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Autore: _fumihiro    11/02/2015    2 recensioni
"A che pensi?", la voce era dolce e piena di affetto.
"A nulla... Guardo il sole.", gli rispose, poggiando il viso sulla mano.
Una risata riscaldò l'atmosfera più di quanto potesse fare il sole. Rin poggiò su di lui le iridi colorate, le incatenò a quelle dell'altro e gli lasciò un bacio sulle labbra morbide.
"Resta con me.", gli disse, intrecciando le dita della mano a quelle che il moro aveva appoggiato alla sua guancia.
"Per sempre, amore mio."
***
E' passato qualche anno da quando hanno finito il liceo e queste sono le loro vite adesso.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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~Oggi: maggio, venerdì.
 
Quando la mattina successiva l'infermiera entrò nella stanza per portare la colazione, lo trovò sdraiato su un fianco. Le coperte, come sempre, lo coprivano fino alle orecchie. Si mosse piano, tentando di non svegliarlo. Appoggiò il vassoio sul tavolino di acciaio accanto al letto e fece per uscire. Fermò la mano che stava per abbassare la maniglia, si girò e fissò il letto. Sgranò gli occhi davanti alla macchia rossa che si era formata sulla coperta. In preda al panico, premette più volte il pulsante accanto al letto per chiamare un medico e tolse la coperta da sopra il corpo. Premette due lembi del lenzuolo sulle ferite ai polsi. Improvvisamente, entrò un medico, seguito da un'altra infermiera, che cominciò subito a lavorare intorno al ragazzo. Il battito cardiaco era quasi nullo, respirava a fatica e non riprendeva conoscenza nonostante gli stimoli.
 
Un'ora dopo, Haruka e Makoto arrivarono di corsa all'accettazione dell'ospedale. Avevano aspettato l'arrivo della baby-sitter per potersi allontanare da casa. Un medico li vide e si avvicinò loro:
"Siete qui per Matsuoka?", domandò.
"La prego, ci dica che sta bene!", esclamò il castano, agitato, stringendo la mano del moro. Haruka non fiatò, si limitò a fissare negli occhi la dottoressa con ansia.
Parlarono per pochi minuti durante i quali Makoto scoppiò a piangere e Haruka dovette sedersi per non svenire. La dottoressa li salutò con una stretta di mano, aveva dei pazienti da visitare. Prima di lasciarli, però, diede al moro un biglietto: a quanto pare, Rin lo aveva scritto la sera precedente.
 
***
~Due anni prima: marzo.
 
Casa di Makoto e Haruka era davvero grande: tre camere da letto, un soggiorno con cucina a vista e una veranda che prendeva tutto il retro della casa dando sul giardino. Avevano appena adottato una bambina, Chiyo, e stavano dando una festa in suo onore. C'erano proprio tutti i loro amici, a cominciare dai compagni di scuola. Rei stava cercando di trattenere Nagisa dal prendere tutto il buffet, Ai e Momotaro stavano seduti sulla sedia a dondolo e chiacchieravano come se non ci fosse nessun altro. Solo lui era da solo, Sosuke non era ancora arrivato.
"Tch... Eppure glielo avevo detto di essere puntuale!", disse fra sé e sé.
In quel momento, Haruka gli si fece vicino e gli passò un bicchiere di spumante:
"Come va alla scuola?", gli chiese.
"Meglio di quanto pensassi!", prese un sorso dal bicchiere. "I bambini si divertono e mi sembra di rivedere noi alla loro età.", un sorriso nostalgico incrinò le sue labbra. Prese il telefono dalla tasca, nemmeno un messaggio.
"Scusami, Haru.", si allontanò di pochi passi e compose il numero di Sosuke. Scattò la segreteria e la voce dell'altro partì: "Al momento non posso risp-". Interruppe la chiamata e tornò dall'amico a grandi passi.
"Non risponde?", gli chiese.
"Nope, parte la segreteria. Che rabbia!", prese un altro sorso. "Insomma? Com'è la vita di un genitore?", gli domandò indicando col bicchiere il castano con la bambina in braccio.
"Complicata...", rispose Haruka imbarazzato. "Stiamo pensando di adottarne un altro, magari un maschietto.", continuò, sorridendo nella direzione di Makoto.
Rimasero entrambi in silenzio fino a quando il telefono del rosso trillò nella sua tasca. Sul display un numero sconosciuto. Premette l'icona verde e chiese:
"Pronto?"
Una voce di donna rispose all'altro capo:
"Parlo con Matsuoka Rin?"
"Sì, sono io. Ma chi parla? Chi è lei?", la voce leggermente alterata. Già era arrabbiato con Sosuke, ora ci si metteva pure una callcenterista.
"Signore, la chiamo dall'ospedale XX. È appena arrivato un uomo, Yamazaki Sosuke, e lei risulta come contatto in caso di emer-", non poté finire di parlare ché Rin aveva riattaccato e stava correndo verso la macchina.
Haruka lo guardò basito.
"Ehi! Che succede?!", esclamò.
"Sosuke è in ospedale!"
Dopo nemmeno quindici minuti era arrivato al pronto soccorso, non era importante quanti limiti avesse superato per arrivare così in fretta. La sala era strapiena di gente e lui si diresse di corsa all'accettazione:
"Mi hanno appena chiamato... Sosuke...", farfugliò. L'infermiera lo guardò come a dire "Eh?".
Il rosso prese un respiro profondo e le parlò della telefonata. La donna gli indicò un dottore che stava arrivando in quel momento e lo chiamò:
"Dottore! È arrivato!"
Il medico si avvicinò a lui, gli strinse la mano e disse con calma:
"La prego, - indicò i posti a sedere - si accomodi, prima."
"Cos-? O-okay...", rispose spaesato. "Cos'è successo? Sosuke sta bene?", riprese, guardandolo agitato.
"Ahm... Purtroppo, le ferite erano decisamente gravi... Aveva perso già molto sangue prima dell'arrivo dei soccorsi e-", non finì di parlare ché l'altro era sul punto di avere un attacco di panico.
Rin sentì brividi scuotergli il corpo, poi una sensazione di calore propagarsi fin dentro le ossa e una fitta di dolore al petto. Sentì il bisogno di respirare a pieni polmoni ma, più aria inspirava, più il suo respiro si faceva corto e, di conseguenza, doloroso. Un velo calò sui suoi occhi e le orecchie si tapparono.
Un'infermiera accorse con una bottiglia d'acqua che gli fu avvicinata alle labbra ma, appena il liquido si introdusse nella sua bocca, gli andò di traverso e dovette sputarlo. Dopo pochi minuti ebbe l'impressione che tutto si stesse calmando e riuscì ad aprire gli occhi.
"Signore? Mi sente?", l'infermiera cercò di farlo parlare.
Rin si guardò attorno senza vederli davvero e rispose, con voce roca:
''S-sì...", cercò di alzarsi ma ebbe un capogiro.
Ehi, hai capito cos'è successo?
"Do-dottore..." balbettò. "Co-come sta? Sosuke - fissò uno sguardo angosciato su di lui - come sta?"
L'interpellato sospirò sonoramente e fece segno di no con la testa.
"Mi dispiace.", disse. "Non è riuscito nemmeno ad arrivare..."
Rin non ce la fece più, lacrime e singhiozzi lo scossero dalla testa ai piedi. Si prese la testa fra le mani, ripetendo:
"No no no"
Come un mantra. Non poteva crederci: era così arrabbiato con lui, e lui stava morendo. Com'era possibile?
"Signore", lo chiamò l'infermiera. "C'è qualcuno che può contattare? Che possa venire?"
"Cosa?", era talmente sconvolto che non aveva capito niente. "Qualcuno?", chiese guardandosi intorno dietro gli occhi lucidi.
"Sì, per venire a prenderla.", gli disse dolcemente.
"Sì... Qualcuno...", prese il telefono, compose il numero di Haruka e lo passò all'infermiera. "Per favore... Ci parli lei..."
La donna annuì, prese il telefono e spiegò la situazione.
 
***
~Dieci mesi prima: luglio.
 
Entrò per la prima volta attraverso la porta a scorrimento accompagnato da Sosuke. Sapeva che era la cosa giusta da fare. Intimidito, si guardò intorno e si diresse verso l'accettazione. Un'infermiera sorridente lo accolse e chiese:
"Cosa posso fare per lei?"
"Io... Vorrei ricoverarmi", disse a bassa voce, facendo scorrere lo sguardo sulla scrivania.
"Aspetti, chiamo un dottore.", la donna compose un numero, parlò per un momento e riagganciò. "Un momento.", gli disse gentilmente.
Rin si sedette non lontano dalla scrivania, il moro, sempre al suo fianco, gli stringeva la mano.
"Stai facendo la cosa giusta, amore.", gli sussurrò per non disturbare le altre persone nella stanza.
Fece un cenno di assenso con la testa stringendo convulsamente la mano dell'altro. Gli occhi erano ridotti a due fessure.
 
Dopo pochi minuti, un medico vestito di bianco entrò e si diresse dall'infermiera. Lei lo indicò e il rosso andò nella loro direzione.
"Buongiorno.", disse il dottore. "Mi segua."
Rin si voltò indietro verso Sosuke, fece un cenno con la testa e l'altro lo salutò con la mano. Seguì il medico, la testa bassa. Sentiva le lacrime salire agli occhi. Non avrebbe pianto.
Entrò nella stanza che l'uomo gli stava indicando. Si sedette davanti la scrivania, la testa incavata nel collo e le mani che si torcevano l'un l'altra.
"Allora, mi dica.", gli disse mentre chiudeva la porta.
"È iniziato due anni fa... Due mesi dopo, era in cucina a preparare la colazione.", disse a bassa voce, sforzandosi.
"Chi?", chiese, mentre prendeva appunti su un taccuino.
"Sosuke, il mio compa-", si interruppe per prendere un respiro profondo. "Il mio compagno. Lui è mo- è morto due anni fa. Un incidente stradale... Una macchina gli è finita addosso mentre attraversava la strada..."
"Capisco. Allucinazioni... È consapevole di quello che farà qui?", gli domandò guardandolo negli occhi.
"Sì, lo sono.", sospirò.
 
***
 
~Oggi: maggio, lunedì.
 
Diversamente dai giorni precedenti, il sole era caldissimo. Illuminava il prato circostante con una forza tale da impedire alle persone di tenere lo sguardo fisso verso l'uomo che parlava.
Erano tutti lì, in piedi, davanti a quella stele di marmo bianco. Mazzi di fiori colorati ne adornavano la base. L'incenso, profumato, aveva pervaso l'aria facendola divenire ancora più pesante.
Avevano gli occhi lucidi, si stringevano l'un l'altro nel vano tentativo di farsi forza.
Gou era in ginocchio a terra, piangeva convulsamente stringendo una cornice al petto. Nagisa, con altrettante lacrime sul viso, l'abbracciava sperando di esserle di conforto. Nessun altro aveva avuto il coraggio di avvicinarla.
Makoto e Haruka avevano lasciato i bambini a casa: Chiyo non sapeva nulla e Kou era troppo piccolo perché potesse capire. Anche Aichiro e Momotarou avevano lasciato i gemelli a casa. Come potevano permettere che i bambini vedessero i propri genitori in una stato del genere?
 
Quando l'uomo ebbe finito la cerimonia e li lasciò lì, uno per volta si allontanarono tutti.
Gou, sorretta da Rei e Nagisa riuscì ad arrivare in fondo al viale.
Haruka, si voltò un momento verso la lastra, infilò una mano nella tasca dei pantaloni neri, rigirando un foglio tra le dita. Sospirò e tornò indietro. Tirò fuori il biglietto e lo appoggiò tra i fiori.
Si girò e vide che Makoto lo stava aspettando a pochi passi. Il suo volto, sempre così ridente e tranquillo, oggi era stravolto dall'angoscia. Corse verso di lui e, quando gli fu davanti, gli accarezzò una guancia con la mano, asciugando le scie lasciate dalle lacrime.
 
«Mi dispiace. Mi manca così tanto.»
  
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