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Autore: Ice Star    10/02/2015    2 recensioni
[...]Quella sarebbe stata una notte priva di stelle e di luna e per chiunque sarebbe stato impossibile orientarsi in mare aperto, privi del riferimento della stella polare. [...]
Ognuno di noi ha punti di riferimento stabili nella propria vita e, che si tratti di persone, luoghi od oggetti, una volta trovati non potremo mai più vivere senza.
E se la nostra principale "stella polare" venisse a mancare?...
*Per il compleanno di Zomi*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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A Zomi, sempre pronta a farmi ridere e ad ascoltare,
un Grazie non sarà mai abbastanza...




 

Perdendo la propria Stella

 


 


Come fiocchi di neve in balia del vento,
quei tenui raggi l'avevano sempre illuminata,
protetta e salvaguardata,
posandosi sulla sua pelle e facendole scaldare il cuore.

 

Alzando lo sguardo al cielo l'aveva sempre trovata lì,
quella piccola stella che con la sua luce brillante la guidava,
verso posti lontani e sconosciuti.
Si era sempre sentita al sicuro,
seguendo i sentieri dorati tracciati da quella luce,
era a casa o sapeva di poterci sempre tornare,
veniva protetta o trovava la forza di combattere da sola.

 

Ma ora, all'improvviso, il cielo era oscuro e quella stella era scomparsa...

 

 

 

 

 

 

 

 

Era lì.
Tante volte aveva immaginato quel momento. Prendere una rincorsa e saltare, non era poi così difficile.
Eppure non era esattamente come l'aveva immaginato.
La brezza leggera che le solleticava la pelle, facendo danzare i suoi lunghi crini rossi e portando con sé l'odore del mare, la sua casa da sempre. 
Puntò gli occhi nocciola ed appannati verso l'orizzonte, dove il sole volgeva ormai morente gli ultimi saluti, lasciando il passo al buio della notte. 
Quella sarebbe stata una notte priva di stelle e di luna e per chiunque sarebbe stato impossibile orientarsi in mare aperto, privi del riferimento della stella polare. 
Esattamente così si sentiva Nami, un navigatore perduto nello sconfinato oceano e privato della propria guida, della propria salvezza.
Un'altra lacrima, fredda e pungente, le bagnò la guancia.
Non poteva andare avanti così, non ce la faceva più.
Era ormai da qualche ora che si trovava con i piedi su quegli scogli che, ripidi e scoscesi, si tuffavano in mare. Avrebbe solo dovuto mettere un piede pochi centimetri più avanti e sarebbe caduta, schiantandosi sugli scogli e lasciandosi dietro tutti i problemi e tutti i dolori.
Chiuse gli occhi, sentendo un'altra lacrima fuggire tra le ciglia e scivolare lungo la pelle. 
Mise un piede in avanti e sentì le punte dei piedi lasciati scalzi privo di appoggio.
Ancora una volta, nella sua testa, rivide quello sguardo.
Con un brusco movimento saltò all'indietro, accasciandosi poi, priva di forze, a terra. Si mise seduta e, in lacrime, si piegò in due lanciando grida di dolore rauche e dolorose.
Ormai da tanto, forse troppo tempo andava avanti così.
Ogni volta che attraccavano su di un'isola spariva come un fulmine, con la scusa di dover fare dei rilevamenti per le cartine, senza però prendere l'occorrente. Tutti i membri della ciurma sapevano quanta sofferenza c'era nel suo cuore e non le avevano mai posto alcuna domanda, la cui ovvia risposta era nascosta dietro una porta in legno, sempre accuratamente chiusa alla vista.
Pensò ancora a quello sguardo. Quell'unico occhio nero come la pece che la attirava come un'ape su di un fiore dal nettare dolce. Un nettare che per lei era diventata una vera droga, assieme a quei dolci sorrisi e ghigni che le dedicava ogni qual volta tornava intero da una battaglia.
Eppure ognuno di loro sapeva dei mille pericoli che l'essere un pirata comportava. E, purtroppo, li avevano sottovalutati.
Un giorno, lei e Robin erano rimaste a bordo con il piccolo medico mentre il resto della ciurma stava combattendo una battaglia che Rufy aveva deciso di portare avanti contro un tiranno di un'isola del Nuovo Mondo.
I tre a bordo erano pronti ad un'eventuale fuga e Nami era sempre di vedetta, pronta a riabbracciare quello che da settimane era il suo uomo per poter contare e curare ogni piccola e nuova cicatrice.
Ma, quella volta, non vi era alcun ghigno a confortarla né sul volto del giovane spadaccino né su quello del resto dei ragazzi.
Lui era coperto di tagli da capo a piedi e gli altri avevano detto che si era battuto contro un nemico davvero forte, riportando ferite gravi, accasciandosi al suolo solamente dopo averlo battuto.
Nami, tra le lacrime, era riuscita solo a vedere il suo volto pallido e coperto di sangue mentre un Chopper molto preoccupato lo portava in infermeria.
Erano passato ormai quattro mesi da quel giorno e la ramata non aveva più potuto vedere quell'occhio nero pece o il sorriso sghembo sul suo viso e non aveva più sentito quel nomignolo tanto fastidioso quanto dolce che le aveva dato. Lui, semplicemente, si era addormentato e non si era più svegliato da quel giorno. Esattamente come un soldato a missione ultimata si era andato a riposare per poi non aprire più gli occhi.
Ma Nami non aveva perso subito la speranza, questo no.
Lo aveva imparato proprio da lui ad essere forte nei momenti peggiori, ma dopo circa tre mesi il dolore e la rabbia, che aveva accuratamente tenuto nascosti in un minuscolo anfratto di sé, erano sfociati in quei mille tentativi andati a vuoto di liberarsene per sempre.
Ed ora era lì, in lacrime e preda dello sconforto più puro.
Voleva andare avanti, voleva riuscirci per lui ma a cosa sarebbe mai potuto servire?
Le era sempre piaciuto dimostrarsi forte davanti ai suoi occhi per ricevere quei complimenti più unici che rari, ma se non poteva nemmeno sentire la sua voce, perché avrebbe dovuto essere forte?
A che sarebbe mai servito andare avanti?
Erano quelle le mute domande che la tormentavano da tempo immemore, da quando aveva deciso di non rivolgere più la parola a nessuno. 
E così era stato: solo con il suo uomo, muto e privo di coscienza, si lasciava andare ad un pianto liberatorio con tanto di urla.
Ma lui non era lì, non era accanto a lei a sostenerla con un ghigno o una battuta per alleviare la tensione. No, lei era sola, sola contro il mondo, un mondo di cui aveva paura.
Si mise le mani sugli occhi, ormai svuotati da tutte le lacrime disponibili e, cercando di assumere un aspetto decente decise di tornare indietro, in fondo non era l'unica ad avere una piccola speranza.
Si alzò in piedi e, dopo essersi rimessa i suoi sandali, si diresse verso la piccola cittadina che si affacciava sul porto e vicino alla quale avevano attraccato la nave.
Chissà poi perché, ogni volta che stava per mettere la parola fine alla sua vita, quel buzzurro glielo impediva apparendole nella mente con un sorriso dolce ed uno sguardo pieno d'amore e felicità.
Se lo chiedeva e, in cuor suo, sperava in un suo messaggio a non mollare e a non lasciare andare tutto quello per cui aveva lottato.
Ancora una volta, il pensiero di Zoro privo di coscienza, steso immobile su un lettino dalle lenzuola bianche quasi come la sua pelle ormai quasi totalmente fredda, le mise i brividi e le fece salire un groppo alla gola.
Camminò ancora per qualche metro, allontanandosi pian piano dalla rumorosa cittadina in cui non si era nemmeno accorta di essere entrata e, dopo qualche metro, intravide finalmente la Sunny, nascosta da alcune rocce e scogli.
Stando ben attenta a non mettere i piedi in fallo, saltò di roccia in roccia fino a raggiungere il piccolo ponte di legno che l'avrebbe riportata a bordo.
Oramai tutti avevano compreso il suo voler rinchiudere il dolore assieme a qualsiasi ricordo riguardasse lo spadaccino dai capelli verdi e alla sua voglia di vivere, sempre accesa e sprezzante fino a quel maledetto giorno. 
Per questo ad ogni passo si sentiva sempre più stanca ed affaticata e per questo rallentava l'andatura fino all'inverosimile.
Dovette saltare su qualche altra roccia per poter vedere bene i suoi compagni, stranamente tutti affacciati a prua e con sorrisi aperti e raggianti.
Nami si fermò e, inclinando la testa di lato, studiò ad uno i Nakama che, ormai senza fiato, la chiamavano a gran voce agitando le braccia.
Osservando i loro volti felici, alla rossa passò solo un nome per la testa: Zoro.
Senza fare attenzione a dove mettesse i piedi, corse a perdifiato le poche decine di metri che la separavano dalla nave.
Una volta salita a bordo si fermò, ritrovandosi accerchiata dalla ciurma al completo.
Prendendo fiato, cercò di capire qualcosa di quello che dicevano ma, data la frenesia totale, si erano ritrovati a parlare tutti all'unisono, coprendosi la voce a vicenda.
Venne tirata via per un braccio dalla calca e una Robin più sorridente del solito le diede finalmente la buona notizia: Dopo un lungo periodo passato in coma tra la vita e la morte, Zoro si era svegliato e non voleva ricevere alcuna visita prima di aver visto la sua mocciosa.
Sgranando gli occhi, Nami perse un paio di battiti e, senza badare al fiato ancora corto e al calore che la invadeva per la troppa agitazione, corse verso l'infermeria, aprendo la porta con uno scatto.
Lì, seduto e con un ghigno solo ed esclusivamente per lei, il suo uomo le diede il buongiorno, come se si fossero entrambi appena svegliati.
Lui si era appena svegliato da un lungo sonno privo di sogni e lei si era appena ridestata da un tremendo incubo.
Si sedette sulla sedia accanto al letto e prese tra le sue piccole e diafane mani una più grande di lui, la cui pelle stava lentamente riprendendo colore.
In quel momento, con le dita incrociate e gli occhi fissi, pur senza alcuna parola o frase, Nami riuscì a capire quanto fosse importante avere fiducia.
Accanto a lui riusciva ad essere forte e tutto il dolore scompariva, come neve sciolta al sole. Non poteva credere di aver cercato di porre termine alla propria esistenza e, in lacrime, gli raccontò tutto ciò che aveva fatto, visto, provato e tentato di fare in quei lunghi mesi in astinenza da lui, da sempre la sua droga.
Senza staccare mai quel profondo occhio dai suoi nocciola e velati di lacrime, la tirò a sé, catturandola in un caldo abbraccio.
La rossa si lasciò andare per l'ennesima volta ad un pianto disperato, conscia di non essere più sola.
In quegli occhi neri come la notte, aveva trovato le sue stelle e la forza di andare avanti con coraggio. Ora il loro legame era diventato ancor più forte.

Ora, senza aver mai abbandonato la speranza, quel povero naufrago aveva finalmente visto le nuvole diradarsi ed era riuscito a ritrovare la propria guida e salvezza.


 

 

 

 

 

 

 

Si era sentita morire,
sotto i colpi di vento freddo e privata di quella piccola speranza nel cuore.

 

Era caduta e piangeva forte,
una straziante richiesta d'aiuto lasciata inascoltata.

 

Eppure, alzando di nuovo lo sguardo al cielo, l'aveva vista.
La sua stella era lì, al solito posto,
ed osservando bene si accorse che era solo nascosta dalle nuvole.

 

Le lacrime erano scomparse, lasciando il posto ad un allegro sorriso.
Si era rialzata e finalmente aveva capito:
non era mai stata abbandonata ma,
nascosta e muta,
la stella aveva continuato a proteggerla
attendendo il momento di poter tornare finalmente a brillare.







 

Angolo autrice
AUGURI ZOMIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!
TANTI AUGURI A TEEEEEE!!!!

TANTI AUGURI A TEEEEEE!!!!
TANTI AUGURI A ZOMIIIIIIIII!!!!
TANTI AUGURI A TEEEEEE!!!!

Oh, non so se questa storia possa essere considerata un buon regalo dato che non sono mai convinta di nulla, così come l'altra che ho pubblicato ^^"
Sappi che ciò è solo un minuscolo modo per ringraziarti della tua presenza e del calore della tua amicizia! Ti voglio bene e, così come tu hai iniziato ad apprezzare gli stupidi ed infiniti difetti della sottoscritta, io ti adoro per i tuoi difetti ed i tuoi mille pregi e, se stai pensando che queste sono baggianate, tirati uno schiaffo, pliz!
Ancora auguri e ti auguro cento di questi giorni, amica mia!!!!
Star^-^
P.S. Ho pubblicato un'altra storia prima e chiedo venia per il ritardo, ma ho avuto problemi con Efp .-.

 

  
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