Serie TV > Criminal Minds
Segui la storia  |       
Autore: pierre    11/02/2015    1 recensioni
Spencer Reid sarà coinvolto in una delle indagini più pericolose e dolorose della sua vita.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Spencer Reid
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Spencer aveva freddo, tremava e non riusciva a ragionare.
I colpi subiti si facevano sentire rilasciando ritmicamente ondate di intenso bruciore.
E poi aveva sete.
“Ti prego, ho sete…”
Aveva girato il capo verso un rumore ovattato, era ancora bendato e questo lo faceva sperare: forse il killer non voleva farsi riconoscere da lui, forse non lo voleva uccidere… ma no! Era una coercizione, il non vedere inibiva la sua capacità di reazione.
“Vuoi bere? Te lo devi meritare”
“Cosa vuoi da me?”
“La tua obbedienza!”
La voce aveva un timbro da grande, sembrava un uomo di cinquanta anni, dove era finito il bambino?
Un corpo si era seduto accanto a lui.
“Hai una bocca bellissima!” Si era sentito dire e poi due dita si erano infilate tra le sue labbra forzandolo a fondo e procurandogli un conato.
“Scusa!” L’uomo si era messo a ridere, sembrava divertirsi a osservare il raccapriccio di Reid ma le sue dita avevano continuato a solleticarlo sulla lingua: Spence, per evitare di vomitare aveva aperto la bocca e l’uomo con i polpastrelli aveva cominciato ad accarezzare i suoi denti.
“Bravo devi stare sempre con la bocca aperta, è una parte del tuo corpo, dove voglio divertirmi parecchio! Se tu fai il bravo e mi fai godere, io dopo ti faccio bere!”
Stavano per cominciare i giochi!
Conosceva il genere, lo aveva analizzato spesso: non sarebbe stato tanto il pompino a far godere lo stupratore quanto il piacere dell’aggressione sessuale su un soggetto accondiscendente, ma nel momento stesso in cui ciò si fosse verificato, il killer, non lo avrebbe più trovato interessante e lo avrebbe ammazzato.
Non poteva cedere se voleva sopravvivere.
Gli morse le dita facendolo urlare.
Il primo schiaffone lo lasciò senza fiato ma sufficientemente inebetito da non fargli sentire troppo i successivi: quando il suo aguzzino finì, Spencer era oramai incosciente.
Perse la cognizione del tempo poi sentì un asciugamano bagnato sulla fronte.
Mani gentili si stavano occupando di lui: “vuoi bere?”
“Si ti prego!” Il giovane detective aveva la voce che tremava e il cuore gli doleva nel petto mentre lacrime zampillavano dai suoi occhi.
Un bicchiere gli fu avvicinato e Reid finalmente si dissetò, poi raccolse le esigue forze interiori che ancora lo sorreggevano e balbettò: ”grazie, come ti chiami?”
“Luke”
“io mi chiamo Spencer, scusami se non conosco Capitan Tsubasa!”
Doveva diventargli amico.
“No scusami tu, ho esagerato, mamma me lo dice sempre che sono troppo impulsivo!”
“Sta zitto! Non devi parlare con lui! Non ti devi fidare mai dei professori, lo sai che si approfittano di te! Ti ricordi?” 
Gli rispose prontamente la voce del bambino: “Si Robert”.
Robert, l’aguzzino si chiamava così, aveva dentro di se almeno due personalità, ma c’era dell’altro, Spencer ne era più che certo, dovevano continuare a parlare.
“I miei insegnanti non mi hanno mai fatto nulla, forse qualche abbraccio e Dio solo lo sa quanto ne avessi bisogno…no, il problema non erano certo loro!”
“E qual’ era il tuo problema?”
Perfetto, era incuriosito.
“Mi dai ancora da bere?”
“Ok, non provare a fare scherzi, se tenti ancora di mordermi ti faccio saltare la testa!” 
Mani dure gli dettero da bere: “ti sei bagnato sul collo”.
La voce era arrochita dall’eccitazione, Reid avvertì che l’uomo gli stava aprendo la camicia zuppa di sudore e una lingua larga e schifosa cominciò a leccarlo sul collo, denti famelici lo presero a mordicchiare sul mento, di nuovo sul collo trasformandosi in una golosa suzione.
Lo marchiò con diversi succhiotti: “adoro i ragazzi come te, hai la pelle chiara e glabra, mi invita a morderti!”
Il morso lo colse impreparato: l’uomo aveva conficcato i denti sulla spalla e si era fermato appena aveva toccato l’osso: mentre Reid urlava di dolore e choc, l’uomo gli disse: “ti ho piantato i miei denti nella carne, profondamente, un segno che ti resterà per sempre! Non hai idea delle cose che ti voglio fare e insegnare: ti trasformerò in un bravo cagnolino obbediente!
Aiuto… Alberto… aiuto.
 
Diotallevi si era svegliato di soprassalto.
Quanto tempo aveva dormito? Guardò l’orologio: dieci minuti, non di più. Il senso di colpa l’aggredì e lui cominciò a piangere silenziosamente, il suo amore stava soffrendo, forse era morto e lui crollava come una stupida checca?
“Il corpo è più intelligente della nostra volontà!” Ghideon gli si era seduto accanto rubando un angolo del divano dove si era steso Alberto, aveva una tazza di caffè fumante tra le mani e con un gesto davvero gentile gliela offrì.
“Grazie, quanto tempo…?”
“Dieci ore, sono passate dieci ore”
Il professore aveva saputo che era fondamentale ritrovare un sequestrato entro le prima ventiquattro ore, altrimenti le possibilità di ritrovare viva la vittima si assottigliavano paurosamente.
Dunque avevano solo altre dodici ore, un po’ di minuti, quanti? Diotallevi per la prima volta in vita sua non era riuscito a fare un disinvolto calcolo valutabile in mille, diecimila, centomila attimi di vita che ancora lo legavano a Spencer, dopo di che…
Gli faceva male il petto e per alleggerire il peso dell’ineluttabile, sospirò rumorosamente.
“Lo troveremo io ne sono più che certo!”
Aaron Hotchner aveva il volto pallido e tirato ma la freddezza della voce faceva intuire che non si sarebbe certo fatto prendere dal panico.
“Ghideon, scusa ma vorrei parlarti un attimo”.
Il suo collega si alzo e insieme si diressero in un angolo dell’ufficio.
“Sappiamo chi è, si chiama Lukas Green, ha trentadue anni e non ha mai potuto finire le scuole… è affetto da una grave forma di dislessia, quindi ci troviamo davanti ad un soggetto fortemente frustrato. Quando era piccolo, intorno ai sei, sette anni è stato curato da uno psichiatra infantile, Robert Moore, che dopo circa sei mesi è stato trovato morto: era caduto dalle scale di casa mentre aveva un paziente in terapia, e indovina un po’ chi era il paziente? Tra l’altro, dopo il decesso, in seguito ad una serie d’indagini di routine, i poliziotti incaricati del caso hanno scoperto in casa del morto video e siti pedo-pornografici. Quel bastardo chi sa quanti altri bambini avrà rovinato ma quando sono andati a interrogare Lukas, i suoi genitori hanno impedito che venissero fatte ulteriori ricerche e, vista l’età del soggetto, il Giudice minorile ha posto anche il suo veto. Dopo sei mesi il bambino è sparito e di lui non si è saputo più nulla!”
E dopo venticinque anni era ritornato trasformato in un altro mostro.
“Ghideon…”
“Dimmi Hotch…”
“Secondo me, Spence non è mai uscito. Lukas Green lavora in questo posto da cinque anni, e la vuoi sapere una cosa? Tutte le vittime erano state clienti del Regency! Il nostro seriale, le ha conosciute qui, dopo di che saputo nome e indirizzo di casa, durante brevi periodi di ferie o di permesso, le ha seguite e le ha ammazzate! Per forza le vittime si fidavano, come cameriere era brillante e molto attento. Con Spencer però non ha organizzato nulla, dove può averlo portato? E’ qui, lo sento, nascosto in qualche angolo segreto dell’Albergo!”
 
Robert aveva annunciato che era stanco e che avrebbe dormito un po’.
“Fai buona guardia…”
“Si Rob, tranquillo!”
Spencer sentiva freddo e la disperazione per qualche minuto aveva preso il sopravvento ma le mani avevano cominciato nuovamente ad accarezzarlo, erano tocchi di bimbo quelli che lo stavano consolando.
“Ti piace? Robert mi dice che sono bravo a farlo godere, se vuoi faccio godere anche te!”
Spence era sfinito ma riuscì a reagire, doveva assolutamente spostare l’attenzione del bambino su un livello emozionale adatto alla sua età.
“No Luke, vorrei tanto giocare con te invece!”
Un sospirone e poi: “non posso disubbidire, altrimenti Robert mi punisce! L’ultima volta mi ha bruciato con la cenere incandescente dalla sigaretta e poi me l’ha messo dietro, ho avuto tanto male, sai e non lo potevo dire a mamma!”
Singhiozzi.
“Ma io non voglio scappare, io voglio solo giocare con te!”
La voce di Reid era diventata lagnosa, stava facendo i capricci.
“Va bene, ma promettimi che non ti leverai la benda dagli occhi!”
“Promesso!”
Mani gentili lo avevano cominciato a slegare e nel giro di pochi minuti finalmente Spencer si era potuto mettere seduto.
Per qualche secondo la testa girò vorticosamente pulsando dolorosamente poi tutto finalmente si fermò.
“Grazie Luke, a cosa giochiamo?”
Si erano divertiti a fare il gioco delle parole, era un buon sistema per capire la psiche del soggetto, Spencer lo sapeva bene e stranamente Luke era entusiasta: macchina, bicicletta, bicicletta, gioia, gioia, luce, luce, mamma, mamma, fiore, fiore, prato, prato, casa, casa, buio, buio, paura, paura, Robert!
“Anch’io ho tanta paura sai!” aveva confessato Spencer ”io ho vissuto in collegio e c’erano dei ragazzi molto cattivi con me!”
Luke sembrò incuriosito: ”anche loro volevano entrarti dentro?” bisbigliò.
E adesso che gli dico? Pensò tra se Reid, un paio di ragazzi con lui ci avevano provato di brutto ma era il caso di dirlo?
“Si, io però non volevo e per evitarli una volta mi sono nascosto in uno sgabuzzino: loro si sono vendicati chiudendomi dentro, mi hanno ritrovato il giorno dopo, mezzo morto di fame e di freddo!”.
“Robert, se mi ribellavo, riusciva a stringere un punto tra la spalla e il collo che mi faceva tanto male, mi lasciava senza fiato!”
Nonostante le bende, Reid aveva fissato negli occhi il suo nuovo amico, lo aveva visto con il cuore, un bimbetto sparuto e disperato, disperato come lui.
“Luke?”
“Si Spence?”
“Tu sei il mio amico del cuore…”
“Davvero Spence? Allora anche tu sei il mio amico del cuore!”
Il cambiamento fu repentino e inaspettato.
“Che bravi! Non vi posso lasciare soli che subito amoreggiate…”
Il killer passava da una personalità all’altra in maniera veloce e credibile.
Reid questa volta non si fece fregare, scattò come una molla in direzione della voce e con tutto l’energia che aveva ancora in corpo riuscì ad assestare una testata su quello che subito dopo capì essere il naso del suo rapitore.
Si levò la benda e osservò l’uomo svenuto per terra “scusami Luke…” mormorò poi guardandosi in torno: il luogo era buio e sporco ma capì di trovarsi esattamente in un vestibolo dove si trovava l’impianto elettrico dell’intero albergo.
Non ci pensò due volte e fece scattare subito l’interruttore generale evitando di spegnere la zona dove di trovava, ci mise un po’ ma alla fine tutto l’albergo era precipitato nel buio più assoluto fatta eccezione la sua zona.
Contò fino a sessanta mentre un pericoloso formicolio allo stomaco gli annunciava che stava per vomitare: era l’effetto del trauma cranico. Poi sollevò nuovamente l’interruttore per ripristinare la luce… era certo che il suo gruppo avrebbe capito che quello era un segnale.
Era sicuramente sotto terra probabilmente perché registrava un tremore subliminale sordo e ovattato che non aveva ampio respiro… si, era sotto terra e la vibrazione che sentiva a intervalli regolari era quella di una Metropolitana oppure…la caldaia! Era ficcato dentro qualche bugigattolo del vano caldaia dell’Albergo!
Avvertì un dolore profondo e ritmico dilagare nella sua testa, stava per svenire, doveva farsi forza altrimenti nessuno lo avrebbe trovato e sarebbe morto lì in quel posto fetido!
Sciocchezze, pensò mentre le gambe non lo reggevano più, i suoi amici stavano arrivando, lo sentiva… s’inginocchiò per terra ripiegandosi su se stesso.
“Aiuto…” gridò.
Robert, Luke o come accidenti si chiamava cominciò a muoversi.
Spencer riuscì a mettersi di nuovo in piedi “aiuto” urlò nuovamente con tutto il fiato che aveva in corpo.
“Spence! Sei tu?” Derek era dietro l’accesso del vano caldaia “aprite questa cazzo di porta!” Gridava.
Robert si era nuovamente messo in piedi, in mano impugnava un’accetta.
Calò un colpo micidiale a Reid che istintivamente fece un salto di lato evitando una morte atroce ma perse l’equilibrio andando a sbattere contro la branda dove era stato legato scivolando per terra.
Il seria killer si sedette sopra di lui bloccandolo, era la fine!
Spencer Reid chiuse gli occhi e l’ultima immagine che produsse il suo cervello fu di Alberto che gli sorrideva. 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: pierre