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Autore: Elly Priest    10/02/2015    1 recensioni
Osservò i suoi capelli castani e si rese conto di quanto fossero cresciuti.
Erano l' unica cosa che rimaneva del passato, ora che si trovava in prigione.
Osservó lo specchietto che teneva tra le dita. Era tagliente, faceva proprio a caso suo.
Guardò Katja dritta negli occhi.
-Un nuovo inizio. Per Gagarin.
Prese la prima ciocca tra le dita e sospirò, non sapeva nemmeno perché si sentisse così tesa e perché lo stesse facendo, ma sentiva che era una cosa che andava fatta.
La separazione completa da ciò che era prima a quel che stava diventando.
Quel simbolo segnava la sua iniziazione alla vita da carcere: la vecchia Alya stava per morire quella sera stessa.
Un taglio deciso,i capelli le scivolarono di mano: non si tornava più indietro.
Le ciocche caddero a terra una dopo l' altra, senza sosta.
Quando non ci fu più nulla da tagliare vide sul pavimento quella matassa castana a cui una volta teneva tanto. Ora la percepiva come una vecchia appendice che non faceva più parte di lei.
Afferró tutti i capelli e li gettò dalla piccola finestra. Li guardò mentre si dissolvevano come sabbia al vento.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Aprì gli occhi.
Con sua grande sorpresa, Alya si trovò stesa sul suo letto. Dopo un attimo di perdimento, iniziò ad orientarsi.
Appoggiandosi all' angolo del muro si passò una mano in faccia respirando profondamente. Le file di letti sfilavano davanti a lei, il silenzio era rotto da un continuo brusio. I ricordi iniziarono a prendere piede nella sua testa, ma sentí un rumore vicino a lei.
-Tutto bene?
Alzò lo sguardo, Katja era appoggiata alla struttura di legno di un letto. La guardava con la fronte aggrottata, come se Alya potesse scoppiare a piangere da un momento all' altro.
Forse aveva pianto mentre era incosciente, tra incubi e ricordi. Scacció all' istante quel pensiero.
Alya scorse per un momento macchie di sangue sulle mani e quasi urló di spavento, in un batter d'occhio sparirono.
Represse l' istinto di vomitare ed annuí.
-Sí.. Sto bene.
L' angoscia per quello che aveva fatto iniziò a scavarle nello stomaco, si coprí il volto con le mani.
Chiuse gli occhi, ma dietro le palpebre rivide lo sguardo del ragazzo che implorava pietà.
Di nuovo, l' ho fatto di nuovo..
Katja stava in silenzio, osservava l' amica che era letteralmente a pezzi. Una domanda le pendeva dalle labbra e decise di farla.
-Alya, é la prima volta che..?
La ragazza tolse la mani ed aprí gli occhi, erano lucidi e rossi. Alya sapeva già qual era la domanda.
-No.
Katja si morse la guancia, ma sostenne il suo sguardo.
-Vuoi parlarne?
Alya appoggiò la schiena al muro e tiró due respiri profondi. Decise di togliersi questo peso dal cuore.
-É stato un incidente, qualche anno fa.. Una rissa, con dei ragazzini ubriachi che volevano fare i grandi..
Katja si prese il mento fra l' indice e il pollice, in ascolto.
-Pugni, coltelli.. C'era un gran casino. Stavo lottando con un ragazzo, era più grande di me.. Pensavo di averlo sconfitto quando era caduto, ma lui si era rialzato. Avevo la mia picca in mano e la usai, per difesa..
Alya riaprí gli occhi.
-Fu cosí che lo colpii nello stomaco. Morí in qualche minuto.. Sogno ancora il sangue sulla mia picca, lo sguardo di quel ragazzo così sorpreso come mi stesse dicendo "Come hai potuto?". Dicono che il primo omicidio non sia in fondo così traumatico, ma é falso! Mi ha segnata a vita. Cavolo, sembrano passati secoli da quel momento..
Alya non seppe bene perché glielo stava raccontando, non lo aveva detto praticamente a nessuno, ma in quel momento non se la sentiva di tenersi tutto questo dentro di sé.
Era troppo vulnerabile per fare finta di essere forte.
-Questa volta, invece, é diverso... Io ho scelto di farlo, non é stato un incidente..
Sospiró.
-La cosa peggiore é che l' ho fatto a sangue freddo, il risultato di un calcolo di cui si sapevo l' esito. É stata veramente colpa mia, questa volta. Sono un' assassina.
Katja scosse la testa.
-Non é tua la colpa.. Sei stata costretta a farlo.
Alya rimase in silenzio.
-La scelta era obbligata, ma non era tua. Lo fanno per sottometterti, Alya!
-Invece sí, avrei potuto non farlo, ma é successo!
Katja si schiarí la voce con un colpo di tosse.
-Alya, tu sai bene cosa io abbia passato quando ero nelle mani delle guardie..
Katja sospiró sfiorando le cicatrici sulle braccia.
-Mi hanno costretta a fare cose che.. non volevo. Mi faceva male ogni volta che mi toccavano.. Mi sento ancora in colpa per quello che ho dovuto fare, perché non mi sono opposta.. ma so che non é stata una mia scelta.
Alya stava per parlare, ma Katja continuò.
-Sarei stata madre.. ero rimasta incinta dopo tutti gli abusi che ho dovuto subire. Mi hanno picchiata finché non ho dovuto abortire. Ho perso mio figlio, per colpa loro. Io li odio con tutto il mio essere. Loro mi hanno usata per divertimento, loro hanno ucciso mio figlio, non io!
Alya fu veramente colpita dal racconto di Katja, non immaginava che lei avesse una storia così travagliata.
-So come ti senti, Alya.. non lasciare che si prendano la tua dignità. Combatti, per dimostrare a loro che non ti spezzeranno. Dimostra a loro che ci possono provare, ma scopriranno di avere a che fare con una vera Siberiana che non si piegherà!
Katja si sentiva in dovere di dire queste cose all' amica, perché sapeva che Alya era abbastanza forte da far fronte a tutto e a tutti per andare avanti.
Lei lo aveva dovuto imparare dopo tutte le cose che aveva passato, ma Alya ce l' aveva nel sangue.
-Combatti per Gagarin, Alya.
Alya si raddrizzó all' istante. Si ricordó com'era ridotto, si sentí riscuotere da una nuova emozione.
Capí che doveva trasformare il dolore in determinazione. Solo cosí avrebbe potuto lottare fino alla fine. Alya si stupí dei suoi stessi pensieri: era grazie all' amica se era riuscita a riscuotersi.
Doveva combattere per se stessa, per la sua dignità e per il ragazzo che amava.
Alzó lo sguardo e vide Katja che le porgeva qualcosa di lucido e irregolare: un coccio di specchio.
-Tieni. Questo ti aiuterà a ricordare chi c'è in quel riflesso, per non scordare. Prendilo come il segno di un nuovo inizio..
Alya lo prese tra le dita.
Un nuovo inizio... 
Si accasciò sul letto puntando i gomiti sulle cosce. Osservò i suoi capelli castani e si rese conto di quanto fossero cresciuti. Forse non li aveva mai tenuti così lunghi, fino alle scapole. Erano l' unica cosa che rimaneva del passato, ora che si trovava in prigione.
Osservó lo specchietto che teneva tra le dita. Era tagliente, faceva proprio a caso suo. Guardò Katja dritta negli occhi.
-Un nuovo inizio. Per Gagarin.
Prese la prima ciocca tra le dita e sospirò, non sapeva nemmeno perché si sentisse così tesa e perché lo stesse facendo, ma sentiva che era una cosa che andava fatta. La separazione completa da ciò che era prima a quel che stava diventando.
Quel simbolo segnava la sua iniziazione alla vita da carcere. La vecchia Alya stava per morire quella sera stessa.
Un taglio deciso, i capelli le scivolarono di mano. Si rese conto di quanto fossero belli, ma futili, e non volle fermarsi: non si tornava più indietro.
Le ciocche caddero a terra una dopo l' altra, senza sosta. Quando non ci fu più nulla da tagliare vide sul pavimento quella matassa castana a cui una volta teneva tanto.
Ora la percepiva come una vecchia appendice che non faceva più parte di lei.
Afferró tutti i capelli e li gettò dalla piccola finestra. Li guardò mentre si dissolvevano come sabbia al vento.
Si passó una mano sulla testa, le faceva effetto sentire una corta zazzera tra le dita e non più le onde setose a cui era abituata. Tuttavia non era dispiaciuta. Anzi, si piaceva di più così: i lineamenti induriti venivano sottolineati e gli occhi castani risultavano più chiari.
Guardandosi di nuovo nel coccio di specchio, notò di avere una piccola cicatrice sotto l' occhio sinistro.
Questa sono io.
Si appoggiò alla fredda parete sospirando sonoramente. Davanti a lei c'era Katja che aveva assistito a tutta la scena, guardó l' amica con un mezzo sorriso. I loro occhi si incrociarono e non ci fu bisogno di parole tra loro, perché Katja capiva molto bene il suo gesto.
Contro ogni aspettativa, abbracciò Alya.
La ragazza rimase un attimo rigida come legno, ma rispose subito a quel gesto. Fu così che Alya capí di essere un' altra persona, insieme a Katja.
Quell' abbraccio sanciva una sorta di giuramento nella loro nuova amicizia.
Erano compagne, sorelle di sofferenza, combattenti.
Loro erano i due lupi della Siberia.


 
Altri racconti del Ciclo Siberiano, disponibili sul mio profilo.
Della stessa raccolta: Educazione Siberiana, Solo la Morte ci Avrebbe Divisi, Perchè Nulla Vada Perduto, Il Volo della Colomba, Neve e Sangue, Sunkasha, Voluti da Dio.
 
   
 
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