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Autore: Evee    11/02/2015    1 recensioni
~ “The Dark Blue Saga” missing moments (indice al primo chapter a scanso di spoilers)
L'adolescenza può essere un periodo difficile, ma rischia di diventare impossibile se il fratello su cui hai sempre fatto affidamento entra all'improvviso in una crisi esistenziale, continua a trattarti come un bambino, ti tiene all'oscuro di tutto e attira fin dentro casa degli assassini senza scrupoli.
Ma come farà la conoscenza di una certa ragazza dagli occhi blu, Mokuba capirà subito che non è semplicemente entrata nelle loro vite...
Le ha cambiate per sempre, perché da sempre è destinata a farne parte.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mokuba Kaiba
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark Blue Saga'
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V - Wonderwall

 

{Because maybe
You're gonna be the one who saves me
And after all
You're my wonderwall
}

 

Fu devastante.

Trovare la forza di camminare a testa alta, di ignorare il disprezzo altrui, di ascoltare impassibile e impotente quella donna mostruosa infamare il nome di suo fratello. Non era la prima volta che gli era capitato di vivere esperienze simili, ma doverle affrontare tutte insieme, così feroci fu... troppo. Specialmente sapendo che Seto era sottoposto alla stessa prova, vedendolo opporre una così fiera, logorante resistenza. E Mokuba era letteralmente terrorizzato dal timore che potesse crollare a causa di quelle crepe, da un momento all'altro o nelle udienze che lo attendevano nei giorni a venire. Ma proprio per quello doveva ad ogni costo stringere i denti, ed essere lì per lui. Per comunicargli che avrebbe continuato ad esserci, a volergli bene qualunque cosa avrebbero detto sul suo conto...

Qualunque cosa avesse fatto.

Aveva sparato a quell'uomo, e allora? Se l'era andata a cercare, per aver provato ad uccidere suo fratello. Anzi, aveva avuto quello che si meritava: Seto aveva solo fatto un favore alla società, togliendolo di mezzo. Ed invece volevano far passare quel bastardo come un martire, e suo fratello come un pazzo criminale. Ringraziarlo privandolo della libertà, e forse della sua stessa vita.

E quella, avevano pure il coraggio di chiamarla giustizia?!?

Era così schifato da tutto e da tutti, che provò persino soddisfazione nel vedere Keira sbranare i giornalisti che, all'uscita del tribunale, lo cinsero d'assedio. Se non ci avesse pensato lei, probabilmente avrebbe preso a calci di persona tutti quelli che gli sbarravano la strada, impedendogli di andarsene da quel covo di vipere. Perciò, quando la ragazza gli propose di andare a fare un giro in moto anziché tornare subito alla solitudine di casa, come vi montarono sopra le si strinse ben più del necessario per reggersi in equilibrio, ringraziandola di aver esaudito il suo desiderio di fuggire via. Senza una meta precisa, fuggire e basta. Era tutto quello che voleva... Che volevano entrambi, in realtà: lo percepì dal rombo del motore, mai così impaziente, dall'accelerazione che aumentava nell'aria, dall'agilità con cui evitarono gli ostacoli che osavano frapporsi al loro cammino, senza rallentare, fermandosi solo quando erano loro a volerlo. Seppur per poco, fu bello provare la sensazione di dominare la realtà, anziché esserne sommersi, come la spiaggia travolta dalle onde che si misero infine ad osservare.

Si accorse allora che un bambino sprovveduto aveva scelto di costruire il suo magnifico castello troppo vicino alla riva, e l'acqua salmastra aveva iniziato ad eroderne le fondamenta. Presto, la torre più alta avrebbe ceduto, si sarebbe dispersa per sempre nella corrente, lasciando dietro di sé quelle che aveva protetto. Forse poi quelle sarebbero riuscite a rimanere intatte, ma da sole non avrebbero rappresentato che delle semplici macerie destinate alla rovina. Ed anche se avrebbe voluto accorrere, spingere altra sabbia per rinforzarne la base, l'innalzarsi della marea rendeva quella della parte più esposta una sorte ineluttabile.

-Dimmi la verità...- mormorò allora a Keira -Pensi anche tu che Seto verrà condannato, vero?-

La ragazza si voltò di scatto verso di lui, allarmata.

-Assolutamente no!- protestò a viva voce -Tuo fratello è innocente!-

Oh, no. Non anche lei... Basta.

-Keira, per favore...- gemette -Non trattarmi da stupido.-

La implorò con lo sguardo, e lei non riuscì a sottrarsi. Abbassò i suoi occhi blu, ma ebbe il coraggio di dirgli la verità.

-Mokuba, l'unica sua colpa è l'aver voluto proteggere me...- gli rivelò abbattuta, con un soffio di voce -Sono io che ho ucciso Kurosawa.-

Il ragazzino sbarrò gli occhi su di lei, sconcertato. La verità non era affatto quella che si era atteso.

-Che cosa?!?-

-L'ho ucciso io.- gli ripeté, con maggiore sicurezza -Devi sapere che prima ero costretta a lavorare per lui, sotto ricatto, come sicario. Mi aveva chiesto di occuparmi di tuo fratello, ed è così che ci siamo conosciuti... perché, ovviamente, non ci sono riuscita ma ho finito solo per farmi beccare da lui. E quando, poi, Kurosawa ha assoldato degli altri uomini per liberarmi, è riuscito ad inseguirmi per... credevo per vendicarsi di lui, ma alla fine ho capito che quello che voleva, in realtà, era aiutarmi. Liberarmi per davvero. Anche se ha rischiato la vita pur di farlo... ha rischiato addirittura che gli sparassi, quando Kurosawa me l'ha ordinato. E l'avrei fatto, se non mi avesse aperto gli occhi, se non mi avesse detto che non ero costretta a farlo, che potevo scegliere. Che potevo decidere della mia vita. E così ho deciso di riprendermela, uccidendo invece Kurosawa... Senza però pensare alle conseguenze, che ora dovrei essere io a pagare, non tuo fratello. Sono ricadute tutte su di lui... e per colpa mia. Ero così impegnata a fuggire dalle mie responsabilità da non accorgermi che se n'era già fatto carico lui, se non quando ormai era troppo tardi. Sono stata una vigliacca, non avrei mai dovuto permettergli di addossarsele...-

La voce le si incrinò, e le servì un attimo di silenzio per rinsaldarla. Ma quando riuscì a ritrovarla, suonò così fragile che ad ogni parola sembrava sul punto di spezzarsi.

-Mi dispiace, Mokuba. Non mi aspetto che tu possa perdonarmi, ma sappi che me ne pento più di qualunque altra cosa abbia mai fatto in tutta la mia vita. Credimi, mi dispiace... Io... non volevo. Non volevo fargli questo...-

Ammutolì, stringendo gli occhi con forza, mordendosi le labbra dal rammarico. Mortificata con se stessa, con suo fratello ed anche con lui. Eppure, Mokuba non provò per lei il minimo risentimento. Se l'aveva ascoltata rimanendo senza fiato, era solo perché il suo racconto all'improvviso gli aveva permesso di collocare al posto giusto tutti i pezzi del puzzle intricato che aveva cercato di ricomporre da solo. Uno sforzo fatto inutilmente, visti quanti erano quelli a lui mancanti. Ma che gli aveva permesso anche di conoscere per davvero quella ragazza così tormentata, troppo luminosa per non portarsi dietro ombre altrettanto oscure...

Che però non erano lei.

Lei, era quella giovane che gli aveva sorriso dolcemente una domenica mattina. Quella che a cena ascoltava con sincero interesse tutto ciò che le raccontava. Quella che lo assecondava con infinita pazienza nelle sue richieste più petulanti, ma non lo trattava mai come un bambino. Quella con cui si divertiva quando suo fratello non aveva tempo di giocare con lui, o voglia di guardare la tv assieme. Quella che gli teneva compagnia in sua assenza... soprattutto nell'ultimo periodo. Lei gli era stata sempre vicina, sempre pronta a difenderlo.

E tra loro c'era complicità, affiatamento ed affetto.

Questo era per lui quella ragazza, e questi erano i suoi sentimenti per lei. Dunque non avrebbe consentito a nessuna ombra di oscurare il loro preziosissimo legame, come suo fratello non aveva permesso alle tenebre di spegnere la sua splendida luce. Perché sì, il suo racconto gli aveva permesso di capire anche questo, il vero motivo per cui Seto aveva preso tanto a cuore le sue sorti, accogliendola sin da subito nella propria vita e prendendosi cura di lei senza riserve. Ma, soprattutto, gli aveva fatto ammirare suo fratello più che mai, per il suo enorme spirito di sacrificio. E non certo per sciocco altruismo, perché ci si sente bene con se stessi a fare la cosa giusta. Nemmeno quando si trattava di salvare il mondo a Seto gli era mai fregato un accidenti degli altri, e a ragione: non vale proprio la pena di aiutare una realtà che ha offerto ad entrambi solo sofferenza, in cui ha dovuto lottare fino allo stremo per sopravvivere. Però, al tempo stesso era sempre stato disposto a fare per lui qualunque rinuncia... a rischiare la sua stessa vita, pur di assicurare la felicità a chi considera davvero importante, per cui si sente responsabile e tenuto a contraccambiare per l'amore ricevuto; quel sentimento già raro, ma che per Seto era addirittura incredibile, e così prezioso da considerarlo perfino immeritato, nella sua gratuità. E il suo volersi immolare in silenzio, quasi di nascosto per impedire agli altri di fermarlo, era proprio ciò che aveva indotto Mokuba ad idealizzarlo tanto, sin da quando erano bambini: Seto era sempre stato il suo eroe...

Un vero, stupido eroe coraggioso.

A quel pensiero, venne sopraffatto dalla commozione e abbracciò Keira di slancio, scoppiando in lacrime.

-Non. E'. Colpa. Tua.- scandì a chiare lettere, benché a denti stretti per frenare i singhiozzi -Non è colpa tua, ok?-

La ragazza rimase per qualche secondo rigida, bloccata dallo stupore. Poi ricambiò la stretta con un fremito, appoggiando la testa alla sua, abbandonando i capelli che gli scivolarono attorno, profumati di vaniglia e altrettanto protettivi. Fu una sensazione strana, ma così bella, provare conforto nel rassicurare qualcun altro... E, dal calore che gli trasmise, sentì che fu la stessa anche per lei.

-Però lo diventerà, se ora non faccio niente per lui...- mormorò ad un tratto.

Mokuba sollevò il viso su di lei, senza nemmeno curarsi di nasconderle le lacrime che gli bagnavano il viso.

-Ma Keira... che cosa potresti fare per aiutarlo?-

Il suo sguardo allora si indurì, e le labbra le si strinsero in una fredda, irremovibile determinazione.

-Tutto.- gli rispose senza esitazione, con solida fermezza -Anche se non dovesse servire a nulla, qualunque prezzo debba pagare, ti giuro che farò di tutto pur di salvarlo.-

Il ragazzino la fissò ad occhi sgranati, spaventato ed insieme colpito dal riconoscere un simile carisma. Quello che contraddistingueva così tanto Seto ma che, lo intuì solo in quel momento, forse in parte aveva ereditato proprio da lei. Il Blue-Eyes l'aveva sempre guidato, sempre protetto dopotutto. Dunque, così come sapeva di potersi fidare di lui, decise di fidarsi completamente anche di Keira. Forse ci sarebbe voluto del tempo, ma era certo che l'avrebbe fatto, che ci sarebbe riuscita...

Avrebbe eretto un muro incrollabile, e salvato la loro torre più importante.

 

*

 

Avvertì gli occhi bruciargli commossi, incapaci di frenare la troppa felicità.

Non aveva dubitato un solo istante del piano di Keira, ma nonostante tutta la sua accortezza nel predisporlo rimaneva comunque l'incertezza sul responso della giuria popolare, di quelle sei persone che, ad ogni udienza, vedeva fissare suo fratello con sempre maggiore ostilità. Al punto che una parte di lui aveva iniziato a temere che, nonostante la storia da loro imbastita fosse oggettivamente persuasiva, non riuscissero a mantenersi imparziali o che, anche se convinti della sua innocenza, decidessero di condannare comunque Seto per punirlo di una o più delle innumerevoli malvagità che ogni giorno i media andavano ad aggiungere al suo curriculum criminale.

Così, scoprirne il verdetto fu come ricevere un regalo inaspettato, e attese che il presidente della corte finisse di leggere la motivazione della decisione con la stessa impazienza di un bambino cui viene consegnato tra le mani un pacchetto, ma non ha ancora il permesso di scartarlo.

Poi, dopo quella che gli parve un'infinità di tempo, il giudice dispose alla buon'ora la liberazione immediata di Seto.

Così, appena conclusa l'udienza, Mokuba se ne fregò di tutta la gente attorno e corse a riabbracciare suo fratello. Sarà anche stato un gesto sciocco e poco virile, ma la dignità passa in secondo piano quando c'è la vita stessa, ad essere in gioco. Ed infatti nemmeno Seto si fece troppe remore, e lo strinse tra le braccia con forza, nascondendo occhi che però lui aveva già scorto lucidi dalla commozione. Per una volta, seppe di non essere l'unico dei due combattuto dallo sforzo di non piangere per conservare l'orgoglio, così non si curò troppo di trattenersi e permise a qualche lacrima salata di scivolargli sulle labbra e asciugarsi sulla spalla su cui si era appoggiato. E anche se la divisa che suo fratello aveva indosso da vicino era persino più repellente di quanto sembrasse alla vista, quella fu la sensazione migliore del mondo.

-Dai, andiamocene da qui.- lo incitò poi Seto, dandogli una lieve pacca sul dorso -Mi avranno anche tolto le manette, ma non mi sentirò mai del tutto libero finché continuerò ad avere indosso questo schifo.-

Mokuba allora ridacchiò divertito, assentì caloroso e assieme raggiunsero Keira ed Isono, rimasti ad attenderli vicino all'uscita dell'aula. Lei e Seto si salutarono con un semplice sorriso, ma davvero non avrebbe saputo dire quale dei due ragazzi sembrasse più felice, di potersi anche solo scambiare quello sguardo.

-Pronto?- gli chiese allora Keira, accennando col capo al tumulto che li stava attendendo già oltre la soglia.

Al che Seto scosse la testa, sbuffando insofferente.

-Non fare domande idiote.- ribatté come tradizione, spingendo lui stesso le porte e varcandole con passo sicuro.

Tutto il suo impeto venne però bruscamente frenato dalla calca dei giornalisti, che gli si avventarono addosso come le api sul miele. Api particolarmente ostinate, che la loro preda troppo succosa non riuscì a scrollarsi di dosso con il solo ausilio della sua lingua tagliente. Un reporter ebbe persino l'ardire di afferrarlo per i vestiti, ma Keira lo fece pentire subito di quel gesto torcendogli il polso e strappandogli un grido di dolore. Al che le persone intorno si ritrassero con uno scatto, ammutolendo spaventate.

-Questo era un avvertimento.- annunciò loro con ferocia -Al prossimo che si allunga troppo il braccio glielo spezzo.-

A quelle parole, Seto le scoccò un'occhiata decisamente inquietata, e persino Mokuba, che ormai si era abituato al modo con cui teneva a debita distanza tutte le persone che provavano a molestarlo, si augurò che nessuno osasse sottovalutarle. Se un tempo non aveva mai dato particolare peso alle sue minacce, dopo aver scoperto del suo passato da assassina queste avevano iniziato a suonare alle sue orecchie con ben altri toni...

E, per fortuna, la gran parte dei giornalisti rinunciò a strappare un'intervista a suo fratello. Ma non perché Keira fosse riuscita a farli desistere, tutt'altro. Semplicemente, aveva finito per attirare la loro attenzione su una novità per loro ancora più interessante...

Ovvero lei stessa. Pur tenendosi a distanza di sicurezza, la accerchiarono, la presero di mira con obiettivi e microfoni, per poi iniziare a bersagliarla di domande. Per la gran parte, implicanti la sua vita sentimentale e la natura del rapporto privilegiato che vantava con il suo capo. Tanto dirette che Keira sulle prime ne rimase spiazzata, disorientata da quell'inaspettata e inusuale attenzione su di sé, travolta da una simile invadenza e imbarazzata dalle loro allusioni. E la misero così visibilmente a disagio che Seto, già più che innervosito, non tardò ad andare su tutte le furie.

Fu così che i loro ruoli si invertirono, e divenne davvero impossibile distinguere ancora chi dei due stesse effettivamente prendendo le difese dell'altro.

E la parte più divertente era che nessuno di loro sembrava rendersi conto che con quel comportamento stavano comunicando ai giornalisti non una smentita, ma una confessione ben più esplicita di quanto avrebbero mai potuto offrire a parole. Così, dato che la questione aveva tutta l'aria di andar per le lunghe, Mokuba approfittò della distrazione generale per allontanarsi dalla ressa e godersi la scena in tutta tranquillità, sghignazzando tra sé a più non posso.

Poi, però, un viso familiare attirò la sua attenzione, e decise di raggiungerlo.

-Ehi, Yugi!- lo chiamò.

Il suo amico sbatté le palpebre, si voltò nella sua direzione, sorrise entusiasta, fece un passo verso di lui, andò a sbattere contro un avvocato di passaggio, si scusò annichilito e rosso dalla vergogna, quindi riuscì finalmente a rispondergli.

-Ciao, Mokuba!-

-Ciao.- lo salutò allegramente -Grazie mille per essere venuto.-

Yugi fece una smorfia imbarazzata.

-Dovevo venire.- replicò, quasi con ovvietà -Anche se non potevo essere d'aiuto, ci tenevo a farvi avere almeno il mio sostegno.-

Mokuba gli sorrise con sincero riconoscimento. Yugi sarà stato anche un inguaribile sognatore, ma era solo grazie a quel suo difetto se sapeva anche compiere quell'atto di fede impossibile, del credere negli altri senza riserve, andando oltre ogni apparenza. Quella era una dote che davvero gli invidiava, tanto era genuina. Ormai lui aveva una visione del mondo troppo disincantata per riuscirci, eppure sapeva che era stato grazie al suo aiuto se anni prima aveva potuto ritrovare fiducia in suo fratello, quando sembrava aver perso per sempre la sua umanità. Gli aveva dimostrato che nessun animo è così avvelenato da non poter sperare in una redenzione, da non poter essere salvato se, grazie all'amore altrui, capisce di possedere comunque un proprio valore per cui lottare. Non era stata una lezione facile da imparare, ma si era rivelata anche la più utile che gli avessero mai impartito. E per quanto forse non ne fosse affatto consapevole, suo fratello poteva considerarsi altrettanto debitore nei suoi confronti...

-Sono certo che anche Seto ha apprezzato la tua presenza.- lo rassicurò con convinzione.

-Lo spero.- rispose Yugi, voltandosi a guardare il diretto interessato con un sorriso -Sono davvero contento per lui, sai?-

-Sì, anch'io. E' un sollievo sapere che alla fine tutto si è risolto nel migliore dei modi...-

-Sono d'accordo, specialmente dopo quello che ha dovuto passare... Ero così preoccupato per lui. Non so proprio dove abbia trovato la forza per resistere, io non riuscivo neppure ad ascoltare il telegiornale senza farmi assalire dall'angoscia. Dev'essere stato tremendo...-

Solo a ripensarci il ragazzino si sentì accapponare la pelle, per cui non replicò, e lasciò che fosse il suo silenzio a comunicare all'amico il suo stato d'animo. Però, al tempo stesso Yugi non avrebbe potuto dirgli nulla che gli facesse più piacere, perché lo conosceva abbastanza da sapere che intendeva per davvero ogni singola parola, se non anche di più. Che era stato sinceramente in pensiero per le sorti di Seto, e che era unicamente per conoscere quelle se era venuto ad assistere al suo processo. Che gli importava soltanto di lui, non di sapere se fosse o meno colpevole. Anzi, anche se avesse scoperto che lo era per davvero non l'avrebbe comunque condannato, ma solo compatito. Era fatto così, Yugi... non giudicava mai nessuno.

-Scusami, non volevo intristirti... In realtà, quando ho detto che ero contento per lui, mi stavo soprattutto riferendo a lei.- aggiunse dopo qualche attimo, accennando a Keira -Alla fine è riuscito a ritrovarla, allora.-

Mokuba annuì. Dopotutto, quella che gli aveva appena dato il suo amico era una conferma di cui non aveva bisogno, come lui non aveva bisogno della sua. E nessuno di loro due aveva bisogno di alcuna prova, di alcuna spiegazione per credere che si trattasse della stessa ragazza che Seto aveva amato nel suo passato. D'altronde non avrebbero mai saputo perché le vite, la storia, il tempo stesso si fossero ripetuti, ma potevano solo prendere atto che c'erano e ci sarebbero sempre stati dei misteri inafferrabili per chiunque, nella loro grandezza.

-Già. E' stato proprio fortunato...- meditò, quasi tra sé.

Yugi allora gli sorrise, facendogli l'occhiolino.

-Secondo me si è trattato di qualcosa di più della semplice fortuna, non credi?-

 

*

 

Nulla avrebbe più potuto privarlo del sorriso.

Non ricordava di aver mai vissuto un momento più semplice e felice di quello. Riavere a casa suo fratello sano e salvo, vederlo di nuovo seduto a capotavola, potergli parlare, sentire la sua voce. Tornare ad attendere con impazienza l'ora di cena, più che per mangiare per riunirsi tutti assieme. Poter scherzare spensierati, con il cuore sereno. E il suo, lo sentiva così leggero, libero da ogni preoccupazione, che aveva quasi il timore che potesse volare via, come il palloncino di un bambino che è troppo contento del divertimento tra le sue mani per badare a tenerselo stretto.

Così, sebbene per l'agitazione non avesse mangiato nulla durante tutta la giornata, adesso l'euforia gli fece dimenticare la fame, e la sua attenzione era tutta per suo fratello, anziché per quello che aveva nel piatto. Più per automatismo sbocconcellò appena qualche patatina fritta, benché di solito ne andasse così matto da fagocitarle senza ritegno finché non sopravanzava l'indigestione. D'altronde capitava spesso che il suo appetito a cena fosse altalenante, specialmente se aveva esagerato con la merenda e, a maggior ragione, se il menù prevedeva verdure o nuove pietanze in cui la loro cuoca decideva di cimentarsi perché, quando si trattava di cibo, Mokuba era piuttosto diffidente e schizzinoso. Keira, invece, era tutto l'opposto e consumava qualunque cosa le si mettesse nel piatto con appetito, tanto che spesso mangiava più lei dei due fratelli messi assieme. Quella sera però fece eccezione, perché Seto, sempre così morigerato nelle dosi e composto nei modi, aveva già divorato due porzioni del suo adorato filetto di manzo e si era gettato sulla terza come se il suo stomaco fosse ancora completamente vuoto. O temesse un'imminente estinzione della razza bovina.

-Mi sembra di capire che la mensa del carcere è un'altra delle cose di cui non sentirai la mancanza...- ridacchiò.

L'espressione di suo fratello invece rimase perfettamente seria, tutta rivolta al pezzo di carne che si stava tagliando con metodica, quasi rituale dedizione.

-Affatto.- replicò asciutto -Anzi, il tempo trascorso in prigione mi ha dato modo di riflettere, e stavo progettando di rilevarla per aprirne una catena in franchising.-

Mokuba allora scosse la testa con un ampio sorriso. Cielo, quanto gli era mancato suo fratello...

Keira, invece, approfittò di quel breve attimo di silenzio per alzarsi da tavola. Il che non era da lei. Anche quando terminava di mangiare per prima, rimaneva sempre ad attenderli per buona educazione ma soprattutto, ne era certo, perché le piaceva trattenersi in loro compagnia. Pertanto Seto la squadrò di sottecchi, inarcando un sopracciglio.

-Tutto bene?-

La ragazza si affrettò ad annuire, finendo per ritrovarsi con i capelli sugli occhi, che riportò indietro con un lieve rossore.

-Sì, sì... Sono solo un po' stanca, ma per riprendermi basterà una doccia e qualche ora in più di sonno.- mormorò, per poi accomiatarsi -Scusatemi davvero.-

Mokuba allora le rivolse un sorriso gentile. D'altronde, con tutto lo stress che doveva aver accumulato quel giorno un po' di riposo se l'era più che meritato.

-Non ti preoccupare, vai pure. Ci penso io a mangiare il tuo dolce!- scherzò.

Lei allora li salutò un'ultima volta prima di uscire dalla sala, Mokuba le augurò la buonanotte, Seto le mugugnò qualcosa di rimando, e fu così che i due fratelli finirono di cenare da soli. Ormai il ragazzino si era così abituato alla presenza di Keira che poi la tavola gli parve improvvisamente vuota, e la sala incredibilmente silenziosa. Però, al tempo stesso, fu piacevole condividere quel momento solo con Seto, potergli parlare in libertà come ai vecchi tempi. Tanto che vi si trattennero per più di un'ora anche quando le cameriere ebbero finito di sparecchiare, come se avessero appena trovato un'oasi serena in cui si fermarsi, dove starsene tranquilli in compagnia l'uno dell'altro, sfuggendo alle preoccupazioni e agli impegni incombenti. D'altronde Seto era perfettamente consapevole che l'indomani l'avrebbe atteso un brusco, duro ritorno alla KC a causa della miriade di lavoro che in sua assenza era rimasto in arretrato, per cui lui era il primo a non aver alcuna fretta di porre fine al loro interludio. Anzi, Mokuba non ricordava nemmeno, l'ultima volta che l'aveva visto altrettanto rilassato e propenso a godersi in santa pace un po' di quiete domestica.

-Allora, come ci si sente ad essere di nuovo a casa dopo tanto tempo?- si spinse a chiedergli, ammiccandogli con fare giocoso.

Seto però socchiuse gli occhi, e rifletté seriamente un paio di secondi prima di rispondere alla sua domanda.

-Stranamente... normale.- ammise piano, per poi provvedere a sdrammatizzare subito quell'ammissione troppo onesta -Sono davvero stupito che tu e Keira non l'abbiate fatta esplodere in mia assenza.-

Il ragazzino sogghignò con altrettanta malizia.

-Ci avevamo pensato, ma poi avresti di certo notato il cambiamento.-

-Molto confortante, grazie.- borbottò lui, incupitosi.

-Perché, scusa? Il fatto che queste mura siano ancora in piedi è la prova tangibile che eravamo entrambi più che fiduciosi nel tuo ritorno...!- lo prese in giro.

Lui però non fece un accenno di sorriso e lo guardò in modo ancora più torvo.

-Mi stai dicendo che eri a conoscenza del piano di quella pazzoide?-

Mokuba sfoggiò il suo miglior ghigno furbesco.

-Ovviamente.-

-E ci hai pure fatto affidamento?!?-

-Ma dai, era piuttosto prevedibile che non avrebbero potuto condannarti, dopo la testimonianza di Keira...- gli fece, ostentando tutta la sicurezza recuperata, ed anche di più -Anzi, con il senno di poi potevo approfittarne per piazzare qualche scommessa.-

Ma chiaramente Seto non lo trovò divertente, anzi si massaggiò le tempie con un sospiro estenuato.

-Dunque io ero l'unico a non saperne niente?-

-No, anche ad Endo non abbiamo detto nulla.- lo corresse, ridacchiando sotto i baffi -Sai, dovevamo creare un po' di suspance per il pubblico.-

E soprattutto entrambi dubitavano che Seto sarebbe stato incline a supportare il loro piano di buon grado, o comunque capace di fingere un contegno che apparisse alla giuria abbastanza naturale e convincente...

-Potevate impegnarvi anche un po' meno.- lo freddò -Ci è mancato poco che mi venisse un colpo, quando la Nishiguchi ha fatto il suo nome ed è entrata in aula. Anzi, a un certo punto ho temuto persino che intendesse confessare che era lei, la vera colpevole...-

Al che, Mokuba non poté fare a meno di rivedere l'espressione sempre più sconvolta che suo fratello aveva assunto nel corso della testimonianza di Keira, finendo sfrontato per scoppiargli a ridere in faccia come invece, al momento, non aveva potuto fare liberamente.

-Sì, in effetti Keira è stata proprio una brava attrice.-

Suo fratello roteò gli occhi, sbuffando.

-Anche troppo.- sospirò con fare estenuato -Quella benedetta ragazza è una continua fonte di sorprese... Ma mi auguro sinceramente che questa sia l'ultima, perché non so se i miei nervi riuscirebbero a reggerne un'altra simile.-

-Mi spiace dovertelo dire, ma temo che la tua sia una vana speranza.- ironizzò, per poi fare una breve pausa e cambiare tono del discorso -Dopotutto, lei è troppo... speciale. Lo sai che è speciale, vero?-

Seto allora sollevò gli occhi azzurri dalla tavola, fissandoli seri nei suoi.

-Sì, certo che lo so.- rispose con ovvietà.

-Dovresti farlo sapere anche a lei.-

Quel consiglio gli sfuggì incontrollato dalle labbra, prima ancora che potesse pensarlo, ma mai altro momento gli era sembrato più opportuno per darglielo. L'espressione di suo fratello allora si indurì, tanto che per un attimo temette gli avrebbe risposto che lui, invece, avrebbe dovuto farsi gli affari suoi. Ma poi, con suo enorme stupore, lo vide alzarsi da tavola rassegnato e, prima di voltarsi per andare da lei, se ne uscì con un'ammissione che sarebbe rimasta impressa per sempre nei suoi annali.

-Odio quando hai ragione.-

 

[perché forse
tu stai per essere quella che mi salverà

e dopotutto
tu sei il mio muro delle meraviglie]

 

Evee's corner

 

H^o^la!!!

Ok, anche stavolta sono scivolata nell'angst, ma dovrei avervi risollevato progressivamente il morale verso la fine, no? Anyway, al di là della narrazione, il filo conduttore delle tre scene è la focalizzazione sulle tre persone più importanti nella vita di Seto, quelle che più gli hanno insegnato il significato dell'amore in tutte le sue forme. Anzi, devo ammettere che la gran parte delle riflessioni che ho fatto le ho realizzate nel momento stesso in cui le ho scritte e, stranamente, non mi sembravano neanche troppo balzane... Chiaro che poi vox populi vox dei, e che spetta a voi il giudizio finale.

Grazie infinite della lettura, ci rivediamo su questi lidi tra una settimana esatta, con un capitolo che vi anticipo sarà di una lunghezza spropositata... Ma per forza: Battle City 3rd edition is coming!

Lot of kisses,

- Evee

   
 
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