finch è una di quelle donne che mangiano e si rilassano poco. Soprattutto, una di quelle che riesce a stare in piedi anche tutta la giornata, perché a star seduta finirebbe col rovinare il suo miglior abito, che finirebbe con l’avere un sacco di pieghe. Per questo preferisce guardare l’azione della sua squadra in piedi, al centro della stanza.
Collega il Bluetooth sull’orecchio per sentire la voce di Mike dall’altra parte.
“Christina il tunnel è nella stanza di Nasir. Era lì, sotto i nostri occhi e non ce ne siamo resi conto. Nel posto più stupido del mondo.” Nel tono di voce di Mike c’è anche colpevolezza. Avrebbe voluto saperlo prima. Il nascondiglio era lì, ce l’aveva sulla punta della lingua. Forse se Kate non avesse sbraitato nel tentativo di capire cosa stesse succedendo, si sarebbe concentrato di più. Mentre pensa questo, la detective Beckett ritorna nella stanza e le basta guardare le facce attente di Ryan, Esposito e della Gates per capire che c’è stato un colpo di scena.
La Finch sobbalza, trattenendo un sorriso di soddisfazione. “Ti metto in collegamento con la mia squadra.”
Sta accadendo tutto così in fretta. È tutto così strano da esser vero.
Mike si siede, cosa strana per lui, e allontana la mappa virtuale della residenza di Nasir. Non gli serve più, ora che ha capito dove si trova il tunnel nascosto. Attendeva questo momento da vent’anni e vuole goderselo da una posizione comoda.
“Reggetevi forte, ragazzi. Stiamo assistendo in diretta alla cattura del numero uno di Al-Qaida.” Sussurra Esposito, inclinando di poco la testa tra Ryan e Beckett, con fare teatrale.
“Peccato non avere anche la macchina per i popcorn...” aggiunge l’irlandese, raggiunto con lo sguardo accecante della Gates. Deglutisce, impaurito. “Ma non fa niente, a me neanche piacciono...” dice con fare incerto.
Solo dopo, Javier e Kate capiscono che la sua risposta è dovuta alla Gates che l’ha incenerito con lo sguardo. Niente parole di rimprovero, però, stavolta. Concede loro questo piccolo momento di svago.
Mike guarda un punto immaginario davanti a sé e con la mente ripercorre un presunto blitz nella residenza dei Sayf Al-Islam. “Alzate il tappeto, quello sotto la scrivania.”
Nello stesso momento in cui parla, la squadra comandata da Lewis, è tornata nella stanza di Nasir per eseguire gli ordini di Jones.
“Se è nella stessa posizione di quella di suo padre, allora è lì sotto. Troverete un gancio piccolissimo. Quasi un bullone. Tirate delicatamente e si aprirà una botola che vi condurrà a un lungo tunnel. Percorretelo.”
I minuti che seguono solo quelli più critici. Tutti ascoltano silenziosi i passi felpati, quasi invisibili, della squadra. Qualcuno respira affannosamente, un altro bisbiglia qualcosa. Sono tutti molto eccitati dalla missione. Sul maxischermo compaiono immagini scure, dato che il tunnel non ha luci. È un nascondiglio segreto e come tale deve risultare introvabile. È solo dopo qualche ventina di metri, pari a dieci minuti, che la squadra rallenta, sentendo delle voci, quasi sussurri. Uno dei soldati alza la mano in segno di avanzata.
Dà un calcio alla porta e si trovano Nasir in compagnia di due persone. Puntano gli M14, sparando ai due ai lati del capo di Al-Qaida.
Nasir si sente piccolo e impotente, non avendo neanche un’arma a disposizione. Alza le mani in segno di resa, poi le pone davanti, difendendosi disperatamente. Invano. Lewis spara alla gamba del giovane, che collassa.
Sul volto di Christina Finch compare un ampio sorriso.
“Hai trovato quel bastardo, Mike. Congratulazioni.” Si diverte a stuzzicarlo.
Al Dodicesimo, si sentono applausi, e perfino la Gates sorride per la felicità. Del resto, hanno contribuito tutti alla cattura di Nasir, direttamente e indirettamente. Rodriguez e Preston danno delle pacche sulle spalle all’agente Jones. Gli si può leggere la soddisfazione sul viso, anche se ha un po’ di delusione. Dopo vent’anni di attesa, tutto qua? È questo il grande capo di Al-Qaida? Solo un ragazzo indifeso dietro un grande nome.
Mike però si trattiene e lo sguardo di Kate incontra il suo. Ha ancora una promessa da mantenere. “Aspetta a congratularti. Dobbiamo trovare Richard Castle prima che qui al Dodicesimo mi diano in pasto ai leoni.”
 
Legato con le mani dietro la schiena, Nasir viene strattonato fin fuori la sua residenza. Si dimena, sputa a terra, finché fuori, all’aperto, gli aspetta una sorpresa.
Una folla urla parole contro di lui e incita all’uccisione. Nasir si inginocchia e chiede pietà, ma è troppo tardi per essere perdonato. Viene assalito da un gruppo di persone che confermano solo il loro volere di vederlo morto.
Non lontano da lì, Jamal ha ancora la canna del fucile puntata su Rick, mentre Yoel assiste inerme. Le grida della folla li attirano e in un attimo di distrazione, Castle può sferrare il suo colpo. Si volta prendendo la canna dell’arma, la allontana gettandola a terra, poi sferra un gancio sul naso di Jamal, che si sbilancia all’indietro, mezzo tramortito.
Rick fa segno a Yoel di scappare. L’ex addestratore getta la sua arma a terra e lo segue.
In quel momento, il drone localizza Castle e parte l’ordine di colpire di Jamal, che si è ripreso dal colpo e li sta raggiungendo, prima che essi si mescolino tra la folla.
Kate per poco ha un mancamento.
“E’ lui! È lui!” indica allungando il braccio verso il maxischermo. Grida per farsi sentire, sperando che anche la CIA, tra le grida di gioia per la cattura di Nasir, riescano a udirla. “L’uomo con le vesti fucsia! Quello che a Beirut aveva portato via Castle!”
Due catture in un solo blitz non è mai troppo per la CIA e per l’Interpol.
Un colpo secco viene sparato al centro della testa di Jamal. Si accascia a terra, morendo all’istante.
Accanto a lui, c’è il cadavere di Nasir, pieno di contusioni e segni di coltelli che hanno lacerato i suoi abiti.
Rick si volta per sorridere. L’incubo è finito.
La folla si sta diffondendo per le strade, svegliando tutti gli abitanti e annunciare la notizia della morte dell’ultimo esponente della famiglia Sayf Al-Islam.
Le ultime fuliggini si alzano in alto, schiarendo il panorama. Ma lo scrittore sta cercando Yoel.
Il sorriso si affievolisce quando lo vede disteso a terra, con il corpo tremolante e del sangue che sgorga della bocca.
“Yoel! Yoel!”
L’uomo riesce a guardarlo per poco. Ha una ferita sul collo. Un vetro si è conficcato vicinissimo alla giugulare sinistra. “Vai via, Rick! N-non c’è speranza di redenzione... il prezzo che pagano i traditori come me... è la morte. Torna a casa, e cambia il tuo destino.”
Castle scuote la testa, visibilmente emozionato. Si tocca le mani, coperte di sangue e si rende conto che quelle non sono le uniche ferite sul corpo di Yoel. Si osserva attorno e vede brandelli di resti umani, case fatte a pezzi, e realizza che c’è stata un’esplosione. Un’altra.
Come se il blitz non fosse stato a sufficienza.
Dietro di lui, sente delle voci famigliari chiamarlo. Tra la nube di cenere, scorge la figura dell’agente Lewis.
Yoel tossisce, e Rick sa che deve lasciarlo andare. Ha fatto tutto il possibile per salvargli la vita. Avrebbe potuto fare di più. “Sei stato un buon amico.”
“Ricordati di me quando scriverai il tuo prossimo romanzo.” Sussurra prima di esalare l’ultimo respiro.
Deyman.”
La sensazione di vedere qualcuno morire sotto i propri occhi è un’esperienza che non si augura a nessuno.
Tra le sue braccia, sente il corpo dell’amico irrigidirsi, diventare freddo, e percepisce anche una certa leggerezza. Gentilmente, gli chiude gli occhi e lo rilascia alla sua terra.
“Signor Castle, dobbiamo andare!” la voce di Lewis si è fatta più imponente.
Lo scrittore si alza e lo vede vicino a lui che lo incita a seguirlo verso l’elicottero che lo porterà a casa.
Le prime luci del mattino fanno capolino appena i due caccia militari si innalzano in volo.



Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Capitolo kilometrico, ma non potevo dividerlo e aumentare così la vostra pena :p
Il banner resta identico come il precedente perché in origine doveva essere un cap unico.
La missione è andata a buon fine, più o meno.
Rick ce l'ha messa tutta per salvare Yoel... ma alla fine, è morto nella terra d'origine, e come aveva detto lui, prigioniero era e prigioniero è rimasto, senza nessuna via di fuga... però Rick voleva salvare anche Nasir, perché, da eroe romantico, lo scrittore cerca sempre il bene nelle persone.
La Gates dà una scossa a Kate... che prima sbraita contro Mike, poi si riprende, capendo che non è quello il carattere da adottare.
Tutto è bene quel che finisce bene?
Ci si legge nel prossimo e ultimo capitolo.
Grazie per essere arrivate fin qui <3
D.

ps: i fusi orari mi fanno uscir di matto. Se ho fatto qualche errore di calcolo, fatemi sapere XD
 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: _diana87