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Autore: Argus_Apocraphex    11/02/2015    2 recensioni
S'alzò e s'incamminò verso un luogo chiamato "isolaziomento"
Attenzione: ho deciso di postarla sulla sezione Mika in quanto spero che il personaggio di Morgan possa andare ad intrecciarsi con quello di Mika, e poi ho visto che è un covo di fan dei Bluvertigo questo quindi,auguratemi buona fortuna.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morgan, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                       CASE NELLE VALIGIE E VALIGIE NEI CORRIDOI 
               
                                                                                                                                             IV

Chiamarla era assolutamente la cosa più giusta da fare,per scusarsi,almeno un pochino di quello che le aveva detto nel momento più imbarazzante della sua vita,eppure trovava la situazione ridicola, stava per fare la "Telefonata dell'Imbarazzo", e non era per niente sicuro di quello che avrebbe voluto dirle. Semplicemente scusarsi e chiuderla lì,oppure rendere il tutto più sicero e far finta di essere il solito arrogante spigliato e allungare la chiamata per quelche fine subdolo,che comunque avrebbe prima o poi fatto capolino nella sua mente. Una persone squallida e pessima diventava quando sbagliava,incapace di ritornare sui suoi passi con decisione e senza rimorso.
Insomma,era incapace di scusarsi ma in quel momento lo doveva fare perchè lo sentiva, perchè aveva fatto una grande figura di merda e perchè quegli occhi plumbei lo avevano incenerito per un attimo e poi si erano calmati,di una calma cattiva,offesa e piena di rammarico,e c'aveva letto forse anche un pochino di delusione e rammarico. Ma delusione per cosa? Cosa si aspettava?
Restava il fatto che lui si era sentito cattivo e subdolo dopo quella frase maligna e sentiva che forse doveva un pò più di qualche scusa a quella testolina rossa,un pò fra le nuvole.

Cecilia amava alla follia la sua maglietta di Katy Perry ma era giunta alla conclusione che forse indossarla alla veneranda età di ventidue anni la faceva sembrare davvero poco interessante  e davvero poco carina agli occhi di molti. Ammetteva che non aveva mai fatto caso al lato estetico esteriore della sua presenza,ma aveva sempre cercato di creare un mondo interiore che era sicura qualcuno avrebbe scoperto e amato,forse sarebbe dovuta tornare al colore castano chiaro dei suoi capelli per sembrare più normale,più donna o comunque non un soggetto con la testa tra le nuvole che attira le persone solamente quando fa esplodere involontariamente qualche penna colorata per i fumetti tra le mani o quando doveva chiedere a qualcuno di aprirle una bottiglia d'acqua,perchè lei aveva la forza di una mozzarella traballante, effettivamente era rimasta davvero molto offesa per le parole di Morgan, l’ambizione, la smania della conquista, trasforma  le persone e falsa l’immagine che noi percepiamo di loro, come se fosse uno specchio mal calibrato che riflette solo ciò che si vuole venga riflesso, nascondendo le sfaccettature più oneste, genuine, autentiche, che non sarebbero funzionali allo scopo che ci si è prefissati,si finisce per attendere questi attimi di verità, come se fossero l’unica cosa che conta, l’unica cosa che vale la pena sapere l’uno dell’altra, e allora quel Morgan chi era realmente? E chi voleva fingere di essere?
Squillò il cellulare,era un numero non memorizzato nella rubrica ed era indecisa se rispondere oppure no,era intenta a studiare la sua immagine riflessa allo specchio cercando di farla sembrare meno bambinesca,ma in fondo chi se ne fotteva di quel soggetto che non avrebbe mai più rivisto.

Parlò prendendo solo un respiro e sputò fuori tutte le parole,come venivano fuori alla rinfusa :
- Probabilmente era perchè mi sentivo a disagio,precisamente in imbarazzo, non avrei dovuto dire quelle cose, cioè in fondo non ho detto niente di male,ma non ho avuto molta sensibilità,avrei semplicemente potuto sorriderti e darti il buongiorno,come fanno le persone normali,ma io piccola Cecilia,non sono normale e dico il contrario,sempre,di quello che penso e stamattina quelle cavolato ne sono state l'esempio, non trovo che tu sia semplicemente una ragazzina,o almeno rispetto a me lo sei,ma insomma,hai capito,no? Non trovo nemmeno che tu sia poco affascinante, lo sei a modo tuo,un modo del tutto spontaneo e che ho realmente avuto il modo di apprezzare in macchina,qualche giorno fa...Comprendo perfettamente il tuo essere offesa,scusami,buonanotte.-
Aveva riattaccato dopo due minuti di soliloquio/monologo,parlava con lei ma allo stesso tempo sembrava darsi una spiegazione da solo per la sua impertinenza e la sua sfacciataggine,Cecilia rimase con il cellulare in mano e un ronzio nella testa, le stava venendo mal di testa,ma soprattutto nella mente risuonava il suo nome evocato da quella voce roca,bassa,quasi innaturale.
Impossibile dare la colpa solamente alle sigarette,quella voce era fatta per affascinare.
Rigirò il cellulare nella mano,ormai Morgan si era scusato,certamente da brava ragazza,avrebbe continuato a fare l'offesa ma niente le impediva di giocare un pochino,voleva parlargli e continuare a sentire la sua voce ancora un pochetto,per sentirsi un pò più vicina a quella  dimensione artistica e dannata che la affascinava ma che la intimoriva,per l'aura che ne riusciva a leggere e per quanto quella presenza ingombrante. Chiamate ricevute. Tasto di chiamata.
- Il tuo monologo mi ha affascinata,Morgan,realmente non avresti potuto far di meglio...-
Cecilia aveva compreso da tempo che il problema di quell'uomo era principalmente l'enorme ego, contava di distruggerne un pochino,man a mano e riuscire a vedere il vero Morgan dietro le  maschere che gli aveva visto indossare in frazioni di secondo in quei piccoli momenti condivisi.
- Buonasera,piccola Cecilia, sei in compagnia della Noia,questa sera?-
- E' già passato il momento di lucidità mentale,ritorni nella sfera dell'antipatia ostentata?-

- L'antipatia è soggettiva,per esempio a te non sto antipatico,stasera, anche se ti ho trattata malissimo questa mattina, è tipico delle donne..-
-...cosa sarebbe tipico delle donne?
- davvero non aveva compreso.
- Fate finta di essere pecorelle smarrite...-
Scoppiarono entrambi a ridere. - E quindi tu saresti l'uomo che è sceso dal piedistallo per chiedere scusa,puro istinto animale che nasconde qualche subdolo piano o hai qualche sfaccettatura umana nella tua anima?- chiese ironicamente Cecilia.
- Io sono il mio stesso Dio,semplicemente,piccola Cecilia, ma passiamo al punto...Stai cercando di farmi capire con questa chiamata inaspettata che...-
- Sarei felice di essere tua amica,in fondo sono una Cecilia diversa in base ad ogni paio di occhi che mi scrutano,proprio come te, e una delle tante Cecilia ogni tanto si accorge quando sì è spaventosamente al limite di perdere un'opportunità, come quella che mi si presenta con te, e non fraintendere non sto giustificando il tuo ego smisurato o la tua sfacciataggine,ma dietro di te ci sta molto da scoprire,quasi un universo e tu sei sceso dal tuo piedistallo chiedendomi scusa, io invece voglio rimanere ferma sul mio, ma non è corretto. Non è corretto perché solo gli stupidi non accettano le sfide, ed io mi conosco abbastanza per sapere di non essere una stupida. Sono molte cose, è vero, ma non una stupida,quindi io butto via la mia finta sicurezza e tu caccia via tutte quelle tediose maschere di argilla che ti fanno sembrare solo più orgoglioso...-

- Cecilia...-
- Se mi interrompi chiudo la telefonata,subito e non ci sentiamo più.-

Scendendo dal piedistallo si stava guadagnando il diritto di essere autoritaria e lui glielo  concedeva, non perché deve ma perché lo vuole, e non aveva continuato a parlare Morgan,l'aveva lasciata respirare e riprendere. Poi esordì: -  Sono confuso. Quando avevo deciso umilmente e non sono ironico,di mostrarti qualcosa di me, sei sparita e lo so, sembra morboso ma forse avevo davvero bisogno di mostrare a te, e solo a te, che cos'è per me l'arte, quella sera nella macchina abbiamo creato qualcosa,non so cosa, non so se durerà, ma abbiamo creato e immischiato le nostre menti e quel messaggio, stupido messaggio poteva essere solo un prologo...- (la fragilità e l'insicurezza potevano essere quelle che avevano fatto pronunciare quelle semplici parole piene di aspettativa?)
- Possiamo tranquillamente risolvere. D'altra parte ti avrei anche risposto, ma poi vi ho trovati appostati dietro la mia macchina, ed è successo cio che è successo e si, il prologo della nostra conoscenza, può essere questa chiamata, o meglio, la tua di prima...- spiegò tranquillamente Cecilia,che si era sdraiata sul letto a pancia in sù.
- Probabilmente,ma adesso devo andare...-
Cecilia si aspettava almeno una risposta. -...non lascio cucinare Michael.-  spiegò l'artista.
Lei mugugnò e lui chiuse la telefonata.

                                                    
- Quindi? Non l'hai invitata al concerto sabato? Sarebbe stato bello vederla. E soprattutto ti ha messo in difficoltà,babe- commentò Michael.
Morgan mugugnò qualcosa di incomprensibile e si sedette a mangiare il risotto con lui. 

Cecilia non si scomodò nemmeno a cambiarsi,si infilò nel letto con tutti i jeans e si addormentò dopo poco, il pomeriggio aveva realizzato che aveva stretto la mano a Mika e aveva conosciuto Morgan, e non si era nemmeno esaltata,come se fosse stata una cosa normale,che sarebbero entrati a far parte della sua quotidianità? Glielo suggeriva il subconscio?
  
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