Era una di quelle mattine fredde e grige d’inverno in cui sono distinguibili solo sagome tremanti di freddo e le nuvolette bianche del loro respiro. Il paesaggio desolato e brullo avvolto da una sottile nebbia rendeva ancora più tetro lo sfondo di quella crudele vita che affliggeva gli abitanti del villaggio sulla costa. Tempi duri quelli per tutti, dal signore del villaggio al più umile degli abitanti di quel paese andato in declino ormai molto tempo prima.
Forse quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto quel paesaggio così tetro e cercò di memorizzarne ogni particolare da custodire gelosamente nel cuore. L’infanzia passata li non era stata per nulla facile, nessuno le era mai stato vicino, nemmeno i suoi genitori ma non si era aspettata mai nulla. Li quel genere di cose non erano usuali e solo violenza e guerra erano di casa. Basti pensare all’esame per diventare genin: se volevi raggiungere il tuo obiettivo dovevi uccidere tutti coloro che trovavi in mezzo al tuo cammino, amici o nemici, poco importavano i legami creati in precedenza. Uccidi o verrai ucciso. La cosa poteva sembrare triste o orripilante ma in un mondo come quello dove per soprarvvivere bisognava lottare solo i più forti riuscivano ad emergere, gli altri, i deboli, soccombevano uno dietro l’altro man mano che la strada si faceva più ripida.
Ormai il tempo di partire era giunto e c’erano già sul molo i due uomini che l’avrebbero accompagnata dall’altra parte del mare. Era pronta a lasciarsi tutto alle spalle senza alcun pentimento per la sfida forse più importante della sua vita.
Il suo nome era Yukio, colui che ottiene ciò che vuole, un nome maschile, forse nella speranza che fosse nata maschio ma ciò non era avvenuto e nessuno si era premurato di darle un nome adeguato al suo sesso. In quella mattina di freddo pungente il vento aveva iniziato a increspare il mare e i suoi lunghi capelli bianchi richiamavano il movimento delle onde agitate dalla brezza che prometteva di divenire più violenta. Gli occhi inespressivi di un azzurro chiarissimo erano fissi sull’imbarcazione che l’avrebbe aiutata a portare a termine la prima tappa della sua impresa.
La sua attenzione venne meno nell’udire qualcuno che gridava per attirare la sua attenzione, forse era uno di quegli uomini che l’aspettavano sul pontile, quelle due figure sfuocate dalla nebbia, quei due estranei che avevano accettato con riluttanza di accompagnarla dall’altra parte del mare ma che si erano subito rimangiati ogni obiezione nel sentire le sue “valide argomentazioni”. Al solo pensiero le venne da sorridere, un sorriso privo di felicità, un sorriso cattivo, in qualche modo perverso come la sua natura violenta e sanguinaria.
Chi avesse assistito a quella scena avrebbe visto una ragazza dalla figura pallida ed eterea avviarsi verso il pontile, un puntino bianco in quel paesaggio surreale dove ogni cosa si maschia con la nebbia, un paesaggio monocromatico dove l’unico distacco era quello del blu del mare insidioso desideroso di rapire la vita degli incauti navigatori e infine avrebbe visto dei fiocchi candidi fluttuare nell’aria: la prima nevicata di quell’inverno appena iniziato...