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Autore: IrethTulcakelume    11/02/2015    0 recensioni
“TACI! Basta! Perché ti ostini a cercare di farmi cambiare idea? Non riuscirai nel tuo intento, vai via!” Saga strinse i pugni, nel tentativo di non lanciarsi contro lo specchio e ridurlo in frantumi. Ma sapeva che non sarebbe bastato a far tacere quella parte di sé.
Il riflesso batté una mano sul pavimento con rabbia e disperazione. La voce gli uscì in un flebile sussurro, rotta dal pianto “Se non vuoi fermarti per la sopravvivenza di Atena, se non vuoi farlo per il bene degli altri Cavalieri, almeno… almeno fallo per lui.”
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gemini Saga, Sagittarius Aiolos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA LOTTA



Saga afferrò la maniglia con forza, deciso a non farsi prendere nuovamente dal panico, e aprì la porta di legno di fronte a lui, che cigolò lievemente, producendo un suono che svegliò all’istante la neonata nella culla. Il Grande Sacerdote chiuse di scatto la porta dietro di sé, senza voltarsi, mantenendo lo sguardo fisso sulla bambina: la reincarnazione della dea Atena si era voltata verso di lui, e aveva iniziato a piangere spaventata.
Il Cavaliere ghignò dietro la maschera fiammeggiante: finalmente avrebbe potuto realizzare i suoi desideri. Estrasse dalla lunga manica della tunica un pugnale d’oro, e lo sollevò sopra la sua testa, determinato a portare a compimento la sua missione.
Saga… ti prego… fermati…
No, non lo farò… non posso farlo! Perché tenti sempre di farmi cambiare idea? Pensando queste parole, Saga fu percorso da lievi tremiti, e il pugnale che aveva in mano iniziò ad oscillare pericolosamente.
Perché so che tu puoi farlo. Pensa a quanto sarebbe deluso Micene da questo tuo comportamento…
Adesso basta! Non mi importa niente di Micene! Saga scosse violentemente il capo, come per tentare di scacciare quella parte di sé che cercava inutilmente di farlo ragionare. Prese un respiro profondo per calmare il battito del suo cuore e riprese quel suo ghigno, spaventoso quanto falso, e falso quanto invisibile, celato dietro la maschera che era costretto a portare ogni giorno.
“Muori.” Sussurrò a mezza voce, ma proprio mentre stava calando l’arma contro la bambina, una mano fermò il pugnale, mentre un’altra andò a posarsi sulla sua spalla, nel tentativo di tenerlo fermo. Il Grande Sacerdote riconobbe all’istante il proprietario di quelle mani, e tremò violentemente come un bambino, spaventato nel vedere il sangue che iniziava a scendere lungo la mano dell’uomo che stava tentando di fermarlo nel suo folle intento. Tentò di liberarsi dalla sua stretta, ferendolo ancora di più.
“Che cosa state cercando di fare? Fermatevi!” gli ringhiò contro Micene, fuorioso.
“Spostati, Micene!” urlò Saga dimenandosi ancora.
Smettila di tentare di fermarmi, Micene… non devi essere coinvolto per forza… io non voglio che tu sia coinvolto!
Basta… non vedi cosa stai facendo…? Fermati!
TACI!
Saga riuscì a divincolarsi dalla presa del Cavaliere del Sagittario, cercando nuovamente di affondare il pugnale nel cuore della bambina, che venne però prontamente afferrata e portata in salvo dal suo avversario. “Voi siete pazzo…”
I due si guardarono per alcuni secondi, e il silenzio calò sul Grande Tempio di Atene. Gli unici suoni erano il cigolio della culla e quello lontano, quasi impercettibile del mare che si abbatteva con prepotenza sulla costa greca, incurante di ciò che stava avvenendo quella notte.
“Avete paura di una bambina, Arles, di una neonata… mi fate pena.” Quelle parole ferirono Saga, che rimase fermo nella sua posizione, lievemente proteso in avanti, il pugnale sporco del sangue di Micene stretto nella mano destra. Lo ferirono più brutalmente del pugno che il Cavaliere gli lanciò nello stomaco poco dopo, mandandolo a sbattere contro la parete della stanza, e facendogli cadere la maschera. Non accortosi dell’accaduto, Saga tentò di alzarsi, indebolito dal colpo appena ricevuto. Alzò lo sguardo pieno di risentimento sul suo avversario, che indietreggiò inorridito vedendo il suo viso. Resosi conto di essere stato scoperto, tentò inutilmente di coprirsi il viso con le braccia, ma era troppo tardi per tornare indietro. Ancora un volta, un silenzio tombale avvolse quel luogo tra le sue spire. Un solo suono si poteva percepire distintamente: quello del respiro di Micene, affannoso. Sembrava che quella scoperta gli avesse improvvisamente tolto l’aria dai polmoni e scavato una voragine nel petto.
“Tu… come hai potuto?” Lo sguardo Micene era furioso, deluso dal comportamento di una delle persone a cui teneva di più al mondo. “Perché Saga… perché, dimmelo!” Gli urlò con ferocia il Cavaliere, lanciandosi contro il Grande Sacerdote. Quello lo bloccò con la sola forza di una mano, come posseduto da una calma e una rigidità non sue fino a quel momento.
“Non ti intromettere in cose che non ti riguardano.” Micene lo guardò incredulo.
“Tutto ciò che fai mi riguarda.” Quelle parole colpirono Saga, che improvvisamente iniziò a tremare, portandosi le mani alla testa, gli occhi iniettati di sangue.
“No! No! Era tutto perfetto, il mio piano era quasi completo! Non puoi venire tu a rovinare tutto! No!” Il Grande Sacerdote stava urlando dalla rabbia, e Micene si allontanò, vedendo che i capelli di Saga, prima color cenere, stavano mutando, fino a diventare blu scuro.
“Che cosa sta succedendo?” chiese il Cavaliere del Sagittario guardando incredulo l’uomo dinanzi a lui.
“Ti prego, perdonami Micene, perdonami! Ora scappa prima che torni, scappa!” Saga iniziò nuovamente a gridare, questa volta dal dolore. Micene si avvicinò di nuovo a lui, che nel frattempo aveva iniziato a piangere. “Che cosa stai facendo! Ti ho detto di scappare! Vai via, non potrò trattenerlo ancora a lungo!”
Micene non lo ascoltò, anzi si avvicinò ancora e gli avvolse il braccio libero intorno alle spalle, sussurrandogli all’orecchio. “Non ti lascio da solo in questo stato. Non mi interessa delle conseguenze che questo gesto potrà avere su di me, io non ti abbandonerò adesso, non più.”.
“Ma così sarai in pericolo, in un pericolo terribile! Ah” Saga si portò le mani al viso mentre i suoi capelli sbiadivano lentamente. “Ti prego, vai via… vai via…”
“No, non lo farò. Ti proteggerò io da lui.” Così dicendo, portò una mano ad accarezzargli la schiena, cercando di tranquillizzarlo. Intanto Saga, ancora scosso dai tremiti, prese in mano delicatamente il viso di Micene, facendo scontrare i suoi occhi cerulei con quelli smeraldini dell’altro.
“Lo sai, vero, che io ti amo? Non importa quello che lui tenterà di farti, io continuerò sempre ad amarti, Micene, ne sei consapevole?” Disse Saga in tono disperato, continuando a piangere lacrime amare, che sapevano di sconfitta.
“Lo so, Saga, lo so.”
Proprio mentre Micene pronunciava quelle parole, avvenne l’impensabile. Era un qualcosa, in verità, al quale il Cavaliere del Sagittario era preparato, ma che Saga non aveva previsto. Approfittando della debolezza del suo lato benevolo, la personalità malvagia del Grande Sacerdote si impossessò del corpo di Saga, tentando di trafiggere con il pugnale d’oro il ragazzo chino su di lui, mancando di pochi millimetri il suo cuore. Il giovane gemette dal dolore, portando la mano che fino a un attimo prima stava accarezzando la schiena di Saga al petto sanguinante.
Per pochi, infimi secondi, la chioma del Grande Sacerdote tornò color del mare, e Saga guardò con occhi imploranti Micene. “Scappa, salva Atena, presto!” Quello guardò la bambina che reggeva tra le braccia, facendo saettare subito dopo gli occhi verso Saga, che stava ancora lottando contro la sua parte malvagia, le mani abbarbicate sui capelli che erano una continua tempesta di blu e di grigio, come un mare in burrasca e il cielo iracondo sopra di lui.
Il Cavaliere del Sagittario guardò un’ultima volta il Grande Sacerdote, poi si voltò, e saltò dalla finestra, portando in salvo la neonata.
 
Un urlo lancinante partì dal Grande Sacerdote. “Come hai osato? Hai mandato in frantumi il mio piano! Oh, ma non è ancora finita.” L’uomo si rimise la maschera rossa e, volgendo il capo verso le Dodici Case dello Zodiaco, gridò: “Tradimento! Micene ha profanato il Grande Tempio ed è fuggito con la bambina!”
Qualcosa, all’interno del Grande Sacerdote, andò in frantumi, come un frammento di vetro, già spezzato e dilaniato più volte, che si sbriciolasse in pezzi ancora più piccoli. Che cosa gli hai fatto? Entro poche ore morirà certamente!
Sul viso di Arles si dipinse un ghigno malefico. È proprio quello che desidero.
  
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