Videogiochi > Dragon Age
Ricorda la storia  |       
Autore: Claa    11/02/2015    1 recensioni
Modesta raccolta dei punti di vista di Leliana, l'Araldo di Andraste (Astrid), l'Eroe del Ferelden (Rowan) e Hawke durante e dopo Dragon Age: Inquisition, in un intreccio di storie, sentimenti e speranze.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Hawke, Leliana
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 
CAPITOLO 1




LELIANA


Leliana si chiuse nella sua stanza, affacciata sulla navata vuota. Le lanterne splendevano arancioni sulle pareti scure e grezze e sul suo viso levigato.
Dopo gli ultimi catastrofici avvenimenti, e l'avvento del giovane Araldo, le sue giornate si erano caricate di tensioni. Ma soggiornare a Haven le piaceva anche per questo: vi regnava la pace ideale per ponderare. Sentiva di poter essere fredda e pacata come la neve, congelata. Il sole, eternamente basso, non era abbastanza intenso per scioglierla, né lo erano le note dei menestrelli, che si riversavano nelle vie fino a tardi.
Lei non cantava più da anni. Era stata tante cose nella sua vita: era stata un bardo e un'amante, ma ora non era più né l'uno né l'altra.
Col tempo, inconsciamente, aveva sviluppato una certa repulsione per i canti; portavano troppi fantasmi.

Non poteva non ricordare l'ultima volta in cui si era esibita all'accampamento: i fuochi scoppiettavano sotto la calma notte stellata, e balenavano ramati nei grigi occhi di Rowan. La melodia era fluita fra loro e le aveva unite con la forza di una promessa. Da allora per Leliana era stato tutto più facile: se le capitava di sentirsi perduta, le bastava andare da Rowan e attingere a piene mani alla fonte della sua sicurezza. Aveva sperato di non dover conoscere altro, di abitare quella sicurezza per sempre.
Se poneva attenzione, poteva ancora distinguere, lontane, le loro risate in riva al fiume. Non poteva non ricordare il gioioso scintillio dell'acqua, il fiammeggiare dei capelli di Rowan, le proprie dita bianche che si muovevano adagio tra quei fili.
Non si era mai sentita al suo posto come al suo fianco.




Da dietro il suo velo, Leliana guardava acutamente i compagni dell'Araldo che a mano a mano comparivano a Haven. Costituivano un gruppo senz'altro eccentrico, e sebbene taluni membri in particolare - Sera, il Toro di Ferro - la lasciassero profondamente perplessa, provava ad avere fiducia in Astrid e nel suo giudizio. La ragazza aveva l'eleganza e l'educazione dei nobili, e l'istruzione e la disciplina dei maghi del Circolo, ma la rara fermezza e lungimiranza erano da attribuire solo a lei stessa. Era una ragazza buona e scaltra, impavida; fuori dal comune, eppure incredibilmente semplice. Se guardava lei, Leliana non sapeva dire cosa vedeva; forse vedeva il presente. A volte, in un suo tono di voce, in un suo gesto, vedeva Rowan.
Alla sua età, però, Rowan era più arrabbiata, già segnata dai molti addii e da ciò che la aspettava. Il loro gruppo era stato diverso, ricordò con mestizia; loro erano stati quelli soli, gli abbandonati.
Oggi dinnanzi ai più giovani si apriva un orizzonte di possibilità. Avevano cuori limpidi e brucianti che li avrebbero condotti alla gloria.
Quale fosse il suo, di ruolo, o di che disegno facesse parte, era uno dei misteri che accompagnavano quei giorni di incertezze.




ASTRID


Astrid non aveva solamente visto quel disgraziato futuro, lo aveva anche toccato, toccando le corde che torcevano i polsi di Leliana, e odorato, odorando l'aria soffocante e riarsa del Varco.
Lo aveva sentito, sentendo, schiacciante sulla pelle, l'inevitabilità con cui Cassandra e Sera si erano allontanate, il folle avvertimento e poi il nulla dell'ultimo sguardo di Leliana.
Quel futuro era esistito, i suoi amici erano morti, non era stato evitato.
Non sapeva decidere cosa la spaventasse di più: se il fatto che in quei fatidici istanti non si fosse mossa, o che fosse stata sul punto di farlo. E quando quel pomeriggio, all'ombra quieta della tenda, aveva guardato di nuovo Leliana negli occhi, violenti ma fiduciosi, quasi le aveva stretto convulsamente un braccio e urlato: Non andiamo avanti, restiamo in questa quiete, a prima che tutto accada.
Non avrebbe permesso a quel futuro di sorgere; qualsiasi cosa questo significasse, sarebbe andata fino in fondo. Voleva un mondo bello che si rispecchiasse luminoso e azzurro negli occhi dei suoi amici.




ROWAN


Nelle notti serene Rowan alzava sempre il viso al cielo, abbandonandosi alle sue immensità. Con lo sguardo viaggiava per miglia e miglia fino a Leliana, che soleva immaginare in un quadro caldo, al sicuro in una casa fra le colline; le sue mani lunghe al chiarore del camino, i suoi occhi gentili penetravano i suoi pensieri attraverso la notte - cosa non avrebbe dato per essere quella casa, e serbare Leliana come il segreto più prezioso.
Nutriva una triste invidia nei confronti di coloro che godevano della sua compagnia, avvertivano il suo odore - la sua più intima, primordiale verità - e ascoltavano la sua voce - dolcissimo suono d'arpa. Pensava per prime queste due cose quando il desiderio di lei si faceva martellante, e la mano scendeva in cerca di un qualche sollievo.
Il giorno in cui ricevette la lettera, la lesse stoicamente, ma la strinse tanto da stropicciarne i bordi. Rispose con diligenza all'Inquisitore, poi scrisse a Leliana.
Le recò le sue condoglianze per la scomparsa di Dorothea, ed aggiunse con afflizione: Non appena ebbi la notizia, intrapresi caparbiamente la via del ritorno. Ma dopo ore di cammino ininterrotto, non potei ingannarmi oltre: ogni passo mi allontanava da te. Il Richiamo deve essere la mia priorità, o non saremo mai libere. Niente impedisce alle strade degli amanti di separarsi ancora e ancora, ma io voglio poter scegliere con te, Leliana.
E col cuore pesante concluse:
I menestrelli cantano: "Un tempo sedemmo nella luce dei nostri sogni"; quel tempo non è finito, i nostri sogni non sono morti. Abbi fede in te stessa, e non sbaglierai. Io ti seguirò con un sorriso fin nell'inferno. Sei la mia benedizione.







"Bene, bene, bene" disse Morrigan sorridendo velatamente. Sedeva con le gambe allungate e le spalle rilassate su di una panchina al margine del cortile, circondata da scure piante rigogliose; sembrava una dea discesa dalla Luna che si trastullasse nel suo piccolo rifugio.
Leliana, che si era soffermata per un momento su quell'immagine, si fece avanti tra le ombre della notte. Morrigan pensò che avrebbe potuto confondersi con una di quelle ombre.
"Sorella Usignolo" esclamò, come assaporando il suono e il significato di quel bizzarro nomignolo. Volse i suoi gialli occhi avidi in quelli di Leliana, e il suo sorriso si allargò. "Dovrò farci l'abitudine."
"Morrigan" fece lei, con un breve cenno del capo. Si sentì turbata (Morrigan, dopotutto, rievocava antichi ricordi occultati, pieni di dolore e sentimenti miserabili), e vulnerabile, sì, ma non diversa, o spaurita. Riconosceva a malapena i capelli corvini, lo sguardo e la voce sarcastica della ragazza sprezzante e orgogliosa che si muoveva nel mondo come uno scorpione pronto all'attacco. Ora era una madre, premurosa persino, e una donna di corte: la vita era davvero sorprendente.
"Eccoci di nuovo qui, dunque: con una minaccia da sventare, una paladina della giustizia ad aprire la strada e, ahinoi, un po' più di rughe. Ma non voglio fare la nostalgica."
"Devo ammetterlo, in tutti questi anni hai coperto bene le tue tracce, e giocato bene le tue carte" disse Leliana avvicinandosi di qualche passo. "Mi è capitato di domandarmi perché fossi svanita nel nulla..."
Morrigan si sentì inondare dalla gratitudine: Rowan aveva taciuto, anche con Leliana, anche con lei.
"O dove fossi andata. Non che mi importasse, almeno, non direttamente" e dicendo questo portò lo sguardo oltre le statue e i portici, a chissà quali giorni. "Quali siano i tuoi scopi, lo ignoro, ma se saprai rimanere al tuo posto e renderti utile, a me sta bene."
"Credevo spettasse all'Inquisitore comandare. Hai una lingua che taglia, Leliana. Rilassati: non sto per divorarti" disse.
Ma Leliana non ci avrebbe scommesso una moneta d'argento, e non rinunciò al suo atteggiamento austero. "Alistair è morto"
Morrigan rispose: "L'ho sentito", e qualche secondo più tardi, alle spalle di Leliana che giravano leggere, come per parare un colpo o ansiose di farsi ammirare: "Lei dov'è?".
"Troppo lontana" mormorò, sentendosi improvvisamente bloccata. "Da quando ti interessa?"
La strega la guardò fissamente. "Sai che l'amavo."
A quelle parole l'animo di Leliana tremò, e una visione tornò a sopraffarla: Rowan e Morrigan che, in disparte, giovani e vigorose, si guardavano e si sorridevano nel fresco tramonto, in una complicità dolce e pericolosa. Lì tra loro aveva visto un qualcosa - di intricato e potente e a lei estraneo - che l'aveva fatta sentire un'osservatrice all'interno della sua stessa storia. "Non come l'amavo io" ribatté dura.
"No" disse Morrigan con un lieve sospiro, "non come l'amavi tu".
Una risposta nebulosa, ma garbata, e Leliana se ne accontentò. Congedandosi disse: "Kieran. È un ragazzo estremamente intelligente. Farà grandi cose".
La strega sorrise con dolcezza. "Lo credo anche io."





  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Claa