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Autore: Tatika_Tai_Tacchan    10/02/2015    4 recensioni
In quasi 900 anni il mondo è profondamente cambiato. Gli esseri umani hanno affrontato una guerra dopo l'altra. La società odierna è stata distrutta e ricostruita.
Ci troviamo in quel che è un vero e proprio riordinamento sociale dopo la conclusione di un ultimo tremendo conflitto mondiale che ha visto coinvolte anche tutte le entità soprannaturali presenti sulla terra.
Eos discende dalla generazione che ha vissuto la guerra sulla propria pelle e che ancora ne porta i segni, ma gli strascichi e le ombre delle battaglie passate sembrano intenzionati a contaminare il delicato fiore di una pace conquistata coi denti.
[I turno del contest "Qui comandano i pacchetti" di DonnieTZ]
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Cap. 1 Alba



 

[Storia partecipante al primo turno del contest "Qui comandano i pacchetti" di DonnieTZ]

 

 

 

 

 

 

Eos lanciò una svogliata occhiata alla porta della stanza e sospirò. Chiusa in quella camera di cura da un giorno e ancora nessuno si era degnato di spiegarle alcunchè.

Mentre spostava gli occhi stanchi verso l'enome finestra che occupava quasi tutta la parete, si ritrovò a pensare distrattamente a come le sue reazioni fossero tremendamente sbagliate. Non fosse stato per i sedativi avrebbe urlato. Si sarebbe alzata di scatto e avrebbe tempestato di pugni la porta, avrebbe lasciato che la frustrazione le consumasse la gola e le nocche. E se nessuno fosse venuto a liberarla o anche solo a dirle che diamine stesse succedendo nella sua testa, avrebbe rotto quell'accidenti di vetro. E se quell'accidenti di vetro si fosse rivelato troppo resistente...beh...Eos non aveva la lucidità metale per pensarci, continuava a tornare inesorabilmente all'idea di colpire le pareti.

Le faceva male la testa e lo sguardo le si annebbiava quando provava a muovere le gambe, aveva rinunciato in fretta ai suoi propositi bellicosi.

Accanto al letto sul quale era distesa vi era un mobiletto di legno scuro con una lampada spenta e un piccolo, elegante taccuino fatto a mano, la copertina di stoffa verde muschio e le pagine di carta grezza. Eos alzò faticosamente un braccio verso il comodino. Era la quinta volta che decideva di prendere quel quadernetto perchè, puntualmente la sua mente sfocava nel nulla e lei dimenticandosi del suo proposito si perdeva ad ammirare lo spettacolo dei monti innevanti fuori dalla finestra, o fissava con rabbia la porta.

Le sue dita si scontrarono con una penna a sfera spingendola sul bordo di legno del mobile, ma riuscirono inspiegabilmente ad acciuffarla prima che precipitasse nel baratro, poi si aggrapparono al bordo del taccuino e lo trascinarono al sicuro sulle coperte bianche, stretto al petto della ragazza.

 

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Eos staccò la biro dalla carta, esasperata. Fissò quegli illegibili scarabocchi per qualche secondo poi socchiuse gli occhi, strinse la presa sulla penna e riprovò.

 

2913

Agosto 3

Chiusa in una camera di cura da più di dieci ore.

Scrivo così male perchè mi tremano le mani, mi hanno dato i sedativi e gli antidolorifici.

Stamattina mi sono svegliata con una voce che mi urlava dentro la testa.

Mi tengono qui dentro da allora.

 

La biro scivolò dalla presa allentata e rimbalzò sul pavimento.

Non che a Eos importasse molto, per quel giorno aveva finito di scrivere.

La ragazza strizzò le palpebre infastidita dalla luce. Avrebbe voluto dormire, fuori era buio e lei si sentiva mortalmente stanca. Quella luce abbagliante sembrava quasi farlo apposta a trapanarle le tempie passando attraverso gli occhi serrati. La stanza cominciò a diventare meno nitida e più luminosa, i contorni della porta e della finestra cominciarono a fondersi con le pareti e con la fine del letto, il mondo perse tridimensionalità e si accartocciò su sé stesso fino a scomparire.

 

C'era un fiume nero che scorreva a perdita d'occhio. Da un orizzonte all'altro, solo acqua nera e densa.

L'essere si chinò con prudenza sulla superficie e odorò; si ritrasse una frazione di secondo più tardi, con uno scatto. L'odore era troppo intenso per il suo naso. Non era esattamente un cattivo odore, ma di certo non era un buon profumo; era semplicemente troppo per l'essere. Esso si guardò intorno: il fiume scorreva in ogni direzione, così che ovunque esso guardasse vi era solo quella densa oscurità che occludeva ogni spazio ed ottundeva ogni senso.

L'essere scelse una direzione ed iniziò a camminare. Camminò a lungo, ma visto che lì non esiste tempo nemmeno esso stesso sa quanto a lungo. Forse mille anni, forse quattro secondi.

Dopo un bel po' di nero scorrimento d'acqua l'essere raggiunse una spiaggia azzurrina circondata da altissimi tronchi di alberi blu di cui non si vedeva la fine tanto salivano a cercare l'immensa luna e le stelle.

La spiaggia sembrava chiamarlo a sé con la stessa assordante voce con la quale un'oasi chiama un uomo perso nel deserto; e più l'essere si avvicinava più ricordava cose.

Per esempio di avere i capelli rossi, di essere umano, essere donna, avere nome Eos.

Poi smise di ricordare e cominciò a rivivere; rivivere quella mattina, quando si era svegliata a causa dell'urlo, e il panico le aveva stritolato le viscere quando aveva realizzato che la voce urlava nella sua testa; e subito dopo il dolore atroce alla schiena che le aveva soffocato in gola qualsiasi richiesta di aiuto e l'aveva costretta a trascinarsi carponi davanti specchio, a tirarsi su la camicia da notte e a contorcersi sul pavimento per riuscire ad individuare la fonte del male; rivivere il riflesso della chiazza nera come inchiostro grande almeno quanto il suo palmo che si era espansa nel mezzo della schiena e la voce folle che, da dentro, urlava in una lingua sconosciuta; e le fitte che avevano seguito la prima e le avevano impedito di alzarsi; e alla fine l'adrenalina che le aveva consentito di fare un ultimo balzo verso la porta, dritta fra le braccia della sua guardia del corpo.

 

Eos aprì gli occhi di scatto, ansimando, il fiume nero che ancora scorreva dietro alle retine.

Percepì uno strano sibilo nell'orecchio e, sottile, la paura tornò a ghermirla quando parole sussurate rotolarono soffici giù da una gola che non era la sua.

 

-Andrà tutto bene. C'è sempre speranza, continua a cercarla.

 

La voce ridacchiò sarcasticamente.

 

 

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Angolo autrice.

Giusto un paio di cosette da chiarire perchè probabilmente non si son capite: allora, Eos dice che il paesaggio fuori è innevato e tuttavia è Agosto, questo è dovuto ad un radicale cambiamento climatico avvenuto in un arco di tempo che va dall'anno corrente a quello menzionato nella storia (propabilmente lo spiegherò nei prossimi capitoli); infine il titolo del capitolo è riferito al nome della protagonista che in greco significa, appunto, Alba.
Mi farebbe terribilmente piacere ricever un parere da te che sta leggendo :)
Link del contest: http://freeforumzone.leonardo.it/d/11007822/Qui-comandano-i-pacchetti-Multifandom-originali-/discussione.aspx

  
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