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Autore: Ice Star    10/02/2015    4 recensioni
[...]Passò un palmo della mano a terra, accarezzando l'erba corta e asciutta del prato e, alla sua destra, vide una minuscola finestrella di plastica rinforzata che le permetteva di osservare il diluvio in corso fuori da quella scatolina di plastica.[...]
Pioggia, freddo, vita in tumulto ed una canzone.
Niente di tutto questo ha un senso logico, in una storia, ma in questa song-fic sì.
*per il compleanno di Zomi*
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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A Zomi,
Ancora tanti auguri e grazie...




 

A Song in the rain









 

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Quando piove divido il mio ombrello,

se non ho l’ombrello, divido la pioggia

~E. E. Febbraro











Rallentò il passo, chiedendosi dove fosse arrivata in quella passeggiata senza tempo né meta.

Perché era uscita di casa poi? Il frigo era abbastanza pieno e non aveva bisogno di comprare nient'altro, eppure si trovava vicina ad un parco che non aveva mai visto prima, su di un marciapiede vuoto e con un cielo che prometteva di squarciarsi in un secondo diluvio universale da un secondo all'altro.

Aveva tutto, Nami: buoni voti in un'università che le avrebbe aperto numerosissime porte su di un mondo che amava, un bellissimo e semplice appartamento in un'area davvero accogliente, una famiglia che l'amava e sosteneva da sempre ed un fisico che avrebbe attirato qualsiasi uomo avesse voluto avere.

Ma lei non aveva mai amato nessuno, perché nessuno si era mai interessato ad avere il suo cuore, oltre al suo corpo. Quel cuore che sembrava marcire dentro la sua cassa toracica, mossa solo dal regolare respiro dei suoi polmoni.

Qualcosa le colpì il naso e, in un solo attimo, cominciarono a cadere litri e litri di acqua sotto forma di acqua piovana.

Si tirò su il cappuccio del cappotto, correndo all'interno del parco alla ricerca di un riparo sotto qualche albero o qualche scivolo.

Corse lungo la stradina che portava tra gli alberi di quel piccolo parco, intravedendo da sotto il cappuccio una casetta di plastica costruita per far divertire i bambini. Cercando di non mettere i piedi nelle pozzanghere d'acqua che si erano formate in quel breve lasso di tempo, entrò in quella casetta rosa e arancio dai finti fiori blu, chiudendo la minuscola porta di plastica verde dell'entrata.

Si guardò attorno e, nonostante le due sedie accanto a lei ed il piccolo tavolo a misura di nano, aveva abbastanza spazio per distendere un poco le gambe e sedersi in una postura che non le torturasse la schiena. Passò un palmo della mano a terra, accarezzando l'erba corta e asciutta del prato e, alla sua destra, vide una minuscola finestrella di plastica rinforzata che le permetteva di osservare il diluvio in corso fuori da quella scatolina di plastica.

Incrociò le braccia al petto e nascose il viso nella leggera sciarpa di cotone arancio che indossava, aspirando il profumo di mandarino impregnato nella stoffa ed osservando la pioggia scemare tanto velocemente quanto ci aveva messo ad arrivare.

Premette il naso contro il vetro e, nonostante cadesse meno acqua di prima, le fitte gocce di pioggia non permettevano di vederci da un palmo dal naso ma, oltre al ticchettio dell'acqua sul tettuccio e sulla terra, un altro strano suono raggiunse le sue orecchie.

-Musica?- alzò le sopracciglia perplessa, sciogliendo l'intreccio delle braccia e cercando di vedere qualcosa al di fuori di quella finestrella.

Le note di una chitarra danzavano nell'aria, assorbite dall'acqua della pioggia e la rossa si accarezzò le braccia, sentendo un brivido di freddo accapponarle la pelle.

Qualcosa in quelle note la spinse a mettersi a carponi, nascondere bene i lunghi capelli sotto al cappuccio ed uscire sotto quella fitta pioggia, camminando alla cieca per trovare l'oggetto o la persona fonte di quell'inconsueta nenia.

 

 

 

 

 

[Stop and stare-One Republic]

 

 

 

 

 

 

 

Mise le mani in tasca, sperando di scaldarle un poco e, ringraziando chiunque comandasse il tempo, osservò la pioggia diminuire drasticamente, fino a diventare una pioggerella leggera e fresca.

Le note diventavano sempre più forti e vicine e, affidandosi all'udito, camminò lungo una stradina sterrata, intravedendo una figura seduta a qualche panchina da lei.

 

 

 

 

 

This town is colder now,

I think it's sick of us 

It's time to make our move,

I'm shakin off the rust 

I've got my heart set on anywhere but here. 

I'm staring down myself, counting up the years 

Steady hands, just take the wheel,

Every glance is killing me 

Time to make one last appeal

for the life I lead 

 

 

 

Fece un passo in avanti ma, al suono di quella voce e quelle parole tristi e prive di speranza, i piedi sembrarono incollarsi all'umida terra e Nami non poté far altro che ascoltare, sentendo la canzone calzare a pennello con la sua vita, come se le lettere le fossero state cucite addosso.

Forse, se qualcuno avesse provato a raccontare la sua vita in versi, non ci sarebbe riuscito, mentre quelle strofe erano semplicemente perfette.

Dov'era il suo cuore? A marcire nel suo petto assieme a mille frasi mai dette, occasioni sprecate ed un freddo che avrebbe potuto congelare ogni cosa in quel mondo che odiava e che l'aveva sempre detestata. Oppure era fuggito tempo prima e si era nascosto da qualche parte?

Portò una mano a schermare dalla pioggia le sue iridi nocciola, riuscendo a mettere a fuoco la figura di un giovane con una chitarra tra le mani e, notando i suoi occhi chiusi, la tensione che l'aveva bloccata si sciolse e si avvicinò cauta.

Capelli verdi, tre pendenti d'oro, un paio di jeans ed una felpa nera abbinata ad un paio di nike era tutto ciò che indossava quel ragazzo e la ramata, per un qualche motivo, ne fu colpita.

 

 

 

Stop and stare 

I think I'm moving but I go nowhere 

Yeah, I know that everyone gets scared 

But I've become what I can't be, oh 

 

 

 

La voce crebbe d'intensità ma le palpebre non accennavano ad alzarsi e la rossa si ritrovò a domandarsi per quale assurdo motivo quel ragazzo, forse poco più grande di lei, stesse cantando sotto la pioggia. Nessuno lo avrebbe sentito e lei, se non fosse uscita di casa e non si fosse persa, non avrebbe mai ascoltato quelle parole.

Si sedette sulla panchina alle sue spalle, senza curarsi dei pantaloni ormai zuppi e dei piedi freddi.

Stette solo a sentire quella voce.

E nient'altro.

 

 

 

Stop and stare 

You start to wonder why you're 'here' not there 

And you'd give anything to get what's fair 

But fair ain't what you really need 

Oh, can you see what I see?


 

 

Si era fermata e stava guardando quel viso bagnato di pioggia e dalla pelle bronzea e sì, si stava anche facendo tutte quelle domande.

Poteva una canzone leggere nella sua mente fino a quel punto? La sua testa era persa in tutto e nulla ed il suo corpo sembrava caduto in un qualche sonno senza ritorno con la sola consapevolezza che il cappuccio le era scivolato sulle spalle, lasciando che l'acqua le accarezzasse, assieme a quella voce e quella sillabe, la schiena.

Cosa doveva vedere?

Dove doveva andare?!

Non riusciva a comprendere...

 

 

 

They're tryin' to come back,

all my senses push 

Untie the weight bags,

I never thought I could

Steady feet don't fail me now, 

I'm gonna run 'till you can't walk 

Something pulls my focus out 

And I'm standing down 

 

 

 

La pioggia aumentò d'intensità ma entrambi, ormai zuppi fino al midollo, non si accorsero di tale cambiamento.

Nami non stacco un'istante le pupille dal volto squadrato del verde, chiedendosi come avrebbe potuto, una volta sveglia da quel torpore, cambiare la sua vita in meglio.

Come poteva uno sconosciuto, con solo una chitarra in mano e delle parole sulle labbra, mandare in polvere tutta la sua vita? Era davvero così fragile il mondo che aveva costruita, passo dopo passo, attorno a sé?Poteva rendere il tutto più forte e più...vivo? Ma come?

Le pizzicarono gli occhi e si accorse, con un sorriso amaro, di aver iniziato a piangere già da un po'...

 

 

 

 

 

Stop and stare 

I think I'm moving but I go nowhere 

Yeah, I know that everyone gets scared 

I've become what I can't be, oh 


 

 

Non stava andando da nessuna parte, mentendo a se stessa su quell'esistenza fatta solo di materia priva di sentimenti; emozioni precluse a se stessa dalla propria paura di soffrire e di restare sola.

Ed in quel momento, con i capelli zuppi ed un tremore incontrollato lungo il corpo, si accorse di essere davvero sola, senza nessuno da amare.

Era diventata ciò che non voleva essere: un'anima addolorata e ferita da una paura divenuta ormai realtà.

 

 

 

Stop and stare 

You start to wonder why you're here not there 

And you'd give anything to get what's fair 

But fair ain't what you really need 

Oh, you don't need 

 

What you need, what you need... 

 

 

 

Doveva fermarsi prima di raggiungere un punto di non ritorno, prima di voltarsi ed accorgersi di non poter risanare quei vuoti nel suo cuore e nella sua vita.

E non poteva farcela da sola, ma a chi chiedere aiuto?

Abbassò lo sguardo al terreno, perdendosi nelle note che il ragazzo stava suonando, in attesa di una nuova strofa per cui piangere.

Si abbracciò da sola, senza dar peso ai capelli ormai crespi e ai vestiti completamente zuppi, cosa che l'avrebbe mandata su tutte le furie in un momento normale.

Sorrise amaramente nel constatare che, in meno di dodici ore, la sua intera esistenza era passata dall'essere perfetta all'essere nulla grazie ad un paio di parole di quel ragazzo dagli strambi capelli verdi, un paio di strofe ed il suono della sua voce.

Rialzò la testa di scatto e sbarrò gli occhi, percorrendo freneticamente con lo sguardo il corpo ed il viso del chitarrista di fronte a lei.

Forse....era un'idea folle ma ormai ogni cosa le andava bene e quel ragazzo...

 



 

 

Stop and stare 

I think I'm moving but I go nowhere 

Yeah, I know that everyone gets scared 

I've become what I can't be 

Oh, do you see what I see?


 

 



Si chiese cosa preoccupasse quel ragazzo ed immaginò le sue diafane dita tra quel capelli strambi, domandandosi se fossero morbidi o crespi al tatto.

Sentì le guance infiammarsi a quel pensiero e si portò le mani alle labbra, soffiandoci sopra per scaldarle, osservando la pioggia cessare di colpo la sua caduta.

Alzò lo sguardo e, come una bambina, gli occhi le si illuminarono alla vista di un bellissimo arcobaleno mentre un leggero sorriso le piegava gli angoli della bocca nel sentire le note sciamare nell'aria fredda ed umida.

Riusciva finalmente a capire cosa doveva osservare e sperò che quel ragazzo non la prendesse per pazza.

 

 

Balzò in piedi con un colpo di reni, saltellando da un piede all'altro ed applaudendo come se si fosse trovata ad un concerto importante.


Il verde spalancò gli occhi , stringendo la chitarra in una mano e sbattendo la spina dorsale contro lo schienale della panchina di ferro, calmandosi alla vista della rossa.

-Chi diavolo sei tu?- si alzò, scrollandosi un po' di pioggia dai capelli e pulendo lo strumento con un fazzoletto.

-Passavo per caso e ti ho sentito suonare- rimase sul vago Nami, sorridendo giocosa.

-Ha cominciato a piovere all'improvviso e non me ne sono nemmeno accorto, merda!- si mise lo strumento in spalla, dando la schiena alla ragazza.

-Cosa vuol dire che non te ne sei accorto?! È venuto giù il secondo diluvio universale!!!- spalancò gli occhi, facendolo voltare a quelle parole.

-Ah- commentò atono, incamminandosi verso una direzione non precisata.

-Se cerchi l'uscita è di la- indicò con l'indice teso la direzione opposta a quella presa dal ragazzo, alzando scettica un sopracciglio.

-Ma si, certo, lo sapevo- arrossì appena sulle gote, grattandosi la testa ed incamminandosi nella direzione indicatagli.

-Aspetta un momento soltanto!- gli si parò davanti, mettendosi le mani sui fianchi.

-Cosa vuoi?- la fissò con un paio di profonde iridi nere e Nami sentì il cuore perdere un paio di battiti.

-Io sono Nami, Cocoyashi Nami- allungò la mano, presentandosi con voce incerta.

-Roronoa Zoro- piegò le labbra in un ghigno, afferrando quella minuta e pallida mano.

Sorrise di cuore la rossa e fu il cuore del verde a fermarsi per un paio di secondi, senza un motivo preciso.

-Ti va di andare a bere un caffè o una cioccolata calda da qualche parte? Conosco un bar qui vicino che è davvero accogliente!- saltellò sulle punte dei piedi, portandosi una ciocca dietro l'orecchio.

-Mmh, non mi dispiacerebbe bere qualcosa di caldo con tutta l'acqua che ho preso- acconsentì laconico, grattandosi la nuca.

-Allora andiamo, dai!- gli prese la mano, correndo verso l'uscita.

-Ehi! Piano, mocciosa!- tenne la tracolla della chitarra con l dita libere, urlando a quella ragazza di fermarsi.

-Ho un nome io, razza di buzzurro maleducato!- si voltò di tre quarti, tirandogli una linguaccia divertita.

-E anche io ne ho uno, strega!- ghignò sghembo, sentendo qualcosa scaldargli il petto.

Cantava sotto la pioggia per nascondere quel dolore che gli bagnava le iridi nere, solo contro il mondo intero inuna lotta in cui il suo cuore, da tempo immemore, si era rotto. Eppure qualcosa gli stava battendo nel petto e quella testolina rossa nascondeva molti segreti.

 

 

 

Quella fredda pioggia non gli aveva solo congelato le ossa...













Angolo autrice

Chiedo venia a chiunque abbia avuto il fegato di arrivare sin qui: questa storia non ha nè capo nè coda ma, questa canzone, mi ha ispirato proprio 

obrobrio splendore di shot ^^

Ancora auguri Zomi!!! e alla prossima ^-^

Star

  
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