-
Forza, sbrigatevi con quei
legacci!
La voce di Irving si era fatta
roca dal troppo tempo che aveva passato inerte, e ancora ciò
alle orecchie di Lloyd
suonava strano. Gli sembrava di non sentire di nuovo le voci dei suoi
compagni
da mesi, forse anche anni. Eppure sapeva che al massimo poteva essere
trascorso
qualche giorno, altrimenti sarebbero morti per la mancanza di cibo.
Alla fine tutti si erano
svegliati. Perfino Gregory, addormentato da tempo immemore, aveva
riacquistato
i sensi e aveva preso a farsi slegare, pur bestemmiando sonoramente
ogni volta
che gli venivano toccati il braccio o la gamba rotti. Per quanto
riguarda gli
altri Nellie, una volta liberatasi, aveva prima sciolto le corde che
bloccavano
il Deino per poi passare a quelle di chi si svegliava. In sequenza
erano stati
Finley, Gregory ed infine Irving, il quale adesso era alle prese con
Nellie nel
tentativo di farsi slegare.
Non senza difficoltà Nellie
riuscì a tranciare le ultime costrizioni del Sableye, e
furono tutti liberi.
Spinsero i legacci tagliati al centro della stanza e, per fare un po'
di luce,
Nellie provò a soffiarvi sopra un po' di fuoco. La fiamma
attecchì, e una volta
costatato che le corde erano fatte di un materiale infiammabile per
quanto a
loro sconosciuto riuscirono a fare un piccolo fuocherello.
Nonostante fosse un tipo Buio
Lloyd provò una sensazione più che piacevole
quando l'ambiente fu rischiarato,
anche se di poco, dalla fiamma del piccolo falò. Non si
ritrasse quando la luce
gli lambì gli occhi causandogli un pizzico di dolore a causa
della troppa
assenza in precedenza, e non lo fece nemmeno quando il calore gli
scaldò la
pelliccia. Poi se si aggiunge il fatto che non riusciva a vedere
così
chiaramente da molto, troppo tempo allora era intenzionato a restare
lì sempre
più a lungo.
Ma, si sa, oziare non era certo
il modo migliore di agire in quel momento. Lloyd si stava crogiolando
in quelle
piacevoli sensazioni di dolce far niente quando la voce di Irving lo
fece
riscuotere. Quando aprì gli occhi vide che anche gli altri
avevano sobbalzato,
segno che probabilmente stavano facendo come lui.
- Forza, non possiamo restare
qui. - disse il Sableye con voce ferma - Ce ne dobbiamo andare.
Pur sapendo che Irving aveva
ragione, inizialmente Lloyd non fu molto incline a lasciare quel
posticino
confortevole. Ma ci pensò il Sableye a convincerlo a farlo
muovere.
- Se l'umano scopre che ci siamo
liberati saranno cazzi amari. Dobbiamo filarcela subito, immediatamente.
A quelle parole la compagnia si
scosse nuovamente, e immediatamente tutti si mobilitarono. Finley si
precipitò
a sostenere Gregory il quale stava cercando di alzarsi. Irving lo
aiutò di
malavoglia, mentre Nellie spegneva il fuocherello pestandolo con la
zampa.
Lloyd invece andò ad esaminare la
porta. La tastò col palmo di una zampa tanto per scoprire di
che materiale era
fatta. "Legno" pensò "E anche parecchio vecchio. Forse con
una
carica forte la potrei buttare giù". Nonostante tutte le
ferite e gli
acciacchi vari si sentiva in grado di farlo.
Si portò leggermente indietro al
fine di prendere la rincorsa. La zampa posteriore gli dolette un po'
nel punto
in cui era stato ferito quando si mise in posizione, ma strinse i denti
e si
concentrò. Partì di gran carriera e
sferrò una sonora testata contro il legno
secco. Si sentì un gran scricchiolio, ma la porta rimase ben
fissata ai
cardini.
Lloyd si portò di nuovo indietro
e caricò una seconda volta. Le viti che tenevano fissato il
cardine superiori
saltarono e quello perse di aderenza, mentre varie crepe cominciarono a
farsi
strada attraverso la superficie. Ma la porta resistette ancora. "Non
vuoi
romperti, eh?".
Questa volta, quando
indietreggiò, chiamò a raccolta tutte le forze
che gli rimanevano, sia fisiche
che mentali. Era ancora troppo debole per usare una mossa, ma si
sentiva in
grado di compiere quel lavoro solo con l'ausilio delle proprie
capacità
fisiche.
Inspirò ed espirò profondamente,
chiudendo gli occhi. Lasciò che tutti i pensieri, sia
negativi che positivi,
scivolassero fuori dalla sua mente; doveva essere concentrato se voleva
riuscire. Quando fu certo che la sua mente si fosse svuotata
riaprì gli occhi
tenendo lo sguardo fisso davanti a sé, diretto contro la
porta.
Ripartì di nuovo all'improvviso,
e questa volta il lavoro diede i suoi frutti. La porta si
spaccò a metà, e una
marea di schegge riempì sia lui che gli altri. Irving si
parò il viso con
l'unica mano libera e Gregory bestemmiò di nuovo, mentre gli
altri si
limitarono a voltare la testa. In ogni caso non ci furono incidenti e
quanto
restava della porta si aprì cigolando, da sola.
- Uff, che fatica - sentì che
sbuffava.
- Tutto bene? - gli chiese.
- Sì, benissimo - fece l'altro
sorridendo, anche se a Finley parve piuttosto forzato. Probabilmente
stava
cercando di nascondere la sua sofferenza.
- Sicuro?
- Certamente Fin. Senti, so che
ti posso sembrare conciato male, ma ti assicuro che non è
così grave come
sembra. Credimi. - lo rassicurò, mettendogli pure una zampa
sulla spalla e
guardandolo negli occhi - Io non ti mentirei mai.
Finley fu un po' più sereno dopo
queste parole, anche se gli occhi dell'amico lo inquietarono
inspiegabilmente.
Era già da un po' che non lo guardava bene, e nonostante i
suoi occhi
l'avessero messo in allarme ancora non aveva notato un cambiamento. Un
cambiamento che in seguito sarebbe stato determinante.
- Certo che ti credo, come potrei
non fidarmi di te?
- Grazie Fin.
- Di nulla, figurati.
Il Deino si allontanò un attimo
ed andò a parlare con Nellie. Conversò con lei
per alcuni attimi e questa rise
di gusto alla fine dell'ultima frase di Lloyd. Forse anche con troppo
gusto.
Non seppe bene perché ma Finley provò una punta
d'invidia. A lui non era mai
riuscito di far ridere così Nellie, mentre a Lloyd era
bastata una parola. Ma
scacciò immediatamente quei pensieri maligni quando Irving
lo richiamò.
- Allora Finley, vuoi lasciarmi a
sorreggere questo coso da solo?!
- Coso a chi!?! - chiese stizzito
Gregory, il quale sembrava voler sfogare la sua aggressività
rimasta sopita per
troppo tempo.
Mentre riprendeva il proprio
posto a sostenere il Dewott Finley spostò un attimo lo
sguardo sulla porta
sfondata della stanza, e per un attimo vide Lloyd e Nellie che si
apprestavano
ad uscire. Stavano ancora parlando, e alla fine della frase lei rise di
nuovo.
Il Rufflet notò anche che stava leggermente arrossendo. Era
diventato bravo a
riconoscere le tonalità dei colori, per cui si accorse
immediatamente del
cambiamento nel manto dell'amica.
"Possibile che...? No, non
lo farebbe mai." pensò, almeno prima di sentire l'ultima
frase di Nellie.
- Lloyd, tu sei una delle persone
più fantastiche che abbia mai conosciuto.
Quando uscì dalla stanza Finley
fu sicuro di una cosa: Lloyd stava cercando di soffiargli Nellie, e
questo non
gliel'avrebbe mai perdonato se fossero usciti vivi di lì.
Si chinò a terra, e mentre con
una mano reggeva la piccola fiammella per farsi luce con l'altra
rovistava in
mezzo agli attrezzi vari abbandonati a terra. "Eppure mi ricordavo di
averla messa qui" pensò tra sé e sé
innervosito.
Poi la sua mano toccò il solido
manico, al cui contatto Neville fu sicuro del suo successo. La
tirò fuori
subito dal mucchio di attrezzi alla rinfusa e la eresse per dritto in
tutta la
sua altezza. Era una vanga abbastanza vecchia anche se portava bene i
suoi
anni, se si tralasciavano le venature di ruggine che attraversavano la
sua
parte in ferro. Il manico si era un po' ritorto a causa dei lunghi anni
a
languire in una posizione in cui non era previsto che fosse riposta (il
capanno
di Neville era veramente piccolo, tanto che a malapena ci sarebbe stato
lungo
disteso), ma sembrava reggere.
"Proprio quello che fa al
caso mio".
Si avviò verso la casa.
"Se Sanford e Olston
avessero detto allora che c'erano umani sopravvissuti oggi non saremmo
a questo
punto.". Fu questo il primo pensiero formulato da Avery, ma si
guardò bene
dal palesarlo, anche solo con un'espressione facciale. Olston infatti
in quel
momento non dava l'idea di uno tranquillo e di Sanford, nonostante non
fosse
presente in quella stanza, si sentiva ancora la sua opprimente presenza.
Molti, nonostante si potessero
aspettare quelle parole, rimasero impietriti dall'ultima affermazione
dell'Heliolisk. Qualcuno sbarrò gli occhi, qualcun'altro
aprì la bocca,
qualcun'altro ancora si lasciò sfuggire dei gemiti di
preoccupazione. Dopo di
ciò scese il silenzio e l'atmosfera si fece sin troppo
pesante. Insomma, l'aria
non era delle più allegre.
Olston però, nonostante fosse
visibilmente nervoso, essendo stato informato in precedenza di tutta
quella
storia non cambiò più di tanto stato d'animo a
risentirla. Anzi, parve farsi
ancora più risoluto di quanto non fosse già stato.
- La situazione mi sembra chiara
- esordì alla fine - Fin troppo.
Sulla fronte del Gabite era fin
troppo visibile una vena che pulsava, mentre la Pietrastante che
portava al
collo tintinnava al contatto col petto del pokemon, il quale dondolava
leggermente avanti e indietro. Tutti sintomi dello stress, nessuno
aveva dubbi.
- Partiremo stanotte stessa. Le
tenebre ci copriranno nel caso quel bastardo sia in giro, e forse
avremo anche
l'effetto sorpresa. Non intendo perdere altri di voi.
Durante l'ultima frase un tic si
manifestò sul suo occhio destro, il quale non sapeva
più se richiudersi o
rimanere aperto. Olston se ne accorse, e per contrastarlo decise di
continuare
a parlare.
- Immagino che Sanford vi abbia
detto tutto. Avremmo dovuto dirlo ben prima, lo sappiamo, siamo tutti
della
stessa famiglia. Ma vedete, certe cose sono talmente intime da non
poter essere
dette a nessuno, nemmeno sotto tortura. E quando si cede alla
tortura... vuol
dire che è venuto a mancare qualcosa. - .
Sospirò dopo aver finito di
parlare. Alcuni della folla fecero per chiedere qualcosa, ma Olston li
zittì
alzando una delle zampe artigliate.
- Niente domande, per favore.
Posso capire quanto sia dura per voi, ma provate a calarvi nella mia
parte e
immaginate quanto lo sia per me.
In effetti, realizzò Avery, era
veramente provato da tutta quella situazione. Pareva essersi fatto un
po' più
magro, e gli erano comparse anche un bel paio di occhiaie. Il suo
naturale
colore viola poi non appariva più così lucido
come prima.
Sospirò, non di frustrazione ma
di stanchezza questa volta. - Da adesso fino al calare del sole
riposatevi,
perché questa forse sarà la notte più
lunga della vostra vita.
Avery pensò che probabilmente
aveva ragione.
- Metteremo la parola fine a
questa storia, stanotte. Chiunque provi a torcere anche solo un pelo ai
membri
della famiglia la dovrà pagare, indifferentemente dalla sua
razza. Umano o
pokemon non mi importa, chiunque si opporrà a noi
soccomberà.
Ma Avery intuì che dietro a
questo c'era molto di più. Quella notte finiva un'epoca,
finiva un'era, finiva
un ciclo. Quella notte i pokemon sarebbero veramente diventati l'unica
razza
esistente sull'intero pianeta.
Rimasero in silenzio per un po',
timorosi di cosa potesse succedere se l'umano li avesse sentiti.
Nessuno,
sorprendentemente nemmeno Lloyd, sembrò dare peso al fatto
che per abbattere la
porta era stato provocato un gran baccano. A Lloyd quell'attesa
sembrò durare
secoli, e alla fine si decisero ad avanzare non sentendo nessun rumore.
Erano sbucati in un corridoio non
lunghissimo, anche se dalle molte porte. Per sicurezza decisero di
ispezionare
ogni stanza al fine di accertarsi di dove fosse l'umano e magari anche
per
metterlo fuorigioco, ma non trovarono nessuno. La maggior parte dei
locali si
rivelò molto poco interessante. Uno era un bagno, altre
erano delle camere da
letto.
In una delle stanze si erano
affacciati ad una finestra, ed avevano appurato di trovarsi in una casa
a due
livelli. Non era molto dissimile dalla loro, forse più
piccola e con molte
stanze in meno. Avevano poi guardato il panorama, e Finley aveva
riconosciuto i
luoghi che aveva visto nel suo "volo di ricognizione" di qualche
tempo prima. "Per Arceus, chissà quanto tempo
sarà passato..." pensò
Lloyd tra sé e sé.
A quel punto decisero di scendere
le scale. Attenti a non fare il minimo rumore, nonostante avessero
già scoperto
che almeno al piano superiore non c'era nessuno, cominciarono la lenta
discesa
verso il locale inferiore. Sobbalzavano ad ogni scricchiolio prodotto
dai
vecchi gradini di legno, ma riuscirono a non perdere mai la calma.
Gregory
cercò di reggersi come poteva alla ringhiera di ferro al
lato della scalinata
che dava sul vuoto, ma venne sempre aiutato da Irving e Finley.
Ciò li rallentava
non poco, e fu per questo che si ritrovarono gli ultimi della
combriccola.
Nellie stava in mezzo al gruppo, mentre Lloyd lo apriva andando in
avanscoperta.
Nonostante tutte le difficoltà
arrivarono incolumi alla meta, e presero ad esplorare il resto della
casa il
più silenziosamente possibile. Videro un ripostiglio, un
salotto e quella che
sembrava essere una cucina, anche se alcuni strumenti ivi riposti erano
ignoti
al gruppo dei pokemon. Quello che attirò di più
la loro attenzione fu una
specie di vaso di vetro, sul fondo del quale erano posizionate due lame
che
sembravano anche piuttosto affilate.
Ma non persero ulteriore tempo.
In nessuna delle stanze avevano trovato l'umano, e ciò
poteva essere sia un
bene che un male. Da un lato il nemico era assente, lasciandogli
così la strada
spianata per la loro fuga e il ritorno a casa. Dall'altro
però la sua mancanza
era qualcosa di davvero strano, e non avevano la minima idea di dove
potesse
essere. E se stesse proprio tendendo loro una trappola? Si erano di
nuovo
liberati per nulla?
Rimase così una sola stanza da
verificare. La sua porta era chiusa, e per questo Irving per sicurezza
accostò
l'orecchio per sentire se dentro c'era qualcuno. Il Sableye aveva
sempre avuto
un udito piuttosto sensibile, e aveva ripetuto tale procedura ogni
qualvolta
dovevano entrare in una stanza. Quando si rimise in piedi scosse la
testa,
segno che dentro probabilmente non c'era nessuno. Ma per sicurezza
vollero
guardare lo stesso.
Fu sempre Irving ad aprire la
porta, la quale si scostò con un cigolio inquietante poco
adatto alla
situazione che fece venire un brivido freddo a tutti. Il Sableye si
azzardò ad
entrare, e si guardò attorno con aria incredula. I diamanti
sgranati tradivano
le sue emozioni, e la sua bocca aperta lasciava supporre che fosse
rimasto
veramente colpito dall'ambiente in cui erano capitati.
Era davvero simile, se non quasi
identico, alla biblioteca di Irving alla loro casa. Interi scaffali
ricolmi di
libri accolsero i pokemon, mentre Irving si era già
precipitato ad esaminare
quello più vicino. Lloyd capì al volo che quella
cosa non sarebbe finita bene
se avessero perso tempo, e per questo cercò di fermare
Irving. Quello però lo
scacciò con un gesto irato della mano.
- E' da troppo tempo che non vedo
un libro. Datemi due minuti. - e prese quello più vicino, un
piccolo libricino
dalla copertina marrone.
"No, no, questo non doveva
accadere".
Lloyd si ritirò immediatamente a
parlare con gli altri del gruppo. Sapevano della passione smisurata per
i libri
di Irving, ma non pensavano che fosse grande al punto da impedire a
loro la
fuga. Forse i libri per lui erano come una droga, e senza poterli
leggere era
entrato in crisi d'astinenza. In effetti negli ultimi tempi, forse
complice
anche il nervosismo, il Sableye era stato molto più sboccato
e volgare di
quanto già non fosse. Forse questi sintomi si potevano
ricondurre al fatto che
non potesse leggere e che cercasse qualcosa con cui sfogarsi.
Ma crisi d'astinenza o no il
gruppetto concordò che non si sarebbe fatto ricatturare per
uno stupido libro,
così si diressero tutti verso il loro compagno, che nel
frattempo sembrava aver
già finito il libricino. Non era molto grosso in effetti,
superava di poco il
diametro del palmo della mano di Irving, e non sembrava avere molte
pagine.
- Senti, Irving... - esordì
Nellie.
- Voi - cominciò, senza curarsi
delle parole della Torchic - non potete nemmeno immaginare cosa
c'è qui dentro.
- fece aprendo il libricino - Guardate la scrittura.
Nonostante avessero altro di
meglio da fare la curiosità ebbe il sopravvento, e una
sbirciata alle pagine se
la permisero tutti. Era simile ad uno qualsiasi dei loro libri,
soprattutto la
scrittura, ma non era la stessa. Le lettere erano infatti
più piccole e nessuna
presentava il cerchio centrale con il pallino di ogni fonema
dell'alfabeto
Unown, come nessuna possedeva i ghirigori caratteristici della loro
scrittura.
Eppure alcune sembravano così simili, se non uguali.
- Vedete la struttura?
- Si Irving, la vediamo - rispose
Nellie con fare leggermente stizzito - Però...
- Vedete com'è simile?
- Sì, in effetti è simile alla
nostra...
- Sapete cosa vuol dire? Che la
nostra scrittura è derivata da quella umana,
perché si tratta senz'altro di
scrittura umana. Penso di poterla tradurre.
Le ultime parole del Sableye
lasciarono stupefatti gli altri. Non era mai accaduto che un libro
umano fosse
tradotto nella loro lingua, poiché la maggior parte erano
stati distrutti
assieme a chi li aveva scritti. Nessuno fece caso all'aprirsi di una
porta non
troppo lontano dalla stanza in cui erano.
- Credo che... - ma Irving non
riuscì a finire la frase, sgranando i diamanti e guardando
alla porta.
Lloyd e Nellie davano le spalle
all'entrata, per cui non videro quello che accadde. Ci fu un rumore
sordo, come
di impatto, seguito da un tonfo come di qualcosa che cade a terra. I
due si
girarono e si sentirono morire.
In piedi sullo stipite stava
l'umano sorridente, con un grosso aggeggio di ferro stretto tra le
mani.
Gregory giaceva a terra, gli occhi chiusi e gli arti abbandonati una
strana
posizione, del sangue gli colava da dietro la nuca.
- Vi siete liberati, eh? - disse
l'uomo, e rivolse uno sguardo a Finley.
Quello tentò subito di scappare
nonostante fosse rimasto piuttosto scosso dall'accaduto. L'uomo
però fu più
veloce, e con un violento colpo del suo attrezzo fece letteralmente
volare il
povero Finley contro la parete più vicina. Il Rufflet si
schiantò contro il
muro e ricadde a terra, giacendo poi immobile. Fatto questo l'umano
entrò
dentro la stanza, deciso a colpire anche gli altri.
Gli altri in qualche modo seppero
ricacciare il raccapriccio e lo smarrimento iniziale, reagendo
prontamente.
Lloyd si scansò a destra e Nellie a sinistra, puntando tutti
e due verso la
porta. Irving invece rimase impietrito sul posto, lasciando cadere il
libricino
a terra e prendendo a tremare.
Il Deino e la Torchic mentre
correvano non si voltarono, ma sentirono benissimo un altro colpo
provenire da
dietro di loro. Anche Irving era andato. Lloyd non se ne accorse
subito, ma
mentre correva aveva preso a piangere.
Non sapendo dove andare fecero il
giro del pian terreno, col solo risultato di ritrovarsi di nuovo
l'umano
davanti poco dopo.
- Presto, scappa! . urlò Lloyd
alla compagna - Io penso a distrarlo!
Nellie entrò così in una stanza
vicina, mentre Lloyd si piantò davanti all'umano digrignando
i denti e con uno
sguardo crudele per intimidirlo. Ma non funzionò, in quanto
l'umano si limitò a
scavalcarlo ed entrò nella stanza. Un breve urlo di Nellie,
un rumore sordo e
poi di nuovo silenzio.
Lloyd prese a correre di nuovo in
preda al terrore, e senza nemmeno rendersene conto imboccò
le scale e si
diresse verso il piano superiore. Nella velocità della sua
corsa gli parve di
udire una domanda provenire da dietro di lui.
- Lo sai... come siete nati voi?
Era la voce dell'umano. Lloyd non
vi diede più di tanto peso ed entrò nella prima
stanza che gli capitò. Si
accucciò in un angolo e prese a piangere. Decisamente troppe
emozioni per lui
tutte assieme, e non ce l'aveva fatta a trattenersi. Mandò
letteralmente
affanculo tutte le precauzioni del caso e si lasciò andare
alla disperazione
più sfrenata.
- Voi pokemon intendo?
La voce dell'umano si era fatta
più vicina. Stava salendo le scale.
- Bé - cominciò l'umano, mentre
Lloyd sentì il rumore di una porta che si apriva -
All'inizio eravate solo un
gioco. Divertivate i bambini e loro si divertivano con voi, che
stronzata.
Un rumore di chiusura.
Evidentemente aveva guardato in un'altra stanza.
- Ma non eravate reali, no. Solo
dati, animazioni, fattori casuali dentro ad un insulso schermo. E
finché
restaste lì fu tutto tranquillo.
Un'altra porta, solo più vicina
della precedente, venne aperta.
- Poi a qualche idiota venne in
mente di tirarvi fuori. Era diventato ossessionato da voi e
diventò pazzo a
forza di trovare un modo, ma alla fine ce la fece. Un idiota davvero.
La porta si richiuse.
- Per un po' andò tutto bene.
L'ultima porta si aprì, e
stavolta Lloyd sentì una folata d'aria investirgli la faccia.
- E poi il resto credo che lo
sappiate.
Se Lloyd avesse aperto gli occhi
lacrimosi avrebbe visto che l'umano sorrideva. A sentirsi la voce in
faccia
socchiuse leggermente le palpebre, quel tanto che gli permise di vedere
qualcosa sfrecciare velocissimo contro di lui. Un violento colpo in
faccia,
un'esplosione di dolore e poi si fece tutto buio.
Quando aprì il frigorifero con la
mano sinistra non fece caso al dolore che provava a quel braccio,
né al
fastidio nel respirare mentre si sedeva di nuovo con qualcosa di fresco
in
mano.
Mentre sorseggiava il suo premio
sentì una fitta al cuore. Posò la lattina e fece
per prendere un'altra pillola,
ma un'altra fitta molto più forte lo fece desistere. Si
portò una mano al petto
e cercò di respirare profondamente. Era solo una crisi
passeggera, ne aveva già
avute in passato.
"Devo sciacquarmi la
faccia" pensò, e si diresse verso il lavabo. Si
aiutò con le mani
reggendosi ai mobili.
Solo che il peggio accadde
proprio allora. Stava per arrivare al lavandino, quando gli
sembrò di non saper
più respirare. Boccheggiò e si strinse la mano al
petto, sentendo che qualcosa
non andava. Sentiva che qualcosa che avrebbe dovuto funzionare aveva
smesso
improvvisamente. Tutte le sue paure si concretizzarono quando perse
l'equilibrio, e cercò qualcosa con cui tenersi in piedi.
Non funzionò. Tutto il mondo
sembrò vorticargli attorno, e Neville si ritrovò
a guardare il soffitto. Il
rumore del barattolino con le pillole che gli rotolava vicino lo fece
riprendere un po', e provò ad afferrarlo con la mano. Solo
che nessuna mano si mosse
per questo.
"Non..." pensò
terrorizzato "Non riesco a muovermi...".
Da oggi è un anno esatto che sono su EFP, tanti auguri a me. Avrei voluto fare una os per commemorare l'evento, ma visti gli impegni ho messo tutta la mia fuga in questo capitolo. Faccio già un annuncio: il capitolo 15, quindi il prossimo, sarà anche l'ultimo. Ci vediamo prima della fine del mese.